I think I
dreamed you into
life
{
Dedicata alla pazienza della Gre che
sei anni
qualche anno fa mi ha dato l’idea.
(Prima
o poi arriverà anche l’altra con la mia
velocità da lumachina
stanca)
Zayn apprezzava il suo
coinquilino per due motivi: gli permetteva di dimezzare le spese
dell’appartamento e faceva il caffè migliore che
avesse mai
provato. I motivi per cui invece un giorno su due ricordava con
nostalgia i tre mesi passati con una stanza vuota erano segnati in
una lista in continua evoluzione.
Doveva iniziare la
giornata con la musica. Per Zayn il riposo era sacro e anche se non
si poteva mettere in dubbio la bravura di Aretha Franklin,
c’erano
momenti più adatti per spararla nelle casse delle sette e un
quarto
della mattina.
Era ordinato, a tal
punto che il loro salotto sembrava perennemente uno degli scatti
presi da una rivista di arredamento. Lo costringeva persino a
sistemare tutti i progetti nei cassetti e Zayn in certe occasioni,
non così rare, rimpiangeva lo strato di fogli scarabocchiati
sul
tavolino nei mesi in cui aveva vissuto da solo.
Per ricordarsi degli
impegni il coinquilino aveva l’abitudine di appiccicare
post-it al
frigorifero e da quando aveva iniziato a frequentare un papà
single
a quei piccoli foglietti si erano affiancati disegni di un ovale
firmato “DAISY” in una grafia infantile.
Della sua relazione con
il papà single Zayn sapeva ogni dettaglio; la prima
conversazione
che avevano avuto di una durata maggiore dei saluti e del
“Lasciami
casa libera questo venerdì” era ruotata attorno
alle paranoie del
coinquilino. Perché dopo due mesi le scuse per non essere
invitato
nella casa del partner si erano fatte ridicole. Il motivo si era
scoperto essere un tornado di tre anni con riccioli neri e due
occhietti verdi su cui Zayn aveva sentito così tante storie
che non
si era sorpreso quando l’aveva vista la prima volta. Era
andata
subito d’accordo con Blue, il pitbull di quattro anni che
aveva
adottato non appena era andato a vivere da solo. Zayn era stato
promosso di conseguenza a zietto e babysitter.
- Oggi non l’hai
visto? -
Il coinquilino oltre ad
avere la chiacchiera facile ad ogni ora del giorno era un impiccione
insistente. Come quella mattina, Zayn si era svegliato per colpa
della sua musica troppo presto e dopo essersi tirato su dal letto con
il piede sbagliato pretendeva di avere da lui una risposta che
andasse oltre a un verso. Almeno una colazione in silenzio alla
settimana, non chiedeva molto.
- Si nota, sai? Sei più
nervoso e scorbutico del solito.-
Zayn preferì mettersi
lo zucchero nel caffè che rispondere a una provocazione che
avrebbe
aperto al coinquilino la possibilità di dargli consigli di
cui non
aveva bisogno.
- Diglielo anche tu,
Blue – gli occhi di Zayn si sollevarono verso il soffitto con
uno
sbuffo per mostrare quanto fosse poco propenso a scherzare –
Ti
metti d’impegno per trovargli l’uomo della sua vita
e lui che fa?
Non ci parla nemmeno. Il tuo padrone è un cattivone e tu sei
troppo
buona.-
Prese un sorso di caffè
e fissò il tradimento che stava avvenendo davanti a lui;
Blue
scodinzolava e abbaiava per chiedere altri grattini sotto il muso.
- Sei troppo
drammatico.- borbottò dopo aver sentito tessere lodi sulla
cagnolina, sul suo potere di Cupido e come Zayn stesse sprecando
tutte quelle occasioni che lei gli forniva durante la loro
passeggiata mattutina. Posò la tazza di caffè sul
tavolo, poi
aggiunse: - E non è l’uomo della mia vita. Non so
nemmeno come si
chiama.-
- Quella è una cosa
che può essere risolta, devi solo darti una mossa. Blue non
può
chiederlo al posto tuo.-
Sgranocchiò un
biscotto per non ribattere, così da non dargli elementi per
proseguire con i suoi vaneggiamenti, e poggiò una mano sul
capo di
Blue quando sentì il peso del suo muso sulla coscia e i suoi
uggiolii per avere attenzioni.
- Ed è l’uomo della
tua vita. Me l’hai detto tu stesso!-
Schioccò la lingua
contro il palato per classificare la follia di
un’affermazione di
quel tipo. Se sperava di chiuderla in poco tempo si era dimenticato
della capacità del coinquilino di tenere in piedi una
conversazione
da solo per più di quindici minuti.
- Hai detto… Sta’
attento, Zee – si lamentò del piede che spingeva
contro la gamba e
sollevò gli occhi dalla confezione di biscotti per dargli
l’attenzione che chiedeva e farlo smettere – Le tue
parole sono
state proprio quelle. Lou, mi sono innamorato. Ho incontrato
l’uomo
della mia vita sul 57 -.
Si cacciò in bocca un
biscotto intero per prendersi tempo e ragionare su come detonare
quella bomba che gli aveva lanciato in mano. Si riempì un
bicchiere
di spremuta d’arancia - un altro punto a favore del
coinquilino e
delle sue fisse salutiste - e ne prese due sorsi, ignorando il
sopracciglio di Louis che con quel tendere verso l’alto lo
faceva
sentire perennemente dalla parte del torto.
- Sono sicuro di non
aver mai usato quelle parole. Il massimo che ti ho detto è
che era
bello. E non lo nego. Era molto bello, esteticamente. -
Ignorò l’imitazione
che Louis faceva di quell’ultima affermazione e riprese a
sorseggiare la spremuta. Preferì passare quei minuti a
osservare
Blue che mordeva il braccio dell’orsetto, quello che Daisy
gli
aveva regalato durante la seconda visita. Aveva già perso
gli occhi
e Zayn aveva dovuto improvvisare con ago e filo per ricucire
più di
una volta un arto al corpo e riempirlo di bambagia.
- Stai attento, Zee. Ho
prove schiaccianti.-
Spostò gli occhi da
Blue allo schiarimento di voce di Louis e lo fissò confuso
trovandolo con il cellulare in mano, il pollice che sfregava contro
lo schermo e il sorriso furbo che faceva già intuire di
essersi
esposto in qualche modo in quei mesi.
- In data 14 febbraio
hai scritto – la pausa drammatica di Louis non lo
stupì, era
abituato ormai a quel modo di fare. Di quel giorno si ricordava bene,
era quando aveva visto per la prima volta il passeggero che aveva
reso meno traumatica l’uscita mattutina con Blue. Non capiva
però
cosa c’entrasse quello con il discorso di Louis, non gli
aveva
parlato di quell’incontro se non recentemente.
Incrociò lo sguardo
di Louis, il cui sorriso si espanse ancora di più, e
aggrottò la
fronte quando tutto d’un colpo portò una mano al
petto e recitò:
- Ho incontrato l’uomo della mia vita sul 57. Questo
è il regalo
di San Valentino che merito dopo essermi svegliato all’alba.-
- Hai aggiunto anche
altro su miraggi e sete ma ho deciso di censurarti per lasciarti la
dignità integra. Non ringraziarmi. È un piacere
che faccio al mio
coinquilino preferito.-
Zayn era sicuro le
conversazioni tra lui e Louis non avessero mai toccato quei punti, il
massimo che poteva esserci scritto erano vari prodotti che mancavano
alla lista della spesa o i classici “Casa prenotata
venerdì”.
Gli aveva parlato la prima volta dello sconosciuto del bus per colpa
della bottiglia di rosso che altrimenti Louis avrebbe finito da solo.
Aveva litigato con il papà single e per distrarlo, complici
anche i
tre bicchieri nello stomaco vuoto, si era messo a raccontare di come
Blue fosse entrata subito in confidenza con un estraneo. La
conversazione era ruotata attorno alla cagnolina che di norma non si
lasciava toccare così facilmente; persino Zayn aveva
impiegato più
di due settimane dopo averla adottata per ottenere la sua fiducia e
farle qualche coccola in più. Poi da lì Louis era
riuscito a fargli
confessare che lo sconosciuto del bus era molto bello. Il resto era
stata tutta una fantasia che aveva portato avanti da solo –
dalla
cotta che Zayn non aveva mai confermato di avere al convincerlo di
chiedere il nome di quello che era a tutti gli effetti l’uomo
della
sua vita.
Quindi Louis si stava
inventando pure quel messaggio per ottenere nuove informazioni. E
Zayn non sarebbe caduto nella trappola questa volta.
- Okay. Non è che
l’hai scritta proprio a me.-
Aggrottò la fronte
mentre ragionava su chi potesse essere stata la spia tra le sorelle.
Eppure era stato chiaro quando aveva chiesto di tenere il segreto.
- Poi è quello che mi
offende di più. Hai preferito scriverlo a degli sconosciuti
che al
tuo caro amico Lou.-
- Di che stai
parlando?-
- Conosco i tuoi
segreti, niazkilam. E ho tutte le prove.-
Non aveva bisogno di
guardare quel che Louis stava mostrando tutto fiero sullo schermo del
cellulare, solo sentirgli dire quel nome era bastato a fargli capire
tutto.
- Che fai? Ora ti sei
messo a spiarmi?-
- Hai lasciato la
pagina aperta quando mi hai prestato il portatile. Credevo fosse un
modo per rendermi partecipe del tuo oscuro segreto.-
Sollevò solo il medio
per rispondergli, poi ignorò le suppliche a togliere il
privato che
lo seguirono fino in camera. Non aveva tempo per stare dietro alle
stravaganze del coinquilino.
*
Doveva essere illegale
svegliarsi così presto. Due anni che la prima sveglia era
impostata
alle cinque della mattina e due anni che non capiva chi diceva che
bastava prenderci l’abitudine. Erano due anni che si tirava
su dal
letto, si buttava addosso dei vestiti e si lasciava trascinare da
Blue come un automa mentre immaginava solo il momento in cui sarebbe
tornato sotto le coperte per un’altra oretta; non era meno
doloroso
della prima volta. Ogni mattina non capiva chi gliel’aveva
fatto
fare di rifiutare l’offerta di Doniya a prendersi
quell’incarico.
