Un'opportunità mancata

di Giank
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Avevo tentato. Avevo provato così tanto ad aiutarlo, a farlo vivere.
Non è qualcosa che puoi scegliere, non è una tua decisione, non dipende da te. Può essere il Fato, il Destino, la Fortuna, oppure può essere una scelta altrui, smettere di provare, smettere di lottare... Scegliere di comportarsi in quel modo, senza preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni.
Io lo amavo, lo amo ancora e lo amerò per sempre, e nonostante il mio amore, il mio stargli accanto, il mio essere sempre lì per lui... avevo lottato per lui, ma non ero riuscito a farlo rimanere in vita.
L'avevo visto deperire man mano, essere sempre più spento, smorto, più depresso, più sull'orlo del baratro, finché semplicemente non si era arreso... Si uccise.
Chiesi a chiunque lassù di tornare ad un tempo in cui fosse vivo, pregai così tanto...
E in qualche modo successe, mi svegliai quella che sarebbe dovuta essere la mattina dopo il funerale, e mi impietrii, lo vidi dormire nel letto vicino a me. Controllai sul telefono e scoprii che era un anno esatto prima della sua morte.
Quell'orribile malattia l'aveva già preso, ma in quel momento non si era ancora arreso, la stava ancora combattendo, cercando di vincerla e continuare a vivere, per lui e per noi... Continuava a pianificare la nostra vita insieme, diceva che una volta che fosse guarito, una volta che fosse stato bene, avremmo viaggiato per il paese e per il mondo. Voleva così tanto vivere all'epoca, stare con me, sposarmi e avere una vita insieme, voleva lavorare, vivere una normale, comune vita... Solo, non ne aveva le energie, la depressione gliele succhiava via, lo rendeva sempre più stanco, sempre più triste, nonostante le terapie, i dottori, nonostante il mio affetto e il mio amore per lui.
Vedevo la storia ripetersi, continuavo a prendermi cura di lui, continuavo a provare, continuavo a curarlo... ed era inutile, non cambiava nulla, lo vedevo appassire, perdere forza, perdere volontà...
Quel giorno, il giorno in cui si sarebbe ucciso, rimasi a casa, non lo lasciai solo, così come feci il giorno dopo, e il giorno dopo, e quello dopo ancora... Pensavo che in quel modo non avrebbe avuto l'opportunità di suicidarsi, non lo lasciavo mai solo, andavo con lui persino in bagno, oppure rimanevo vicino alla porta, attento ad ogni singolo rumore... Il giorno in cui non potei più restare a casa dal lavoro chiesi ai miei amici di venire a casa nostra e restare con lui, ma ovviamente non potevo dire loro il motivo per cui fossi così spaventato all'idea di lasciarlo solo, perché avessi così tanta paura.
Una sera, a letto, augurandoci la buonanotte, mi baciò, mi disse che mi amava, che il giorno dopo sarebbe andato a fare una passeggiata nel parco, mi propose di andare con lui, avremmo fatto colazione insieme al nostro bar preferito prima che andassi al lavoro... La mattina dopo mi svegliai e mi ritrovai da solo nel letto. Iniziai a cercarlo per tutta la casa, lo trovai nel bagno, disteso sul pavimento, aveva preso un'intera confezione di pillole. Vicino a lui, un biglietto: "Ti amo. Ti prego, perdonami, vivere così mi è insopportabile".
 
***
Come ho scritto nell'intro, la storia era stata scritta originariamente per un contest di un'app. Essendo l'app in inglese, avevo scritto la storia in lingua e l'ho tradotta e revisionata in italiano. L'ho riletta varie volte, ma per favore ditemi se per caso mi è sfuggita qualche costruzione strana nella traduzione.

Ero un po' giù quando l'ho scritta, volevo partecipare al contest e questa storia si è praticamente scritta da sola. Non rispetta del tutto la traccia, ma mi piaceva, l'ho inviata comunque e ho avuto dei feedback positivi, ecco perché ho deciso di pubblicarla anche qui. 
È la prima storia che pubblico, siate clementi... ma lasciatemi un commento, positivo o negativo che sia.
Un abbraccio,
Giancarlo




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