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Titolo:
BAE [843]
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Autore: XShade-Shinra
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Fandom: Shingeki no Kyojin /
L'attacco dei Giganti
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Personaggi: Armin Arlert,
Jean Kirstein
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Pairing: Jearmin (Jean
x Armin)
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Genere: Fluff, Sentimentale
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Rating: Verde
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Avvisi: Pre-slash,
modern!AU, Attack on School Caste!AU
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Prompt Jearmin week:
Library
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Capitoli: Oneshot
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Wordcount: 1481 parole
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Disclaimer: Tutti i
personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non
esistono/non sono esistiti realmente, come d'altronde i fatti in essa
narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...),
ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta
senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
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Note:
È arrivato il gran giorno! Oggi inizia la Jearmin week 2019! *^*
– Il prompt prescelto per il primo giorno è stato Biblioteca, e l'AU
basato su
Attack on School Castes è d'obbligo. Per chi segue
solo l'anime, questo AU è tratto dall’ultimo ciclo di
fake preview
del manga, che parlano appunto delle avventure dei protagonisti di
Shingeki in una scuola superiore americana. Armin è un geek/nerd, Jean
un bad boy/prep. Eccovi
le
tavole dell'episodio 2 a cui la FF fa riferimento.
– Il titolo è un gioco di parole. In molte biblioteche si usa la
Classificazione decimale di Dewey
per suddividere i libri in argomenti. Su wikipedia spiega bene come si
utilizza, ma vi faccio un esempio: ogni codice è formato da 3 numeri
(più eventuali sottosezioni). Il codice 516 ci dice che si parte dalla
sezione "Scienze", che come primo numero ha 5, poi "Matematica" 1 e
infine "Geometria" 6.
Come ho già spiegato in un'altra mia FF, secondo me l'autore preferito
di Armin sarebbe Jules Verne. Ebbene, il percorso: "Letteratura e
Retorica → Letteratura Francese → Narrativa" equivale al codice 843,
che in
alfabeto
leet
(detto anche alfabeto 1337) si legge BAE, un neologismo inglese
acronimo di "Before Anyone Else – Prima di chiunque altro", quindi un
vezzeggiativo per la persona più importante. Sì, tutto questo è molto
nerd (e cariadenti) e non me ne vergogno.
Buona lettura! ^^
Armin Arlert odiava il proprio corpo. Avrebbe voluto essere molto
più prestante, più muscoloso, ma soprattutto più alto.
Essere al di sotto della media gli aveva sempre causato piccoli
problemi quotidiani. Quante volte aveva dovuto chiedere l'aiuto di
qualcuno al supermercato per raggiungere gli scaffali più in alto e
prendere il prodotto che tanto desiderava? In qualche occasione non
arrivava nemmeno a vedere se fosse ancora rimasto qualcosa, e allora
prendeva il suo fidato telefono e lo sollevava più che poteva,
arrivando così a fare una foto dell'intero scaffale, fino in fondo, per
controllare che non fosse vuoto; sperando poi di trovare lì in zona una
scala utilizzata dai commessi, qualcuno più alto o, nella peggiore
delle ipotesi, doversi arrampicare lui stesso.
La biblioteca scolastica, per un certo verso, gli ricordava proprio
un supermercato: offriva cibo per la mente e non per il corpo – ma
almeno poteva vedere per bene esposte tutte le costine dei libri, i
quali erano tutti divisi in corsie, a seconda dei prodotti che
offrivano – e, soprattutto, fin troppo spesso la capo negozio (in
questo caso la nuova bibliotecaria) si prendeva la briga di spostare
tutto secondo un suo ordine mentale, senza alcun senso logico. Armin
odiava lei e tutto lo scompiglio che aveva portato in quello che per
lui era il santuario del proprio regno.
Una cosa che la bibliotecaria non si era permessa di cambiare,
almeno, era stata la classificazione di Dewey, e Armin aveva un codice
preferito:
843 – Letteratura francese, narrativa.
