Ancora tu!

di anaiv
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IL GIORNO DELLE NOZZE

 

Akito

 

- Non ho tempo-

- Santo cielo, Akito! Ti ho detto almeno una settimana fa che avresti dovuto badare ad Andrew oggi- Alice cammina nervosamente avanti e indietro continuando a inveire contro di me

- Mi spiace, ma oggi non posso. Sai che gli voglio bene e mi piace trascorrere del tempo in sua compagnia, ma non posso-.

- Già. Pensi che significhi questo fare il padre? Stai con lui solo quando ne hai voglia?- chiede incattivita mentre crolla sfatta su una delle poltroncine del mio studio. Andiamo avanti da un’ora, ma non si arrende. Le donne sono proprio cocciute.

- Gesù! No! Sto con lui sempre, da quando sei arrivata qui ho fatto di tutto per imparare a conoscerlo e stargli accanto. Non ho mai detto di no. Mai-. A interrompere la nostra simpatica conversazione è Bill che fa capolinea nel mio ufficio con un paio di tazze fumanti tra le mani.

- Scusate, giovani, ma questo scotta-, dice quasi correndo verso la mia scrivania.

- Va tutto bene? Siete strani. Ho portato il caffè!-

- Sì papà, è tutto a posto e grazie, mi ci voleva proprio-

- Sei poco convincente- la rimbecco

- Sai, io non sono un’attrice da oscar!- Colpito. Sono settimane che Alice mette in mezzo Kurata, anche quando siamo a tavola e le chiedo di passarmi il sale. Pensa ancora al suo discorso, a quel maledetto discorso.

- Alice non fare così. Che succede?- Bill si accomoda accanto alla figlia e le prende la mano

- Papà, Akito doveva tenere Andrew oggi, ma mi sta informando solo adesso che non può- lo informa lanciandomi un’occhiataccia

- E che problema c’è? Non ho interventi in programma, posso badare io a lui-

- Tu non sei suo padre-

- No, sono suo nonno, sono a un livello superiore, sono il nonno supremo!- Sorrido, mentre Bill abbraccia Alice

- Perché siete così agitati?- le chiede quasi sottovoce. Alice non risponde, si morde il labro e costringe le parole a fermarsi lì, sulla punta della lingua.

- Perché Alice è convinta che tra me e Kurata ci sia ancora qualcosa, nonostante le abbia detto un milione di volte che la nostra storia è finita-, Bill mi fissa con uno sguardo strano

- Alice, piccola, lasceresti me e Akito da soli per qualche minuto?-

- No! Perché mai dovrei?-

- Perché sono tuo padre e voglio parlare con Akito-. Non ho mai visto Bill così severo. Vorrà uccidermi. Alice sbuffa, raccoglie la borsa ed esce.

- Allora, è vero?-

- Cosa?-

- Che sei ancora innamorato di Sana?-

- Ma non scherziamo!-

- Ascolta Akito, ricordo molto bene il giorno in cui l’ho portata qui, quando si è storta la caviglia e tu l’hai rivista dopo tanti anni. Eri un’altra persona. Sana è una calamita per te, il vostro sentimento si percepisce anche se non vi parlate. Non mi sto riferendo al discorso che lei ha tenuto agli oscar, ma al tuo sguardo quando lei era praticamente morta sul mio tavolo operatorio…-

- Perché stava morendo- aggiungo con un filo di voce

- Sì, ma lo stavi facendo anche tu. Stavi morendo anche tu. Voglio bene ad Alice e se voi foste una vera famiglia sarei felice, ma tu non sei pronto. Devi risolvere la tua vita. Amavo mia moglie più di ogni altra cosa al mondo e la guardavo con tu guardi Kurata, non mia figlia. Va’ a quel matrimonio e prenditela. Alice capirà, sarete amici e ti prometto che anche io e te resteremo amici. Voglio la vostra felicità, vedrai che Alice incontrerà l’uomo giusto e che Andrew avrà comunque due bravi genitori-. Le parole di Bill mi colpiscono in pieno petto. Non so…

- Io…-

- Tu dovresti darmi ascolto- conclude scoccandomi un occhiolino.

- Ah, bevi il caffè, altrimenti si fredda- dice prima di richiudere la porta alle sue spalle. Sono solo adesso, proprio come quasi due anni fa prima che Bill entrasse da quella porta con Kurata tra le braccia. Quel giorno ero arrabbiato, stanco e mi mancava mio padre… poi l’ho vista ed è stato come tornare a respirare. Forse quel bamboccio biondo non aveva tutti i torti…

 

Flashback Incontro con Luke

 

- Quello è tuo figlio?- indica Andrew e prende posto sul divano

- Già-

- Molto carino-.

