Il
Natale delle donne
I personaggi
della saga di Harry Potter sono
di proprietà dell’autrice JK Rowling e
l’opera, di mia invenzione, è stata
scritta senza scopo di lucro
Dicembre
1998
“Sveglia
Ginny, guarda, ha nevicato!” La voce di Ron, attraverso
la porta chiusa, era assordante e il suo battere il pugno contro il
legno,
fastidioso.
Ginny
aprì un occhio
alla luce del mattino. Il calore della notte l’avvolgeva
ancora e lei stava
così bene sotto il piumone... però... la neve!!!
Immaginando già pupazzi e
battaglie a suon di palle di neve, si alzò di scatto dal
letto e corse alla
finestra, affrontando il freddo gelido di dicembre. Sbuffò,
delusa. Niente
neve. Il cortile della Tana era, come al solito, marrone di fango e
ghiaioso: niente
neve.
“RON!!!”
gridò
girandosi ed andando ad aprire la porta della camera.
“RON!!” gridò ancora, sul
pianerottolo.
Una
risatina dal piano
di sotto la fece infuriare ancora di più. Scese le scale
praticamente volando e
si trovò in soggiorno, davanti al più giovane dei
suoi fratelli e,
probabilmente, il più stupido. Che rideva a crepapelle.
“Bel
pigiama, Ginny”
continuò a ridere lui, piegato a metà.
“Harry, hai visto che bel pigiama che ha
mia sorella?” disse rivolto all’amico.
Ginny
vide in quel
momento Harry, e sentì chiaramente le guance arrossarsi. Poi
abbassò lo sguardo
sul suo abbigliamento notturno. Una tutona in pile viola con stelline
rosa.
Effettivamente, era molto infantile, ma a Ginny piaceva
perché era comoda,
morbida e calda. Però di sicuro non si sarebbe fatta vedere
in giro con
quell’indumento addosso.
“Secondo
me è carino.”
Harry strizzò un occhio verso Ginny e lei gli sorrise.
Poi
si rivolse a Ron:
“Sei un troll!” E detto ciò, si
girò e tornò su per le scale. Lentamente.
Una
volta in camera si
appoggiò alla porta e pensò a quanto fosse idiota
suo fratello. Poi un sorriso,
lentamente, le si disegnò sul viso: aveva appena avuto
un’idea. Doveva scrivere
a Hermione. Subito.
***
“Quindi,
Ginny, devi
scrivere una pergamena sulle principali tradizioni babbane sul
Natale?” chiese,
ancora, Hermione.
“Sì.”
Però
Hermione sembrava
ancora dubbiosa.
“Cos’è,
non mi credi?”
rise Ginny.
“No,
no ti credo...”
disse l’amica, poi continuò
“Però io non ce l’ho come
compito...”
“Pensi
che io voglia
fare dei compiti in più? Ti assicuro che ce ne hanno dati
abbastanza.”
Hermione
annuì, più
convinta.
Ginny
sorrise. Doveva
effettivamente fare la pergamena sulle tradizioni natalizie, quello che
invece
non doveva fare era... “Dobbiamo anche provare una tradizione
a scelta. E
commentarla”. Sorrise.
Ora
Hermione sembrava
ancora più convinta. Annuì anche lei, mentre
tirava fuori i libri dalla
borsetta. Aveva portato a casa tutti i libri sulle tradizioni natalizie
che
aveva trovato nella biblioteca babbana di Londra. “Diamoci da
fare, allora”.
Si
misero alla
scrivania di Ginny e passarono tutto il pomeriggio a documentarsi sul
Natale.
“Hai
visto? In Austria
si vestono da demoni. Come a Halloween. Sono strani, gli
austriaci.”
Ginny
era stupita,
quella tradizione non l’aveva mai sentita.
“Si
chiamano Krampus.
Lo fanno anche in nord Italia” ci tenne a precisare Hermione.