Lei era già sveglia per il “saluto al
sole” e non le cambiava
nulla aggiungere alla routine la passeggiata di Blue. Invece no,
aveva deciso per qualche assurdità di dimostrare a tutti di
non
essere pigro e di potercela fare da solo. Non si era mai pentito
così
tanto di quel lato cocciuto del carattere come alla prima vibrazione
del telefono.
Nonostante la primavera
fosse già iniziata da qualche settimana le temperature a
quell’ora
erano basse e la maglia che aveva afferrato a occhi chiusi troppo
leggera. Quindi non era solo stanco e ad un passo dallo sdraiarsi sul
marciapiede mentre aspettava l’autobus, aveva pure freddo.
Era nel mezzo di una
serie di imprecazioni contro Doniya che non aveva insistito
abbastanza, contro Louis che l’avrebbe svegliato con la
musica alta
in una giornata che era già iniziata male e contro
l’autista che
aveva deciso di fare cinque minuti di ritardo proprio quella mattina
quando come un’apparizione riconobbe l’autobus in
fondo al viale.
Si lasciò trascinare
da Blue lungo il corridoio dell’autobus e borbottò
qualche insulto
all’autista che per recuperare il ritardo aveva dato
un’accelerata,
facendolo barcollare tra i sedili occupati, e non risparmiò
quelli
contro il palestrato che con il finestrino abbassato aveva fatto
passare un getto d’aria fredda che gli aveva colpito la parte
scoperta della schiena.
Si aggrappò con
entrambe le mani al palo quando raggiunsero il solito quadrato vuoto
tra i sedili per non andare a sbattere contro le porte o la parete
opposta a una curva azzardata dell’autista che si
meritò un altro
insulto. Chiuse gli occhi e vi restò aggrappato, chinando il
viso
fino ad avere le nocche dei pollici a premere contro la fronte.
Poteva andare peggio
quella mattina?
Cercò di trattenere lo
sbuffo quando uno tra i passeggeri azzardò un saluto di
tonalità al
di sopra di quelle permesse a quell’ora. Esistevano persone
solari
al mattino e lui non poteva avercela con il mondo solo
perché non
era giornata. Avrebbe lasciato all’ottimista il suo
ottimismo,
finché quella conversazione al telefono non superava il
limite di
quel che poteva sopportare.
- Non potevo saltare di
nuovo il nostro appuntamento!-
Abbassò un braccio
quando sentì il guinzaglio tendersi e spostò il
viso dal palo per
fissare Blue e le dita che si muovevano dietro un suo orecchio.
Inarcò un sopracciglio mentre continuava a osservare la mano
e andò
in fissa sul tatuaggio fino a quando si collegò qualche cosa
nella
testa che lo tirò fuori dallo stato di sonnolenza in cui era
caduto.
Trovare il sorriso di quello sconosciuto ad attenderlo poteva forse
rimediare alla sveglia illegale. Era così gentile il suo
sorriso che
si sentiva crudele a non ricambiarlo. Aveva bisogno di tempo per
connettere tutto e tenersi in equilibrio nella folle corsa
dell’autobus; nella testa poi si ripetevano tutti i discorsi
del
coinquilino e la sentiva la voce di Louis gridare “Questo
è il tuo
momento!”. Era inquietante.
Il cuore gli era finito
in gola per chissà quale motivo e la presa sul palo si era
fatta
scivolosa. Aveva affrontato cose peggiori in ventisei anni di
ricambiare il saluto di quello sconosciuto. Non era questione di vita
o di morte, non doveva essere così teso. Doveva solo
salutarlo e
parlargli, prima che il silenzio lo facesse risultare maleducato.
Si schiarì la voce per
non fare la figura dell’idiota e con gli incoraggiamenti di
Louis
nella testa riuscì a chiedere: - Il… nostro
appuntamento?-
Il fatto che
continuasse a sorridergli non lo aiutava a trovare una domanda
più
logica o uno spunto per una conversazione.
- Nostro, sì. Mio e
di...-
- Blue?- continuò per
lui con un tono incerto e un tremolio nella voce.
Non poteva esistere un
bottone per riavvolgere quella giornata di pochi minuti? Non poteva
credere di essere così stupido da aver rovinato la loro
prima
conversazione. Louis non l’avrebbe saputo mai, si sarebbe
portato
il segreto di quell’orrenda figura fino alla morte. E doveva
pensare anche a una linea alternativa da prendere perché ora
quello
sconosciuto stava pure ridendo di lui.
- Liam – osservò la
mano che gli tendeva, quella non impegnata sotto il muso di Blue, e
tornò con gli occhi sul viso di quello che continuava
– Sono due
mesi che ci incrociamo e ancora non so come ti chiami.-
Abbassò lo sguardo sul
braccio ancora teso, la mano aperta che lo aspettava, e lo
spostò
sulle dita strette attorno al palo. Oltre al fatto che era certo di
avere il palmo sudato, staccarsi equivaleva a esporsi alle
conseguenze di una guida folle.
- Zayn – indicò con
un cenno la mano con cui stava aggrappato per cercare di spiegare per
quale motivo non potesse ricambiare il gesto – Io sono Zayn,
lei è
Blue.-
- Blue – confermò
con un cenno della testa e inarcò un sopracciglio quando
continuò
con enfasi – Come nel film? Jurassic World?-.
- È la sua razza.-
E per rimediare
all’uscita troppo fredda spiegò: - Blue nose, Blue
per gli amici.
Mi sembrava un’ottima idea… anni fa.-
Ricacciò il resto del
discorso in fondo allo stomaco quando lo sconosciuto avendo
pietà di
lui abbassò per primo lo sguardo, concentrandosi sulla
cagnolina che
sfregava il muso contro la gamba per chiedergli altre coccole. Si
complimentò da solo quando riuscì a impedire al
“Hai delle mani
magiche?” a passare dal cervello alla bocca e si distrasse
con
l’elenco delle fermate che mancavano a casa. Non poteva
resistere
così tanto da mandare avanti una conversazione senza
collezionare
figuracce.
- Ti piacciono le
tartarughe ninja?-
Gli scappò una mezza
risata alla domanda con cui si rivolse a lui e, prima che potesse
chiedergliene motivazione, seguì quel che gli stava
indicando,
fissando con orrore tutto quel verde. Donatello che teneva alta una
pizza come offerta di pace. Il sorriso divertito lo perse subito
mentre le altre tartarughe lo fissavano con una fetta ciascuno,
godendosi in prima linea quel penoso spettacolo.
Louis non avrebbe mai
saputo di quell’incontro.
*
Zayn voleva tanto bene
a Perrie. Erano stati vicini di casa, compagni di scuola, finti
fidanzati con un matrimonio che avevano evitato solo perché
lei
aveva deciso di non voler nascondere la vera relazione. Zayn le
voleva bene, anche se non capiva come potesse metterlo sullo stesso
piano di Louis in fatto di amicizia. Era stata lei a presentarglielo
come coinquilino perfetto, omettendo tutti i difetti che Zayn aveva
scoperto a proprie spese. Il fatto che il piano di Perrie contenesse
pure le basi per una possibile relazione con Louis l’aveva
fatto
ridere istericamente per dieci minuti quando gliel’aveva
confessato. Se anche l’unica relazione che aveva avuto era
stata
quella finta con lei, non significava si sentisse solo e avessero
tutti il permesso di ficcare il naso nella sua vita sentimentale. Se
poi gli appuntamenti si concludevano con un orgasmo e non in una
relazione era perché non aveva ancora trovato una persona di
fiducia. Perrie lo sapeva, ne avevano parlato così tante
volte negli
anni, ma era convinta a furia di provarci le probabilità di
sbattere
proprio contro quella persona aumentassero.
Quindi tutto sommato
Zayn le voleva bene, anche se stava ridendo da cinque minuti di lui.
- Sei un disastro,
tesoro.-
Prese un sorso d’acqua
dalla bottiglietta e sfregò il polso contro la fronte
sudata,
borbottando: - Se volevo questa risposta non l’avrei
raccontato a
te.-
- Vuoi dirmi che
Louis...- scosse il capo per rispondere alla domanda sottintesa e
aspettò scendesse dal tapis per poi incamminarsi insieme a
lei verso
le docce, ascoltandola insistere: - Dieci fermate prima, non due o
tre. Dieci, tesoro. Hai preferito fare a piedi tutta quella strada
che scambiare due chiacchiere con la tua cotta.-
Si coprì il viso con
le mani per soffocare il verso disperato e con un tono sconsolato
mormorò: - Ho passato tre giorni con la febbre quindi ho
già pagato
le conseguenze. Non c’è bisogno che insisti.-
- Quindi hai saltato
tre appuntamenti con Liam. Per questo sei tanto
acido. Louis
ha ragione.-
Sollevò bene il
braccio con il medio tirato su per commentare quell’ultima
sua
uscita ed entrò nello spogliatoio maschile per farsi una
doccia e
lavare via tutta la stanchezza di quell’ora in palestra.
Perrie lo aspettava
fuori, come al solito poggiata contro il muro con il borsone tra le
gambe. La sigaretta tra le dita che portava alla bocca regolarmente e
gli occhi fissi su un punto in lontananza erano invece una
novità.
- Hai ricominciato?-
- Ho incontrato
Danielle qualche giorno fa.-
- Ah – lasciò cadere
il borsone a terra e le si affiancò, poggiandosi con la
schiena al
muro – Vuoi parlarne?-
Il sorriso che Perrie
gli rivolse aveva qualcosa di triste ma non insistette alla scossa
del capo e all’invito a raggiungere la fermata per tornare a
casa.
Anche se l’ultima volta che portò la sigaretta
alle labbra la mano
le tremava.
- Arriva tra dieci
minuti il tuo.- la informò mentre controllava gli orari
sull’applicazione, rimettendo il cellulare nel borsone e
camminando
in silenzio con lei verso l’attraversamento pedonale.
Il sospiro di Perrie
poteva annunciare di tutto, Zayn non si aspettava di sentirle dire
con tanto distacco: - Tra due giorni si sposa.-
Si voltò nella sua
direzione con il verso confuso bloccato a metà gola e
fissò Perrie
che sollevava le spalle e spiegava: - Ha fatto l’addio al
nubilato
da noi.-
- Stronza.-
- Non sapeva fossi
ancora lì con il cambio gestione.-
- Pez, tutti sanno che
sei il cuore di quel locale. È stata una stronza. Lei o le
sue
amiche. Entrambe. Con tutti i nuovi posti che sono saltati fuori
vanno a scegliere dove vi siete conosciute voi due? È stata
una
cattiveria.-
- Non importa. Deve
sposarsi, è felice e sono passati due anni quindi
è passata.-
Zayn commentò
l’indifferenza di Perrie per quella notizia bomba con un
grugnito,
poi inacidito disse: - Siete state insieme quattro anni e vi siete
lasciate quando hai deciso di non tenerla più nascosta.
