32
Capitolo
Trentadue: All'ultimo Respiro
"We
have no scar to show for happiness.
We
learn so little from peace”
~
Chuck Palahnuk
«Sono
io il capo adesso»
«Beh
il tuo capo fa schifo» proruppe Natasha con sguardo glaciale.
Sinthea
voltò il capo verso di lei e sorrise enigmatica.
«Natasha
Romanoff! Era davvero ora che ci incontrassimo» trillò gioviale poi
i suoi occhi da gatto si assottigliarono alla vista di Ekaterina
accanto a lei.
«Ahiahai
K e così mi hai tradito? Sciocco da parte tua presentarti al mio
cospetto. Ma ho chi può rimetterti al tuo posto, possibilmente tre
metri sotto terra!» concluse a denti stretti ma con un sorriso
tronfio.
Katja
infatti venne travolta alle spalle e rotolò a terra con violenza,
stretta al suo avversario, senza che Vedova Nera potesse intervenire
in suo aiuto.
La
Soldatessa si ritrovò stretta nella morsa ferrea di D che non dava
segni di riconoscerla.
«D...i..di!»
sussurrò mentre soffocava, pur guardandola negli occhi Dominil non
disse nulla, ne il suo sguardo mutò, anzi rafforzò la propria presa
sul collo della ragazza.
Una
sensazione opprimente la colse: un vuoto destabilizzante, Dominil la
sua folle, innocente Didi non la riconosceva, non provava niente, i
suoi occhi rispecchiavano il nulla. Che cosa le avevano fatto? Ed
ecco la rabbia. Se avesse potuto, Katja, avrebbe ruggito di furia.
L'avrebbero pagata. Li avrebbe massacrati tutti per quello che le
avevano fatto.
Fu
grazie alla rabbia adrenalinica, bruciante ed incontenibile che
riuscì a liberarsi e scagliarsi con incredibile velocità contro la
persona che amava, ingaggiando un duro scontro.
Natasha
non perse tempo, dopo essersi assicurata che la sua protetta fosse
riuscita a reagire, si diresse rapida verso Sin decisa ad ucciderla;
nello stesso istante in cui lo fece anche Steve. Qualcosa, o meglio
qualcuno, intercettò la sua traiettoria e la placcò scaraventandola
a qualche metro di distanza.
«Natasha!»
gridò il Capitano preoccupato, ma non abbastanza da non riuscire a
parare il colpo della figlia di Teschio Rosso.
«Battiti
con me Romanoff!» Allegra Belgioioso torreggiava su di lei con
alterigia. La spia sorrise melliflua, “Bene” pensò “Mi
ha risparmiato la fatica di andarla a cercare”. Si rialzò in
piedi e si mise in posizione di attacco.
«Non
è da te scommettere contro chi ti è superiore» sibilò con altera
sicurezza. Allegra rise divertita preparandosi anch'essa.
«Oh
questo è tutto da vedere! Io so tutto di te, ti ho studiato
Romanoff, saresti un ottimo pezzo da collezione, ma vali di più da
morta!»
«Potrei
dirti la stessa cosa, tuo fratello sarebbe disposto a spendere
qualsiasi cifra.» replicò prontamente Natasha, colpendola dove
faceva più male «E credimi non uscirai viva da qui. Hai commesso il
tuo primo ed ultimo errore decidendo di guadagnare sulla pelle di mio
figlio!».
«Oh
Capitano, c'è davvero bisogno di essere così aggressivi?» lo
canzonò Sinthea parando con le braccia incrociate la gamba tesa di
Steve, mentre scivolava elegantemente in spaccata.
Lo
scontro tra i due supersoldati si fece serrato e violento; Steve
comprese subito che, se non voleva essere sopraffatto, doveva
combattere per uccidere.
«Chiedi
clemenza Capitano! Non puoi battermi» ghignò la ragazza al suo
orecchio. L'Avenger riuscì a respingerla, scagliandola lontano.