Ginny
sapeva già
quello che voleva fare, perché la tradizione che aveva
scelto, la conosceva
già, ma era rimasta affascinata dalle altre cose che avevano
trovato. C’erano
anche alcune immagini, seppur immobili, in cui si vedevano le varie
tradizioni
del mondo babbano. Non tutte erano assurde, ma una…
“In Giappone si abbuffano
di pollo fritto! Guarda, Hermione!” Ginny ora rideva,
mostrando all’amica una
pagina stampata. Così era quasi troppo facile.
***
Quella
sera a cena, Ginny buttò la
sua bomba.
“Come
compito di babbanologia devo
scegliere alcune tradizioni natalizie dei babbani, metterle in pratica
e scriverci
una pergamena di mille parole.”
Molly
la guardò. “Sembra una cosa
carina, tesoro”, Arthur, invece, era molto più
entusiasta.
“Sarebbe
fantastico! Conosco
tantissime tradizioni veramente belle! Potremmo costruire una capra di
legno,
corde e paglia e darle fuoco in giardino. Lo fanno a Gläve, in
Svezia.”
George
guardò suo padre,
sorridendo. “Sarebbe grandioso, papà. Potremmo
aggiungere un po’ di fuochi
d’artificio del Tiri Vispi
e…”
Arthur
scosse la testa. “Dobbiamo
farlo come lo farebbero i babbani. Possiamo usare la magia per
costruirlo, ma
non aggiungeremo niente dall’originale. Sarà
più divertente!”
George
non era pienamente convinto
della cosa, ma annuì.
“A
me non interessa” disse Ron,
calò la testa sul piatto e continuò a mangiare.
Harry, al suo fianco, lo guardò
un po’ pensieroso.
“Peccato.
Oggi ho scoperto che in
Giappone si mangia pollo fritto per tutto il 25 dicembre. Una vera e
propria
abbuffata.”
Ginny
aveva buttato lì anche
quell’informazione.
Ron
alzò la testa di scatto dal
piatto. “Mi prendi in giro?”
Ginny
scosse la testa sorridendo.
“No, no. Ti giuro che è vero”.
Il
fratello guardò la madre e
questa annuì. “Ti piacerebbe, caro?”
Date
a Molly il modo di nutrire
figli affamati e salverete il mondo. Gli occhi di Ron brillarono.
Davvero.
Ginny sorrise. Forse…
Molly
annuì. “Posso farlo, non è
un grosso problema”.
Harry
sorrise e disse: “Sembra
interessante”. Ginny gli sorrise di rimando.
“Ok,
allora sapete cosa faremo?”
Ginny prese il bicchiere e bevve un sorso d’acqua per creare
un po’ di attesa.
Lo riappoggiò sul tavolo ancora pieno e continuò:
“Papà e George costruiranno
la capra svedese. Ron e Harry mangeranno pollo fritto per Natale e io e
la
mamma, il sei di gennaio, festeggeremo il Natale
delle donne irlandese!” Fece un cenno a Molly e
questa, che si era alzata
per prendere il vassoio con il secondo, annuì.
“Io
e George saremo al lavoro,
quel giorno, Ginny” disse Arthur.
Ron
alzò la testa dal piatto e
annunciò: “Io e Harry invece saremo a casa. Il
corso dell’accademia inizia
l’otto.” Si girò verso l’amico
e rise contento. “Ci aspettano delle belle
vacanze, eh, Harry?” Il moro annuì e sorrise.
“Va
bene”, Ginny sventolò una mano
verso il fratello, ma lui aveva ripreso a mangiare senza considerare
più nessuno.
“Cosa
si fa, Ginny per il Natale
delle donne?”chiese Molly riempiendo il piatto a Harry che la
ringraziò.
La
figlia sorrise alla madre e
spiegò: “Il sei di gennaio tutte le donne escono
di casa per festeggiare fra di
loro, senza uomini. Fanno quello che vogliono”.
Molly
sorrise. “E cosa faranno gli
uomini quel giorno?”
