Gelosia
A Crowley
affascinavano molto gli esseri umani, erano creature così
semplici e, allo stesso tempo, così complicate.
Ciò che
instigava molto il suo interesse erano le loro emozioni e di come si
lasciavano travolgere da esse mandando tutto quanto a puttane.
Soprattutto nel campo dell'amore.
Non aveva mai capito il motivo per cui provassero quel sentimento
contorto chiamato gelosia,
che li portava ad un'ansia, ad una possessività assurda e,
possibilmente, anche fastidiosa, per timore di perdere una persona a
loro cara.
Ma poi
Aziraphale aveva conquistato il suo cuoricino, e cazzo... Crowley ci
era cascato in quel sentimento.
Aveva
osservato la
razza umana evolversi e vissuto al suo fianco abbastanza da
riuscire ad intuire le loro furbizie, specie sul come corteggiavano.
Ne
aveva visti parecchi di stolti che ci avevano provato spudoratamente
con Aziraphale, ricordava ancora quel D'Annunzio e Wilde, o alcuni
clienti che entravano nella sua libreria facendogli domande assurde
solo per fare quattro parole con lui. Ma l'Angelo era troppo ingenuo e,
giusto un pochino, tontolone per accorgesene.
Certo,
Crowley non
poteva biasimarli, Aziraphale era -cioè, è-
veramente una tentazione, una gioia per gli occhi, un essere
stupendo, meraviglioso, dolcissimo, gentilissimo...
Ma
apparteneva a Crowley, era roba sua e solamente sua.
Il
problema non era
Aziraphale, anzì quest'ultimo amava Crowley così
tanto
che l'idea di trovare conforto tra le braccia di un altro non gli
sfiorava nemmeno la mente, e lo stesso era per il demone. Il problema
erano quelli intorno ad Aziraphale, che gli si buttavano addosso come
mosche sul miele e senza ritegno. E Crowley, ogni volta, aveva voglia
di svelare la propria forma extracorporea per farli scappare via
terrorizzati, ma si limitava a fissarli minacciosamente e, se
continuavano ad insistere, gli mostrava le iridi da rettile, e questo
bastava a spaventarli.
Ovviamente
Aziraphale se ne usciva sempre con un ''Oh Crowley, mio caro, stai
esagerando.'' E il demone rispondeva sempre con ''No, sono loro a non capire che
il tuo cuore è mio.'' appoggiando poi delicato
una mano quella del
compagno che ricambiava la stretta con un sorriso sulle labbra. ''La
prossima volta che succede lascia fare a me, basta dire con gentilezza
che non sono interessato alle loro avance.''
E quella prossima volta, manco farlo apposta, arrivò pochi
giorni dopo, con l'ennesimo stolto che provava a flirtare con
l'angelo.
Ma partiamo dall'inizio.
Ad Aziraphale era giunta voce di una piccola mostra d'arte di
un
giovane artista emergente che si sarebbe tenuta non molto lontano dalla
sua libreria, e aveva proposto a Crowley l'idea di andarci insieme e,
perchè no, l'angelo poteva compiere un piccolo miracolo per
far
fiorire la carriera dell'artista... o, nel caso Crowley
c'avesse
messo lo zampino, distruggerla in un istante. Una volta ottenuti
miracolosamente due biglietti si diedero appuntamento fuori la
libreria dell'Angelo per poi avviarsi a piedi. Camminavano tra la folla
che quel giorno riempiva maggiormente le strade e, tenendosi per mano,
diedero di gomito più volte per farsi spazio.
Le voci dei passati, le grida, i rumori della strada e i clacson delle
macchine divennero indistinte una volta rifugiatisi tra le mura della
struttura che allestiva la suddetta mostra, dove regnava una
tranquillità confortate. Il silenzio era spezzato solo da
alcuni
sussurri di persone che commentavano le opere davanti a se', o altri
che lo contemplavano in silenzio con pensieri, negativi o positivi, non
detti.
Molti
sembravano ispirati al Naturalismo, i soggetti erano paesaggi
urbani e
suburbani in cui, persone, animali appartenevano ai luoghi dipinti.
L'angelo era, tra i due, quello che pensava ad alta voce, e il demone
semplicemente annuiva rimanendo in silenzio. Non perchè non
apprezzasse
l'arte, anzì, aveva ancora lo schizzo della Gioconda che
Leonardo da
Vinci stesso gli aveva donato in segno di amicizia, ma i quadri intorno
a lui non potevano competere con la figura angelica che aveva accanto.
Aziraphale
era così entusiasta di quella mostra che, appena ne ebbe
l'occasione,
andò a congratularsi di persona con l'artista emergente, un
giovane dal
capello sbarazzino, con indosso una camicia bianca, un pantalone a vita
alta con bretelle, e mocassino nero ai piedi. Lui era l'ennesimo
stolto
che stava flirtando con l'angelo, tutto davanti agli occhi -celati
dalle lenti nere- di Crowley che osservava a poca distanza.