È una
stronza e per questo non ti merita. Con chi deve sposarsi poi? Con
chi le ha fatto passare i dubbi sulla sua sessualità?-
La risata di Perrie era
un po’ più allegra di come l’aveva
sentita da quando l’argomento
Danielle era stato introdotto, la segnò come una vittoria
contro la
strega e il suo gruppo di amiche invidiose.
- Apprezzo il sostegno,
tesoro. Però deve sposarsi con una specie di modella
quindi… -
fissò con un sopracciglio inarcato quella che non sembrava
toccata
dall’argomento e scosse il capo quando lei sulla difensiva
continuò: - Me l’ha detto Jesy. È lei
che l’ha cercata su ogni
social, non io.-
- Per quale motivo
dovresti impicciarti della nuova relazione della tua ex, dico bene?-
- Semplice curiosità,
contento? Volevo scoprire chi ce l’aveva tanto buona da
convincerla
a mettersi in bianco. Dio, era così inorridita
all’idea di mettere
da parte i suoi progetti e sposarsi.-
Lasciò passare qualche
secondo di silenzio, poi ribadì: - Danielle è una
stronza e a
perderci sarà solo lei.-
- Tesoro…-
- Solo una persona
stronza poteva rovinare il nostro matrimonio da favola. Pez, potevi
avere la carrozza con gli unicorni. Pensaci. Sarebbe stato epico.-
Sorrise con
soddisfazione quando ottenne una seconda risata e si unì a
lei
sentendola aggiungere: - La festa con spogliarellisti in divisa e
donne coniglietto di playboy era il massimo. Scoccava il tradimento
due secondi dopo averti promesso fedeltà.-
- La verità –
piegò
appena il viso di lato per fissarla quando dal tono intuì di
star
per ricevere una delle perle – … è che
dovresti leccarla a Dani
per averti salvato.-
Arricciò il naso con
un verso disgustato e borbottò: - Quello lo lascio a te.-
- Quando deciderò di
rovinare matrimoni lo farò con delizia.-
Non fece in tempo a
commentare quell’uscita che il 20 emerse nel traffico
pomeridiano,
rivolse a Perrie un’occhiata che equivaleva a rimandare il
discorso
e poi domandò: - Vuoi uscire tra due giorni?-
- Le altre hanno
organizzato qualcosa. Sono convinte abbia bisogno di distrarmi.-
Si separò da lei dopo
un abbraccio veloce e la salutò con un bacio sulla guancia,
ribadendo: - Se hai bisogno chiama, okay?-
- Se tu prometti di non
scappare più dal tuo grande amore e parlarci.-
- Fottiti, Pez.-
*
La piccola cucina
profumava di spezie e ricordi.
C’era qualcosa di
religioso nel silenzio spezzato dallo sfrigolio del pollo nella
casseruola e dal movimento del mestolo accompagnato dal canticchiare
della mamma. Era una tradizione per Zayn stare in cucina con lei
mentre si adoperava ai fornelli; da bambino si metteva in piedi su
uno sgabello per riuscire girare il pollo nello yogurt. Era quello
che gli era mancato di più con il trasferimento ed era il
motivo per
cui desiderava la domenica quando la settimana era particolarmente
dura. Trovarsi di nuovo in cucina con la mamma era l’antidoto
allo
stress.
- Il dottor Kleiss è
andato ufficialmente in pensione e ora è tutto nelle mani
del suo
assistente. Ti ricordi di lui?-
Anche se passare del
tempo con la mamma equivaleva a una nuova puntata del
“troviamo una
relazione al figlio solo”, non avrebbe rinunciato a quelle
domeniche in famiglia.
La mancanza di risposta
fece spostare le attenzioni di Trisha dal pollo al figlio e lui
vedendola pronta a tessere di nuovo lodi su quello che riteneva
perfetto, la anticipò dicendo: - Giovane e bello. Non hai
detto
molto altro.-
Ridacchiò tra sé e
sé
nel ricordarsi di un particolare sull’assistente del dottor
Kleiss
e per spiegarle il motivo di quell’ilarità
improvvisa aggiunse: -
Blue non è d’accordo con te, visto che gli ha
ringhiato contro
appena si sono incontrati.-
Ignorò la ramanzina
negli occhi della mamma e si abbassò per fare dei grattini
sotto il
muso della cagnolina che era comparsa scodinzolando poco prima. Solo
dopo essersi congratulato per aver fatto spaventare il veterinario si
rialzò in piedi per rivolgere a Trisha un sorriso furbo,
ricevendo
in tutta risposta una pacca contro la nuca e la minaccia nel
sollevarsi del mestolo.
- Ora sono amici e se
proprio vuoi saperlo l’ultima volta gli ha fatto le feste -
il
borbottio sul tradimento e il biscotto si perse mentre Trisha
concludeva: - Presto verrai superato dal cattivo veterinario.-
Zayn abbassò lo
sguardo su Blue che sfregava il muso contro il ginocchio per
chiedergli attenzioni e capì subito che era una minaccia
senza
fondamento. Si vendeva per dei biscotti ma nel suo cuore sarebbe
stato sempre al primo posto.
- Dovresti
accompagnarla tu la prossima volta. È un anno che te lo
ripeto ma
ricorda, una mamma non si arrende.-
- Ti ricordi quando mi
hai consigliato di uscire con il figlio di una tua amica? Con
quell’irlandese?- aspettò il cenno
d’assenso e continuò: - L’ho
capito quel giorno che è meglio se non ti occupi di certe
cose.-
- Una svista può
capitare anche ai migliori.-
Scosse il capo con una
risata mentre ricordava l’appuntamento disastroso. Forse era
stato
lui a sbagliare, era arrivato con mezz’ora di ritardo dopo
essersi
trattenuto a lavoro, ma quello non doveva essersene neppure accorto
per come l’aveva trovato a flirtare apertamente con il
barista.
Zayn era dovuto ricorrere alla scusa dell’emicrania per
liberare
prima entrambi da un’uscita deludente.
- E quella è stata
l’unica volta che mi hai ascoltato. Se è un anno
che insisto con
quel giovanotto ho le mie ragioni. È simpatico e dolce e...-
- Non so, ma. Sembra
che ci voglia uscire tu.-
Il colpetto contro la
nuca arrivò, come c’era da aspettarsi, non appena
concluse la
frase. Quel che lo sorprese fu invece la testardaggine con cui Trisha
insisteva sul fargli conoscere il veterinario.
- Ti faccio avere il
biglietto da visita e puoi chiamarlo. Mi ha detto che fa anche visite
a domicilio.-
- Mi stai dicendo di
usare Blue per andare con il veterinario? Questo è un piano
davvero
subdolo.-
Lo schiarimento di voce
interruppe le loro risate sul nascere e li fece voltare entrambi
verso la porta a soffietto della cucina dove stava il padre,
un’espressione chiusa evidenziata dalle folte sopracciglia
aggrottate.
- C’era traffico.
Sono entrati ora nella via, il tempo di trovare parcheggio e sono
qui.-
Il sorriso che Zayn
aveva trattenuto sulle labbra durante il freddo elenco di
informazioni svanì non appena Yaser diede loro le spalle,
lasciandoli soli nella cucina con la tensione che aveva portato
ancora nell’aria. Deglutì il groppo che gli si era
formato nella
gola e si girò verso il piano cottura, sfilando il mestolo
dalla
mano di Trisha per mischiare pollo, riso e troppi pensieri.
Il peso di una mano
sulla spalla, il bacio contro la tempia e il sussurro “Dagli
tempo,
jaan” creò un velo di lacrime che
scacciò sbattendo più volte le
palpebre. Prese dei respiri regolari, si schiarì la voce e
solo
quando fu sicuro di aver evitato lo scoppio piegò il viso di
lato
per fissare la mamma con un sorriso. Si spinse contro il suo fianco
per mostrarle di essere allegro ed allontanare un confronto e
sussurrò: - Sarai la prima a conoscerlo quando
arriverà.-
Poi rivolse il mestolo
nella sua direzione e borbottò: - Solo se abbandoni la tua
agenzia
matrimoniale. Non ne ho bisogno. Okay?-
Il sospiro teatrale e
il sollevarsi degli occhi bastarono ad accantonare le ultime tensioni
rimaste. Lasciò che prendesse di nuovo possesso del mestolo
e lo
prese alla sprovvista quando disse: - Se sto ad aspettare te
diventerei nonna troppo vecchia.-
Il fiotto di calore
sulle guance cercò di coprirlo con l’esclamazione
del suo nome,
cercando di apparire indignato e non in imbarazzo.
- E poi c’è Doni
prima di me. Chiedili a lei!-
- Chi parla male di me
alle mie spalle?-
Trisha gli lasciò il
mestolo solo per accogliere la figlia che abbracciò e
sbaciucchiò
più volte prima di portare una mano alla pancia e chiederle:
- Come
sta la creaturina più bella del mondo?-
Quando Doniya si
rivolse a lui con un sopracciglio inarcato le rispose con un aprirsi
delle braccia e: - Non è ancora arrivato il primo nipote e
ne vuole
già una collezione.-
Il sorriso dolce che
aveva Doniya mentre si accarezzava la pancia ancora contenuta dei tre
mesi lo faceva sentire di troppo in un momento fragile e privato.
- Stamattina mi sono
svegliata senza nausea quindi direi che va benissimo - poi voltandosi
verso di lui domandò: - Vuole nipotini da te?-
Non fece in tempo a
definire la follia di quell’idea che Danny, saltando fuori
all’improvviso alle spalle di Doniya, lo anticipò
ripetendo: -
Zayn papà??-
La risata che esplose
l’attimo dopo dall’amico d’infanzia,
nonché fidanzato storico
di Doniya, era la reazione esatta che avrebbe avuto lui se non fosse
stato imbarazzato. La commentò ugualmente con il dito medio
e
ricevette un’immediata pacca contro la nuca per colpa degli
occhi
sempre vigili di Trisha.
