...dove andremo, semmai!

di Nymeria87
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6x9.3 Battle of the Bastards (parte 2)

 

 

Jon era respiro accelerato.
Jon era l’intermittenza del battito del suo cuore lacerato, aspro di dolore e grondante veleno.
Jon era il vento, freddo e rabbioso mentre cavalcava fulmineo verso Ramsay, perché ai suoi occhi c’era solo lui, al di là di quegli arcieri che erano pronti a scoccare, al di là degli uomini a cavallo e ancora oltre la fanteria.
Non aveva altro negli occhi che la sua piccola figura,
non aveva altro nelle orecchie che il suono greve degli zoccoli del suo cavallo che rimbombavano sul terreno madido.

Una pioggia di frecce disegnò un arco luminoso nel cielo, ma il tormento di Jon sembrava fargli scudo contro ogni singolo dardo.
Gil arcieri di Ramsay incoccavano e scoccavano senza sosta e alla prima pioggia ne conseguì un’altra che però fu fatale per il destriero di Jon, che rimasto colpito al petto, disarcionò violentemente il suo cavaliere scagliandolo a terra poco prima di stramazzare al suolo.

Jon rotolò su se stesso nel campo invaso dalle frecce, cercò di riaversi dalla caduta: mani a terra per aiutarsi a tornare a rimettersi in piedi; una fitta alla gamba destra lo portò a controllare che non fosse ferita quando un suono sordo gli fece alzare gli occhi verso la cavalleria di Ramsay Bolton che incedeva imminente verso la sua direzione.

Gli occhi basalto di Jon stavano fissando l’inevitabile, spenti da ogni emozione.

È così dunque che finisce

il respiro gli si calibrò, diventando lento e profondo.

Ho fallito su tutti i fronti,

pensò Jon volgendo lo sguardo sconfortato al terreno,

ma se così deve essere non sarò certo io a tirarmi indietro.

 Gli occhi fissi sulle schiere nemiche, combattivi: non aveva più niente da perdere infondo; portò le mani a slacciare la fibbia del cinturone sfoderando Lungo Artiglio e impugnandone l’elsa a due mani, assumendo la posizione.

Combatterò fino alla fine!

Inspirava febbrilmente l’aria fredda, a pieni polmoni, preparandosi allo scontro.

Per Rickon

Un respiro

Per il Nord

Un respiro

Per Sansa…

Alzò la lucente spada dall’acciaio di Valyria, pronto a colpire, spense la parte più razionale di se facendosi guidare dall’istinto mentre un urlo gli montò in gola tempestivamente interrotto da un’ondata improvvisa alle sue spalle formata da cavalli e cavalieri che si scontrò per prima con le schiere nemiche facendogli da scudo umano.

Era un volteggiare di corpi e di lance e di sangue, gli uno sugli altri, in una mischia mortale, in uno scontro violento e repentino, dove i colpi andati a segno erano più guidati dal fato che dall’eccellenza del cavaliere di turno.
Urla e nitriti e colpi secchi e incrociar di spade erano gli unici suoni percepibili prima che un fischio d’aria annunciasse il diluvio di frecce che si abbattè sul campo.
Jon schivava e colpiva, schivava e affondava Lungo Artiglio, schivava e squarciava armature in una danza senza sosta mentre ogni respiro gli ricordava che era ancora vivo. L’odore acre del sangue ferruginoso gli entrava violento nelle narici, il volto sporco e macchiato di sangue non suo incorniciava i suoi occhi, temerari e al contempo rabbiosi, mentre continuava a guardarsi intorno ripugnato dalla situazione in cui si trovava ma rimanendo sempre pronto a sferrare un altro attacco, impietoso e implacabile, fomentato da una furia repressa troppo a lungo.

Un concerto di lance conficcate nelle carni, di sangue caldo e grondante che inzuppava il terreno mentre suppliche e lamenti costellavano la vallata tra sofferenza e disperazione e le frecce continuavano a piovere e a mietere vittime senza differenze. Jon volteggiava e affondava Lungo Artiglio e le frecce si riversavano ancora, implacabili.

Un componimento mortale cadenzato da urla e fendenti mentre i corpi senza vita continuavano ad ammassarsi sotto i piedi di chi invece combatteva ancora.
Fu un attimo di distrazione e un colpo di spada gli fece perdere l’equilibrio atterrandolo di schiena;  continuava a parare i fendenti del suo nemico finchè un fiotto di sangue non lo invase in pieno viso e la spada di Thormund non venne estratta dal corpo esanime del malcapitato.
“Hey” lo tirò su il bruto, cercando di fargli riprendere il controllo, Jon sgranò gli occhi scosso e imboccò un respiro profondo.

Giunsero in quel momento i rinforzi della loro fanteria capeggiati dal gigante Wun Wun, il quale incontrando Jon e Thormund, indicò loro le schiere nemiche che avanzavano. Lo sconcerto si impadronì dei sopravvissuti quando centinaia di scudi dell’uomo scuoiato disegnarono un semicerchio attorno a loro, ponendoli con le spalle ad una collina di cadaveri e annullando così ogni via di fuga; Jon si scambiò uno sguardo con Davos, consapevole di cosa stesse per accadere.
Le lance nemiche si abbassarono tra gli scudi piantati a terra, pronte a colpire al primo ordine che non tardò ad arrivare: “Fanteria, avanti!”.
Gli scudi si alzarono appena, due passi avanti e un affondo di lance, altri due passi e ancora un affondo e così continuò fino a che un vociare alle loro spalle anticipò l’arrivo di altri uomini armati, pronti a colpire, capeggiati da Lord Umber, riprendendo così la carneficina.
C’era chi tentava di far breccia tra gli scudi Bolton e chi difendeva il fianco dagli uomini di Umber, ma dovunque si voltasse lo sguardo il panorama ebbro di morte non mutava; sangue e terra e devastazione attorno a loro; gli scudi continuavano ad avanzare e Jon continuava imperterrito a menar di spada, fino a che non incontrò lo sguardo di Jon Umber in persona, pronto allo scontro; nel momento in cui i due si stavano per affrontare, una  calca di bruti li affossò tra i corpi giacenti a terra e ben presto Jon si ritrovò calpestato, confuso e boccheggiante in cerca di aria, mentre tentava invano di rimettersi in piedi e di sfuggire all’agonia incessante.

Tutto attorno a lui si fece buio e pesante ma aggrappandosi alla luce che traspariva da un fazzoletto di cielo, si fece strada tra i corpi, scalando armi e armature, afferrandosi a qualunque appiglio si potesse ancorare, fino a che non tornò a respirare, supplicando il cielo per altra aria.

Ripresa la coscienza di se, Jon si rese conto della ressa che lo attorniava, tutti quei corpi ammassati in cui non si riusciva a capire chi fosse ancora in vita e chi no; distinse Wun Wun ancora intento a combattere contro le lance e Thormund alle prese in uno scontro corpo a corpo con Jon Umber, poi ancora Davos che ricambiò il suo sguardo, fino a che non udì un suono in lontananza che si distaccava da tutte quelle urla, un suono caldo e acuto, un suono inaspettato e incessante di un corno da guerra…





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