Buttati
e nuota
Gli
sposi erano stupendi. Liam, con lo sguardo perso
negli occhi della moglie, faceva volteggiare Natalie per la pista da
ballo con
leggiadria e un amore così palpabile che tutti i presenti li
guardavano con
affetto.
Tutti
tranne Felicity. La ragazza beveva vino bianco
da un bicchiere di cristallo e guardava la sposa con occhi invidiosi.
Non
perché loro si erano sposati e lei invece aveva la
sensazione che sarebbe morta nubile. Non per il bel vestito di Natalie,
di un
color avorio dalle sfumature rosate di cui ti accorgevi se ti
avvicinavi
abbastanza da vedere anche tutte le perline ricamate sul corpetto. Non
per il
sontuoso castello di Howl, la location più in voga
quell’anno per i ricevimenti
importanti, addobbata con milioni di palloncini brillanti e piccoli
fiori
bianchi e rosa dappertutto. Non per gli anelli, due bellissime fedi di
oro
bianco puro, con piccoli diamanti incastonati lungo la circonferenza,
che il
fratello di Felicity le aveva mostrato proprio la sera prima,
così fini e
delicati da sembrare piccoli anelli d’argento ma
così costosi da poterci
affittare per sei mesi un appartamento davanti a Central Park.
No,
Felicity non invidiava niente di tutto ciò, pensò
ancora, mentre un applauso scrosciava nella sala e i due sposi si
baciavano con
tenerezza.
Felicity
invidiava Natalie perché era riuscita a
entrare nel cuore di Liam. Liam, il miglior amico di Freddy, suo
fratello. Il
ragazzo di cui Felicity era innamorata, l’unico di cui fosse
mai stata
innamorata. Aveva guardato Liam con ammirazione da bambina, poi sempre
con più
interesse e approvazione da ragazzina, fino a trovarsi innamorata
completamente
di lui a ventisei anni.
Solo
che Felicity non lo aveva mai detto a Liam. Aveva
aspettato che lui la guardasse con occhi stupiti, sorpreso di vedere in
lei una
ragazza come tutte le altre, invece che la sorellina del suo miglior
amico. Una
delle storie più banali e scontate, viste nei film e lette
nei libri. Una
povera ragazza, innamorata perdutamente del miglior amico di suo
fratello che,
solo alla fine, scopre che è proprio lei la donna della sua
vita.
Solo
che lei non era la fortunata protagonista di un
film né di un libro. Era solo Felicity che, al matrimonio
del ragazzo che
amava, lo guardava mentre giurava amore eterno a un’altra.
Sospirò. Quando le
danze furono aperte dagli sposi, la band attaccò qualche
pezzo movimentato e
tutti si alzarono dalle loro sedie per andare in pista.
Tutti… tutti tranne gli
anziani e Felicity.
La
ragazza si versò altro vino. Sarebbe durato ancora
a lungo il ricevimento, aveva bisogno di un po’ di sostegno.
“Oh,
che bella festa” disse sua madre sedendosi vicino
a lei. Felicity fu brava e nascose uno sbuffo molto poco educato.
“Già, bella
festa…” concordò la ragazza e riprese
il bicchiere.
“Oh,
Felicity, bambina mia…” iniziò la
donna, ma poi
si interruppe e le sorrise. La ragazza alzò un sopracciglio
e chiese: “Cosa
c’è, mamma?”
“Io
lo vedo, sai?” Felicity si irrigidì, ma
cercò di
non darlo a vedere e rispose alla madre con una finta sicurezza:
“Cos’è che
vedi, mamma?” Sua madre voltò lo sguardo verso gli
sposi e non disse niente.
Felicity
si innervosì e si agitò sulla sedia cercando
di nascondere il suo stato d’animo cambiando posizione.
Possibile che sua madre
sapesse? Possibile che sospettasse? Possibile che…
“Trovo
che stiano molto bene insieme” disse la donna,
dopo quella che a Felicity parve un’eternità.
“Già…” si obbligò
a rispondere la
ragazza. Una veloce occhiata verso gli sposi le fece male al cuore:
effettivamente sembravano fatti l’uno per l’altra.
“Avresti
potuto esserci tu, adesso, al posto di
Natalie” disse ancora sua madre, continuando a guardare i
festeggiati che
sorridevano in mezzo ad altri ospiti. “Come?”
chiese Felicity, convinta di aver
sentito male.
“Ho
detto che so che avresti potuto esserci tu al posto
di Natalie. E ti sarebbe piaciuto. Te lo leggo negli occhi”.
Ma come? Felicity
sgranò gli occhi e per poco non le cadde il bicchiere.
“Come
fai a saperlo? Anzi, no, no. Non è vero, io non
ho mai…” cercò di negare lei. Sua madre
alzò un sopracciglio e la guardò male.