- Ora che siete
arrivati mettetevi a tavola che è pronto.-
*
- Hai qualcosa contro
le tartarughe ninja o contro di me?-
Lo sconosciuto
dell’autobus – Liam, finalmente sapeva il suo nome
e non poteva
dimenticarlo – gli stava sorridendo. Zayn abbassò
lo sguardo per
confermare di non aver scelto ancora una maglietta di cui
imbarazzarsi, era una semplice maglia bianca. Lo sconosc-- Liam,
continuava a sorridergli mentre aspettava una risposta.
- Perché?-
- L’altro giorno...-
Zayn doveva trovare altro su cui concentrare lo sguardo che non
fossero le labbra carnose di Liam che avevano ancora la curva di un
sorriso - …
l’ultima volta
che ci siamo visti sei scappato via. Quindi o hai qualcosa contro le
tartarughe o contro di me. Oppure hai deciso di scendere prima per
qualche altro motivo?-
-
Mi spii?-
Era
ingiusto pretendere da lui che riuscisse a portare avanti una
conversazione quando aveva davanti la sua faccia. Era difficile
muoversi tra tutte le fantasie attorno a quella bocca e alla barba
che delineava la mandibola, le
risposte logiche si perdevano nel mezzo.
La
risata di Liam si strinse come un pugno attorno al cuore e gli
bloccò
il respiro nella gola in un rantolo di cui si sarebbe imbarazzato se
non fosse seguita quella
frase.
-
È davvero difficile non notarti... Zayn.-
La
pausa prima del proprio nome fu fondamentale per prepararlo a
quell’attacco. Sentiva le guance bollenti, il
battito troppo veloce e la testa scoppiare. L’aveva sentita
solo
lui la carica erotica in quella frase? La pausa prima del nome per
aumentare
la tensione?
-
Allora perché invece di stare lì fermo non fai
qualcosa?-
La
spinta nella domanda era chiara e Zayn era fiero di come era suonato
sicuro, e anche seducente. Trovarsi
sulle gambe di Liam, con le mani grandi di Liam sul viso, con il
profumo di Liam nelle narici e con i suoi capelli tra le dita era
come l’aveva immaginato da quando l’aveva visto la
prima volta
occupare il posto su cui lui si sedeva da anni. Ricordava di aver
sbuffato quando aveva notato un paio di scarpe dove avrebbero dovuto
esserci i propri piedi e di aver dimenticato la scocciatura
l’attimo
in cui era risalito con gli occhi fino alle labbra curvate in un
sorriso gentile. Poteva rinunciare a sedersi per una volta, poi
c’era
stata la volta dopo e quella dopo ancora e ora dopo due mesi stava
con le ginocchia contro il sedile duro e la bocca impegnata a
divorare quella dell'usurpatore.
Un
bel capovolgersi degli eventi, decisamente.
Aggrottò
la fronte quando sentì del bagnato sulla mano, le teneva
entrambe
tra i capelli di Liam ed era impossibile che… la vibrazione
contro
l’orecchio lo stranì ancora di più.
-
Perché non ci sposiamo e facciamo dei figli come vuole tua
mamma?-
-
Cosa?!-
L’ultima
immagine che gli restò nella testa fu
il sorriso delicato sulle
labbra di Liam, come se gli stesse sorridendo per scusarsi, poi in un
deja-vu
sentì il sussurro “Sei
particolare… diverso? Non volevo metterti in
imbarazzo”. E dopo
una cosa del genere aprire gli occhi e trovarsi davanti il muso di
Blue non era uno dei migliori risvegli avuti.
Si
coprì il viso con la mano che non aveva ricevuto
l’affetto di Blue
e trattenne l’imprecazione per non essere riuscito a
concludere il
sogno, per le idee della madre che lo perseguitavano
pure in sogno e per il sogno che aveva deciso di riproporre
l’ultimo
incontro con Liam modificandolo in quel modo. Poi che significava che
era particolare
e diverso.
Era quello che voleva sapere da Liam, non com’era darci
dentro con lui su un autobus carico di gente. Anche
se non gli sarebbe dispiaciuto eventualmente arrivare a quel livello
stellare di PDA.
Fu quello che gli tenne compagnia per tutta la durata della
passeggiata mattutina con Blue. Liam aveva ammesso di averlo notato
fin dal primo giorno e Zayn voleva evitare di pensare al numero di
magliette imbarazzanti che poteva aver indossato in quei mesi, ignaro
di avere l’attenzione desiderata su di lui. Preferiva
concentrarsi
sui termini che Liam aveva usato per descriverlo: particolare e
diverso. Doveva vederli in una luce positiva o negativa? Non gli era
sembrato Liam volesse sfotterlo con quell’affermazione ma era
anche
vero che Liam non sembrava il tipo di persona capace di insultare
qualcuno. Era più probabile l’avesse descritto
come particolare e
diverso per non offenderlo. E il sorriso di scuse che era comparso
subito dopo sulle sue labbra ne era la conferma.
Ed era colpa di una stupida maglietta delle tartarughe ninja.
Abbassò le spalle con un sospiro scoraggiato, attirando
l’attenzione
di Blue che si spinse con il muso contro il ginocchio.
L’unica a
sostenerlo perché non poteva vedere quanto fosse
imbarazzante il suo
padrone come essere umano.
Sfregò le dita dietro un suo orecchio per ringraziarla della
fedeltà
e alzò lo sguardo sul pannello dove i minuti di ritardo
dell’autobus
si accumulavano, eliminando del tutto la speranza di un riposo di
un’oretta prima del vero inizio di giornata. Si
guardò attorno
confuso quando gli sembrò di sentire il proprio nome e
ficcò le
mani nelle tasche dei jeans consumati e sbiaditi per evitare di
ripetere la stessa scena ancora una volta; salutare un estraneo solo
perché credeva di essere stato salutato a sua volta era una
delle
pessime figure che non voleva ripetere, gli sguardi confusi e i
sorrisi imbarazzati di risposta lo facevano sentire un alieno.
- Zayn! Hey! Zayn!-
Si girò di scatto perché era sicuro ci fosse
qualcuno che lo stesse
chiamando e strabuzzò gli occhi quando riconobbe Liam
corrergli
incontro. Si strozzò con la saliva invece di deglutire e gli
andarono a fuoco le guance mentre cercava disperatamente di darsi un
contegno. Era scritto da qualche parte che non potesse uscirne con la
dignità integra nei loro incontri.
- Uh...- percorse tutta la sua figura più volte con gli
occhi,
notando la gocciolina di sudore sulla tempia e il sollevarsi veloce
del petto con il respiro, poi si schiarì la voce e
domandò: - Hai
corso fin qui?-
Liam era troppo buono e ne aveva la conferma perché, invece
di
fargli notare l’idiozia della domanda, si rivolse a lui con
un
sorriso e rispose: - L’autobus era in ritardo e avrei fatto
prima
così.-
Spostò gli occhi su Blue perché non riusciva a
tenerli troppo a
lungo nei suoi e sfregò le dita contro la barba di tre
giorni che
ancora non aveva rasato, usandola come distrazione per mettere
insieme un discorso coerente che trattenesse Liam con lui. Gli
sorrise quando riportò lo sguardo nel suo e
scherzò dicendo: - Io
potrei stare qui fino a domani pur di evitare una cosa del genere.-
La risata che ottenne gli gonfiò il petto
d’orgoglio. Non poteva
credere che il suo essere l’antitesi della
sportività potesse
fargli conquistare la simpatia di Liam.
- Sono serio!- continuò con enfasi, portò una
mano al petto e con
solennità pronunciò: - Preferisco aspettare per
l’eternità il 57
che muovere un piede verso casa.-
- È un tempo...-
- Ti conviene pesare bene quello che stai per dire. Ho
un’arma e
non ho paura di usarla.-
Vide gli occhi di Liam abbassarsi su Blue che aveva deciso di cozzare
con il muso contro il suo di ginocchio per chiedere le attenzioni che
il suo padrone non voleva dargli. Non che l’offendesse quel
comportamento, l’avrebbe scelto pure lui Liam.
Riuscì a fermare il
sospiro sognante quando diventò vittima del suo sorriso e
restò
bene dritto con la schiena per affrontare la fine con onore.
- Devo fingere di esserne terrorizzato?-
Zayn cacciò in un angolino tutte le fantasie sulla scena che
aveva
davanti: Liam piegato sulle ginocchia per fare grattini tra le
orecchie di Blue mentre lo fissava dal basso con un sorriso dolce.
Per quel motivo, per fingersi indifferente a tutto quello,
capì solo
dopo la trappola che poteva nascondersi dietro il ghigno e
“Chi ha
detto che parlavo di lei?” con cui cercò di
uscirne vittorioso.
Strabuzzò gli occhi quando notò un rossore farsi
spazio sulle
guance di Liam, qualcosa che non era dovuto allo sforzo fisico della
corsa, e nella fretta di buttare fuori una scusa, di virare la
conversazione e di sotterrarsi per nascondersi alla luce del sole si
trovò a tossire per la seconda volta per colpa della saliva
andata
di traverso. Abbassò gli occhi sulle proprie scarpe e li
tenne con
testardaggine sullo stesso punto, spostando di colpo lo sguardo su
Liam quando sentì la sua domanda.
- Cosa?-
- Ho detto...- non capiva perché Liam fosse in imbarazzo ma
aveva
davvero le guance rosse e sfregava le dita contro la nuca con un
sorriso incerto - … se vuoi un caffè.-
Era una fortuna che non gli avesse lasciato il tempo di porre una
seconda domanda inutile, ma la dose di parole che Liam aveva fatto
stare in un minuto era inquietante e lo disorientò. Aveva
detto
qualcosa su un bar lì vicino, si era ricollegato
all’eternità che
avrebbe aspettato per l’autobus e Zayn non aveva neppure
fatto in
tempo a chiedersi se dovesse offendersi per il “Si vede che
ne hai
bisogno” perché aveva ricominciato a raffica con
una nuova serie
di informazioni.
Okay… Cosa?
Doveva averla scritta in faccia la confusione perché il
sorriso di
Liam era sceso sempre più fino a sparire e quando gli
sembrò fosse
pronto a ritrattare tutto quanto sputò fuori una delle
domande che
aveva deciso di tenersi per sé.
- Sto sognando?-
L’unica nota positiva di tutto quello? Sentire la risata di
Liam.
Per il resto tanto valeva progettare la caverna in cui avrebbe
passato l’eternità.