Ginny
si agitò un po’ e mentre
gesticolava ancora, spiegò: “Gli uomini
devono…” Mentre parlava con la mano
colpì il suo bicchiere che si rovesciò sul
vassoio del secondo e Ron, che
sedeva di fronte a lei, scattò
indietro
alzando il piatto per non rovinarsi la cena. Purtroppo la panca su cui
era
seduto si spostò, facendo perdere l’equilibrio a
Harry, che cadde per terra sul
sedere. Ginny si alzò in piedi chiedendo al ragazzo se si
fosse fatto male,
mentre Molly aveva già tirato fuori la bacchetta per
sistemare la tavola e
salvare la cena.
“Calma
calma” Molly fece levitare il
vassoio in alto e l’acqua rovesciata sul tavolo verso il
lavello, asciugò la
pozza d’acqua per terra e rimise tutto sulla tavola. “Stai bene,
Harry?” Harry annuì alzandosi in
piedi e risedendosi sulla panca.
Nessuno
chiese più a Ginny cosa
dovessero fare gli uomini nel giorno del Natale delle donne. E lei si
guardò
bene da dare spiegazioni.
***
24
dicembre 1998
La vigilia di
Natale era arrivata. Molly,
Ginny, Harry e Ron erano nel cortile della Tana, quello sul retro, a
guardare
la grande capra costruita da Arthur e George a cui si accostarono,
bacchetta
alla mano, per darle fuoco. Harry si avvicinò a Ginny con in
mano una tazza di
eggnog, di cui Molly si era innamorata quando Hermione aveva spiegato
la
ricetta di sua nonna e aveva deciso di prepararla in nome delle
tradizioni
babbane.
Ginny sorrise a
Harry, che le si era
avvicinato. “Hai avuto una bella idea. Tuo padre è
entusiasta della capra”.
Guardarono tutti
e due verso l’alto. La capra
di paglia era veramente grande. Probabilmente misurava quaranta piedi
d’altezza. “Se ti confesso un segreto, prometti di
non dirlo a nessuno?” Ginny
si era avvicinata a lui e aveva sussurrato. Harry la guardò
inclinando la testa
e poi disse, sorseggiando la bevanda.
“Certo.”
Ginny
circondò la sua tazza con tutte e due le
mani e l’avvicinò alla bocca. “Non ho
avuto il coraggio di dire a papà che in
verità non andrebbe bruciata la capra.”
Harry
tossì. “Come?” Ginny rise. Harry
pensò
che fosse un suono melodioso.
“Gli
svedesi danno fuoco alla capra, ma non è
una tradizione. È un po’ come una sfida. La
tradizione è soltanto costruire la
capra.”
Il moro fece una
faccia strana, prese un altro
sorso di eggnog e poi alzò le spalle. “Va beh. Si
stanno divertendo così tanto!”
Ginny sorrise
ancora. “Vero?” disse. Prese un
sorso di bevanda anche lei.
Quando la capra
prese fuoco, tutti alzarono le
mani e gridarono festosi. Arthur e George si sorrisero soddisfatti e il
figlio
alzò un braccio per far battere una mano al padre e
scambiarsi il ‘cinque’. Ma
quando i fuochi d’artificio del Tiri Vispi schizzarono
incontrollati, da tutte
le parti Molly urlò, Arthur spalancò la bocca e
George iniziò a saltellare con
le mani in alto puntando la bacchetta. Rideva a crepapelle. Gli altri
fecero un
veloce dietrofront e rientrarono in casa. Seguirono il resto del
falò dalla
finestra del soggiorno. George, invece continuò a saltellare
intorno al fuoco.
Quando tutto finì, rientrò in casa soddisfatto e
Molly decise di dare il via
alla cena.
***
25 dicembre 1998
Il giorno di
Natale, il giorno dopo, fu il
giorno più bello di quelle vacanze per Ron. Molly aveva
cucinato pollo fritto
(e qualcosa anche di non fritto, a dir la verità) in
svariate ricette. Alle
erbe, al burro, ripieno, con le verdure, con altra carne e in
tantissimi altri
modi. Quando arrivò la sera, Ron si sentì
soddisfatto, sfamato ed estremamente appagato.