«E'
qui che ti sbagli Sinthea. Io ho tutto il giorno» disse
mentre si toglieva l'elmo e glielo lanciava contro riprendendo subito
lo scontro.
«Ore
sei» avvertì Iron Man fornendo copertura a Bucky e Sharon.
Era
davvero un pandemonio, gli agenti parevano emergere dalle pareti
stesse.
Sharon
scansò James nascondendosi insieme dietro una colonna, tossì a
causa del fumo acre in seguito ad alcune esplosioni. Guardò il
supersoldato accanto a sé per controllare che stesse bene.
«James...»
«Tranquilla,
sto bene» le sussurrò l'uomo sorridendole incoraggiante. Si sporse
appena cercando di capire quanti fossero i nemici, e fu in quel
momento che lo vide e tremò, non di paura ma di una sorta di sottile
eccitazione.
«Tony!
Karpov è lui!» Iron Man lo individuò quasi subito «Si sta
allontanando dallo scontro».
«E'
mio!» replicò prontamente Tony poi si accostò alla coppia, la
maschera si sollevò mostrando il volto teso ma deciso del genio.
«Voi
ce la fate?» chiese, i due annuirono.
«Non
ti preoccupare Tony. Vai! Salutalo da parte mia» aggiunse con
sguardo complice. Iron Man annuì;
«Contaci
Soldato Ghiacciolo» e partì all'inseguimento.
«Bene,
bene da quanto non ci vediamo».
Sharon
fu scossa da un brivido, ma come Bucky reagì d'istinto a quella
voce: graffiata, sprezzante, detestata.
«Rumlow»
replicò cupo il Soldato d'Inverno.
Bucky
non aveva desiderato altro: mettere la parola fine a quella storia.
Sharon
non si diede pena di dare voce ai propri pensieri, li mostrò
apertamente: attaccò per prima Crossbones rapida ed impietosa.
Quell'uomo le aveva condizionato la vita per troppo.
James
d'istinto andò a coprirle le spalle, la proteggeva dai colpì più
violenti, lasciando poi a lei la veloce risposta.
«Crepa
Barnes!» urlò Rumlow colpendolo con violenza inaudita.
«Dopo
di te» fu la replica glaciale.
Sharon
e James si battevano senza risparmiarsi, stanchi di quell'uomo;
Rumlow più di una volta si ritrovò a sudare freddo, ogni volta che
sul suo corpo nasceva una nuova ferita.
L'agente
13 cominciava a non poterne davvero più, la fatica minacciava di
farle perdere l'equilibrio ad ogni nuovo contatto, finché
un'esplosione accanto a loro li fece crollare a terra,
momentaneamente ciechi a causa del fumo.
Sharon
tossì forte e quando i suoi occhi iniziarono a mettere a fuoco,
desiderò non poter vedere: Crossbones ne aveva approfittato ed aveva
stretto il Soldato d'Inverno in una presa mortale, il braccio
metallico era orribilmente schiacciato – malgrado la mano fosse
ancora saldata al resto dell'arto - dalla morsa metallica che
l'agente HYDRA aveva al braccio. Bucky stava soffocando.
«James!»
articolò la donna attanagliata dalla paura.
«Sì
quella è esattamente l'espressione che mi fa tanto eccitare piccola
Carter!» disse Rumlow delirante. Bucky cercò di divincolarsi con
rabbia ma non servì.
«Sai
Barnes ho sempre saputo che avresti portato guai, ma Pearce era così
contento di avere il suo giocattolino!» serrò la presa e per un
attimo la vista di James si offuscò.
«Non
ti preoccupare non ho intenzione di finirti subito Soldat,
prima mi occuperò della nostra graziosa Carter, voglio guardi mentre
la faccio a pezzi» gli bisbigliò sadico all'orecchio.
«Lascialo
andare Brock!» ordinò dura Sharon puntando la pistola verso di
loro, dentro stava tremando non potendo sopportare di vedere James
così impotente.
«Non
credo proprio Carter! Illuminami: come farai a colpire me senza
ferire il tuo amato soldatino di latta?».