- No, non credo.-
La pausa di silenzio non aiutò Zayn a tirare su le difese
dal
sorriso di Liam. Sentiva di essere ad un secondo dallo sciogliersi in
una pozzetta, se continuava a essere il destinatario di quei sorrisi.
Liam sapeva dell’effetto catastrofico che avevano sulle
persone?
Doveva esserne informato, certamente non da lui perché aveva
già
una buona dose di figuracce nella collezione privata dei suoi momenti
con Liam.
Lo schiarimento di voce fece focalizzare le attenzioni su Liam che lo
fissava con decisione. Era un’impressione di Zayn o il suo
sorriso
aveva preso una nuova sfumatura? Come se fosse pronto a…
flirtare?
Flirtare con lui?
Il cuore gli saltò in gola, gli altri organi
chissà dov’erano
finiti.
- È un sogno che fai regolarmente questo? Perché
in quel caso...-
La tensione si sgonfiò come un palloncino alla prima nota di
una
suoneria. Il passo indietro di Liam, si era avvicinato a lui e non se
n’era neppure accorto, lo catapultò di nuovo sulla
strada
trafficata di Brooklyn.
- Miki? Devi rallentare un momento perché non ti seguo.-
Il sorriso che Liam gli rivolse, forse per scusarsi della chiamata o
di quello che c’era stato tra loro due secondi prima, lo
faceva
sentire di troppo su quel marciapiede.
- Uh, okay. Potrebbe essere qualcosa che ha mangiato. È una
reazione
normale, Miki, non devi spaventarti. Certo che ci tengo a voi. Okay,
allora dopo passo da casa. No, mi dispiace ma questa volta non mi
compri con le smancerie. Appena posso ti raggiungo. Nostro
figlio sta benissimo, sei tu che ti agiti per nulla e...-
Era una fortuna che Liam non lo stesse più guardando
perché a
quella parola aveva spalancato gli occhi e perso la mandibola a
terra. Figlio? Aveva un figlio? Era sposato? Stava con una e aveva un
figlio? Quella chiamata aveva interrotto un momento tra loro e si
sentiva come un idiota con un piede sollevato pronto a poggiarlo sul
vuoto di un dirupo. Liam aveva un figlio, okay. E non stava flirtando
con lui ma era solo gentile. E lui stava per fare una colossale
pazzia.
Arrossì dalla vergogna e smise di ascoltare la conversazione
che
Liam stava avendo al telefono. Tirò Blue per il guinzaglio
quando
vide un autobus aprire le porte alla fermata e senza stare a guardare
se fosse quello giusto vi salì. Sospirò quando le
porte si chiusero
per proteggerlo e si lasciò sostenere dal palo contro la
schiena.
Era un idiota.
Sollevò gli occhi da terra quando l’autobus si
mise in marcia e
trovò subito quelli di Liam, fermo dove l’aveva
lasciato con il
telefono contro l’orecchio e una smorfia sulle labbra. Nella
fretta
di correre verso l’autobus non l’aveva neppure
salutato.
Si girò per spingere la fronte contro il palo con un
grugnito e
biascicò: - Sono un idiota. Ho fatto una stronzata. Sono un
idiota,
cazzo.-
Quando riaprì gli occhi c’era una vecchietta che
lo fissava
preoccupata e Blue che lo stava giudicando con la testa inclinata.
*
- Riunione straordinaria per quale motivo?-
La schiuma della birra pareva a Zayn molto più interessante
del
rispondere alla domanda di Perrie.
- Zee non vuole avere figli.-
Poi c’era Louis che poteva sostituirlo nel togliere i dubbi
di
Perrie. Era stato lui dopotutto a decidere che avevano bisogno di una
donna per procedere in quella conversazione. Zayn si stava pentendo
da quando l’aveva visto inviare il messaggio SOS a Perrie di
essere
entrato in camera sua quella mattina per sfogarsi.
- Uh. E questa non è una novità
perché...-
- Perché Liam ha un figlio e se Zee vuole passare la sua
vita con
lui e coronare il suo sogno d’amore deve accettare di
diventare
già… -
- Okay, fermo.-
Zayn prese un lungo sorso di birra per avere una scusa a non
ricambiare lo sguardo di Perrie.
- Liam ha un figlio?! Eh? Mi hai persa lì. Che cazzo? Dovevo
essere
io la rovina famiglia non tu. È così che si
rubano i titoli agli
amici?!-
Storse le labbra al calcio contro il polpaccio e ruppe il silenzio
per borbottare: - Non ho rovinato nulla, anzi.-
Gli sembrava di vedere dei punti interrogativi sopra le teste di
entrambi quindi prese un respiro, chiuse una mano attorno alla
bottiglia fredda di birra e sussurrò: - Si è
fermato tutto prima
che sbattessi contro un muro.-
Si passò la bottiglia tra le mani per distrarsi e
sollevò le spalle
con indifferenza mentre con poche parole spiegava: - Lei l’ha
chiamato, ho scoperto che ha un figlio e l’autobus
è arrivato in
tempo per salvarmi.-
- Quel che Zee si è dimenticato di aggiungere è
che Liam si è
messo a correre per raggiungerlo e invitarlo a bere un
caffè.-
- Uh, progressi.-
- Non è che...- si bloccò dal continuare
perché non sapeva nemmeno
lui che cosa fosse successo quella mattina. Forse si trovava ancora
dentro un sogno assurdo.
Spostò gli occhi sulle dita piene di anelli che si
stringevano alla
mano ferma sul tavolo e sollevò il viso per incrociare lo
sguardo di
Perrie e il suo sorriso di conforto.
- Facciamo che ordiniamo un’altra birra e beviamo alle
relazioni
impossibili. Ci stai, tesoro?-
Cercò di ricambiare il sorriso di Perrie ma era sicuro di
avere
sulle labbra una smorfia. Non che desiderasse una relazione con
Liam…
o almeno non subito. In futuro? Forse. Portò la bottiglia
alla bocca
quando con i pensieri entrò in un territorio proibito e
prese dei
sorsi con gli occhi chiusi per cancellare la famiglia perfetta che di
sicuro formavano Liam, quella donna e il loro bambino.
- Sono un coglione.-
Il verso d’approvazione di Louis venne stroncato
probabilmente da
un piede o dal gomito di Perrie per come si era trasformato subito in
uno di dolore.
- Non è che Liam girava con il suo cartello
“proprietà privata
con figli”... – le dita di Perrie si sollevarono
per mimare le
virgolette, poi tornarono a stringersi al polso di Zayn –
… e in
ogni caso non è una colpa avere un paio di occhi e tutto un
apparato
sessuale attivo.-
- Resto un coglione per aver frainteso e per essermene andato senza
avergli detto nulla. Un saluto, rifiutare l’invito. Niente.
Così
ho fatto la figura dell’idiota e del maleducato.-
- Allora… domani quando lo vedi gli chiedi scusa e ti
inventi di
esserti ricordato di un impegno. Ora invece finisci quella birra e
poi passiamo a qualcosa di più forte per dimenticarci di
essere
fuori dalla vita di chi ci piace.-
Sollevò la bottiglia per commentare le parole di Perrie e
alzò il
gomito per svuotarla con un lungo sorso.
*
A settimana conclusa Zayn era distrutto. Doveva rivalutare
l’orario
della sveglia perché forse era stato eccessivo reagire alla
pessima
figura con Liam decidendo di anticipare tutto di un’ora. Non
sarebbe riuscito a tenere quel ritmo ancora per molto se alle tre di
pomeriggio di domenica voleva sdraiarsi nel letto per recuperare
tutto il sonno in arretrato. E i colleghi a lavoro avevano
già
iniziato dal martedì a fargli domande sulla salute.
Il piatto che Trisha gli stava preparando con gli avanzi non gli
sembrava neppure invitante quando desiderava solo una superficie
comoda su cui sdraiarsi.
- Che succede?-
- Uh?-
- Sei strano… più silenzioso del solito.
È successo qualcosa a
lavoro?-
- No - scosse il capo per caricare ancora di più la
risposta, poi
passò una mano sul viso e dopo un sospiro aggiunse : - Sono
solo
stanco.-
Prese la borsa che gli aveva riempito di ogni tipo di cibo avanzato e
la seguì nel salotto dove salutò con un movimento
del capo il
padre; un movimento impercettibile e poi tornò subito a
concentrarsi
sulla televisione dove stavano passando la partita di una squadra che
neppure seguiva. Fischiò per chiamare Blue e si
fermò davanti alla
porta chiusa, lasciandosi abbracciare da Trisha che non sembrava
voler lasciarlo andare.
- La tua mamma è sempre qui, jaan.-
Ricambiò la stretta con le braccia attorno ai suoi fianchi e
spostò
le mani sulle sue spalle per allontanarla un po’ e studiarla
mentre
con la voce un po’ tremolante gli diceva: - Per qualsiasi
cosa. Se
hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa...-
- Ho solo bisogno di dormire, ma.- la informò subito con un
sorriso
per rassicurarla, poi sfregò le dita contro la sua fronte e
aggiunse: - Non preoccuparti troppo o ti vengono le rughe.-
Ignorò il colpetto contro la spalla quando la
abbracciò di nuovo e
premette le labbra contro la sua fronte, separandosi da lei con
un’espressione più rilassata.
Si piegò sulle gambe per allacciare il guinzaglio a Blue e
aprì le
braccia una volta di nuovo in piedi per invitare le sorelle a
prendervi posto. Lasciò un bacio sul capo di ciascuna e
raccomandò
loro le solite cose, concedendosi di abbandonare
l’espressione
allegra solo alla fermata dell’autobus.
Doveva tornare alle vecchie abitudini o non sarebbe sopravvissuto a
una nuova settimana di lavoro. Non poteva permettere a quella strana
situazione con Liam di rovinargli la carriera che si era costruito
con fatica. Lunedì doveva solo scusarsi e lasciarsi le
fisime alle
spalle.
*
Zayn era partito carico da casa quella mattina all’alba; con
il
passare dei minuti si era sgonfiato un poco ma era pronto a scusarsi
con Liam e risolvere tutto. Poi era salito sull’autobus per
rientrare e per la prima volta in quasi tre mesi aveva desiderato non
trovare Liam al solito posto. Invece era lì, aveva sollevato
gli
occhi dal cellulare per pugnarlo ed era tornato come se nulla fosse a
scorrere il pollice contro lo schermo. Gli aveva pure sorriso, non
l’aveva ignorato come Zayn si aspettava.