Ginny, secondo lui, aveva avuto un’idea fantastica. I
giapponesi erano un
popolo avanti anni luce rispetto al resto del mondo. Loro sì
che avevano capito
come godersela. Si sedette in poltrona con i pantaloni slacciati e
guardò verso
il camino, contento.
***
6 gennaio 1999
“Sicura
di quello che fai, giusto?” Hermione,
in camera di Ginny, glielo chiese ancora.
Ginny
sospirò. “Certo. Te l’ho detto. Ho tutto
sotto controllo.” Hermione la guardò, ancora un
po’ dubbiosa, ma annuì.
“Mamma,
sei pronta? Hermione ha prenotato in
quel centro di bellezza per le nove.” Ginny entrò
in cucina seguita dall’amica.
Molly stava preparando la colazione per tutti. Arthur e George
sarebbero andati
al Ministero e al Tiri Vispi, mentre Harry e Ron stavano discutendo su
cosa
fare in quella giornata.
“Potremmo
fare un giro sulla scopa. Tiriamo
due lanci con la pluffa, e magari, dopo facciamo un giro a Diagon
Alley,
guardiamo le novità al Negozio degli accessori di Alta
qualità di Quidditch e
andiamo da Fortebraccio, che dici, Harry?”
“Ah,
no.” Lo interruppe Ginny. Ron e Harry si
voltarono verso di lei. “Come, Ginny?”
Ginny
passò una tazza di tè a Harry, che le
sorrise ringraziandola e spiegò al fratello: “Oggi
è il giorno del ‘Natale
delle donne’. Le donne escono in gruppo da sole, con altre
donne e gli uomini
restano a casa a sistemare.”
“COSA?”
Ron aveva spalancato occhi e bocca.
Ginny
ghignò un pochino. “Sì, gli uomini che
restano a casa, tolgono le decorazioni natalizie, fanno le pulizie,
spolverano
e tutte quelle cose lì” spiegò la
ragazza sventolando una mano in aria.
“Ma…
Non avevi detto che avremmo dovuto fare
questo!” cercò di ribellarsi Ron.
“Sicuro?
Quando abbiamo parlato di scegliere
la tradizione che ci piaceva di più, io ho scelto il
‘Natale delle donne’
mentre tu hai scelto la tradizione giapponese. Papà e George
avevano detto che
non ci sarebbero stati e tu non hai detto che non andava bene,
quindi…” Ginny
alzò le spalle.
Ron
guardò la sorella socchiudendo gli occhi.
Capì di essere stato fregato. “Ti aiuto
io” disse Harry, all’amico. Ron lo
guardò riconoscente. Ma Ginny sorrise ancora.
Arthur si
alzò dal tavolo della colazione e
salutò gli altri per andare al lavoro. “Vedrai che
ce la farete, Ron. Non
preoccuparti.” E si avviò verso il camino per
prendere la metropolvere.
“Harry!
Che brutta faccia che hai! Sicuro di
stare bene?” Hermione si era sporta verso di lui,
osservandolo.
“Effettivamente
hai un colorito strano,
Harry.” Anche Molly si avvicinò a lui.
Harry
tossì. “In effetti, non mi sento
benissimo...” Tossì ancora.
“Non
è che hai la febbre, Harry?” chiese anche
Ginny, avvicinandosi a lui. Gli toccò la fronte e poi si
voltò verso la madre.
“Mamma, sentilo anche tu, scotta”.
George
salutò dicendo che faceva tardi al
negozio e si avviò al lavoro anche lui.
Molly si
avvicinò a Harry e gli appoggiò una
mano sopra la cicatrice. “Tesoro, scotti davvero. Hai la
febbre, Harry”.
Ginny si sedette
vicino a lui sulla panca e chiese:
“Vuoi che rimanga a casa con te?”