- Perché sei qui?- non ho voglia di vedere questo tizio -disgustosamente profumato e tirato a lucido- nel salone di casa mia, sul MIO divano.

- Devo dirti una cosa… ma non so se ci riesco-

- Ascolta, non ho tempo da perdere. Se non è importante, quella è la porta-

- Ancora mi chiedo cosa ci trovi Sana in un rozzo come te. Comunque, penso che lei ti ami ancora e penso che questo sia tuo, purtroppo-. Appare dal nulla un enorme busta che non avevo notato, dove diamine la nascondeva? Fruga per qualche secondo e poi me lo mostra

- Questo è un abito da cerimonia-

- Bravo, non sei tonto come pensavo- digrigno i denti, ma lo lascio finire

- Questo è l’abito che avrei dovuto indossare al matrimonio. Ma non credo che Sana voglia sposare me. Ti ama e lo farà sempre. Forse mi vuole bene e sono sicuro che sia moderatamente contenta al mio fianco, ma nella vita, Hayama, moderatamente contento è pari al nulla; lei deve essere esageratamente felice. Vorrei che fosse così-. Lo guardo stupito, questo coglione vuole che vada a sposarmi al posto suo?!?

- Cosa mi stai chiedendo?-

- Di aspettarla all’altare e renderla esageratamente felice per il resto dei suoi giorni-.

- Non posso. Non voglio-

- Non ti pregherò-

- Va’ via, ora voglio stare solo-.

- Cristo! Senti, vuoi essere infelice? D’accordo, ma ricordati che stai buttando al vento la tua vita!- Arraffa il vestito e sbatte la porta alle sue spalle. Coglione.

 

 

Non voglio rinunciare a quello che ho. Tra me e Kurata è andata male, abbiamo trascorso una vita intera a rincorrerci e amarci come meglio abbiamo potuto, ma è finita. Non posso stravolgere le vite tutti, inclusa quella di Andrew, per… be’, non so nemmeno io per cosa. Il discorso di Kurata non mi ha lasciato indifferente e quella cavigliera mi ha fatto incazzare; perché l’ha indossata tenendo la mano a quel coglione? Sta per sposare un altro, perché devo stare qui a giocarmi tutto per una che non ha fatto altro che fuggire? Dalla morte di mio padre lei non fa altro che andarsene, è arrivato il momento che la lasci lì, dove vuole stare. Me ne chiamo fuori. E mentre il mondo continua a girare nello stesso verso, mi accendo una sigaretta, l’ultima, proprio come due anni fa.

 

 

 

Sana

 

 

- Rei pensi davvero che funzioni così? Mi accompagnerai all’altare, ma non devi indossare questi maledetti occhiali! Non più!- sorrido mentre Rei alle mie spalle, serio ed emozionato, continua a ribadirmi quanto sia importante per lui indossare gli occhiali da sole mentre percorro la navata.

- Ascolta, piccola, sei la persona più importante della mia vita, senza di te non avrei avuto tutto quello che oggi mi rende felice. Non avrei avuto nulla, sarei rimasto a un angolo di strada a fare pietà ai passanti. Ti voglio bene e questi occhiali sono il simbolo dell’amore che provo per te-

- Rei smettila. Siamo cresciuti e tu hai fatto per me molto di più di quanto io abbia fatto per te, hai sopportato tutto senza mai mollare la presa. Ti prego accompagnami, ma senza occhiali-. Finalmente si convince e se li sfila mostrandomi il suo sguardo emozionato.

- Sana…-

- Rei…-

- Tu sei proprio sicura, vero?- mi avvicino a lui circospetta

- Che cosa vuoi dire?-

- Voglio dire… Akito… insomma Luke non è Akito-

- Osservazione molto acuta. Complimenti-

- Non fare la sciocca! Ho paura che tu stia facendo tutto questo per cercare di dimenticare Hayama. Giurami che non è così-. Il suo sguardo si fa intenso e preoccupato.

- Ti giuro che sposo Luke solo perché lo amo e perché sono pronta a iniziare una nuova vita- dico tutto d’un fiato sperando di risultare convincente. L’incontro al parco con Akito mi ha turbata molto. So che le nostre vite hanno preso direzioni diverse, ma io…

- Smettila di fare l’attrice con me! Ti conosco da sempre e so che lo ami, ma soffri troppo e non puoi ammetterlo. Io voglio che tu sia felice-.

- Lo sono. È la verità. Vorrò sempre bene ad Hayama, ma non è più amore. Adesso ha un figlio e io un quasi marito, è così che deve essere-

- Ma…-

- Basta, Rei. Ti prego. Mi porti qui la Mama? Deve aggiustarmi il corpetto-.

