Di Chi e di Che

di miss dark
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Prova

 

E’ una storia sempre uguale.

Non cambia. Mai.

Ma io continuo a riscriverla in maniera sempre diversa e sempre uguale, per sfatarla un po’, per convincermi che è solo una storia e che, come per tutte le storie, arriverà al finale e si concluderà in esso.

Forse è solo uno sfogo. Probabilmente non vale nulla.

Fatto sta che avevo bisogno, davvero, che qualcuno lo leggesse.

 

 

 

C'è aria morta nei polmoni.

E polvere che marcia e marcisce nello stomaco.

Ci sono pensieri stanchi nella testa. Pensieri fantasmi. Pensieri pensati e pensanti.

Ci sono mani che cadono assieme alle braccia, gambe che non si muovono.

C'è voce che non vuole uscire dalla bocca e che non vuole parlare. Che brucia nella gola, che si scioglie sulla lingua.

Ci sono sguardi che sbattono contro muri di silenzio e vi muoiono davanti, assieme ad anima e corpo.

 

C'è chi è morto.

Chi è morto dentro e non riesce a morire fuori.

C'è chi si sgretola tra aria, pensieri, mani, braccia, gambe, voce, sguardi.

C'è chi ce la fa e chi rimane indietro, nascosto nel buio di angoli bui, mangiandosi la stessa aria, gli stessi pensieri, le stesse mani, braccia, gambe, voce, gli stessi sguardi fino ad annullarsi completamente.

 

C’è chi si mangia il dolore e lo vomita in falsi sorrisi sporchi.

Chi tinge le lacrime di rosa pelle per nasconderle meglio al mondo che scruta, decide, sputa giudizi.

Chi preferisce scambiare il silenzio con parole inconsistenti.

C’è mia madre, che balla il tango [da sola] tra quelle lacrime, quei sorrisi e quelle parole.

C’è mio padre che si mangia tutto e lo nasconde con la sua ombra; che si acceca per non vedere e che fa finta di non sentire, fissando lo schermo pieno di guerra della televisione.

 

C’è tanta normalità per chi guarda dall’esterno.

C’è tanta, tanta sofferenza per chi ci sguazza dentro e si trova costretto a doversi cucire addosso emozioni ed espressioni di circostanza, pur di non far crollare l’unico falso equilibrio che qualcuno [forse solo dal di fuori] riesce a vedere.

 

E c'è chi se ne frega di chi muore. Chi tira dritto e sputa a terra. Chi chiude gli occhi, tappa le orecchie e sghignazza sadico.

Tanto la colpa è sempre di chi muore, soffocato in se stesso, impiccato a illusioni squartate, pugnalato da chi vede e non consola.

 

C'è aria morta nei polmoni di gente morta tra la polvere e l'acido del proprio stomaco, stretta da mani assassine, spacciate per curatrici, che cuciono la bocca e tagliano la lingua.

C’è aria morta nel silenzio di gente morta a cui hanno ordinato di concepire pensieri più adatti.

 

 

 





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