Capitolo
I
Le
ferite del passato
(dal
punto di vista di Nick)
Sono
seduto a bordo di un aereo. In prima classe, naturalmente. Mio figlio è
seduto
sul sedile alla mia destra e sta schiacciando un pisolino. Gli voglio
bene; è
tutto ciò che mi ricorda della mia compagna morta lo scorso anno. È
stato
ingiusto il modo in cui Anabel Skye se n’era andata. Aveva ricoperto
l’incarico
di agente federale per molti anni, perciò il pericolo aveva fatto parte
a lungo
della sua vita. L’ho conosciuta tredici anni fa e non aveva lasciato il
ZCIS
neppure dopo che il suo partner era rimasto ucciso in azione. Non le
piaceva
molto parlare di lui, ma avevo scoperto che era un coniglio di nome
Jack
Savage. Avevo intuito che c’era stato qualcosa fra loro, dal modo in
cui lei
parlava di lui, ma non sono mai riuscito a saperne di più. Non mi era
sembrato
giusto chiederle ulteriori informazioni, soprattutto dopo che io e
Anabel ci
eravamo messi insieme. Abbiamo avuto un figlio meraviglioso di nome
Robin. Ha
undici anni ora, ma non ha ancora provato sulla sua pelliccia le
difficoltà di
essere una volpe come è successo a me quando avevo la sua età.
Anabel
non se n’era andata mentre stava compiendo il suo dovere. Nessuno si
aspetterebbe mai di morire mentre sta facendo qualcosa di così banale
come
attraversare una strada. Eppure, è così che è andata: un vecchio
montone aveva
superato il semaforo rosso e l’aveva investita in prossimità di un
incrocio. Può
sembrare una piccola consolazione il fatto che sia morta sul colpo, ma
in
realtà non sarebbe dovuta morire affatto. Non esistono parole adatte
per casi
del genere. Non ho avuto neppure la possibilità di piangere disperato
mentre
stringevo fra le mie zampe il suo corpo senza vita, dal momento che non
ero lì
al momento dell’incidente. Fortunatamente, Robin era a casa a studiare
con il
suo tutore. Come potete ben immaginare, ne uscimmo entrambi con il
morale
devastato. Ho amato profondamente Anabel.
A
volte ho come l’impressione che il destino sembra provarci gusto nel
privarmi
di tutto ciò che amo.
Questo
spiega il motivo per il quale mi trovo a bordo di un aereo diretto a
una città
nella quale avevo giurato di non fare mai più ritorno, dopo tutto
quello che
era successo quindici anni fa.
In
quella città avevo provato un altro dolore; avevo perso qualcosa
d’importante
senza che io avessi dovuto venirne a conoscenza. O almeno, così avrebbe
dovuto
essere. Di norma non avrei mai ringraziato Ben per la sua passione
quasi ossessiva
per i pettegolezzi, ma in quell’occasione avevo dovuto ascoltare ciò
che aveva
da dirmi.
Lei
non voleva che lo sapessi. Era evidente. Il modo in cui aveva agito
era una
prova lampante che la sua carriera veniva prima di qualsiasi altra
cosa. A dire
il vero, non ero arrabbiato per quello che aveva intenzione di fare, ma
per il
modo con cui aveva intenzione di pugnalarmi alle spalle. Non avrei mai
immaginato che avrebbe potuto essere così sleale. Se ne avessimo
parlato prima,
avrei potuto capirla. Ero convinto che la nostra relazione avrebbe
potuto
resistere a quella prova. Ma avevo giurato a me stesso che non sarei
mai più
tornato alle mie vecchie, disoneste maniere; invece, lei sembrava
averle prese
a cuor leggero.
Quindici
anni fa, diedi l’addio a Zootropolis. Non volevo farci mai più ritorno,
neppure
quando arrivai in Messigatto e stavo cercando di mettere insieme i
pezzi del
mio cervello per prendere una decisione sulla prossima destinazione.
C’erano
soltanto due mammiferi che sapevano dove fossi diretto. Uno era il solo
amico
che abbia mai avuto in vita mia: Fred Fennecson, in arte Finnick, un
piccolo
fennec che era stato la mia spalla per anni. L’altra era mia madre,
Viola
Wilde.
Mia
madre è il motivo per cui sto tornando a Zootropolis, la città della
perdita.