Un
guizzo attraversò lo sguardo di Bucky e Sharon; la presa sulla
pistola tremò appena, incerta.
«Sh...a...ron»
articolò sofferente; la compagna negò col capo.
«James»
soffiò disperata, ma lui le fece un debole cenno.
«Ti...
amo...»
«Anch'io!»
e fece fuoco.
Per
un lunghissimo secondo nulla si mosse, tutto rimase perfettamente
cristallizzato e poi il sorriso da squalo di Rumlow si frantumò in
mille pezzi tramutandosi in una smorfia di dolore e crollò a terra.
James,
nonostante l'acuta sofferenza, reagì velocissimo e si accanì
sull'uomo: lo colpì ripetutamente con forza, rabbia, il braccio
metallico nonostante fosse danneggiato funzionava benissimo per
spaccargli la faccia.
«James,
James basta è finita! E' morto...» la voce concitata di Sharon lo
riportò al presente. Smise di colpirlo, il volto era una massa
irriconoscibile di sangue e carne, non c'era più battito, non c'era
più un alito di vita: Brock Rumlow era morto.
Le
braccia della bionda circondarono Bucky stringendolo con
disperazione, tremava;
«Mi
dispiace, mi dispiace, mi dispiace» ripeteva controllando il suo
addome alla ricerca della ferita che aveva provocato lei.
James
le prese gentilmente i polsi e la guardò con dolcezza;
«Va
tutto bene Sharon, ho sempre saputo che eri un'ottima tiratrice».
Lo
sguardo di Sharon cadde sul pezzo di pelle mancante: aveva colpito
lui per colpire Rumlow. Il proiettile aveva attraversato di striscio,
ferendolo all'addome senza prendere punti vitali, e si era piantato
in quello di Crossbones facendogli perdere la presa.
«Ti
amo!» sospirò l'agente 13 fra le lacrime «Ti prego lascia che ti
curi».
Sharon
riuscì a fare un bendaggio approssimativo.
«Sicuro
di farcela?» chiese lei ancora una volta, Bucky le accarezzò il
volto.
«Sì.
Andiamo, c'è ancora del lavoro da fare».
Che
i nemici fossero duri a morire, beh si sapeva ma che fossero anche
così numerosi non aiutava.
Clint
e Sam si ripararono dietro delle colonne trivellate dai proiettili.
Falcon azionò Red Wing e questo li aiutò a riprendere fiato.
Improvvisamente
l'ex pararescue perse il contatto con il suo piccolo amico
tecnologico, Clint si arrischiò a vedere cosa fosse successo, un
verso a metà fra l'esasperato e l'incazzato abbandonò le sue
labbra.
«Sam»
richiamò il compagno «Abbiamo compagnia. E stavolta non credo ce la
caveremo solamente qualche contusione» borbottò.
«Quanti?»
«Uno.
L'ultimo Winter Soldier: Leon Duval. Il bastardo che mi ha
distrutto casa!».
Lui
e Sam si fissarono per alcuni secondi, poi Falcon sospirò e si
strinse nelle spalle;
«Non
facciamolo aspettare».
Leon
Duval, o per meglio dire L era diverso, da Niall, da Katja perfino da
Bucky; non che il suo cervello non avesse subito vari ed innumerevoli
condizionamenti, ma lui non si era mai ribellato, anzi li aveva
ringraziati perché era quella la sua vera natura: assassino a sangue
freddo, letale e silenzioso, oscuro. La brama di morte e sangue
l'aveva accompagnato per tutta la sua vita, fin da bambino: piccoli
animali, insetti. Finalmente ora poteva assecondare la sua natura
senza provare nulla.
«Vi
ho visti falchetti. Fatevi avanti, venite a farvi strappare le ali e
gli occhi» mormorò letale.
«Non
serve chiedere, amico» replicò l'arciere uscendo allo scoperto e
attaccandolo con l'arco scomposto e ricomposto in un'alabarda.