Il genere favorito da Armin era l'Avventura, e non si sarebbe mai
stancato di leggere e rileggere i vecchi classici come la serie dei
"Viaggi Straordinari" di Jules Verne, pioniere francese della moderna
fantascienza.
Sapeva benissimo dove andare: seconda scaffalatura sulla
destra; il genere avventura era il primo della lista alfabetica, ragion
per cui iniziava sempre dallo scaffale più alto.
"Ventimila Leghe Sotto i Mari" non gli era mai sembrato così
distante da quando la bibliotecaria aveva deciso, di suo libero
arbitrio, che quello sarebbe stato il primo libro dell'elenco, avendo
il titolo che iniziava con un numero, e quindi era sempre riposto in
alto. Bei tempi quelli in cui i numeri andavano alla fine di un elenco
o ancora meglio quando quel volume era penultimo, appena prima de
"Viaggio al Centro della Terra", quindi molto più in basso. Due giorni
prima, quando era andato a cercarlo di nuovo, nemmeno lo aveva trovato!
Era impossibile: da mesi lo prendeva solo lui! Quella donna non aveva
proprio voglia di lavorare!
Anche quel giorno, Armin si stava chiedendo cosa avesse fatto di
così orribile nella vita precedente per non avere quei dieci centimetri
di altezza in più, mentre era in punta di piedi che cercava di
raggiungere l'anelato volume, ma a malapena sfiorava la scansia sulla
quale era riposto.
«Andiamo, un ultimo sforzo…». Teso fino allo spasmo, Armin cercava
di darsi forza per giungere al tomo, ma era più che ovvio che non ci
potesse arrivare. Quando stava ormai per darsi per vinto, una mano
grande e anulata sovrastò quella di Armin, posandosi sulla parte
superiore della costina.
«Serve aiuto?». Una voce dal lieve accento francese fece tremare
appena il ragazzo più minuto, il quale alzò lo sguardo dietro di sé,
vedendo il compagno di classe Jean Kirstein, che già aveva riconosciuto
dalla voce. Era strano vederlo lì – non gli sembrava il tipo che
frequentasse una biblioteca –, ma era senza dubbio ancor più sbalordito
dal fatto che proprio lui lo
stesse aiutando. Probabilmente non si trattava altro che di un modo per
deriderlo, o magari voleva rubargli il libro da sotto il naso per
estorcergli un riscatto sotto forma di compiti da fare al posto suo.
«Jules Verne… ma non è un po' vecchia questa roba?», domandò Jean,
sfilando il libro dallo scansia.
«Abbastanza», ammise Armin, non potendogli certo dare torto da quel
punto di vista. Aveva tremato di nuovo nel sentire proprio Jean leggere
quel nome. Il suo essere madrelingua francese era sensuale, mentre
marcava in maniera appropriata "Jules" e la lettera R del suo cognome.
Come d'altronde era eccitante trovarsi tra una libreria e il corpo di
Jean, peccato solo che questi non fosse premuto addosso al suo… Armin
si riscosse da quei pensieri, ricordando che Jean era solo un bulletto
e che, per quanto affascinante, avrebbe dovuto smettere di fare certe
fantasie su di lui. Eren lo rimproverava sempre quando lo beccava a
osservarlo un po' troppo. Non che Jean lo avesse mai picchiato o messo
in situazioni sconvenienti, ma durante il suo primo approccio, volto
solo a copiargli i compiti, era stato abbastanza sgradevole, entrando
nello spazio di privacy di Armin.
«Tieni». Jean gli fece scivolare tra le mani il libro che gli aveva
preso, poi si allontanò verso un tavolo.
Armin afferrò il tomo affinché non cadesse, e strabuzzò gli occhi
cerulei più volte, fissando il ragazzo che se ne andava come se nulla
fosse accaduto. Solo due atone parole in assoluta tranquillità; niente
prese in giro, nessuna pressione psicologica.
Stupito da quel comportamento, strinse il libro al petto e seguì il
compagno. «Jean?», lo chiamò sottovoce, accostandosi a lui.
Il ragazzo più alto si girò, sollevando un fine sopracciglio
impreziosito da un piercing.
