simarkus 2
Quando Simon
venne sparato durante la fuga dalla Torre Stratford aveva immaginato e
accettato la sua fine.
Ma Markus era quasi morto
per salvarlo. Simon voleva gridargli di andare via, di non rischiare la
sua vita perché solo lui era l'unico in grado di portare
avanti
la loro causa, e Simon non era niente in confronto a lui.
Ma era troppo spaventato,
troppo sopraffatto dalle emozioni per dibattere, e quando riuscirono a
raggiungere il tetto, North aveva chiuso la porta e Simon si era
accasciato al suolo.
"Non riesco a muovere la gamba..." aveva detto, e Markus si era chinato
osservando preoccupato la ferita. "Dovevi lasciarmi lì
Markus," sussurrò a bassa voce, sentendosi ora inutile per
la squadra. "Sono solo un peso-"
"No," lo interruppe Markus, "sei importante Simon. Troveremo un modo!"
Ma Simon sapeva che li avrebbe solo rallentati, e che non poteva
saltare in queste condizioni. Ebbe paura.
"Markus, stanno arrivando!" Avvertì North, Simon quasi li
guardò con occhi spaventati. Markus si allontanò,
voltandosi verso i suoi compagni.
"Non è in grado di saltare..." la sua voce sembrava triste,
ma anche leggermente frustata. Simon si chiese perché.
"Accederanno alla sua memoria... Sapranno tutto." ribattè
Josh. Tutti sussultarono quando ci furono dei colpi alla porta.
"Non possiamo lasciarlo..." North fece una pausa, "Dobbiamo sparargli."
"Questo è un omicidio! Non possiamo uccidere uno dei
nostri!" ribattè contrariato Josh.
Simon si chiese se anche Markus avesse davvero preso in considerazione
l'idea di ucciderlo. A differenza di North e Josh, non sapeva cosa
aspettarsi da lui.
I colpi alla porta
aumentarono, e Simon sapeva che avevano poco tempo per decidere.
L'androide chiuse gli occhi, sospirò frustato.
"Markus, la scelta è tua."
Simon li riaprì, incontrando lo sguardo quasi incerto di
Markus.
Qualsiasi cosa avrebbe scelto, Simon l'avrebbe accettata. Avrebbe
capito se avesse scelto di sparargli, pur di non mettere a repentaglio
la loro causa.
"Non ucciderò uno dei
nostri." Affermò deciso il leader di Jericho, ignorando lo
sguardo di disapprovazione di North. Inginocchiandosi davanti a Simon
gli poggiò una mano sulla spalla, "Simon, dobbiamo andare...
mi
dispiace".
Per cosa si stava scusando? Gli aveva salvato la vita. Simon gli
afferrò il polso, una stretta quasi delicata, impedendogli
di
alzarsi. Non voleva lasciarlo andare. Non ora, non adesso. "Grazie,"
gli sussurrò semplicemente. La mano di Markus strinse quella
di
Simon. Se gli androidi fossero stati capace di arrossire, le guance di
Simon si sarebbero colorate di un delicato rosso porpora.
A malincuore Markus si allontanò, non prima di avergli dato
la sua pistola in caso dovesse difendersi.
Si scambiarono un ultimo
sguardo prima che Markus saltasse giù dalla Torre, e Simon
cercasse un nascondiglio sul tetto... entrambi convinti di essersi
detti un muto ma straziante addio.
Invece Simon era riuscito a scappare, e ora stava percorrendo i
corridoi di Jericho.
A parte la gamba ferita, non
aveva subito danni gravi, e non aveva perso troppo Thirium.
Percepì altri passi, qualcuno che gli si avvicinava.
Quando alzò lo sguardo, oltre alle pareti arrugginite del
relitto, vide un altra figura davanti a lui.
Markus...
Simon si bloccò, gli
sembrò di non essere più capace di respirare,
come se si
fosse dimenticato come fare. Poi il cuore artificiale, da fermo che
pareva, cominciò a battere all'impazzata. Aprì la
bocca, non sicuro di riuscire ad emettere alcun suono. "Markus..."
Ciò che gli uscì dalle labbra fu solamente un
sussurro,
incapace di dire altro o solamente di ripetere quel nome ad alta voce.