“Non mentirmi, Felicity. Ti ho messa al mondo, ti conosco da
ventisei anni”
disse ancora.
Felicity
sospirò rassegnata. Era inutile mentire a
quel punto. “Sì, avrei voluto
sposarlo…” sussurrò, guardando di nuovo
Liam che
prendeva la mano di Natalie e le baciava le dita. “E dimmi,
tesoro, cosa hai
fatto per far sì che succedesse?” chiese sua
madre, lisciando delle pieghe
immaginarie sul vestito.
Come?
La ragazza si voltò di scatto a guardarla e le
chiese a sua volta: “Che intendi?”
Sua
madre alzò lo sguardo su di lei e si allungò a
prendere un bicchiere d’acqua, come se l’argomento
non fosse così importante,
per Felicity. “Cosa hai fatto per far sapere a Liam che eri
innamorata di lui?”
chiese ancora. La ragazza guardò l’acqua scendere
a cascata dal collo della
bottiglia e riempire il bicchiere.
Cosa
aveva fatto? Niente. Aveva aspettato che Liam si
accorgesse di lei. Come in tutti i libri che leggeva da ragazzina,
quando il
bel ragazzo per la prima volta guardava la ragazzina minuta e fragile
con gli
occhiali e le sorrideva dicendole che era diventata veramente bella.
Aveva
aspettato quel momento per tantissimo tempo, ma non era mai arrivato.
Si
vergognò di dire alla madre che aveva aspettato che lui la
notasse, così si
guardò le mani.
“Non
c’era niente da fare. Io non gli piacevo” disse
sconsolata. “Non è vero, gli piacevi”
sussurrò sua madre.
Felicity
spalancò gli occhi, la guardò e si sporse
verso di lei mentre diceva: “Cosa dici?”
Era
impossibile. Sua madre si stava sbagliando. Non
era vero. Non era mai successo. “Direi quattro anni
fa… Sì, proprio quattro
anni fa, quando Freddy si è rotto la gamba, ricordi? Liam
veniva spesso a casa”
continuò la donna, ora guardandosi intorno.
“Veniva
per trovare Freddy, non per me” ammise
stizzita la ragazza. Lo avrebbe saputo se lui fosse andato a casa loro
per lei.
O se lei gli fosse piaciuta veramente. Ma non era così. Lui
non aveva mai
bussato alla sua porta. Non l’aveva mai guardata sorridendo
chiedendole di
uscire e non le aveva mai detto che interessato a lei.
“Hai
sempre aspettato che fossero gli altri a venire
da te. Non hai mai fatto niente. Se tu ti fossi fermata, con una scusa,
in
salotto a chiacchierare con loro o se avessi accettato di accompagnarli
quando
ti invitavano, avresti avuto qualche possibilità. Ma
così…” tornò a guardare
gli sposi e sorrise applaudendo quando scoppiò un altro
applauso nella sala,
“Te lo sei lasciato sfuggire e lui ha trovato
Natalie…”
Felicity
pensò a ciò che aveva detto la madre. Era
davvero successo così? Aveva soltanto aspettato? E lui aveva
provato a
interagire? Non riusciva proprio a ricordarselo. E lei lo aveva
lasciato andare
come le stava dicendo?
“Ti
racconto una storia?” le propose sua madre,
risvegliandola dai suoi pensieri, guardandola. Felicity
annuì senza dire
niente. Cosa poteva dire?
“Tua
nonna ha sempre raccontato questa novella, adesso
la racconterò a te. Forse avrei dovuto farlo
prima…” la donna sospirò e
iniziò
a raccontare.
“Tanto
tempo fa, c’era un uomo, un uomo bravo e buono,
che credeva in Dio. Credeva in lui così tanto, che sapeva
che non l’avrebbe mai
lasciato solo. Il Signore, secondo lui, lo avrebbe sempre aiutato,
anche nei
momenti più brutti. E lui era fiducioso.
“Un
giorno, nel villaggio dove abitava, ci fu
un’inondazione. Piovve così tanto che gli argini
del fiume che scorreva a nord
del villaggio si ruppero e il torrente straripò. Le strade
del villaggio
vennero investite dall’acqua e le abitazioni vennero sommerse.
“L’uomo,
quando successe, ebbe la fortuna di trovarsi
nella chiesa del villaggio, così salì sul tetto e
si mise in salvo. Sui tetti
delle abitazioni vicine, si erano messi in salvo anche altri abitanti
del
villaggio. Aspettarono tutti insieme e il buon uomo raccontò
come il Signore li
avrebbe salvati tutti, perché Lui era misericordioso.
