- Nome
su EFP/Forum: AtobeTeuka (Forum), ImperialPair
- Titolo
della storia: Andare in vacanza con una pantera non è mai
una buona
idea
- Data
del vostro compleanno: 19 Agosto
- Note/Avvertimenti:
//
- -
Storia partecipante al contest “Happy Birthday To You"
indetto
da MaryLondon sul Forum di EFP.
- Andare
in vacanza con una pantera non è mai una buona
idea
- Non
passava giorno in cui Wakamatsu non si pentisse di aver osato
invitare Aomine alla casa al mare di famiglia: pensava per caso di
trarne qualcosa di buono con tale soggetto? Non riusciva a
capacitarsene e più i giorni passavano e più si
chiedeva perché
avesse avuto quell'idea.
- Semplicemente
aveva creduto che non ci sarebbe stato nulla di male, soprattutto
perché sarebbero stati per un po' lontani dagli studi ed
entrambi ne
avrebbero giovato.
- C'era
una sola cosa che l'universitario non aveva tenuto conto: rilassarsi
in presenza di Aomine Daiki, sarebbe stato più facile da
dire che da
fare.
- Alla
fine con quel ragazzo era inutile: sarebbe per sempre rimasto lo
scansafatiche dei tempi della Too Gakuen e, per quanti anni potessero
passare, l'altro non sarebbe mai cambiato.
- Avrebbe
mica potuto immaginare che sarebbe rimasto tutto il giorno a prendere
il sole? Per Wakamatsu era inammissibile pensare per quante ore
l'altro stesse disteso su quella sdraio, ignorava le conseguenze che
tale pratica avrebbe potuto avere.
- Era
ovvio che Aomine se ne infischiasse della propria salute, ma lui si
preoccupava eccome dell'altro, d'altronde erano una coppia. Quel
ragazzo, però, non meritava affatto la sua apprensione,
dopotutto
era lui a non riguardarsi, no?
- Era
tanto importante mostrare un'abbronzatura perfetta? Non pensava al
fatto che gli sarebbe potuto venire una qualche insolazione, un
eritema o un cancro? Beh in quel caso gli avrebbe rinfacciato tutta
la sua stupidità.
- Avrebbe
dovuto sapere che tipo fosse, avevano passato due anni assieme alle
superiori nella stessa squadra di basket.
- Daiki
Era un tipo insopportabile, svogliato che non dava retta a nessuno e,
anche se l'aveva già messo in guardia su quello che
rischiava, aveva
ignorato i suoi consigli, proprio come alla Too Gakuen.
- Quante
volte aveva perso le staffe per colpa sua? Nonostante fossero passati
diversi anni, ancora quel ragazzo riusciva ad irritarlo come un
tempo. Non si sarebbe mai abituato alla svogliatezza di Aomine e,
almeno per una volta, avrebbe voluto fargliela pagare. Erano in
vacanza, no?
- Lui
avrebbe voluto trascorrere del tempo con la persona di cui era
innamorato, chi è che non l'avrebbe desiderato? Proprio per
questo
Kousuke non si sarebbe limitato a starsene con le mani in mano,
perché farlo avrebbe significato dargliela vinta e Daiki non
lo
meritava.
- *~~~*
- "Devo
escogitare qualcosa!" Si disse fra sé e sé il
ragazzo cercando
di trovare uno spunto.
- Cosa
avrebbe potuto escogitare? Non bastava semplicemente rimproverarlo,
tutte le sue parole sarebbero volate al vento non raggiungendo le
orecchie del diretto interessato.
- Ci
voleva qualcosa di diretto che avrebbe potuto far destare Aomine, ma
cosa poteva essere la mossa giusta?
- Ci
aveva pensato per tutta la mattinata e, dopo aver visto alcuni
bambini giocare, finalmente poteva dire di aver trovare la punizione
perfetta per quel bastardo.
- I
gavettoni erano sicuramente la cosa più efficace!
- Non
poteva non cogliere quell'occasione, avrebbe comprato dei palloncini
con i quali poteva attirare la sua attenzione sperando che potesse
essere sufficiente per fargli capire cosa rischiasse.
- Per
quanto tutto quello sarebbe stato perfetto, almeno nell'immaginario
di Wakamatsu, il biondo sapeva benissimo che tutto avrebbe finito con
il rivoltarsi contro: d'altronde con una pantera non si scherzava!
- *~~~*
- «Bastardo,
alzati da quella dannata sdraio!»
- In
quell'istante Kousuke stava provando una delle più grosse
soddisfazioni della propria vita: era riuscito a cogliere alla
sprovvista quel dannato scansafatiche!
- Come
poteva non essere gasato dalla cosa? Quel gavettone gli era finito
dritto su quel bel faccino.
- I
capelli blu del suo ragazzo erano fradici e il viso zuppo d'acqua.
Wakamatsu stento riuscivo a contenere la sua goduria.