Falcon
l'attaccò da dietro con un calcio teso in volo.
Non
sarebbe stato uno scontro facile.
«Ora
basta Dominil!» gridò Ekaterina stanca di combattere, stanca di
ferirla.
I
lunghi capelli biondi ora erano tinti di rosso sangue, il respiro era
affannoso, il volto escoriato, le labbra spaccate, le nocche rotte e
il corpo pieno di lividi e ferite più o meno profonde. Katja era
nelle sue stesse condizioni, se non peggio, un rivolo di sangue le
colava dalla testa, scivolando crudele lungo la tempia, tracciando
guancia e mento.
«Ti
prego» la supplicò. Non ce l'avrebbe fatta a colpirla ancora, la
amava troppo. Decise di agire per prima, la schiantò duramente
contro una parete e le bloccò le braccia con le sue. La bionda
soldatessa cercò di divincolarsi.
«Dominil»
sussurrò dolcemente «Perdonami, perdonami per averti lasciato sola,
sono stata così ingiusta con te, avrei dovuto proteggerti prima,
avrei dovuto...» esausta accostò il corpo al suo fremente, leggera
come una farfalla posò le labbra sulle sue, fu un bacio delicato,
tenero al gusto di sangue e ferro.
«...K...»
bisbigliò Dominil sulla sua bocca, lasciando l'altra basita.
«K»
ripeté mentre le sue mani risalivano lungo le braccia e le spalle
«K» le sfiorarono il collo magro per poi serrarsi con forza e
iniziare a stringere.
Ekaterina
osservò che i suoi occhi erano a tratti vacui e a tratti pieni di
emozioni soverchianti. La ragazza cercò di artigliare un detrito a
poca distanza mentre D continuava a soffocarla, lasciò che fosse
l'ultimo anelito d'istinto ad agire per lei: afferrò il frammento di
muro e colpì con forza la testa di Dominil che batté con violenza
anche a terra perdendo subito conoscenza.
Katja
si piegò su di lei protettiva, la prese e la trascinò al riparo
tenendola stretta.
Non
seppe dire per quanto tempo restò lì a cullarla, ma dopo quella che
parve un'infinità Dominil sollevò le palpebre color pesca e i suoi
occhi la cercarono immediatamente. Ekaterina rimase immobile col
cuore in gola.
«K?
Che succede? Sei venuta a prendermi?» chiese con voce sottile ed
innocente.
La
mora a quelle parole scoppiò a piangere, libera finalmente di poter
dar sfogo alla sua paura ma anche alla sua gioia.
«Sì...»
rispose strofinando il naso contro la tempia della bionda «Sono
venuta a prenderti».
Natasha
arretrò contro il muro tenendosi la spalla ferita, strinse i denti
cercando con gli occhi Allegra, quella stronza aveva approfittato di
un'esplosione per defilarsi. Ancora poco e l'avrebbe eliminata.
«Nat!»
chiamò Sharon andandole incontro seguita da Bucky.
«Che
vi è successo?» volle sapere la spia osservando le loro condizioni
fisiche.
«Rumlow»
rispose James «E' morto».
Natasha
si scambiò un'occhiata con Sharon e poi annuì.
«Allegra
si è nascosta, ho perso Steve e Sin – ebbe un brivido – JJ gli è
andato dietro»
«Hulk
si sta occupando degli agenti all'esterno» la informarono i due;
«Tony?»
«All'inseguimento
dell'uomo che ha ordinato la morte di Howard e Maria. Sam?» chiese
Bucky leggermente in ansia.
«Credo
sia con Clint, si stava occupando delle cariche» replicò Natasha.
«Ekaterina?»
domandò a quel punto Sharon,
«Sta
bene. Sta portando Dominil al sicuro sul jet» disse mentre il suo
sguardo si rischiarò appena.
Quello
scambio di informazioni si interruppe bruscamente da una nuova ondata
di agenti dell'HYDRA.
Natasha,
Sharon e Bucky vennero travolti dagli scontri.