Ieri
ho ricevuto una telefonata da Finnick. Mi disse che mia madre stava
morendo per
colpa di un tumore al cervello, incurabile e allo stadio terminale. Lo
sapeva
da almeno un anno, ma aveva sperato di guarire grazie alle cure mediche
che stava
ricevendo. Non ha mai voluto dirmelo e confesso di essermi arrabbiato
con
Finnick per avermi tenuto all’oscuro della cosa per così tanto tempo.
Lei aveva
deciso di sospendere la terapia e Finnick mi aveva chiamato per
avvertirmi che
i medici le avevano detto che le rimanevano al massimo altre tre
settimane di
vita.
Voglio
molto bene a mia madre, sebbene non sia mai stato un granché come
figlio. Se lo
avessi saputo prima, avrei pagato qualsiasi cifra pur di fornirle tutte
le cure
mediche di cui avrebbe avuto bisogno.
Ma
l’ho saputo troppo tardi; ora, tutto quello che posso fare è infrangere
la
promessa che avevo fatto a me stesso tempo addietro e tornare per dirle
addio
nella maniera più meritevole possibile.
Anche
a costo di ritrovarmi faccia a faccia con lei.
Sono
pronto.
Lo
spero, almeno.
******
Nick
sospirò malinconico mentre guardava fuori dal finestrino. Il sole aveva
cominciato a sorgere. Il loro viaggio stava per giungere a termine.
Robin
continuava a dormire seduto alla sua destra e Nick lo lasciò riposare;
suo
figlio ne aveva bisogno. Avrebbe dovuto affrontare due eventi
importanti in un
solo giorno: visitare una grande città a lui sconosciuta e conoscere
per la
prima volta la sua nonna paterna.
“Gentili
passeggeri, è il capitano che vi parla.” comunicò una voce maschile
dagli
altoparlanti, “Abbiamo iniziato la discesa. Le manovre di
atterraggio
saranno ultimate entro quindici minuti.”
Nick
continuò a guardare fuori. I grattacieli del Distretto centrale di
Zootropolis
si ergevano maestosi alla vista, mentre il sole del mattino rifletteva
i suoi raggi
facendo splendere le superfici di vetro.
“Svegliati,
Robin.” disse Nick mentre scuoteva leggermente la spalla del figlio.
“Siamo
già arrivati, papà?” domandò la giovane volpe dopo aver sbadigliato.
“Ci
siamo quasi.” rispose Nick mentre Robin si sporgeva in avanti per
guardare
meglio fuori dal finestrino.
“Sono
cresciuto qui.” affermò Nick con un lieve sorriso. Nonostante tutto il
dolore
che aveva provato, conservava ancora dei ricordi felici.
“La
manovra di atterraggio ha avuto inizio.” annunciò il capitano.
L’aereo
iniziò la discesa sulla pista di atterraggio dell’aeroporto cittadino
di
Zootropolis, dislocato qualche chilometro a nord del Distretto di
Rainforest,
sul versante settentrionale della città. Mentre guardavano in basso,
Nick e
Robin riuscirono a scorgere le cime degli alberi e le macchine addette
al
mantenimento del clima tropicale e all’apporto d’acqua piovana nel
distretto.
L’aereo stesso fu colpito dalla pioggia mentre ultimava la manovra di
atterraggio attraverso gli ampi spazi fra un albero e l’altro.
Come
annunciato, l’aereo ultimò l’atterraggio e completò l’agganciamento al
terminal.
“Siamo
arrivati all’aeroporto cittadino di Zootropolis. Vi ringraziamo per
aver scelto
un volo della Zootopia Airlines. Vi ricordiamo gentilmente di non
dimenticare
il vostro bagaglio personale al momento dell’uscita dall’aereo.”
“Andiamo,
figliolo.” disse Nick a Robin. Qualche istante dopo, la porta del
terminal
aeroportuale si aprì; le due volpi percorsero il tunnel che li avrebbe
condotti
al check-in e compirono i loro primi passi insieme a Zootropolis.
“I
vostri passaporti, prego.” esclamò l’addetto al check-in. Nick tirò
fuori i due
passaporti dalla tasca interna della giacca e li consegnò
all’impiegato, che li
aprì dinanzi a loro.