Non
c'era assoluta malizia nelle parole dell'Angelo, mentre il giovane
artista lo guardava con un sorriso ammiccante e sembrò
interpretare la
sua gratitudine come un invito al continuare le lusinghe. Il demone si
ritrovò a sbuffare infastidito, e quasi non
riuscì a trattenersi nel
ringhiare quando udì queste parole uscire dalla bocca del
giovane;
''Allora,
ti ha... fatto male quando sei caduto dal Paradiso?'' le aveva
sussurrate mentre con una mano gli accarezzava il papilion, sfregando
il tessuto tra due dita, senza mai staccare lo sguardo
da quello dell'angelo.
Crowley
sentiva di poter esplodere da un
momento all'altro, rischiava seriamente di far uscire lingue di fuoco
dalla sua bocca.
Aziraphale,
con lo sguardo quasi perplesso, aveva discostato gentilmente la mano
del giovane sentendosi leggermente a disagio. ''Ah, temo ci sia un grosso
malinteso...'' e quando stava per dirgli che non era affatto
interessato alle sue avance, si sentì chiamare dal demone
che, in un
certo senso, lo salvò da quella situazione.
''Oh,
temo proprio di
dover andare,'' disse, colse il disappunto nel suo sguardo
''è stata
una mostra incantevole, giovanotto.'' e, dandogli le spalle, si
allontanò salutandolo con la mano, non vedendo che aveva
incrociato le
braccia al petto con un lieve broncio sul viso.
''Allora,''
fece
Crowley andandogli incontro. ''Ti sta piacendo?'' chiese, riferendosi
alla mostra. ''Moltissimo, mio caro, grazie per essere venuto con me.''
rispose l'Angelo, dolce come il miele. Crowley sentì dei
piacevoli
brividi sulla pelle, e gli sorrise sfilandosi via gli occhiali
rivelando gli occhi gialli che brillavano d'amore. ''Non dirlo neanche
per scherzo.'' rispose mentre poggiava le mani sui fianchi del
compagno. Avrebbe potuto riservare un occhiataccia a quel giovanotto e
andarsene tranquillamente con l'Angelo.
Ma no,
voleva mandargli un messaggio forte e chiaro e, perchè no,
anche a tutti quelli intorno a loro.
Il
demone posò le labbra su quelle di Aziraphale in un bacio
casto,
un
lieve sfiorarsi di labbra che prese poi un andamento
passionale.
Il
demone chiese l'accesso alla bocca dell'angelo, e quest'ultimo glie la
concesse permettendo alle due lingue di intrecciarsi tra loro... mentre
dietro di loro l'artista lì guardava quasi sconvolto. ''Mmm,
ah,
Crowley...!'' mugugnò sottovoce, percependo la bocca del
demone
spostarsi sulla pelle esposta del suo collo. Una delle mani del demone
si mosse raggiungendo la nuca dell'angelo, accarezzandogli i ciuffi
biondi.
''Crowley,
mio caro, siamo... siamo in un luogo
pubblico.'' gli fece notare Aziraphale con però ben poca
convizione,
siccome Crowley aveva preso a carezzargli il collo con la lingua. E
l'angelo gli strinse alcune ciocche di capelli con l'intento di
allontanarlo ma finendo per fare l'esatto opposto, tenendoselo
più
vicino e tremando di piacere tra le sue braccia. ''A-ah, si... Crowley...''
Il
demone si concesse un sorrisetto soddisfatto nell'ottenere l'effetto
desiderato, e anche di stringergli il fondoschiena strappandogli un
lieve gemito che rischiò di attirare l'attenzione. ''Oh,
amore mio...''
sospirò l'angelo abbandonando il viso, rosso come un
peperone, sulla spalla del
demone. ''Mm, continuiamo fuori, ti prego...'' e Crowley l'avrebbe
fatto, l'avrebbe preso per mano, riportato alla libreria e avrebbero
fatto l'amore fino a stancarsi.
Ma prima
sollevò le palpebre
puntando gli occhi demoniaci e accusatori verso quello stolto mortale,
con un sorriso sornione e uno sguardo terrificante che avrebbe sognato
per un bel paio di notti. Il giovane trasalì, brividi di
terrore
cosparsero il suo corpo alla vista di quelle pupille...
inumane.
''E' mio.''
sibilò solamente Crowley, mostrando anche la lingua
biforcuta. A
quella vista il giovane fece un passo indietro e si girò
sparendo dalla vista del demone che ridacchiò soddisfatto.
''Oh sssi,
Angelo. Adesso torniamo a casssa...''
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