Ad
un tratto James si tastò il petto percependo sotto il tessuto ruvido
e logoro quella piccola forma quadrata che in qualche modo gli dava
forza, si guardò attorno osservando attonito la battaglia che si
stava scatenando e capì di non poter più aspettare. Fanculo il
momento perfetto!
«Sharon!»
richiamò la compagna tirandola a sé e mettendosi momentaneamente al
riparo.
«James?
Che succede?» gli chiese preoccupata, osservandolo mentre si
inginocchiava e trafficava con la sua giubba.
«Sharon»
disse guardandola con amore e solennità, le mostrò la piccola
scatolina «Vuoi sposarmi?».
L'agente
13 non ebbe nemmeno il tempo di formulare un pensiero che furono
costretti a separarsi per affrontare i loro nemici, che così
scortesemente si erano intromessi fra loro.
«Tu!
- esalò incredula lei – Ti pare il momento più opportuno per
chiedermi di sposarti?» domandò lievemente isterica, mentre
rifilava una ginocchiata all'avversario e lo lanciava, letteralmente,
verso il compagno.
«No,
ma potrebbe essere l'unico! Ti amo! Ho scelto di passare il resto
della mia vita...» strinse i denti mentre evitava per un soffio
alcuni proiettili vaganti «...sempre che di vita ce ne rimanga, al
tuo fianco! Qual è la tua risposta?» chiese, finalmente uno accanto
all'altra.
Sharon
sbatté gli occhi perdendosi in quelli del supersoldato, sconvolta e
felice.
«Natasha!»
urlò voltando il capo in direzione della rossa impegnata in uno
scontro. Questa mise fuori gioco l'avversario e poi le prestò la sua
completa attenzione.
«Mi
fai da damigella d'onore?» gridò raggiante.
Vedova
levò un sopracciglio verso l'alto alquanto perplessa, poi alzò gli
occhi al cielo, la pistola che scattava rapida ad eliminare
avversari;
«Niente
rosa!» le urlò di rimando ma con un piccolo sorriso ad incresparle
le labbra.
«E'
un sì?» borbottò James confuso più che mai da quello scambio di
battute, Sharon per tutta risposta lo bacio con passione.
Bucky
frastornato dal bacio, la guardò e la trovò più bella che mai,
nonostante la fatica, il dolore, la stanchezza.
«Magari
l'anello te lo metto dopo eh, che dici?» scherzò lui, si
scambiarono un altro lieve bacio poi i nemici pretesero la loro
attenzione.
Vedova
venne colpita bruscamente al fianco e voltandosi si ritrovò di nuovo
faccia a faccia con Allegra.
«Questa
volta non ti lascerò andare. La storia finisce qui» disse Natasha
con sguardo minaccioso e letale.
«La
storia finisce per te» sibilò lei.
Natasha
non si fece impressionare e passò subito al contrattacco, colpendola
senza pietà.
«Vedi
Allegra io non posso proprio morire. Devo andare ad un matrimonio»
un altro colpo e stavolta sentì distintamente le ossa del braccio
della Belgioioso spezzarsi a causa della sua mossa. Si rese conto che
la giovane italiana era al suo limite e sorrise melliflua: povera
piccola aristocratica, per quanto potesse essere capace non era
abituata a scontri così lunghi e intensi.
L'afferrò
per i lunghi e biondi capelli e con una ginocchiata ben assestata la
mandò contro il muro.
Allegra
crollò in ginocchio e cominciò a tremare per davvero. Per una
abituata a calcolare rischi e guadagni fu semplice comprendere che
non ne sarebbe uscita viva e lei non voleva morire. Poteva giocare
con la morte senza mai sbilanciarsi, poteva giocare con la morte di
altri, ma lei in verità ne aveva un sacro terrore. Aveva paura della
morte ed era troppo giovane per non averne. Si guardò attorno: tutto
quello valeva davvero di più della sua vita?