Il
primo apparteneva a suo figlio Robin e riportava i seguenti dati:
Robin
Skye
Data
di nascita: 26/06/2023
Specie:
vulpes vulpes
Colore
degli occhi: azzurri
Colore
della pelliccia: rossa
Segni
particolari: nessuno
Nazionalità:
messigattese
L’impiegato
controllò la foto presente sul documento e la scansionò. Dopodiché
toccò al
passaporto di Nick:
Nicholas
Johnathan Hood
Data
di nascita: 14/01/1984
Specie:
vulpes vulpes
Colore
degli occhi: verdi
Colore
della pelliccia: rossa (naturale), nera (tinta)
Segni
particolari: nessuno
Nazionalità:
zootropolitana, messigattese
“Qual
è il motivo della sua visita a Zootropolis?” domandò l’addetto al
check-in dopo
aver ultimato la scansione dei passaporti.
“Motivi
familiari.” spiegò Nick con un tono più brusco di quanto avesse voluto.
“Motivi
familiari.” ripeté l’impiegato prima di consegnare i documenti e
salutare le
due volpi.
******
Oh,
non ve l’ho detto? Io non sono Nicholas Piberius
Wilde. Nick Wilde se n’è andato quindici anni fa, quando sono partito
per il
Messigatto. Per essere più precisi, ho cambiato il mio nome in Nicholas
Johnathan Hood subito dopo la mia partenza. Nick Wilde era morto tre
settimane
prima di allora, quando qualcuna che amavo aveva deciso di piantarmi
una lama
nel cuore; evidentemente, il mio amore per lei non era corrisposto. Se
lei mi
avesse davvero amato, non mi avrebbe mentito. Non mi avrebbe colpito
alle
spalle in maniera così infida. Non avrei neppure dovuto ascoltare la
verità
dalla bocca di Ben.
Forse
è meglio partire dal principio.
Tutti
conoscono la storia della volpe e della coniglietta che hanno salvato
la città
dalla minaccia dei predatori resi selvaggi da una vice-sindaco
malvagia. La
coniglietta aveva convinto la volpe che poteva essere migliore di
com’era, e
così sono diventato il suo partner nella Polizia di Zootropolis dopo
aver
perpetrato per anni lo stereotipo della volpe truffaldina per le strade
oscure
della città. Ammetto che ero piuttosto bravo. Oh, certo, fra noi
abbiamo scherzato,
abbiamo riso e qualche volta abbiamo persino pianto.
Alla
fine ci siamo innamorati. Ma i sentimenti che provavo per lei erano più
forti
di quelli che lei provava per me.
Per
quale altro motivo Judy Hopps avrebbe deciso di pugnalarmi alle spalle
con la
decisione di abortire nostro figlio? Se non fosse stato per Benjamin
Clawhauser, il centralinista del Dipartimento di Polizia di Zootropolis
e
amante incallito del gossip, non lo avrei mai scoperto. Mi confrontai
con lei
qualche tempo dopo, nel giorno in cui lei aveva fissato la pratica
abortiva. Lo
avevo scoperto soltanto perché avevo aperto la sua casella di posta
elettronica, una cosa che non avevo mai fatto prima di allora. Ma dopo
aver
sentito quello che aveva avuto il coraggio di dirmi, mi ero sentito
sprofondare
nella disperazione più cupa.
Lei
non mi aveva dato alcun motivo valido per credere che lo stava facendo
per la
sua carriera. So bene che aveva lavorato sodo tutta la vita per entrare
in
polizia. Capisco perfettamente che le avevo detto delle cose cattive e
dolorose,
arrabbiato com’ero per ciò che voleva farmi. La verità è che io
desideravo
avere un figlio, e non sapevo se un simile miracolo sarebbe accaduto di
nuovo.
Avrei rispettato la decisione di Judy di ricorrere all’aborto, di
aspettare
fino a quando saremmo stati più sicuri della nostra relazione e del
nostro
lavoro. E non mi sarei di certo opposto se avessi saputo che il parto
avrebbe
potuto pregiudicare la sua salute. Ma lei non è mai venuta da me per
parlarne.
Non ne avevamo neppure discusso, perché pensavamo che una volpe e una
coniglietta non avrebbero mai potuto avere dei cuccioli. Ammetto che ci
fu una
mancanza di comunicazione da parte mia, ma lei avrebbe dovuto comunque
confidarsi con me. Sarei stato contrario all’aborto, ma avrei
rispettato la sua
decisione se solo lei non si fosse comportata in maniera così subdola,
infima e
meschina. Le dissi tutto questo in preda a una rabbia cieca.
Per
tutta risposta, lei mi colpì con violenza.
Non
sto parlando di un semplice schiaffo. Mi diede un pugno. Con quel
gesto,
compresi ciò che lei pensava davvero di me.