Erano già passate quattro fermate e non sapeva come
introdurre
l’argomento che l’avrebbe portato a scusarsi. Era
troppo tardi
per iniziare a parlargli, avevano passato troppi minuti senza
calcolarsi e non poteva saltare su all’improvviso e
introdurre un
discorso. Poi Liam era concentrato sul cellulare e spostava gli occhi
dallo schermo solo per guardare Blue con un sorriso. Preferiva
sorridere a Blue che poteva godere della la magnificenza del suo
sorriso che a lui. Non che non potesse sorridere a Blue e non che
fosse geloso di un cane...
Non sapeva cosa dirgli per introdurre le scuse e le fermate passavano
e il tempo con lui diminuiva. E no, non poteva resistere fino al
giorno successivo con tutta quella tensione che si attorcigliava allo
stomaco.
Si schiarì la voce e notò le dita di Liam
bloccarsi sullo schermo,
i suoi occhi guizzare verso l’alto per fissarlo e non
riuscì a
fermarsi dal mormorare: - Mi dispiace.-
Doveva imparare a bloccare certi pensieri perché non poteva
trovare
tenero Liam per come piegava la testa di lato e sporgeva le labbra
per mostrare confusione. Doveva smettere di fantasticare su di lui,
se non voleva farsi ancora più male.
Prese un respiro e con più calma ripeté: - Volevo
scusarmi per
settimana scorsa. Mi sembravi… impegnato.-
Il sorriso che comparve sulle labbra di Liam gli fece perdere qualche
battito per strada. Come aveva fatto a confondere la sua gentilezza
per interesse?
- Non preoccuparti. Sei perdonato.-
E così si era risolto tutto. Liam non era arrabbiato con lui
e Zayn
poteva tornare a svegliarsi alla solita ora per la passeggiata con
Blue. La tensione andò via con un sospiro e
l’abbassarsi delle
spalle; con tutti quei pensieri non si era accorto neppure di essersi
irrigidito come un tronco. S’inumidì le labbra con
la lingua
mentre fissava il sorriso di Liam; preso com’era dallo
scrivere sul
cellulare non si sarebbe accorto della meticolosa attenzione che
metteva Zayn nell’osservarlo.
- Come sta tuo figlio?-
Era una domanda lecita, mostrava anche di essere interessato alla
salute di suo figlio e di non essere uno stronzo insensibile. Eppure
lo scatto con cui Liam sollevò gli occhi dal cellulare per
fissarlo
gli dicevano che non era del tutto corretto. Aveva sbagliato a
chiedere di suo figlio? A rendere evidente che aveva origliato la
conversazione? Era stato Liam a stargli vicino mentre rispondeva al
telefono. Come avrebbe detto Perrie, non era colpa sua se era dotato
di orecchie.
- Io… uhm. La chiamata? L’altro giorno…
hai risposto al
telefono e...- cercò di spiegare quel che non riusciva a
dire a
parole con un gesto della mano, tendendo il pollice e il mignolo
mentre le altre dita stavano piegate contro il palmo.
Non si sarebbe offeso per la risata di Liam. Poteva avere mille
ragioni per ridere a quella domanda e non di lui.
- Robespierre?-
Storse le labbra in una smorfia per commentare la scelta del nome,
scrollò le spalle e cercò con gli occhi il
cartello delle fermate
per avere la conferma esistesse una fine a quel viaggio.
- Scusami, scusami.-
Se anche fosse stato offeso dalla risata, Liam non sembrava esserne
poi tanto dispiaciuto dal momento che non aveva ancora smesso di
ridere mentre gli chiedeva scusa.
- È che… non è proprio mio figlio...-
Spostò gli occhi dalla linea con tutte le fermate per
fissare Liam,
inarcò un sopracciglio e sbuffò, chiedendosi
perché dovesse essere
tanto fiscale mentre si correggeva dicendo: - Il figlio della tua
compagna allora.-
L’ennesima scossa del capo di Liam lo confuse, almeno da
parte sua
aveva smesso di ridere ma il fatto che fosse tornato a usare il
cellulare senza neppure rispondergli… Aggrottò la
fronte quando lo
girò per mostrargli la fotografia che occupava tutto lo
schermo.
C’erano Liam e una donna seduti su un divano, avevano degli
orrendi
maglioni con un pupazzo di neve e una renna che passavano in secondo
piano di fronte all’allegria dei loro sorrisi. I capelli
marroni di
lei scappavano dall’elastico che li teneva raccolti in una
coda
disordinata e aveva sulle gambe un gatto. Un enorme gatto tigrato.
- Lui è Robespierre.-
- Oh… avete un gatto assieme.-
Okay. Robespierre era un gatto. Liam e quella donna avevano un gatto
insieme. Non era importante quanto un figlio ma era qualcosa. Avevano
un gatto, vivevano assieme, avevano dei progetti e lui doveva
smettere di fissare quella donna in fotografia. Non sarebbe riuscito
a farla sparire con il potere dello sguardo.
- Non è mio, comunque. È il gatto di Miki.
Infatti il nome assurdo
l’ha scelto lei.-
Cosa si provava a essere l’artefice di quel sorriso? Quella
donna
era così fortuna e Zayn voleva buttarsi sotto
l’autobus. O almeno
sparire da New York per nascondersi in una caverna alla Batman,
togliendo tutta la storia dell’essere paladino di giustizia.
Tese le labbra nel migliore sorriso finto che possedeva quando Liam
sollevò lo sguardo dal cellulare per guardare lui e non
più quella
donna.
Qualsiasi dubbio di poter avere qualche possibilità alla
sostituzione del figlio con un semplice gatto era svanita del tutto.
Una persona poteva sorridere in quel modo guardando una fotografia
solo se era davvero innamorato, no? E lui non aveva più un
briciolo
di speranza.
- Dice che è mio figlio solo quando ha bisogno di aiuto. Ora
sta
bene. Era solo indigestione, come le avevo detto per telefono.-
Mosse il capo per annuire alla conclusione del discorso e
farfugliò
un “Bene, ne sono felice”, anche
se della salute di quel
gatto non gli importava un accidente. E se non fosse mai esistito,
assieme alla sua padrona, ne sarebbe stato molto più
contento del
venire a sapere che aveva superato l’indigestione da
campione.
- Comunque per chiarire...- non ci stavo provando con te,
era
solo un caffè non un appuntamento. E
c’era ancora molto altro
che poteva seguire con un inizio di quel tipo. - …
è una mia amica
e non la mia compagna.-
Ottimo, così si apriva una conversazione su amore non
corrisposto e
quanto avrebbe desiderato ricambiasse il suo affetto. Era proprio
quel che meritava quel lunedì per iniziare la settimana al
massimo.
- E rimarrà così in eterno...- Zayn non
riuscì a fermarlo il
sollevarsi sarcastico degli occhi mentre tra i denti borbottava
“Ecco
che arriva” - … visto che ho gusti molto diversi.-
Sentì uno scricchiolio al collo per la velocità
che impiegò a
spostare la testa per fissare Liam. Continuava a sorridergli ma aveva
una sfumatura d’incertezza ora, come se fosse pronto a
qualsiasi
reazione.
- Oh.-
C’era altro che
potesse dire? Il figlio non era un figlio ma era un gatto. La
compagna non era una compagna ma un’amica. E Liam non era
etero.
Liam che ridacchiava
con una gradazione tenue di rosso sulle guance, Liam che si mordeva
il labbro e gli rivolgeva un sorriso teso. Come se esistesse la
possibilità che Zayn lo rifiutasse. Potevano esistere un
miliardo di
mondi alternativi e Zayn era sicuro in nessuno di questi avrebbe
rifiutato un Liam qualsiasi si fosse trovato davanti.
- Anch’io!-
Ci mise troppa enfasi
in quella breve frase, aveva dovuto agire in fretta per confermargli
di essere pronto ad andare ovunque con lui, e notò lo
sguardo di più
passeggeri virare su di loro. La ragazzina seduta nel posto accanto a
Liam pareva l’unica a farsi gli affari suoi, eppure dalle
cuffiette
che aveva nelle orecchie non arrivava più la musica alta di
due
secondi prima.
- Non che non mi
piaccia la tua amica perché non l’ho mai vista ma
non mi
piacerebbe da quel punto di vista perché sono gay. Uh,
sì. Se è
quello che stavi intendendo perché altrimenti possiamo
fingere che
questa conversazione...-
Lo schiarimento di voce
di Liam gli fece bloccare il flusso di parole che stava sputando
fuori e che era pronto a sputare fuori ancora per riempire quegli
ultimi minuti insieme.
- Quindi...- ripeté
due secondi dopo di lui la stessa parola e si perse a osservare il
suo sorriso, ricollegandosi al mondo terreno in tempo per sentire la
domanda: - Hai il cellulare dietro? Puoi passarmelo un secondo?-
Lo recuperò subito
dalla tasca dei jeans e lo passò senza chiedere motivazioni
a Liam,
sbloccandolo come richiesto e stando a osservare le sue dita muoversi
veloci sullo schermo.
- Ora hai il mio numero
e… - salvò il cellulare in tempo quando
rischiò di scivolargli
dalla presa e fissò inebetito Liam che continuava a
sorridere e
parlare - … possiamo metterci d’accordo per quel
caffè.-
- Okay.-
- Perfetto.-
Esisteva un giorno
migliore del lunedì? Era appena entrato nella top 7 dei
giorni più
belli della settimana per quel che lo riguardava.
- Zayn?- ricambiò il
sorriso di Liam, chiedendosi se potesse esserci ancora qualcosa di
grandioso ad attenderlo in quel viaggio dell’autobus. - Devi
scendere. È la tua fermata.-
Riuscì a saltare giù
un attimo prima che le porte si chiudessero. Un sorriso idiota sulle
labbra mentre muoveva la mano per salutare Liam. Quando
abbassò lo
sguardo su Blue aveva la testa inclinata su un lato, come se potesse
intuire la scena patetica che faceva il suo padrone.
*
«In
che senso?»
«Zayn.»
«Zayn,
tesoro, gioia mia.»
«Hai
il suo numero e ANCORA non hai scritto nulla????»
«Hai
il suo numero da UNA SETTIMANA e ANCORA non gli hai scritto?????»
«?????»
«COSA
STAI ASPETTANDO??»
«TI
HA DETTO CHE VUOLE SCOPARE E TU ????»