Dall'altra parte Markus lo
osservò quasi meravigliato. Simon era di fronte a lui, che
lo
fissava con gli occhi chiari sgranati, in attesa di una sua risposta.
In quell'istante Markus realizzò che non era ancora pronto
affinché ciò accadesse.
Una parte su lui era convinto che non lo avrebbe mai più
rivisto, che il fato fosse stato maligno con lui.
Dall'altra aveva fantasticato sul fatto che Simon, in un modo
nell'altro, potesse ritornare salvo. E doveva ancora metabolizzare che
le sue fantasie erano divenute realtà. Che stava accadendo
davvero, e lui non sapeva assolutamente cosa dire.
Dall'altra parte Simon sentiva una strana ansia, pregando di sentire
anche solo un'unica parola da parte sua.
D'istinto, scattò in avanti, non potendosi più
trattenere, fregandosene della gamba ferita. Ma prima che potesse
accorgersene, anche Markus fece la stessa cosa, fino a che quest'ultimo
non sentì le mani di Simon gettarsi attorno al suo corpo
mentre
Markus lo circondava in un abbraccio e affondava una mano nei suoi
capelli biondi. Gli
occhi gli si velarono, ma non gli importava. Erano così
stretti
l'uno all'altra che non importava se si sarebbero fatti male a vicenda,
non volevano lasciarsi andare mai più.
"Mi dispiace, Markus..."
Il leader di Jericho
sentì il suo sussurro vicino l'orecchio, poteva percepire il
suo
respiro, la sua voce rotta e sapeva che stava piangendo, ma lui
non voleva le sue scuse.
Simon non doveva dirgli nulla, era stato lui lo stupido, quello ad
averlo abbandonato. "No Simon, dispiace a me. Non dovevo lasciarti."
sussurrò contro la pelle del suo collo.
Si allontanò un poco, quanto bastava per guardarlo in viso,
senza lasciarlo. Simon tremava, e le lacrime scendevano copiose
rigandogli le guance.
Senza pensarci, Markus gli
prese il viso fra le mani e lo baciò possessivamente. Un
bacio
forte, quasi prepotente, indelicato; ma, sì, a modo suo era
anche dolce, perché racchiudeva la gioia di essersi
ritrovati.
Le labbra di Simon andarono in cerca delle sue, le mani cercavano il
suo viso, mentre Markus lo attirava a sé con una mano sulla
vita
e una nei capelli.
Quella bocca umida sapeva di
Thirium, mescolato però al forte sapore salato delle
lacrime. Ma
a Markus piaceva, perché gli dava un senso di... sollievo.
Si resero contro che quel
bacio non era freddo come si aspettavano, ma era caldo, come se
all'improvviso riuscissero a generare anche il calore, nonostante
fossero macchine.
Perché erano solamente macchine. Oppure no...
Markus gli sfiorò il collo con le dita, baciandogli lo
stesso
punto poco dopo, mentre Simon gli accarezzava la nuca, facendosi
sfuggire un singhiozzo.
"Avevo paura, Markus." sussurrò, "Avevo paura."
ripetè, ancora scosso.
L'androide dalla pelle scura sospirò e lo strinse ancor di
più fra le sue braccia, facendo combaciare le proprie
fronti. I
loro respiri si mescolavano, i visi a pochi centimetri di distanza
l'uno dall'altro. Markus teneva gli occhi chiusi, accarezzandogli la
testa.
"Ssh," sussurrò, dolce. "Basta lacrime
Simon. Sei di nuovo a casa, sei di nuovo con me. Non devi aver paura."
Una delle sue mani
cercò quella di Simon, incrociando le dita tra le sue. La
pelle
artificiale sparì mostrando senza vergogna due mani
artificiali,
bianche, gelide al tatto.
Markus unì nuovamente le loro labbra, e avrebbe fermato il
tempo, se solo avesse potuto. Per rimanere intrappolato tra quelle
braccia e quelle labbra.
Quando misero fine al loro
bacio, Markus si perse in quelle iride azzurre come il mare, felice di
potersi perdere ancora in essi.
Un riquadro si aprì davanti agli occhi del leader di
Jericho, e una freccia salì verso l'alto...
SIMON
ᴀᴍᴀɴᴛᴇ \\
ᴘᴇʀᴄᴏʀsᴏ sʙʟᴏᴄᴄᴀᴛᴏ.
|