The clone diaries : Marie Antoinette

di LadyEurasia
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Nella virginalità, di questa vita non imposta ma scelta, pur, però, vi è sete di frivolezze, bellezza, piacere.
L'accelerazione del battito cardiaco, le palpitazioni, il sangue che si liquefà e scorre imperituro, le labbra che si gonfiano, le pupille che si dilatano, la pelle che si sensibilizza, s'increspa ed il gusto che s'accende, la sete, la fame dello sguardo, l'attenzione, il tocco altrui.. stan divenendo, son divenuti i suoi diletti favoriti.
Non è, dunque, difficile immaginare, comprendere la leggerezza con cui s'è accettato l'incontro, l'invito ad addentrarsi in siffatte esplicite lande, la libertà d'animo che va assumendosi, la dimenticanza del pensiero e dei dubbi che vi si accalcano, lo confondono.
Non v'è più confusione, non v'è più ritrosia una volta che la stanza, il suo silenzio è condiviso ed il corpo è nudo, esposto, alla mercé dell'appetito, l'insaziabilità dell'esperto. È attesa, allora, desiderio, apertura, voglia di scoperta di quel delirio dei sensi di cui tutti — pochissimi esclusi — tessono le lodi.
Così, guidata da questo spirito, Antonietta si fa accogliere ed accoglie, coglie lei il richiamo di sguardo d'ossidiana, la bocca, le labbra sulle proprie e il loro bacio, le mani d'artista, la loro abilità nel fondersi alle dorate ciocche, l'inclemenza delle dita nello scivolar via dalla capigliatura, scorrere lungo la nuca, il profilo del collo, l'incedere sulla gola, lo sterno, la deviazione al seno, l'incontro, lo scontro col capezzolo irto, la discesa a valle, per lo stomaco, il ventre.. e torna la collina — il monte di venere — , l'ultima ad ostacolo, difesa del guado ancor mai conquistato, anch'essa ancora inesplorata.
Ancor prima ch'ella possa realizzarlo, impavide le dita si tuffan nella campagna.
Carichi d'emergenza, gli occhi cristallini — precedentemente chiusisi, anche contro il suo volere, resi torpidi dalla serenità della carezza ritrovata — tornano a spalancarsi sul mondo e febbrili s'arrischiano alla ricerca di quelli altrui, ancora quell'ossidiana fonte di placidità, tenebrosa eppure carezzevole. S'affida, per mezzo di tal contatto rinnovato, nella propria inesperienza, all'esperienza di Gauguin e così, solo così, tocco dopo tocco, rintocco, i sussulti lasciano spazio ai tremiti e questi, in ultimo, spianano la strada ai gemiti, figli delle volute di piacere che cominciano a spandersi, invaderle le membra e, passo dopo passo, anche la mente rendendola parte del tutto, non più distaccata, non più ragionante.. sintonizzata sull'istinto, il più primitivo di tutti, tanto demonizzato quanto così perfidamente naturale e necessario.
S'è abbandonata, Maria Antonietta, si lascia cadere, si sente perduta, eppure, estremamente felice, viva, completa... umana.




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