«SCRIVIGLI
SUBITO. ORA. IMMEDIATAMENTE»
Zayn
ridacchiò quando trovò l’elenco di
messaggi nella chat con Perrie
ad aspettarlo.
«Non
mi ha detto che vuole scopare. Solo prendere un caffè.»
La
sola emoji che Perrie inviò subito come risposta lo fece
sghignazzare; quel sollevarsi degli occhi racchiudeva il classico
“Sei un disastro, tesoro”.
«Ti
ha detto che è single e pronto a prendere
un “caffè” con te.»
«Hai
scritto la stessa cosa. La differenza è che l’hai
virgolettato.»
«Perché
non è un caffè ma un
“caffè”»
Scosse
la testa con un sorriso quando lesse il nuovo messaggio di Perrie.
Aprì una nuova chat, selezionò tra i contatti
quello di Liam e
prese un respiro, ragionando su quel che poteva scrivere per non
sembrare disperato. Aveva aspettato fino alla domenica quindi non ne
poteva uscire come uno che non sapeva attendere per un
caffè. No?
Cambiò subito chat quando gli arrivò la notifica
di altri messaggi
di Perrie.
«Tu
scrivigli e vedrai.»
«Dovresti
fidarti di più di me, tesoro.»
«Poi
se insiste tanto per un caffè … ;) »
-
Hai trovato qualcuno?-
La
voce del padre arrivò inaspettata dal proprio fianco. Era
stato in
silenzio e concentrato sulla televisione da mezz’ora e
improvvisamente si ricordava di averlo accanto e di iniziare una
conversazione con lui?
«Magari
è davvero solo un caffè e passerò
tutto il tempo a chiedermi
perché ho accettato mentre lui mi parlerà di
quanto è bello e
intelligente il suo compagno.»
«Perché
uno come lui non può essere single. Etero o gay.»
«Magari
si conserva per qualcuno di speciale.»
«Uno
che non riesce a capire quando si sta flirtando. ;) »
-
È tutto il pomeriggio che stai attaccato a quella roba.-
Appoggiò
il cellulare sul cuscino del divano per dimostrargli con un gesto di
potersene separare e con un tono pacato disse: - Se devi dirmi
qualcosa...-
Non
riusciva neppure a guardarlo in faccia, preferendo la televisione a
lui mentre l’interesse improvviso per la vita sentimentale
del
figlio lo spiegava con frasi corte e precise. Zayn doveva decidersi
ad abituarsi alla brevità delle loro conversazioni. Non
avevano mai
avuto un rapporto profondo e non sarebbe di certo nato ora, dopo la
delusione che gli aveva dato.
-
Vuole saperlo tua mamma. Glielo stai tenendo nascosto. Stamattina
diceva che hai ovvie ragioni per farlo. -
Zayn
l’aveva intuito senza che lo dicesse che era stato quello il
motivo
della litigata tra loro; non si erano scambiati neppure una parola a
pranzo e la tensione era palpabile a tavola. Era sparita solo quando
Trisha era uscita con Doniya per aiutarla a scegliere
l’arredo per
il futuro nipotino. Doveva sentirsi in colpa anche per le tensioni
tra i genitori?
-
No.- rispose non appena arrivò alla fine di quella frase;
aveva
usato forse eccessiva freddezza ma Yaser
continuava a seguire la partita come se nulla fosse. Sembrava sempre
a Zayn di
avere davanti un muro che non sarebbe riuscito a scalfire o
scalare in alcun modo.
-
Ti ricordi Ricky?-
Roteò
gli occhi con uno sbuffo seccato quando il padre pensò bene
di
andare a toccare uno dei tasti dolenti. Come dimenticare il collega
del padre che non perdeva occasione per raccontare barzellette dai
gusti pessimi quando lo si
invitava a cena? L’ultima
volta gli aveva chiesto come fosse passato da
Perrie ad altro. Era stata
anche l’ultima volta che era stato invitato a cena a casa
Malik. E
quel che gli aveva quasi fatto passare il debole per la divisa; poi
aveva deciso che solo i pompieri nella squadra del padre erano idioti
e che ne esistevano ancora
di decenti da tenere viva la fantasia.
-
L’ho dovuto
allontanare.-
Zayn
abbassò gli occhi sul cellulare, chiedendosi se fosse
maleducazione
riprenderlo in mano e rispondere a Perrie.
-
C’è stata una rissa in palestra con uno dei
volontari.-
-
Mi dispiace per il volontario.-
-
Ricky ha il naso rotto.-
-
Non può averglielo peggiorato.-
-
Zayn...-
Si
spinse con le spalle contro lo schienale e incrociò le
braccia al
petto, fissando testardamente la televisione mentre aspettava la
socievolezza del padre arrivasse al termine.
-
È gay.-
Girò
di scatto la testa verso il padre con gli occhi strabuzzati mentre
ribatteva solo col nome del collega del padre.
-
No, no...- sospirò di sollievo perché
così l’ordine naturale del
mondo era ristabilito e l’apocalisse era ancora lontana. - Il
volontario… James… James, dovrebbe essere. Non
sono bravo con i
nomi.-
Il
silenzio che seguì sembrò non arrivare al padre
come consiglio di
fermare la conversazione. Zayn aveva l’impressione si stesse
sforzando di tenerla viva e di essere quasi al punto per cui aveva
deciso di iniziarla.
-
È simpatico.-
Una
pausa di silenzio, poi la conferma: - Il volontario.-
-
Abbiamo parlato qualche volta e sono sicuro sia single.-
Zayn
lo fissò confuso, poi sorpreso e infine incredulo quando
arrivò
quel che non si sarebbe aspettato dal padre.
-
Posso presentartelo se...-
-
Che cazzo?- domandò, più a se stesso che al
padre, poi scosse la
testa e continuò: - Vi siete messi d’accordo tutti
quanti?-
Si
girò verso Safaa che seduta scomposta sulla poltrona stava
sfogliando una rivista di moda e la tirò dentro il discorso
chiedendo: - Hai qualche bel professore da presentarmi?-
Safaa
abbassò la rivista, storse le labbra in una smorfia e scosse
la
testa, replicando: - Tutti vecchi e brutti, Zee.-
Waliyha
sembrò trovare opportuno quel momento per inserirsi nella
discussione e commentare: - Se non hai il coraggio di parlare con il
tuo amichetto dell’autobus, un pensierino per il veterinario
lo
farei.-
Fu quello che lo spinse
a prendere il cellulare, aprire la nuova chat, selezionare di nuovo
Liam e digitare in fretta per non bloccarsi e pentirsene prima di
inviare il messaggio.
«Sei
libero sabato prossimo?»
«Questo
è il mio numero, sono Zayn.»
«Sabato
è perfetto, Zayn. Così possiamo prenderci
più tempo.»
Fece
lo screen alla chat e inviò la foto a Perrie con
un’eccessiva
quantità di punti di domanda.
«TE
L’AVEVO DETTO CHE VOLEVA SCOPARE»
*
La bottiglia di birra,
quella che si era deciso a ordinare dopo quindici minuti
dall’arrivo
nel locale, ruotò ancora una volta come una trottola sul
tavolo.
Zayn aveva cercato di sorseggiarla per farla durare di più
ma dopo
dieci minuti era vuota e la stava usando come passatempo per
resistere qualche altro minuto.
- È libero?-
Fermò la bottiglia con
una mano e alzò gli occhi per incrociare quelli di una
coppietta
alla disperata ricerca di un posto nel locale pieno. Mosse la mano
con la bottiglia vuota per indicare loro il tavolo e ignorò
i
ringraziamenti mentre si allontanava verso l’uscita del
locale.
Lo sbattere del vetro
quando buttò la bottiglia nel bidone all’esterno
gli fece
scaricare un po’ della tensione accumulata.
Aveva aspettato
venticinque minuti e Liam non gli aveva scritto neppure un messaggio.
L’aveva chiamato due volte ma in entrambi i casi era finito
in
segreteria e si era rifiutato di farlo una terza volta per non
apparire disperato.
Era sempre lui a fare
ritardo agli appuntamenti e non gli piaceva stare dall’altra
parte
senza sapere la durata di quell’attesa, se avesse un limite o
se
fosse una bidonata. Lui non era mai andato oltre la mezz’ora
ma
almeno informava con messaggi o chiamate di non fare in tempo.
Erano passati
venticinque minuti e Liam ancora non si era fatto sentire. Quando era
successo a lui di fare mezz’ora di ritardo aveva trovato il
suo
appuntamento a flirtare con il barista. In quel locale non
c’era
una persona più interessante di Liam e farsi trovare con un
altro
solo per dimostrargli di non averlo aspettato tutto quel tempo era
ancora più patetico.
Estrasse il cellulare
dalla tasca della giacca di pelle quando sentì la vibrazione
e fissò
la scritta “Liam” che appariva in grande sullo
schermo.
Forse era ancora più
patetico rispondere al primo squillo.
- Zayn, scusami. Ho
avuto un’emergenza a lavoro e non sono riuscito…
Pensavo di fare
in tempo e non ti ho avvisato. Immagino tu sia a casa ora?-
Guardò alle proprie
spalle l’insegna del locale illuminarsi a intermittenza,
passò una
mano sul viso e sussurrò: - Sì, sono appena
arrivato a casa.-
- Okay. Hai fatto bene,
sì. Avrei dovuto avvisarti, scusami.-
Premette il pollice e
l’indice contro le palpebre mentre teneva il cellulare contro
l’orecchio e mormorava: - Non ti preoccupare, Liam.-
E per impedire al
sospiro di Liam di tradursi in nuove scuse aggiunse: - Ho incontrato
un amico e non mi sono accorto del tempo.-
La pausa di silenzio si
protrasse per più di venti secondi, poi sentì il
sospiro di Liam e
subito dopo l’insistente: - Non ti ho dato buca.-
Zayn commentò la sua
frase con un verso, non sapendo che altro dire per non ingarbugliarsi
nelle bugie e fargli capire di averlo aspettato tutto quel tempo, di
aver avuto come compagnia solo una birra e di non essere per nulla a
casa.