Harry scosse la
testa. “È solo febbre, Ginny,
non preoccuparti. Vai e divertiti. È il tuo
giorno”.
Ginny
annuì e si alzò. “Ron, assicurati che
resti sul divano con una coperta e non si alzi da lì. Ha
trentanove di febbre”
disse al fratello, con tono severo. “E non ti azzardare a
fargli fare i lavori
al posto tuo!” lo minacciò con il dito e Ron
sospirò, sempre più convinto di
esser stato incastrato. Guardò Harry, per vedere se
fingesse, ma effettivamente
sembrava che stesse male davvero.
Ron
guardò fuori dalla finestra, poi si alzò
dalla panca velocemente, indicando il cortile “Ma
c’è ancora tutta quella roba
là fuori!” gridò indicando il resto del
falò della capra svedese a cui avevano
aggiunto legna per fare un falò con gli amici di Hogwarts
per l’ultimo
dell’anno.
“Sono
sicura che ti inventerai qualcosa” Ginny
alzò le spalle e continuò a sorridere
innocentemente.
Ron si
voltò verso di lei e l’accusò:
“L’hai
fatto apposta!”
“Per
passare un giorno con mia madre e la mia
miglior amica?”
Il ragazzo si
innervosì ancora di più. “No!
Per far pulire me!”
“Sei
un po’ egocentrico eh, Ron? Vorresti che
mamma rinunciasse al suo giorno fuori con noi per rimanere a casa a
pulire il
casino che hai fatto per la tua festa di capodanno?” Ginny
era bravissima a
farlo sentire in colpa.
Quando uscirono
di casa, Harry era sul divano
con una coperta e un termos di tè aromatizzato alla cannella
e Ron fumava
rabbia davanti alla porta della cucina. Ginny salutò tutti e
due e suggerì
al fratello:
“Ron, sai vero, la
differenza fra Aguamenti e Aqua Eructo e quale dei due sia meglio
per lavare il pavimento, vero?” Si smaterializzò
quando Ron tirò fuori la
bacchetta per colpirla.
***
Ron si
passò la mano sul viso stanco. C’era
acqua dappertutto. Ginny era riuscita a imbrogliarlo anche con la
storia degli
incantesimi. Nessuno dei due che gli aveva consigliato andava bene per
pulire
il pavimento. Guardò rassegnato l’acqua scorrere
lungo le scale e gocciolare al
piano di sotto, gradino per gradino e inzuppare il pavimento del
soggiorno per
continuare in cucina. Riuscì a raggiungere il salotto, dove
Harry, rannicchiato
sul divano, cercava di limitare i danni, ma avendo la febbre, non
riusciva a
concentrarsi abbastanza.
“Prova
con un Finite Incantem. Io non ci
riesco”. Harry tossì dopo aver parlato.
Ron eseguì e l’acqua sparì.
“Grazie”
Si sedette vicino al moro sul divano.
“Penso che ti abbiano dato qualcosa per farti venire la
febbre” disse Ron,
guardando l’amico.
“L’ho
immaginato anch’io”, Harry sospirò
“penso
che Ginny volesse vendicarsi di quando le hai detto della neve e lei
è scesa in
cucina in pigiama”.
Ron si
girò verso di lui. “Dici?”
Harry
annuì. “Forse pensa che tu non possa
farcela.”
Ron si
alzò di scatto dal divano. “Adesso
vedrà.” Appellò pergamena penna e
calamaio e si sistemò al tavolo.
“Che
fai?” gli chiese Harry.
“Preparo
la mia vendetta. La neve, dicevi?”
Harry sorrise un po’ stranito, ma alla fine annuì.
***
Entrarono al
locale giusto in tempo per una
burrobirra calda. Ginny, Hermione e Molly avevano passato la giornata
al centro
benessere e ridevano come ragazzine spensierate. Si sedettero a uno dei
tavolini e ordinarono anche i pasticcini. Quel Natale delle donne, era
favoloso,
pensò Ginny.
