Luisa&Edoardo

di noemi cullen
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Alle 6 scarse il taxi arriva sotto casa.Accompagno Aurora fino all’uscio.
-Ci sentiamo appena arrivo.
-Come al solito.
-Come al solito-mi bacia,e la lascio andare.
Mi chiudo la porta alle spalle,nervoso di essermi svegliato così presto,di mal umore,e completamente impreparato alle mie 7 ore di lavoro,le ultime della settimana.
Il giornale lo butto direttamente in pattumiera.Lascio perdere gli yogurt magri,il pane tostato,la spremuta d’arancia di Aurora,per riempirmi di caffè,come ero solito fare da single.Questi momenti,da un certo punto di vista,potevano essere interessanti.Con una donna, in particolare con una come Aurora,condividere gli spazi poteva risultare nauseante con il tempo.Il fatto che fosse ipocondriaca,come la madre,non migliorava le cose.

Ma nella sua esagerazione,esasperazione e soffocamento,sapeva riempirmi piacevolmente le giornate.
In ufficio aspetto con una certa ansia, per tutta la pausa pranzo,e quando mi è concesso anche il pomeriggio,la sua chiamata.
Alla fine,la ricevo quando esco da lavoro,non lasciandole nemmeno uno squillo di attesa.
-Sei arrivata?
-Che tempismo! Sì, sono sopravvissuta al casino del check-out di Salonicco. Il viaggio in taxi è stato molto più confortevole,e pulito soprattutto.
-Ne sono contento.Sto uscendo da lavoro ora. Già si sente la tua mancanza.
-Amore. E’ un weekend,passerà subito. Anche tu mi manchi. La prossima settimana,visto che sono venuta fin qua, mi lasciano i turni di sera liberi! Un modo per riscattarci.
-Ne sono contento-dico,uscendo dall’ufficio. Mi incammino per ponte Rosso, sotto l’effetto della Bora. Mi fermo in mezzo al ponte,tra i passanti, quando due colleghi mi salutano da lontano.Io ricambio, ma non mi fermo solo per questo. Abbassando la mano e calando il sorriso,mi accorgo di una figura familiare.
Una ragazza,pallida da quasi confondersi con gli edifici in marmo dietro di lei,riconoscibile solo dai vestiti scuri e i capelli neri tiene la mano ad una bambina mulatta.Si avvicina,sembra venirmi incontro.
Accellero il passo e la riconosco.Elisa Stepnovich, il famoso affare che avevo raccontato proprio quella mattina a Tommaso, mi era in carne ed ossa davanti.
I suoi occhi si posano su di me solo per poco.Posso notare la silenziosa sorpresa nella sua espressione,che da superficiale come al solito,si trasforma. Sussulta,agitata e trattenendosi mi supera ,continuando la sua camminata. Giro lo sguardo, seguendola, e riconosco i due fiocchi tatuati sui polpacci scoperti. Era proprio lei.
-Edoardo?Amore sei in linea?
-Sì,scusami.Ho salutato due colleghi.-e tornato il sorriso, torno a camminare tra la folla.




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