«Mi
arrendo» sospirò Allegra alzando le mani. Natasha fece una
smorfia;
«E dovrei crederti?» sibilò.
«Io
non voglio morire» e Natasha guardandola negli occhi vide che quella
era la più pura e semplice verità, quello era uno sguardo che
conosceva bene.
«Dov'è
Sin?» chiese a quel punto.
«Io-»
Allegra pensò in fretta e prese coscienza delle prossime mosse della
sua ex alleata «Se la base è compromessa si starà dirigendo verso
l'hangar. Non è così sicura come vuol far credere, ha molto meno
controllo di quanto pensi»;
«Grazie»
e subito dopo Natasha la colpì violentemente con il calcio della
pistola, Allegra Belgioioso svenne.
«Che
si fa?» chiese James poco dopo.
«Dobbiamo
radunare il resto della squadra e dirigerci verso l'hangar. Sharon tu
porta la Belgioioso al jet e mettiti in contatto con Coulson, cerca
di capire a che punto sono. James raduna gli altri».
«Pietà...»
sussurrò con un filo di voce Karpov, ormai ridotto allo stremo.
Tony
torreggiava su di lui, il respiro pesante e controllato, provato
nell'anima di aver finalmente messo le mani sul mandante
dell'assassinio dei suoi genitori.
«Dimmi
una cosa, perché?» mormorò con sguardo perso il genio.
«Io
non lo so» affermò ostinato l'ex addestratore della Red Room. Iron
Man fece un verso esasperato e puntò la mano armata contro di lui,
poteva polverizzarlo in pochi istanti.
«D'accordo.
Lukin voleva mettere le mani su un siero o qualcosa del genere che
gli Stark custodivano, non so altro lo giuro!» replicò stanco.
«Peccato
che Lukin sia morto quindi, capisci, dovrò rivalermi su di te,
infame bastardo» replicò Tony allungò il braccio e l'energia si
sprigionò eliminando definitivamente l'incubo di Bucky Barnes e Tony
Stark.
Compiuta
la sua vendetta non si sentì meglio, non provo nulla, il vuoto
persisteva sospirò pensando, quanto meno, che ci fosse un verme in
meno a quel mondo; inspirò solennemente poi prestò ascolto alla
comunicazione audio, calò la maschera sul viso e si voltò.
JJ
strinse i denti frustrato ed esausto dallo scontro che lui e Grant
Ward stavano ormai portando avanti da troppo, lanciò uno sguardo ad
Annabeth ammanettata, picchiata e sorvegliata a vista dall'ex
specialista.
L'agente
di livello 7 era riuscito ad anticipare la loro direzione e li aveva
aspettati all'hangar; un improvviso fragore gli fece voltare lo
sguardo: Steve Rogers era appena stato schiantato da Sinthea Schmidt,
un leggero brivido lo colse, la battaglia fra quei due si era fatta
sempre più violenta e brutale.
«Che
vogliamo fare Capitano?» celiò sarcastica e divertita Sin «Colpirci
fino a che i nostri corpi non saranno più in grado di rigenerarsi?»
terminò con un gesto teatrale.
«Almeno
ti porterei nella tomba con me!» replicò Steve lanciandole lo scudo
sulle gambe e facendole perdere l'equilibrio.
Sin
sorrise melliflua, un sorriso sporco di sangue. Non era andata poi
così distante dalla realtà: lo scontro tra loro stava causando seri
danni al fisico di entrambi, che persino il siero faticava a
rimarginare in tempi brevi. Gli sputò in volto il proprio sangue per
poi alzarsi di corsa e dirigersi verso il Bus, facendo un cenno a
Ward; il suo ultimo agente rimasto.
L'ex
specialista non esitò un istante, lanciò una granata verso Steve e
JJ e, afferrando rude Annabeth, seguì Sin.
Il
supersoldato e l'agente di livello 7 si misero al riparo proprio
mentre si avvertiva il rombo dei motori del grande velivolo.
Il
resto degli Avengers comparve in quel momento nell'hangar; Natasha lo
cercò immediatamente con lo sguardo.