“Dovremmo
farlo anche l’anno prossimo” disse la
rossa mentre la cameriera appoggiava un piattino di dolci sul tavolo.
“Ma
non l’abbiamo fatto per farti scrivere un
compito?” chiese Hermione, scegliendo un pasticcino. Aveva
immaginato che non fosse
tutto vero, quello che l’amica aveva raccontato.
“Ho
scritto la pergamena la settimana scorsa.”
“Aha!”
Molly guardò la figlia. “Quindi non
c’era bisogno di uscire oggi tutte insieme?”
Ginny era
disinvolta. “Non ti è piaciuto,
mamma?”
“Oh,
sì, mi è piaciuto tantissimo. Stare con
voi in questa giornata, è stato bello. Ma lasciare a casa
Ron a fare le pulizie…”
Ginny
sbuffò. “Per una volta che quel troll fa
qualcosa.” Molly spalancò gli occhi scandalizzata
e forse un po’ arrabbiata.
“L’hai
fatto apposta. Per fare un dispetto a Ron!” Ginny sorrise
ancora. Un sorriso
come quello di George.
“Hai
anche fatto ammalare Harry?” chiese
Hermione, non meno scandalizzata della strega più anziana.
Ginny
sospirò. “Gli ho dato un nuovo preparato
del Tiri Vispi. Ti viene solo la febbre, ma non veramente. Harry deve
essersi
ingannato da solo quando ha visto la temperatura. Dura solo poche ore.
Stasera
non avrà più niente”.
Ginny
guardò da sotto in su le altre. Aveva esagerato?
Un gufo
entrò nel locale e si diresse verso
Hermione. Lei lesse la pergamena ed esclamò: “Per
Godric!”, alzandosi in piedi.
“Che
succede, cara?” chiese Molly alla ragazza.
“Harry
si è fatto male!”
Ginny si
alzò di scatto. “Come? Harry!” Si
smaterializzò direttamente a casa, senza aspettare le altre.
Hermione si
risedette, prese un altro
pasticcino e sorseggiò la burrobirra. Molly la
guardò. “Ma… Harry?”
La riccia
sorrise. “Oh, Molly, per una volta
ho assecondato Ron: Harry sta benissimo”. Molly fece una
smorfia strana, ma non
si alzò dal tavolo.
***
“Harry!”
Ginny si smaterializzò nel soggiorno
della Tana e non si accorse di quanto fosse tutto in ordine,
preoccupata
com’era per Harry. Tutte le decorazioni di Natale erano state
tolte e tutto era
stato sistemato. Non notò neanche che il pavimento fosse
perfettamente pulito
(e asciutto!). Gridò ancora:
“Harry!”
salendo le scale. Quando passò
davanti alla sua camera al terzo piano, diretta al quinto in camera di
Ron, dove
pensava di trovare Harry, vide una pergamena attaccata alla porta della
stanza.
Si fermò e la lesse.
Harry sta bene,
sorellina.
Anche se non
è stato carino da parte
tua dargli quel preparato per fargli venire la febbre.
Siamo stati
bravi lo stesso e siamo
riusciti a fare tutto quello che dovevamo. Abbiamo anche sistemato la
tua
camera!
Come lesse
quelle parole, Ginny capì che suo
fratello aveva capito il tranello.
Aprì
la porta della sua camera prima di
leggere il resto. La sua stanza era freddissima. E completamente
bianca.
C’erano almeno due pollici di neve su ogni superficie
disponibile. Due pollici!
Neve sul letto, sul comodino, sul tappeto viola vicino alla scrivania.
Sgranò
gli occhi quando si rese conto che nella stanza stava ancora nevicando.
Santo
Merlino! Aveva in mano ancora la pergamena. Finì di leggere.
Volevi la neve?
Buon Natale sorellina!
Ron
*** sì,
l'avevo già pubblicata, ma per sbaglio l'ho cancellata
invece di revisionarla e allora ho pubblicato ancora!!! :-)
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