“Non
mi sono mai sentita tanto sola”, sussurrò Rey,
persa ad osservare il terreno sotto i loro piedi.
La sua voce triste era uno strappo disumano in grado di spazzare via
qualsiasi tentativo di combattere ancora. Liberò pensieri
che non avrebbe mai dovuto formulare e rese chiare delle sensazioni che
non avrebbe mai dovuto provare. Ci
sono io qui con te.
L’indecisione assumeva la forma di una morsa assassina in
grado di sfigurare i suoi lineamenti scoperti e di adombrare le linee
intorno ai suoi occhi. Ma in nessun modo la realtà
scompariva dalla sua mente confusa o dal suo volto ferito. Era
semplicemente la verità -
e che cosa sarebbe mai potuto succedere? Ci sono io qui con te.
“Tu non sei sola”, le rispose, piano.
Lo disse a bassa voce, esalò poche sillabe come se fossero
il mormorio di un eco impazzito spento tra le sue labbra e imprigionato
dolorosamente tra i suoi denti. Abbassò lo sguardo e
trattenne la sua bocca nell’atto di piegarsi verso
l’alto. Era seduto, ma si muoveva a disagio. C’era
un abisso infinito all’interno del suo cuore. Era una
lacerazione silenziosa che inghiottiva un dolore antico e che divorava
ogni grammo di speranza baluginante nei recessi delle sue costole
storte e del suo petto stanco.
“Neanche tu lo sei”, gli ricordò Rey,
sollevando lo sguardo verso il suo.
Immensi pianeti si disintegrarono tra le sue dita non appena lei
pronunciò queste parole. Gli tese la sua mano e lui
osservò le proprie. Sarebbero potute sembrare delle mani di
velluto, se non fossero sempre state in realtà le mani di un
mostro. Perché
mi porgi la tua mano? Perché mi guardi e non trattieni il
pianto? Perché stai tremando? Perché parli ancora
con me?
Sfilò via il guanto e avvertì il disequilibrio
della galassia attraversare il suo polso.
Ma perché
stai tremando, Rey?
Il suo braccio si mosse a scatti, esitante e spaventato. Hai paura?
Le sue dita si tesero spontanee, cercando la sua pelle. I polpastrelli
sfrigolarono e si piegarono al bisogno di un contatto. Non si rese
conto di non star respirando, non se ne accorse. Il cielo piangeva e
singhiozzava mentre intorno a loro scivolarono lacrime di sangue e sale.
Erano i sussurri muti di un passato schiacciato, i sussulti leggeri
delle particelle di atomi dissolte in acqua ghiacciata.
Tremi ancora?
Non c’era aria, non c’era il vuoto. C’era
pelle - la sua pelle, il suo calore, la sua esistenza.
Una vita racchiusa in delle linee concentriche, ora intrecciate alle
sue linee spezzate.
Non sei tu che stai
tremando e non è neppure l’universo. Sono solo io.
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