«Steve!»
urlò richiamando il compagno.
L'uomo
si prese qualche momento per osservarla: era esausta, il corpo
provato e il sangue che le colorava la pelle candida ancora fresco,
eppure per lui era sempre bellissima, un angelo magnifico e crudele.
Vedova
vide le sue labbra muoversi, articolare poche parole: “Perdonami.
Ti amo.” e lei tremò ma se ne rese conto troppo tardi.
Capitan
America si mosse fulmineo e corse dietro al Bus, che intanto stava
decollando, si accorse appena di JJ che tentava di stargli dietro
animato dalla stessa idea.
«STEVE!»
lo chiamò Natasha cercando, troppo tardi, di seguirlo; alla fine
crollò in ginocchio sostenuta da Bucky e Sharon. Tony, nonostante i
propulsori danneggiati, cercò di stare dietro al Bus ma dovette
aiutare Hulk, all'esterno, con alcuni jet e mezzi corazzati che
cercavano irriducibili lo scontro. L'aereo di proprietà dello
S.H.I.E.L.D. volava sempre più in alto fino a che la modalità
invisibile lo rese praticamente irraggiungibile.
Ciò
che Sharon vide quel giorno le rimase impresso nella memoria: Natasha
Romanoff tremante, furiosa, amareggiata e sopratutto terrorizzata a
morte mentre chiamava ancora Steve e lacrime silenziose e odiate le
segnavano crudelmente il viso.
«Secondo
te come siamo messi?» esalò Sam con un'ala spezzata e il corpo
scuro di lividi.
«Bah,
secondo me siamo in parità» borbottò Clint tenendosi un braccio e
respirando piano e profondamente. Falcon si voltò verso di lui ed
osservando la sua faccia da schiaffi sarebbe scoppiato a ridere se
ciò non gli causasse un tremendo dolore allo sterno.
Leon
invece era ancora in piedi apparentemente intoccato, anche se in
verità così non era.
Sam
e Clint erano davvero provati ma qualcuno da lassù doveva volergli
un gran bene perché in loro aiuto arrivò Katja.
«L
finiamola, ora» esordì dura.
Il
Winter Soldier la guardò annoiato;
«Molto
bene. Se vuoi farla finita ora non hai che da chiedere» la ragazza
intanto si scambiò un cenno con i due Avengers.
Quello
era l'attacco decisivo.
Sinthea
non era riuscita a riprendersi che un violento pugno di Steve Rogers
l'aveva fatta volare contro una parete. Lui e Holden erano riusciti
ad appendersi ad una delle ruote del Bus e a penetrare all'interno.
Sinthea
ridacchiò sinceramente divertita e si leccò il sangue che le colava
dalle labbra.
«Sai
una cosa Capitano? Mio padre non l'ha mai compreso, lui voleva
dominare il mondo, che vanesio! Era davvero convinto che quella fosse
la soluzione. Si sbagliava, non puoi dominare qualcosa di corrotto.
Solo dalle ceneri puoi plasmare qualcosa di completamente nuovo, in
cui i forti domineranno sui deboli e voi non avrete più necessita
d'esistere. Sai in fondo dovreste ringraziarmi-»
«Ringraziarti?»
replicò duro Steve, come se stesse sputando veleno.
«Io
sono un male necessario, mio bel Capitano. – lo disse quasi
con dolcezza, come se stesse spiegando qualcosa di ovvio ad uno
sciocco – Io rendo voi ciò che siete. Senza di me cosa saresti
Steve Rogers? Un soldato senza guerra... Inutile. La tua dolce metà?
Un'assassina che ritornerebbe a fare ciò per cui è nata-»
Per
Steve quello fu troppo e la colpì spietatamente.
«Può
essere che tu abbia ragione Sinthea, ma non ti illudere che le cose
andrebbero come tu desideri, ci sarà sempre chi alzerà il capo e
dirà “basta”. Questa è la realtà: per ogni male necessario ci
sarà un bene disinteressato che lotterà!».