Lei
non mi aveva mai creduto. È stata tutta una finzione.
Feci
i bagagli e me ne andai. Dormii nel furgone di Finnick per tre
settimane,
mentre mi licenziavo dalla polizia. In quel lasso di tempo, Judy aveva
tentato
di contattarmi, ma ero così arrabbiato e deluso che non volli
ascoltarla in
alcun modo. Per quanto mi riguardava, tutto quello che avrebbe voluto
dirmi mi
avrebbe fatto persino più male di un calcio sui denti. O di un pugno. O
qualsiasi altra cosa.
Dopo
essermi licenziato (il capitano Bogo non ebbe nulla da ridire a
riguardo),
prelevai tutti i soldi che avevo messo da parte e andai all’aeroporto.
Non
prima di aver detto addio a mia madre e a Finnick, naturalmente. In
tutta
franchezza, non avevo alcuna idea di dove andare e non sapevo neppure
per
quanto tempo sarei stato via, ma mi imbarcai nel primo aereo diretto a
Città
del Messigatto e non mi voltai più indietro.
Fino
a oggi.
E
per quanto riguarda la pelliccia nera e il cambio del nome? Potrei
dirvi che
l’ho fatto per nascondere meglio le mie tracce, ma in realtà è più una
cosa da
‘nuovo me stesso’. Come ho già detto, Nicholas Piberius Wilde scomparve
quel
giorno. Nonostante tutto, sono diventato il direttore generale della
Hood
Enterprises, una piccola società di successo specializzata
nell’industria
dell’intrattenimento e nella costruzione di parchi di divertimento; non
sono così
difficile da rintracciare, insomma. Eppure, a Judy non è mai
importato. Si è
semplicemente arresa. Non che m’importi, ora. Finché ha fatto quello
che ha
fatto, nel mio cuore c’era posto solo per lei. Per molto tempo non sono
riuscito a fidarmi più di nessuno, fino a quando ho conosciuto Anabel.
Solo lei
e Robin sono riusciti a rimettere insieme i pezzi del mio cuore
infranto.
******
Nick
sospirò tristemente dopo essere uscito dall’aeroporto e
aver chiamato un taxi.
“Tutto
bene, papà?” domandò Robin. Nick lo guardò e abbozzò
un sorriso forzato.
“Sì,
sto bene.” rispose alla fine.
Non
appena arrivò il taxi, Nick aprì la portiera e fece entrare Robin per
primo.
L’autista scese dal mezzo e aprì il bagagliaio per consentire a Nick di
mettervi
le poche valigie che aveva portato per il viaggio. Dopo aver chiuso il
portello
posteriore, Nick lanciò un’ultima occhiata al terminal dell’aeroporto
ed entrò
nel taxi.
“Dove
volete che vi porti?” domandò il cavallo addetto alla guida del mezzo.
“Al
1955 di Cypress Grove Lane, nel Distretto di Rainforest.” rispose Nick.
Note
dell’autore: Gentili
appassionati di Zootropolis,
rieccomi con una nuova storia. Anzi… con la traduzione di una nuova
storia!
Ebbene
sì, il vostro amico Dario ha deciso di tradurre un’altra fanfiction,
intitolata Grief's Reunion e
scritta in inglese a opera
di Giftheck, un disegnatore e scrittore di fanfiction britannico; egli
mi ha
gentilmente dato il permesso di pubblicare la mia traduzione della sua
storia e
spero vivamente che anche voi possiate apprezzarla quanto il
sottoscritto.
Come
dichiarato dallo stesso autore, questa storia trae ispirazione da I
Will
Survive, l’ormai celebre e controversa storia a fumetti realizzata
dall’artista
brasiliano William Borba; tuttavia, contrariamente alla mia precedente
fanfiction intitolata La via del perdono, essa si sviluppa in
una linea
temporale totalmente diversa. È ambientata nella Zootropolis del 2034,
ben
diciotto anni dopo gli eventi del film e quindici anni dopo le vicende
di I
Will Survive. Se siete arrivati fin qui, avrete senz’altro compreso
che in
questa storia Nick è una volpe di cinquant’anni che si ritrova ad
affrontare i
demoni del suo passato dopo essere riuscito a rifarsi una vita
all’estero,
mentre Judy… beh, scoprirete che cosa le è successo nel prossimo
capitolo!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
I di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-1-Trust-682527260
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501
Questo
è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e vi auguro una
buona
lettura. A presto!
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