- Va bene… ma se cambi idea, ho la macchina qui fuori-.

Rei lascia la stanza e tiro un sospiro di sollievo. Sono felice, Akito è felice, non vedo perché si debba ancora pensare a noi come a una coppia. Ne è passata di acqua sotto i ponti, troppa.

- Un uccellino con gli occhiali da sole mi ha detto che hai problemi con il corpetto. Oh! Figlia mia, sei bellissima e il corpetto te le strizza per bene- la Mama ammicca e si avvicina

- Sei sempre la solita. Sto bene?-

- Sei meravigliosa. Il mio germoglio si sposa… Sai, piccola, prima che arrivassi tu, che passassi davanti a quella fortunata panchina, era tutto buio. La mia vita sembrava finita, non avevo più motivazioni e stimoli, avevo perso il sorriso. Poi sei arrivata tu e tutto ha ripreso colore, il mondo intorno a me ha ripreso a brillare. Ero così felice, leggera… sei tutto per me e voglio che tu sia felice-. I miei occhi si riempiono di lacrime, lacrime che non riesco a trattenere, al diavolo il make up! Corro a rifugiarmi tra le braccia della mia mamma.

- Ne hai passate troppe, bambina mia, devi essere davvero felice. Non accontentarti, se Luke è la persona giusta va bene, ti appoggio. Ma se il tuo cuore grida un altro nome…-

- Mamma, Luke è quello giusto. Akito è un amico di famiglia e nulla più. Te lo assicuro- dico sicura, con il viso ancora inondato di lacrime.

- D’accordo. Allora andiamo! È ora di sposarsi!- l’abbraccio ancora una volta, poi ci raggiunge anche Fuka e io sono pronta, pochi minuti e la domanda delle domande mi separano dal diventare una moglie. Ci sono!

 

 

 

Akito

 

- Akito dove hai la testa?- Sam, il mio collega.

- Scusa, dicevi?-

- Dicevo che dobbiamo operare, questa frattura è scomposta-

- Già, domani?-

- Gesù, Akito dove hai la testa?- insiste

- Sul collo, Sam. Dove vuoi che sia?-

- Una frattura di queste dimensioni non può aspettare e tu la sai meglio di me-

- Hai ragione, ma oggi…-

- …Oggi hai la testa altrove- conclude irritandomi. Però ha ragione, oggi non sono lucido. Alice mi dà il tormento e poi… poi nulla. Basta, opero.

- Scusa, mio figlio mi impegna, troppo- mento, Andrew è buono, non mi dà alcun pensiero. La mia vita è così complicata.

- Opero io se vuoi. Non è un problema, mi restituirai il favore quando potrai- Sam è una brava persona, lavorare con lui non mi dispiace.

- Sai, anche mia figlia è impegnativa, capisco. Mia moglie è una mamma fantastica, ma mia figlia ha bisogno di tante attenzioni e questo lavoro non mi aiuta- aggiunge.

- Com’è tua moglie? Voglio dire… come fate?- mi guarda in modo strano, come se avessi appena parlato in una lingua immaginaria.

- Non mi hai mai chiesto della mia famiglia, è la prima volta che ne parliamo. Comunque, è semplice: io la amo. Ho conosciuto Klaudia quando avevo solo quindici anni. Ero in Germania con per una gita scolastica e sua madre lavorava nell’albergo che ospitava la mia classe. È strano, siamo stati insieme per soli cinque giorni, ma mi ha salvato la vita. Era un periodo difficile, i miei stavano divorziano e le cose a casa andavano male. A Klaudia è bastato guardarmi, accarezzarmi la testa e niente, mi ha salvato. L’ho amata fin da subito-. Le sue parole mi penetrano il petto, scavano una profonda voragine dove dovrebbe stare il cuore, quello che penso di aver perso molto tempo fa.

- Capisco-. Mi rabbuio, forse dovrei dirgli qualcosa, si è aperto, ma i miei pensieri vagano lontani.

- Tu ami tua moglie?-

- Cosa? No! No, cioè non siamo sposati. La madre di Andrew non è mia moglie… ho saputo di lui solo un anno fa, lei era andata via dopo la nostra frequentazione, finita male. E ora… ora stiamo provando a conoscerci-

- Vedrai che le cose andranno bene. Poi l’amore è ovunque, magari voi due sarete solo amici e i genitori di Andrew, potresti trovare l’amore da un’altra parte, funziona così-.

- Già. Grazie, Sam. Ora vado- lo lascio lì, come un imbecille e corro via. Devo risolvere una questione, è arrivato il momento di sistemare le cose.