Sinthea
urlò e si avventò contro di lui, rotolarono a terra colpendosi a
distanza ravvicinata, mentre il Bus virava in modo anomalo
sballottandoli in tutte le direzioni.
«Che
cazzo succede?» gridò la figlia di Teschio Rosso ferita.
Nella
cabina di pilotaggio intanto JJ e Ward si affrontavano duramente,
mentre Annabeth cercava un posto abbastanza sicuro per far atterrare
quel maledetto aereo ma senza successo, inoltre i due agenti
avvinghiati nello scontro non l'aiutavano di certo.
Esausta
e ferita Munroe decise di fare una mossa disperata: lasciò i comandi
e si gettò su Ward per dare una possibilità a Holden. Nel caos
della lotta Annabeth e Grant Ward si ritrovarono con una pistola
ciascuno e nessuno dei due esitò: due proiettili partirono nello
stesso istante.
Il
sorriso sul volto dell'ex specialista si addolcì accasciandosi poi a
terra colpito a morte.
Annabeth
tremante per ciò che aveva fatto, cadde in ginocchio mentre il
sangue crudelmente le sgorgava dalle labbra: il proiettile le aveva
perforato l'addome.
«Annabeth!»
urlò disperato Holden tenendola fra le braccia.
«J...J
per favore... l'aereo... c-ci s-c-hia-n-teremo...».
«Merda!
Dannazione resisti!».
*
«Più
veloce!» ordinò Natasha scura in volto a Clint, tutta la squadra si
era finalmente riunita nel jet che si dirigeva nel punto in cui il
Bus aveva mandato l'ultimo segnale.
La
scena che si presentò davanti agli Avengers non era delle più
rassicuranti: il Bus pareva aver tentato un atterraggio di emergenza,
ma si era gravemente distrutto contro la superficie rocciosa e pareva
essersi spezzato in più punti.
Vedova
si mosse tremante verso le rovine del Bus così come gli altri,
finché uno dei portelloni rimasti si aprì cigolando e un JJ ferito
gravemente uscì zoppicante con Annabeth Munroe incosciente fra le
braccia, immediatamente Tony e Sam lo aiutarono e lo portarono verso
il loro jet.
Natasha
sentiva la ragione abbandonarla ad ogni istante passato, il suo corpo
sembrava non appartenerle e rifiutava di sottostare al suo controllo,
insieme al cuore che si restringeva in petto sempre più impedendole
di respirare correttamente.
Poi
un borbottio di voci attirò la sua attenzione. Sotto gli sguardi
increduli e sollevati dei suoi compagni, Steve Rogers uscì anche lui
alquanto malconcio tenendo stretta Sinthea Schmidt, imprigionata con
delle cinghie, mentre inveiva e malediceva tutto e tutti.
«Questo
è il tuo più grande peccato Capitano! La tua fottuta bontà ti
costerà la vita! Non appena mi libererò ti verrò a cercare, ti
ucciderò e ti strapperò ciò che hai di più caro-!».
Improvvisamente
un sibilo attraversò l'aria e tutti se ne accorsero troppo tardi, la
voce di Sinthea morì, uno schizzo di sangue colpì il volto e...
«Steve!».
_____________________________________________________Asia's Corner
Buon pomeriggio a tutti voi!
Eccomi tornata con questo penultimo
capitolo che come avete notato è molto denso e ricco d'azione,
non vi nasconderò che la stesura è stata alquanto dura,
gestire non solo l'azione ma anche così differenti personaggi
tutti legati fra loro e saltare dall'uno all'altro è stata
un'impresa per me! Spero che il risultato sia stato di vostro
gradimento.
Non mi dilungherò molto anche perché ormai che siamo
così vicini alla fine di questa avventura lascerò alcune
riflessioni e ringraziamenti per il prossimo capitolo conclusivo.
Io ringrazio tutti voi per l'affetto e la pazienza e ci vediamo al prossimo capitolo!
Un abbraccio!
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