Le
luci delle luminarie rompevano l’oscurità della sera
estiva e illuminavano la città di rosso, violetto e oro.
Il
cielo era attraversato dai palloncini, sfuggiti alle mani dei
bambini, mentre decine di persone si assiepavano sulle strade e
contemplavano la lenta avanzata del Carro trionfale di Terlizzi,
illuminato dalle luci delle fiaccole e colmo di persone, sedute sulle
gradinate, che ora salutavano i presenti con ampi gesti delle mani,
ora urlavano, ora si guardavano intorno.
Di
tanto in tanto, la pesante struttura lignea si
fermava, incerta, ondeggiava,
quasi fosse prossima a schiantarsi sul pubblico, ma i sicuri
movimenti dei timonieri, vestiti di vivaci abiti neri e celesti,
lo riportava in asse e l’avanzata proseguiva.
Il
carro era preceduto da un lungo serpente umano, nel quale spiccavano
le autorità politiche, ammantate in eleganti smoking, i
religiosi, coperti da mozzette celesti e i devoti, mentre,
incessanti, risuonavano le note della banda musicale.
Molti
reggevano dei lunghi ceri, che illuminavano in modo ancora più
vivo la serata.
Vulcano
Rosso e Miguel Caballero Rojo, rapidi, percorrevano
Viale Roma e, di tanto in tanto, si fermavano ad ammirare i
mercatini, eretti sotto gli alberi, verdi
di foglie.
–
Perché
mi hai voluto portare qui? – chiese il lottatore spagnolo.
L’altro,
sentendo quella domanda, accennò ad un sorriso sereno.
–
Qui
ho parte delle mie radici. Sono nato a Bari, come tu sai, ma mia
madre era originaria di questo splendido paese. Quando posso, mi
piace tornare, specialmente
in occasione della Festa Maggiore. Lo spettacolo del Carro trionfale
è magnifico. Una vera manifestazione di arte e fede. –
confessò.
Gettò
un lungo sguardo sull’imponente struttura,
che continuava ad avanzare.
Non
posso darti torto., pensò.
Una simile manifestazione aveva una sua grandiosità, che
sembrava coinvolgere l’intera città.
Perfino
lui, malgrado le sue origini straniere, non poteva non fissare senza
ammirazione l’avanzata dell’immenso carro.
Accennò
ad un sorriso. Forse, non era così incomprensibile un tale
fenomeno.
In
tempi remoti, gli spagnoli avevano governato l’Italia
meridionale e vi erano rimaste tracce profonde del loro passaggio in
quelle terre.
Sulle
prime non se ne era accorto, ma, in quel momento, gli pareva di
vedere uno spettacolo a lui familiare.
La
mano di Vulcano Rosso, posata sul suo braccio, interruppe il corso
dei suoi pensieri.
–
Che
cosa c’è? – chiese lui, sorpreso.
Un
sospiro si liberò sulle labbra dell’altro.
–
Purtroppo,
non ho nessun familiare vivo… Ma vorrei che loro, ovunque
siano, accettino il mio rapporto con te. In amore, posso dire di
essere stato fortunato. – dichiarò e nella sua voce
vibrò una lieve nota di malinconia. Lo
strano legame con Miguel gli aveva permesso di ritornare ad amare, ma
non aveva dimenticato lei.
Flora.
Il
suo ricordo l’avrebbe sempre accompagnato.
Miguel,
con un gesto deciso, gli strinse un braccio attorno alle spalle.
–
Ehi,
tutto bene? – domandò. Non odiava l’ex fidanzata
di Teodoro, perché, come Ana, la sua dolce sorella, era
vittima di un’organizzazione crudele.
Entrambe
erano state uccise dalla cattiveria di individui bramosi di potere.
Gli
sembrava crudele detestare una persona condannata a morte da un
simile, insensato capriccio.
Aveva
commesso un grave errore tanto tempo fa, quando, annebbiato dalla sua
gelosia, aveva condannato Gonzalo, il fidanzato di sua sorella,
pensando di ucciderlo.
Aveva
pensato solo al suo egoismo, senza curarsi dei sentimenti di Ana.
Per
fortuna, era riuscito a fermarsi.
In
quei giorni, aveva compreso quanto l’amore non coincidesse con
il possesso, ma col sacrificio della propria persona, in nome della
felicità della persona amata.
Certe
cose però non cambiano., rifletté,
ironico. Era riuscito a crescere, in quei duri giorni, ma molti
tratti caratteriali non erano mutati.
Per
lui, le persone amate erano tesori e, pur di proteggerle da qualsiasi
pericolo, si sarebbe fatto scarnificare.
Lo
sapeva, Teodoro era un uomo forte, ma gli dispiaceva scorgere la
tristezza nei suoi occhi.
–
Sto
bene. Il ricordo di lei, però, non mi abbandonerà mai
del tutto. Spero che tu possa capirmi. – ammise, con
semplicità. Flora non si sarebbe mai allontanata dal suo
cuore.
Con
lei, aveva vissuto momenti splendidi e mai avrebbe potuto
dimenticarla.
Ma,
almeno ai suoi occhi, questo non sminuiva il legame con Miguel.
–
Non
dire assurdità! Abbiamo vissuto la stessa pena. –
rispose, secco. Un tempo, il suo cuore sarebbe bruciato d’ira,
ma in quel momento avvertiva solo una forte empatia.
Quella
emozione, da lui repressa per tanto, troppo tempo, era riemersa e gli
dava la possibilità di comprendere le emozioni di Teodoro e di
sentirle sue.
Sì,
era davvero cresciuto.
Con
garbo, l’italiano si allontanò un poco da lui e gli posò
la mano sul braccio.
– Andiamo
in centro? Lì ci sarà lo spettacolo migliore, te lo
assicuro. Speriamo solo di trovare posto. – gli disse, gli
occhi brillanti di eccitazione.
Miguel,
con un deciso cenno del capo, annuì.
– Bene,
guidami. Conosci questo posto meglio di me. – gli disse.
Vulcano
Rosso sorrise e, rapidi, si avviarono verso il centro storico.
|