Il mio nome è Marinette e un giorno diventerò una portatrice di Miraculous.
Adrien... beh, prima di parlare di lui vorrei cominciare a raccontarvi le cose dall'inizio!
01. Prologo
Era giorno di festeggiamenti nel mio villaggio, infatti ricorreva il
cinquantesimo anniversario della caduta del demone nero, come veniva
ormai chiamato da tutti. Il possessore del kwami del gatto, che si
faceva chiamare Chat Noir, molti anni fa impazzì tentando di
distruggere tutto e tutti sul suo cammino, e solo grazie all'unione
della forza di tutti i possessori dei miraculous si riuscì a
fermarlo.
Dovete sapere che nel mio mondo esistono delle creature magiche
chiamate kwami; che si formano ogni volta che una nuova idea o
emozione astratta prende vita nell'universo. Tuttavia, i
kwami non potendo essere percepiti dagli umani non sono mai stati in
grado di interagire con loro.
Il problema è stato risolto migliaia di anni fa, quando un
mago cinese creò dei gioielli magici, detti appunto
Miraculous, in modo che essi riuscissero a comunicare con i loro
portatori. Oggi i giovani più dotati vengono scelti da tutto
il mondo per diventare i portatori dei miraculous, guerrieri che dovranno dedicare la
vita a proteggere e mantenere l'equilibrio del pianeta.
Non mi era mai piaciuto partecipare a quei festeggiamenti, insomma si stava comunque facendo festa sulla tragica morte di qualcuno... e a quel tempo non credevo che la
storia potesse ancora influenzare la vita delle persone, tanto meno la
mia.
In questo caso vi domanderete qual è il mio
villaggio... Forse lo stesso luogo che aveva visto l'infanzia di alcuni
degli eroi che sconfissero Chat Noir, oppure il luogo dove ebbe inizio tutto?
No, mi dispiace deludere le vostre aspettative.
Il nome con cui veniva chiamato il mio villaggio era Gordes. Piccolo paesino di montagna in Francia che a volte non compariva nemmeno nelle cartine; insignificante quindi, un po' come me. Sorgeva poco distante dalle rovine di
un altra cittadina distrutta dalla furia del demone nero. La
città non era mai stata ricostruita e costituiva solo un
misero ammasso di macerie.
Mi trovavo nella mia camera, disperata.
"Mi raccomando non fare tardi Marinette!" sentivo ancora gli echi
dell'ultima discussione con mia madre, prima che uscisse di casa.
- Si mamma! - sbuffai osservandomi allo specchio. Cercavo invano da
quasi un'ora di acconciarmi decentemente i capelli, ma questi
continuavano ostinati a rimanere in disordine.
- Ah! - dissi esasperata lanciando sul letto il fermaglio a forma di coccinella che mi avevano regalato per il mio quindicesimo compleanno. Alla fine mi arresi e legai i capelli in due codini come al
solito...
Mi lasciai cadere pesantemente sul letto. Ma cosa mi ostinavo a
fare? Non mi piaceva, quella festa... E non mi piaceva il vestito da cerimonia.
Cioè...lo ritenevo uno degli abiti più belli del
mondo, con i suoi raffinati decori e l'elegante forma... questo
finché non ero io quella costretta a indossarlo. Oltre a
sentirmi legata in una camicia di forza, sembravo una classica
abat-jour della nonna.
Non che fosse una novità, tutti al villaggio sapevano della
mia goffaggine... riuscirò a non inciampare almeno questa
sera e rendermi ridicola di fronte a tutti?
Sentii scoppiare il primo fuoco d'artificio, dopo un lungo fischio.
Mi affacciai alla finestra e osservai per un istante il cielo venire
illuminato da tutti i colori. Era uno spettacolo fantastico... E
sarebbero stati tutti impegnati a guardarlo! Di certo nessuno si
sarebbe accorto se mancava una singola e impacciata ragazza...
Decisi di uscire lentamente dalla camera e sgusciai di soppiatto dal retro, sempre
attenta che nessun vicino di casa mi vedesse.
Dove potevo andare, aspettando che la festa finisse?
Non so bene cosa mi spinse in quella particolare direzione. Chissà,
forse il destino o il volere di qualcuno... Fatto sta che mi avventurai
per un sentiero che, sapevo benissimo, conduceva tra i monti.
Man mano che continuavo a salire sulla mia sinistra si innalzava la
parete rocciosa mentre alla mia destra c'era uno strapiombo
da cui potevo avere un perfetto panorama del mio villaggio.
Forse per il buio, perché non prestavo attenzione o
perché doveva semplicemente accadere, riuscii a perdermi per
quei sentieri che percorrevo molto spesso con mio padre fin da piccola
A tratti riuscivo ancora a sentire la festa, la musica e i fuochi
d'artificio, ma in quel reticolo infinito di sentieri cominciavo a perdere la speranza di non
riuscire a tornare a casa.
Vagai per diverse ore, alla fine ero esausta.
Il mio abito era logoro e si era strappato e macchiato in più punti, i capelli
pieni di rami e polvere e le ballerine ormai sgualcite ad ogni passo mi
facevano sentire tutti i sassi su cui mettevo piede. Sconsolata mi
appoggiai al tronco di un albero e alzai lo sguardo verso il cielo.