- Non
aveva nulla da gioire, l'universitario lo sapeva, ma doveva rimanere
all'erta perché sicuramente Daiki avrebbe reagito.
- «Sei
stato tu a farmi questo?».
- «Chi
altri può esser stato?».
- La
soddisfazione del biondo ebbe vita breve, perché, proprio
come aveva
intuito, l'altro incominciò a fissarlo con uno sguardo
iniettato di
sangue. Gli pareva quasi che avesse intenzione di ammazzarlo
solamente con i suoi occhi.
- La
cosa al compagno non era andata per niente a genio.
- «Me
la pagherai!».
- Era
chiaramente infuriato e le cose si mettevano davvero male per lui, ma
almeno era riuscito a destare il suo interesse in qualcosa che non
fosse restarsene a poltrire al sole.
- «Fermati,
Wakamatsu!».
- Aomine
incominciò a rincorrerlo per tutto il cortile e, se c'era
una cosa
che Wakamatsu aveva capito alla Too Gakuen, era che nessuno avrebbe
mai potuto competere in velocità contro una pantera: Daiki
dopotutto
era il più agile giocatore di Basket che il Giappone avesse
mai
conosciuto.
- Aveva
già perso in partenza ma Kousuke era pronto ad ogni
evenienza.
- «Come
diamine ti è venuto in mente di tirarmi un
gavettone?».
- «Hai
anche il coraggio di chiedermelo?». A volte si domandava se
nella
testa di Aomine ci potesse essere della segatura, ma probabilmente
era così vuota che anche quest'ultima s'era volatilizzata.
«Sai
cosa rischi nel restare tutte queste ore al sole? Hai dimenticato
quante volte te l'ho detto? Però tu non mi dai mai retta!
Pensi solo
alla tua abbronzatura da strapazzo, come se fosse l'unica cosa
importante della vita».
- Wakamatsu
era talmente irritato che gli venne naturale buttare addosso ad
Aomine un altro pallone.
- «E
così hai pensato di darmi una lezione lanciandomi un
gavetto?».
- «A
quanto pare ha funzionato, bastardo!».
- Con
un movimento felino, il ragazzo dagli appariscenti capelli blu, gli
fu alle calcagna e il ghigno sul volto non auspicava nulla di buono.
- «L'hai
voluto tu, Wakamatsu!».
- Era
stato talmente veloce al punto che Kousuke si accorse a stento della
mano dell'altro sui restanti gavettoni.
- L'altro
aveva rubato circa la metà dei palloncini e questo
significava solo
una cosa: Aomine voleva vendicarsi e per farlo aveva deciso di
ricorrere al suo stesso gioco!
- «Bene
sono pronto!» disse il biondo dichiarando guerra al proprio
ragazzo.
- *~~~*
- Era
pur vero che quello era un divertimento molto infantile, ma Wakamatsu
non si sentiva un bambino, perché quello con Daiki non era
affatto
un gioco: quella era una vera lotta!
- Entrambi
volevano predominare sull'altro, anzi, desideravano annientarsi. La
loro, infatti, sarebbe stata una battaglia all'ultimo sangue.
- «Prendi
questo, bastardo!».
- «Come
se basti solo questo per fermarmi!».
- I
due ex compagni di liceo si osservavano con occhi così
carichi di
risentimento che era palpabile dall'eterno il reciproco risentimento,
almeno era quello che avrebbero pensato i passanti nel vedere quello
sguardo. Nessuno di loro avrebbe potuto capire che dietro quelle
occhiatacce ci fosse qualcosa che andava ben oltre l'odio.
- Il
loro amore andava oltre quel rancore nonostante a tirare le redini
fosse proprio quest'ultimo.
- Wakamatsu
non era ancora in grado di capire come dalla loro avversione fosse
potuto nascere l'amore, ed era certo che anche lo stesso Aomine
trovasse che fosse una vera incognita. Loro due si amavano, in
qualche modo.
- «Ti
ammazzerò!».
- «Dubito
che ne sarai capace, senpai».
- Aveva
avvertito una punta di sarcasmo in quella voce e conoscendo il
soggetto non dubitava che volesse prendersi gioco di lui.
- «Bastardo!».
- Dopo
aver poggiato gli occhi al suo fianco, Wakamatsu si accorse di aver
praticamente esaurito tutta la scorta di gavettoni e, dopo un fugace
sguardo ad Aomine, si rese conto che a quest'ultimo gliene restava
solamente uno.
- "Non
ci voleva!" disse fra sé e sé notando il nemico
avvicinarsi
con la sua agilità felina.
- «Ho
vinto io!».
- Non
gli lanciò l'ultimo gavettone, ma Daiki glielo
spiaccicò
direttamente in faccia per dimostrare la sua supremazia.
- A
Wakamatsu però non importava di aver perso la lotta,
perché almeno
parte della vittoria era stata sua, dopotutto era riuscito ad
attirare l'attenzione di Aomine e questo gli bastava.
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