“Prima
di sera venne una barca per salvarli, ma non
riusciva a girare per le strade inondate del villaggio così
si fermò un po’
lontano dalla chiesa del paese e un uomo sull’imbarcazione
gridò ai paesani
ancora sui tetti di buttarsi in acqua per raggiungere la barca ed
essere
portati in salvo. ‘No, il Signore mi aiuterà. Non
ho bisogno di buttarmi e
raggiungervi’ rispose l’uomo, mentre qualcuna delle
altre persone decise di
buttarsi nell’acqua e raggiungere la barca. Qualcuno invece
lo ascoltò e rimase
sul tetto aspettando un momento migliore.
“La
pioggia si fece più fitta e il freddo più
pungente. L’acqua salì di livello e
l’uomo dovette sistemarsi sulla punta più
alta del tetto per non affogare. Anche gli altri dovettero usare lo
stesso
stratagemma per non morire. Quando iniziò a farsi sera,
un’altra barca passò,
ma ancora non riuscì ad avvicinarsi abbastanza per non
incagliarsi e gli uomini
a bordo gridarono loro di buttarsi nell’acqua per poter
essere portati via.
“Gli
uomini rimasti sui tetti si buttarono tutti,
mentre lui disse ancora che il Signore lo avrebbe aiutato e non si
sarebbe
buttato. L’acqua salì nuovamente e lui fu
costretto a salire sul campanile per
non morire. Prima della notte un’altra barca
passò, ma lui, che aveva fiducia
nel Signore, non si buttò.
“Durante
la notte il livello dell’acqua si innalzò
ulteriormente e coprì il campanile, l’uomo si
spaventò tantissimo e iniziò a
capire che stava per morire, così imprecò contro
il Signore, perché lo aveva
abbandonato…”
La
donna fece una lunga pausa e prese il bicchiere per
bere.
“Mamma…
cosa è successo dopo?” chiese Felicity,
curiosa come una bambina.
“L’uomo
morì e quando arrivò davanti al Signore, gli
disse arrabbiato: ‘Signore, io ho tanto creduto in te, ti ho
aspettato, ho
atteso invano che tu venissi a salvarmi e non l’hai fatto, mi
hai lasciato
morire!’
“Il
Signore allargò le braccia e gli disse: ‘Io ti ho
mandato tre barche. Avresti dovuto buttarti e salire sulla barca: ti
saresti
salvato…’
“Sai
cosa vuole insegnare questa storia, Felicity?”
chiese la donna alla figlia. La ragazza scosse ancora il capo, ma
iniziava a
capire quello che voleva dirle la madre.
“Sei
seduta su quel tetto, Felicity. Se aspetti e
basta morirai. Ci saranno tantissime occasioni, nella vita, ma tu
dovrai fare
qualcosa per coglierle, altrimenti non serviranno a niente. Dovrai
buttarti e
nuotare verso la barca” sussurrò la madre,
guardandola seria negli occhi.
Felicity
capì. Aveva sbagliato. Aveva pensato che Liam
avrebbe fatto il primo passo, invece non era successo. O era successo e
lei non
aveva colto l’occasione. Si portò la mano alla
fronte. La sua vita sarebbe
potuta essere diversa, in quel momento? Sarebbe stata lei e non Natalie
a
volteggiare fra le braccia di Liam, in un bellissimo vestito color
avorio dalle
sfumature rosate?
Guardò
ancora gli sposi. Forse. “Dici che dovrei
dirglielo? Dovrei cogliere quest’occasione, mamma?”
chiese, guardando il gruppo
di amici farsi intorno agli sposi.
“Questa
barca è già passata, cara” disse
semplicemente
sua madre, piegando il tovagliolo. “Dovrai aspettare la
prossima” concluse la
donna alzandosi e andando incontro al marito che la prese fra le
braccia per
farla ballare.
No.
Felicity non aveva intenzione di stare seduta sul
campanile ad aspettare la prossima barca. Avrebbe nuotato, beh, in quel
caso,
avrebbe ballato.
Si
alzò e si incamminò per raggiungere la pista
quando
notò un ragazzo che le sorrise e la salutò prima
di sedersi a un tavolo
dall’altro lato della sala. Non sapeva chi fosse, ma lo aveva
già visto altre
volte. Era un amico di Freddy e Liam, era venuto anche quella mattina
alla
cerimonia. E le aveva sorriso anche quella mattina. Lo
salutò con la mano e
riprese a camminare verso il centro della sala.
Prima
di arrivare alla pista da ballo, ci ripensò e
tornò indietro di qualche passo. Poi alzò lo
sguardo e lo puntò verso il
ragazzo. Lui sorrideva ancora. Si incamminò a passo deciso
nella sua direzione
e, prima che potesse arrivargli vicino, lui si alzò di
scatto dalla sedia per
raggiungerla, come se la stesse aspettando. Oh.
Felicity
sorrise e gli chiese: “Ti va di ballare con
me?”
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