Un viaggio alla scoperta di sé

di Chiaretta160311
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L’unico ricordo che Matteo ha di quel caldo giorno di inizio giugno è il suono del motore unito al rumore dei suoi pugni contro il vetro dell’auto. Suo padre alla guida e sua madre seduta al suo fianco con lo sguardo perso nel vuoto, lo stavano lasciando da solo per la prima volta, non si sarebbero rivisti per anni e a loro sembrava non importare e anche se non era quella la realtà dei fatti a lui non importava, lo stavano abbandonando e lui non li avrebbe mai perdonati per questo gesto. Il tragitto fino al collegio fu lungo e stancante tra il baccano del ragazzo e il silenzio assordante dei due adulti, la strada sembrava essere interminabile ma per Matteo era sempre troppo breve. Dopo un’ora passata tra le urla si calmò e stremato si addormentò. Matteo non era mai stato un bambino calmo, non si poteva dire di lui che riuscisse a stare fermo più di cinque minuti e stargli dietro era estenuante, fino ai cinque anni non aveva mai dato grossi problemi ai genitori, era un bambino vivace ma era anche sempre sorridente e gioioso e nonostante tenerlo d’occhio fosse un lavoro a tempo pieno nessuno si era mai lamentato del suo comportamento. Era un bambino tenerissimo con i suoi grandi occhioni verdi che riuscivano ad ottenere qualsiasi cosa volesse e quei riccioli tra il rosso e il castano che gli davano un’aria un po’ ribelle smorzata dalle guance piene e sempre colorate. I veri guai iniziarono all’età di sei anni quando il piccolo Matteo iniziò la prima elementare, il suo mondo era stato completamente stravolto, non trascorreva più le sue mattine a correre e giocare insieme agli altri bambini, non era più semplice risolvere i piccoli litigi. Il primo giorno nella sua nuova scuola fu disastroso per lui, era finalmente in prima elementare, un traguardo che non vedeva l’ora di raggiungere, voleva sentirsi grande come la sorella, Alice, così arrivò davanti al grande portone con un gran sorriso, lo zaino in spalla e salutò felice la madre mentre si allontanava. L’idea che si era fatto della scuola era completamente sbagliata e i primi litigi con compagni e insegnanti non tardarono ad arrivare. Odiava stare seduto fermo per delle ore senza poter parlare, ridere o correre e ogni volta che la maestra lo rimproverava si innervosiva sempre di più; un piccolo mostro nero era nato dentro di lui e ad ogni rimprovero diventava sempre più grande fino a quando non riusciva più a tenerlo ed esplodeva, e si sa le esplosioni quasi sempre fanno danni consistenti. Rispondeva male ai docenti, alzava la voce e sbatteva gli oggetti sul banco; il culmine lo raggiunse a gennaio quando vide un gruppo di bambini ridere di lui per un litigio che aveva avuto il giorno prima con la maestra e il mostro diventò così grande e così cupo che quel piccolo bambino indifeso ne fu sopraffatto e spinse uno dei bambini facendolo sbattere contro il muro e cadere a terra, fortunatamente il povero bulletto non riportò gravi ferite a parte un graffio ma raccontò l’accaduto alla maestra che allarmata chiamò i genitori di Matteo. Da quel giorno, per paura di subire nuovamente i rimproveri dei genitori e degli insegnanti, cercò di controllare il mostro tenendolo in gabbia in un angolino della sua mente e riuscì così a superare, se pur con qualche problemino qui e lì, sia le elementari che le medie, il demone si ripresentò alla sua porta il primo anno delle scuole superiori.




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