Armin si schiarì la voce con un colpo di tosse, aggiustandosi meglio
gli occhiali sul ponte del naso. «Grazie…», pigolò piano, con lo
sguardo basso.
Non vide il caldo sorriso che si modellò sulle labbra di Jean, ma
senti la sua mano posarsi sui propri capelli biondi,
scompigliandoglieli appena.
Senza aggiungere altro, Jean si allontanò, lasciando Armin nel
centro della corsia, con la faccia in fiamme.
Il piccolo nerd impiegò qualche secondo per riprendere i contatti
con la realtà e andare a sedersi ai tavolini per poter leggere qualche
pagina del libro, ma appena arrivò a metà del primo capitolo trovò un
piccolo post-it verde a forma di freccia.
"Già da ora capisco perché ti
piace così tanto. J."
Il cuore di Armin iniziò a battere più forte nel leggere quel
messaggio che sembrava indirizzato proprio a lui. Il fatto che fosse
stato lasciato in modo da non rovinare il libro direttamente con delle
scritte a penna sulle pagine gli faceva ancora più piacere.
Sollevò lo sguardo alla ricerca di Jean, vedendolo seduto a un
tavolino là vicino, intento a svolgere degli esercizi, probabilmente di
algebra; i loro occhi si incontrano per un attimo, e Armin notò che
anche le guance di Jean erano tinte di un leggero rosato.
C'era un solo modo per non avere dubbi: Armin andò alla fine del
libro, dove era stato applicato il taschino con i nominativi dei
prestiti e controllò chi lo avesse preso qualche giorno prima, quando
non lo aveva trovato tra gli scaffali.
Oltre al proprio nome, trovò per ultimo quello di Jean Kirstein.
Interrompendo per un attimo le avventure del professor Aronnax,
Armin cercò altri post-it all'interno del libro, trovandone di
numerosi, con diversi appunti relativi al romanzo, come se fossero dei
commenti all'opera; alcuni erano osservazioni, altri domande, altri
ancora degli appunti divertenti – e Armin conosceva talmente bene quel
libro da contestualizzare alla perfezione la sequenza alla quale si
riferivano.
A quel punto gli venne un'idea. Prese dalla propria cartella dei
post-it gialli a forma di stella e iniziò ad utilizzarli per rispondere
ai commenti di Jean, attaccandoli nelle pagine del libro, vicino ai
suoi. Una volta completato, si alzò e poggiò "Ventimiglia Leghe Sotto i
Mari" sulla scrivania dove Jean ancora studiava, senza dire una parola,
per poi allontanarsi e vedere con la coda dell'occhio che il ragazzo
aveva afferrato subito il tomo per controllarlo.
Il loro silente scambio epistolare durò alcuni giorni. Il libro non
usciva mai dalla biblioteca, ma nessuno oltre a loro era interessato a
quel romanzo, quindi era una cosa intima, solo per loro due.
Man mano che andavano avanti, le loro risposte parevano sempre più
delle disinvolte chiacchierate e ormai non erano più legate al
contenuto dell'opera – e i post-it usati erano sempre più grandi.
Sembravano dei messaggi amichevoli, quasi dolci in certi punti.
"Sono contento di aver letto
questo libro, così ho potuto conoscerti meglio. J."
"Sono contento che tu abbia voluto
conoscermi". A."
"Abbiamo iniziato con il piede
sbagliato e volevo scusarmi. Ti va di vederci all'acquario, sabato alle
10? J."
L'ultimo messaggio di Jean era scritto su un foglietto a forma di
mela, di colore verde, seguito da un numero di cellulare.
Armin sollevò il viso per cercare Jean, e vide che lo guardava con
occhi speranzosi. A quel punto, il ragazzo più piccolo prese il proprio
telefono, e poco dopo quello di Jean vibrò, avvisandolo di aver appena
ricevuto un messaggio su Line da un nuovo numero non registrato in
rubrica: "È un appuntamento?".
La risposta di Jean non tardò ad arrivare: "Solo se vuoi che lo sia."
"Mi piacerebbe molto."
Avrebbero ricominciato da capo, nel miglior modo possibile.