Do you remember us?

di _katherine_lls
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E ho perso di nuovo la concezione del tempo. Non credo di ricordarmi più nemmeno dove mi trovo. Il muro dietro la mia schiena è freddo, ma mai quanto il vuoto che mi sento dentro. Mi sto abbracciando le ginocchia talmente tanto forte da cominciare a sentire male. 

La vista è annebbiata dalle lacrime, ormai una costante nella mia vita.
Cosa ho sbagliato questa volta? Perché sono sicura di aver sbagliato qualcosa, sono sicura che questa situazione sia tutta colpa mia. 

Qualcuno mormora un senza ottenere mezza risposta. Non sarò io a dire come mi sento. 

Vuota. 

E non si può descrivere il vuoto, non si può cercare di spiegare quello che non c’è. Quando si sono presi tutto, quando hai lasciato andare un pezzo di te un po’ per volta perché non hai saputo mettere fine a tutto, quando ti trovi da sola resta solo il vuoto. 

E la consapevolezza di aver sbagliato, ancora una volta. 

Ho dato fiducia a chi non la meritava, ma come si può evitare? Le promesse fatte bruciano ancora, il loro ricordo è talmente tanto doloroso che pianto ancora un po’ di più le unghie nella carne. Forse un dolore maggiore mi strapperà dai ricordi, da ogni singolo istante passato insieme che sto rivivendo nella mia testa. Ogni frase, ogni sorriso, ogni bacio. 

Una pugnalata. Mi manca il respiro per qualche secondo e mi rendo a malapena conto che ho iniziato a singhiozzare. Le lacrime scorrono giù dalle mie guance trascinandosi dietro il poco mascara che avevo messo. 

Che stupida che sono stata a pensare che potesse anche solo rivolgermi ancora la parola. Che stupida che sono stata a non trovare una scusa e saltare questa festa. 

Sta ballando, non si è accorto di nulla. Lui non si è mai reso conto di niente. Per lui era sempre tutto normale, tutto lecito e dovuto. 

Qualcuno mi sta scuotendo le spalle dicendo qualcosa che potrebbe sembrare un

Non qua cosa? 

Non crollare qua? Non dimostrare agli altri che non sono solo la ragazza gelida e impossibile da ferire che voglio sembrare?

Cerco di calmare le lacrime mentre penso a quanto velocemente vorrei uscire da questo posto e tornarmene a casa, a chilometri da qua. E piangere. 

Piangere perché ancora una volta sono stata stupida, ancora una volta ho lasciato che la mia voglia di vendetta mi si ritorcesse contro. Che brutta bestia, una sorta di spada di Damocle posta sulla testa che prima o poi scende tra capo e collo ed è il minimo che ti manchi il respiro, ed è il minimo che ti escano i singhiozzi. 

Mi alzo traballando sui tacchi. Forse è il pavimento scosceso, forse è l’alcol, forse sono tutte le mie debolezze che tornano a galla di nuovo. 

Non ricordavo più come fosse sentirsi sbagliati in mezzo agli altri, vedere le persone ridere e pensare che stiano ridendo di te. Lui mi aveva presa per mano, presentata ai suoi amici, trascinata di forza fuori dal mio mondo e dalla mia cameretta. E adesso che lui se ne era andato non sapevo più come stare nel suo mondo da sola. 

Mi avvicino al banco e biascico qualcosa al barista. Non mi interessa cosa metterà nel bicchiere tanto non sento nulla, la bocca è impastata e lo stomaco è chiuso. Voglio solo svuotare la testa e, più brucia scendendo, meglio è. 

Qualcuno appoggia un bicchiere davanti a me e lo svuoto di schiena, non è il momento di gustare nulla. 

Traballo verso il centro della stanza dove troppa gente per uno spazio così piccolo balla ammucchiata. Evito attentamente di incrociare il suo sguardo e cerco di non seguire il suo ciuffo biondo che si muove tra gli altri come ero abituata a fare neanche un mese fa. Inizio a muovermi mentre l’alcol che ho in corpo inizia a fare effetto e la mente si svuota da ogni preoccupazione. 

Quasi non mi rendo conto che sto chiudendo una storia e aprendone un’altra in una squallida stanza addobbata a festa.

 




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