 

Quando arrivo, trafelato e senza idee, di fronte alla chiesa le gambe iniziano a tremare. Sono sempre stato molto sicuro di me, non ho mai fatto niente del genere. Io… Mentre i pensieri affollano quel che resta del mio buon senso, la vedo. Kurata è lì, a pochi metri da me e stringe la mano di Luke mentre gli invitati lanciano il riso, il rito per eccellenza, felici. Si è sposata. Sono arrivato tardi. Ancora una volta, l’ultima, ho lasciato che fuggisse. L’ho persa per sempre.

 

TRE ANNI DOPO

 

Sana

 

- Assurdo che questa piccolina abbia già compiuto cinque anni! Rei, Nat, avete fatto un ottimo lavoro- stringo la mano di Rei.

- Grazie Sana- Nat mi abbraccia e corre in cucina, sta preparando la cena per questo speciale compleanno.

- Tu come stai?- Rei mi guarda con sospetto

- Sto bene. Quando ho scelto di ritirarmi sapevo che sarei andata in contro a un periodo difficile, ma devo ammettere che la sto vivendo bene. Ho scritto il mio primo libro, la Mama è entusiasta e Fuka mi ha chiesto se sono interessata ad aprire un albergo con lei. Ho un capitale da investire e amo gli alberghi, le ho detto di sì. Sarà bellissimo-

- Noto con piacere che hai evitato di nominare Luke, pur sapendo che ti avrei chiesto di lui-.

- Ok, sì. Il divorzio mi ha lasciato l’amaro in bocca, ma era giusto così. Non ci amavamo più-

- D’accordo, bambina. Sono felice che tua sia felice- lo abbraccio forte. Questi ultimi tre anni sono stati davvero difficili, sono successe tante cose. Ma ora sto bene, sono una donna nuova, pronta a ricominciare la mia vita. Mentre Rei e Natsumi accolgono gli invitati, io mi approprio del dondolo in giardino, mi piace stare qui.

- Ti è sempre piaciuto dondolare- la sua voce. È la voce di Akito, non la sto sognando. Sono passati tre anni, dopo le nozze è sparito; è andato a vivere a New Castle con Alice e non ho più avuto sue notizie. Resto ferma, immobile, non ho il coraggio di voltarmi.

- Kurata-

- Sì?-

- Mi dispiace-. Non lo ha mai detto prima, non così. Incredibile, adesso che la mia vita stava per prendere forma, lui torna e si scusa.

- C-cosa?-

- Voltati-

- No-.

- Mi dispiace, quel giorno sono arrivato tardi. Come sempre-

- Io l’ho sposato-.

 

 

Akito

 

Osservo le sue spalle dritte, nervose. Non sa cosa fare e non lo so nemmeno io. Quando sono entrato ho visto i suoi capelli, il suo profilo e sono impazzito. Ho trascorso gli ultimi anni a crescere Andrew e a pensare a quanto mio padre, se solo mi avesse visto, sarebbe stato deluso da come Kurata era uscita dalla mia vita. Era colpa mia e non riuscivo a perdonarmi.

- Non avresti dovuto. Ricordi quando ti sei slogata la caviglia e sei capitata nel mio studio? Lo sai, io non credo a cazzate come il destino o la fortuna, ma quel giorno è successo qualcosa. Tra me e te non è mai finita. Forse dobbiamo smetterla di fare i mocciosi e stare insieme- lo dico come se non fossi io, come se un’entità superiore abbia preso possesso del mio corpo. È assurdo.

Le sue spalle si afflosciano e sono sicuro che il suo sguardo sia puntato nel vuoto.

- Hayama… moccioso sarai tu. Io ho sofferto molto, quando hai saputo di Andrew mi ha esclusa dall’equazione. Non potevi stare con me e conoscere lui, mi hai mandata via- dice con rammarico, come se quelle parole fossero state ferme lì, tra la gola e la lingua, per tutto questo tempo.

- Sana, guardami- improvvisamente si volta e inchioda il suo sguardo triste nel mio

- Non mi hai mai chiamata Sana- bisbiglia incredula

- Andrew è importante, sono suo padre. Ma io voglio te, voglio una vita con te, un figlio con te, voglio invecchiare con le mie orecchie stanche delle tue chiacchiere farneticanti. Ti amo e non lo dirò mai più-. Sono in ritardo, lo sono sempre stato, ma il bacio che mi sta dando in questo preciso istante mi insegna che quando sembra che non ci sia più tempo, che la clessidra sia giunta all’ultimo granello, ecco che si ribalta e tutto inizia da capo.

- oh, ancora tu…-


Ciao! Ci è voluto un po', ma il finale è arrivato. Vi auguro buone vacanze, ci risentiamo! Baci!




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