- Così imparo a fare sempre di testa mia! - mugugnai
chiedendomi cosa fare. Ormai era notte fonda e la luna era già nel cielo. Sarebbe stato impossibile tornare al
villaggio, avrei corso il rischio di smarrirmi ancora di
più, magari cadere e ferirmi.
Sì, senza dubbio la miglior cosa da fare era trovare un
rifugio per la notte e aspettare che facesse luce. Stranamente non
conoscevo il luogo dove ero giunta, non assomigliava a nessuna delle
radure dove spesso mi ero avventurata alla ricerca di qualche
ispirazione per disegnare. Mi guardai intorno irrequieta.
In più non riuscivo a vedere quassi niente, i miei non erano
mica gli occhi di un gatto!
Dopo un po' di tempo però scorsi, poco lontano, una specie
di caverna che avrebbe offerto un ottimo riparo per la notte. Senza
indugiare oltre corsi in quella direzione, mentre stava cominciando a
piovere.
Avrebbero interrotto i festeggiamenti per questo? I fuochi d'artificio
venivano ancora lanciati nel cielo, e da dove mi trovavo riuscivo a
vederli bene. All'inizio continuai a osservarli, poi una volta finiti una mezz'oretta dopo decisi di riposare e, tastando con le mani, cercai di
portarmi più all'interno della caverna
Inaspettatamente le mie dita sfiorarono qualcosa di diverso dalla
terra e le rocce: era qualcosa di morbido. Qualcosa di
vivo...
Balzai in piedi con un urlo, sbattendo la testa contro la pietra, un dolore lancinante alla testa mi oscurò ancora di più la vista.
Ignorai il sangue che mi colava caldo dalla ferita sulla fronte e corsi via più veloce che potessi. Lontano dal punto in cui mi trovavo fino a
un secondo prima.
Correndo a piedi scalzi, in un bosco durante una tempesta , scivolai
diverse volte bagnandomi dalla testa ai piedi e ricoprendomi
interamente di fango.
Cos'era quella cosa nella caverna?
Avevo avuto una reazione un po' esagerata.
Me ne resi conto solo dopo essermi calmata presso una sorgente. Mi
inginocchiai a terra, vicino alla pozza d'acqua che si era venuta a
formare per la pioggia e cominciai lentamente a pulirmi. Nel breve
tempo in cui ero fuggita il sangue si stava asciugando sulla fronte,
mescolandosi al fango e incollandomi tutti capelli.
Non sapevo bene cosa fare. Ero troppo agitata per pensare in maniera
razionale.
Certo, tutto poteva essere stato un falso allarme... la cosa che avevo sfiorato poteva essere una volpe in cerca di riparo come me... o peggio, poteva essere un mostro?
Mi costrinsi a smetterla di pensare quelle cose e calmarmi, almeno in parte. Rallentai il respiro e lavai
il viso nell'acqua gelida. Il gesto mi aiutò a schiarire un
po' le idee, almeno in parte. Probabilmente la cosa che avevo sfiorato
a quell'ora doveva essersi spaventata e allontanata come avevo fatto io e potevo
tranquillamente tornare a ripararmi là sotto, dopotutto era il
luogo migliore dove trascorrere la notte.
Sembrava tutto tranquillo, da quando ero scappata non era cambiato
nulla. Sempre sul chi va là, mi accovacciai silenziosamente
a terra scrutando intimorita nell'ombra del rifugio.
Probabilmente mi aspettavo che una belva mi saltasse alla gola... la mia immaginazione non mi stava proprio aiutando in quel momento
Dal principio non scorsi nulla.
Solo in un secondo momento mi parve di scorgere un movimento.
Colpita da un'idea geniale tutto d'un tratto, frugai nelle numerose tasche
interne del mio vestito ed estrassi fuori una scatoletta di fiammiferi.
Ne accesi uno e utilizzai la fievole luce della fiammella per
rischiarare il buio e finalmente lo vidi. Sdraiato a terra, un ragazzo
addormentato, vestito solamente di un paio di pantaloni neri e una
maglia sgualcita, che riposava immobile.
Doveva essere stato lui quella cosa calda e liscia che avevo sfiorato
prima, e che mi aveva tanto spaventato.
-Che stupida!- pensai, farsi spaventare da questo poverino, che evidentemente nella mia stessa situazione aveva trovato riparo come me.
Forse in un'altra occasione avrei cercato un altro luogo per riposare,
o forse avrei addirittura avrei tentato di ritrovare la strada di casa il prima possibile. Molti in seguito mi dissero che qualunque scelta avessi fatto quella notte
sarebbe stata molto meglio di quella che decisi di prendere: mi stesi accanto
a lui e dopo pochi secondi mi addormentai. Stranamente mi sentivo al sicuro.
Non sono d'accordo con tutte quelle persone che in seguito mi hanno
biasimato o mi hanno additata come folle, credo che la mia vita
iniziò solamente in quel momento; quando mi addormentai
accanto a quel giovane dai capelli biondi.
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