La casa

di psichepazza
(/viewuser.php?uid=732844)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Entri in quella casa che ti ha sempre affascinato, il padrone è così gentile.
Ti mostra una per una tutte le stanze: antico velluto alle finestre, tappeti pregiati sopra il pavimento in legno scuro.
Arrivati in sala ti offre un the, non puoi che accettare e ti accomodi su una delle poltrone vicino al grande camino, nel quale brucia un fuoco allegro.
Il vecchino torna, incurvato dal tempo, e inizi a chiederti come mai viva da solo in quello che è quasi un castello.
Mentre sorseggiate la bevanda calda, ti racconta di alcune situazioni nelle quali si era imbattuto da giovane scendendo in particolari acutissimi, ma trasportando tutte quelle azioni quasi di un secolo indietro.
Non lo interrompi per paura di mostrare ingratitudine.
Finendo il the un brivido ti scuote i muscoli, non sai perché ma non vuoi più stare su quella poltrona polverosa. 
Solo adesso, infatti, noti lo spesso strato di polvere sopra ogni cosa: noti le crepe dei muri, lo sfaldamento delle fodere delle poltrone e del divano, lo sbiadimento dei dipinti e la quantità di cenere dentro il camino, che nonostante tutto continua a mantenere vivo il fuoco.
Qualcosa cerca di tornarti alla mente, furioso, premonitore di qualcosa a te ignoto.
"Mi sembri impaziente, lascia che ti mostri, infine, la biblioteca"
Il vecchio si alza con inaspettata velocità, lo segui con infanti dubbi e timori. La porta della biblioteca è aperta, entri prima dell'uomo e improvvisamente non vuoi voltarti.
"Puoi leggere quello che vuoi" dice.
Ed ora leggi, perché la paura di non tornare a casa è minore di quella di voltarti.
Perché lui ha capito e sta aspettando proprio di vedere nuovamente il tuo volto.
Continui a leggere con brividi e sussulti e quel pensiero rinchiuso riesce a liberarsi, ma quell'essere è ancora dietro di te.
Quell'essere che, sulla polvere del pavimento, non ha lasciato nemmeno un'impronta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3853284