- C’è stata una
complicazione a lavoro e...- inarcò un sopracciglio quando
Liam si
interruppe con un verso e spostò il cellulare
dall’orecchio quando
lo sentì quasi ordinare: - Mandami la tua posizione.-
- Ti raggiungo a casa e
ti porto tutto quello che vuoi per farmi perdonare.-
- Liam – sfregò le
dita contro la fronte e scosse la testa – Non ce
n’è davvero
bisogno. Sei perdonato.-
- Zayn – sollevò gli
occhi verso il lampione con un sorriso quando captò
l’imitazione
nella voce – È anche una scusa per vederti quindi
ce n’è
davvero bisogno.-
La pausa prolungata di
silenzio, quella che passò con i denti contro le nocche per
non dare
risposte affrettate, portò Liam a chiamarlo con un tono
preoccupato.
Passò una mano tra i capelli per trovare una risposta a
quella
situazione: voleva vederlo ma era ancora nervoso per averlo aspettato
inutilmente per quasi mezz’ora senza avere notizie.
- Ci sono. Scusa,
uh...-
- Non sei costretto ad
accettare, ovviamente. Mi farebbe piacere vederti e chiederti scusa
di persona.-
- Preferirei…. –
evitare di vederti ora, Liam. Passò una
mano tra i capelli
con un sospiro quando l’inevitabile seguito della frase
restò solo
nella testa a ripetersi mentre concedeva: - Domani mattina? Possiamo
vederci per il caffè che mi hai promesso?-
- Certo, Zayn. Ci
vediamo domani.-
- Okay… bene…
buonanotte?-
- Buonanotte, Zayn.-
Ficcò il cellulare in
tasca quando chiuse la chiamata per non rischiare di lanciarlo in
mezzo alla strada. Aveva voglia di sbattere la testa contro il muro
perché nella voce di Liam aveva sentito il suo sorriso e
perché
aveva rifiutato di vederlo immediatamente. Continuò a
insultarsi per
tutto il tragitto fino a casa, tentato di recuperare il cellulare e
scrivere a Liam solo un indirizzo.
Quando girò la chiave
nella serratura ed entrò nell’appartamento uno dei
motivi per cui
non aveva accettato la proposta di Liam lo aspettava seduto sul
divano con una tazza tra le mani e Blue accanto che era saltata
giù
per corrergli incontro, felice che il suo padrone fosse tornato
così
presto.
- Ohi, rubacuori. Com’è
andata?-
Gli rispose con
un’alzata di spalle, Louis stava fissando la televisione e la
mancata risposta vocale gli fece spostare gli occhi dal film
drammatico a Zayn che sprofondava nel posto accanto a lui.
- Bella musica e i
cocktail li fanno bene.-
- E?-
- Consigliato anche in
uscite singole.- continuò per chiudere in fretta la
curiosità del
coinquilino.
- Non si è
presentato?-
Si strinse di nuovo
nelle spalle e borbottò: - Emergenza a lavoro. Mi ha
chiamato.-
- Malissimo.- una pausa
per sorseggiare il tè e poi lo sentì insistere: -
Doveva correre
per te. È sceso in picchiata dal vertice.-
Zayn sfregò un palmo
contro il viso, indeciso se tenersi per sé tutto quanto o
parlarne
con qualcuno. Poi si decise e confessò: - Mi ha chiesto se
potevamo
vederci lo stesso.-
Il verso con cui Louis
lo invitava a continuare lo fece rilassare un po’ di
più contro il
divano e il rumore che fece per sorseggiare il tè gli fece
scappare
persino un sorriso.
- Gli ho detto che ero
già tornato a casa.-
Un altro verso e un
sorso mentre dalla televisione arrivavano i singhiozzi della
protagonista.
- E mi ha detto che
poteva raggiungermi e… uh, portarmi qualsiasi cosa gli
chiedessi?-
- Okay, si è
impegnato. Buono. Prendo Blue e ti lascio...-
- Gli ho detto che era
meglio evitare.-
- Zayn, no!-
Il rumore di uno sparo,
poi Louis spense la televisione per concentrarsi su di lui mentre
insisteva: - Ti avrei lasciato casa libera! Fai ancora in tempo a
scrivergli e vado con Blue da Harry e domani mattina ci penso io a
farle fare un giretto. Non voglio passare alla storia come quello che
ti ha impedito di scopare con l’uomo della tua vita. I tuoi
seguaci
mi uccideranno!-
Scosse il capo con una
risata e spinse un cuscino contro la faccia di Louis quando gli si
avvicinò troppo. Non aveva bisogno di concludere la giornata
con il
coinquilino e le sue idiozie sullo sfruttare un social per raccontare
delle pene d’amore.
Non stava soffrendo per
amore e chi commentava le fotografie per sapere degli svolgimenti con
lo sconosciuto dell’autobus era solo Louis o Louis
dall’account
di Harry.
*
Zayn aveva le
allucinazioni. Okay, forse non aveva dormito benissimo dopo il fiasco
con Liam ma non credeva al punto da immaginarselo seduto sulla
panchina del parco in cui andava con Blue all’alba della
domenica.
Si vedevano sull’autobus dal lunedì al
venerdì e quando aveva
proposto durante la chiamata di vedersi l’indomani si era
dimenticato fosse domenica; lui si riferiva al lunedì.
Però quello
seduto sulla panchina era Liam e ne era sicuro, riconosceva la sua
postura ed era un poco inquietante se stava a ragionarci. E ne ebbe
la conferma quando avvicinandosi quello sollevò gli occhi da
terra,
un sorriso incerto sulle labbra.
- Che ci fai qui?-
Il nervosismo
dell’essere stato lasciato solo per quasi mezz’ora
al bar senza
notizie era passato quando era riuscito ad addormentarsi la sera
prima. Non voleva risultare tanto freddo con la domanda ma era
rimasto sorpreso nel trovarselo davanti a quell’ora. Non si
era
ancora svegliato del tutto e ora aveva la testa piena di paturnie
perché non si era preparato in alcun modo per uscire con
Liam. Di
sicuro i leggins e la felpa di Hulk non erano quel che avrebbe voluto
indossare a un appuntamento con Liam. E ora non aveva molta scelta.
Non voleva rifiutarlo ancora ma non poteva uscire con lui senza
neppure essersi sistemato i capelli.
Si strappò quasi
l’elastico nella fretta di sciogliere
l’imbarazzante acconciatura
con cui quella mattina aveva tentato di domare il nido che aveva al
posto dei capelli e lo ficcò nella tasca a marsupio della
felpa,
tirandola per coprirsi qualche altro centimetro di gamba. Non che una
L non fosse sufficiente a coprirlo ma se fosse riuscito ad arrivare
fino al ginocchio non si sarebbe sentito tanto esposto. Anche se
l’idea di avere addosso una felpa con la scritta
“HULK SMASH”
bastava a fargli desiderare la caduta di un meteorite solo su di lui;
Liam e Blue dovevano sopravvivergli.
- Io… uh. Quando ti
ho detto di vederci… Ecco, non è che intendevo
proprio… Non che
non mi faccia piacere. Anzi… Però, vedi...-
- Colazione?- lo
interruppe Liam con un sorriso, alzandosi dalla panchina e tenendo le
dita strette all’estremità di un sacchetto di
carta che lasciò
oscillare mentre Zayn passava lo sguardo dal suo viso a quello che di
sicuro non conteneva solo due caffè.
Si piegò sulle
ginocchia per slacciare il guinzaglio dal collare di Blue e
inarcò
un sopracciglio quando Liam spinse di nuovo verso di lui il sacchetto
per farglielo prendere mentre spiegava d’un fiato: - Non
sapevo
cosa preferissi quindi ho preso un po’ di tutto. Hanno aperto
da
poco ma fanno il caffè migliore di tutta Brooklyn. Non lo
dico
perché ci lavora una mia amica, mi crederai al primo sorso.
E le
ciambelle fanno invidia a quelle di Homer Simpson.-
- Oh… Okay.- Prese
posto sulla panchina e poggiò il sacchetto sulle gambe,
aprendolo e
rivelando una quantità esagerata di ciambelle e muffin.
Addentò
subito una ciambella, superando lo strato zuccheroso e la pastella
croccante, e dopo aver deglutito il primo boccone commentò
la
qualità con un “Wow”, tornando a
concentrarsi sul dolce che finì
in altri tre morsi senza fermarsi per parlare.
Accettò la tazza di
caffè che Liam gli porgeva e prese un sorso della bevanda
calda,
tenendo i palmi attorno al cartone per scaldarsi mentre la borsa con
tutti i dolci stava in equilibrio sulle gambe.
- Mi sento un idiota.-
Spostò gli occhi da
Blue che prendeva confidenza con tutto quel che la circondava a Liam
che gli stava seduto accanto con lo sguardo fisso sulla tazza, gli
avambracci contro le cosce e la schiena curva in una posizione
sconsolata. Zayn lo invitò a proseguire quel discorso con un
verso
mentre prendeva un altro sorso di caffè.
Non si aspettava Liam
lo inchiodasse di colpo con uno sguardo o che con
tranquillità
pronunciasse: - Ho aspettato tutta la settimana per uscire con te e
ho rovinato tutto.-
Riuscì a mandare giù
il caffè senza sputarlo fuori ma i colpi di tosse successivi
e
l’infiammarsi delle guance furono inevitabili. Liam non
poteva dire
certe cose così, lui ancora non aveva registrato che Liam
non era
più etero. Aveva bisogno di tempo per comprendere Liam fosse
interessato a lui e volesse uscire con lui.
Prese un respiro per
recuperare tutto quel che aveva perso con i colpi di tosse; la
dignità, molto importante. Passò una mano tra i
capelli per
spostare le ciocche dalla fronte e disse: - Non hai rovinato nulla,
Liam. Lo capisco. Dico davvero.-
Quando incrociò lo
sguardo insicuro di Liam decise di insistere e rovinare ancora un
poco la reputazione, confessando: - Una volta ho ritardato di
mezz’ora a un appuntamento. Avevo avvisato per messaggio ma
non mi
sono presentato con tutto questo per farmi perdonare.-
Sollevò un muffin per
dimostrare a Liam di cosa stesse parlando e lo addentò,
prendendo un
altro sorso e apprezzando il mischiarsi del caffè con il
cioccolato
fondente.
- Quindi sono
perdonato?-
Piegò il viso di lato
mentre studiava il sorriso di Liam, un po’ speranzoso e
ancora un
po’ esitante, poi rispose: - Eri perdonato anche prima, ora
è
ufficiale.-
Restò in silenzio per
godersi tutto il muffin, poi dopo un sorso di caffè
confessò: - La
tua amica ha anche appena guadagnato un cliente.-
- Bene. Ottimo. La
prossima volta sarà costretta a farmi uno sconto.-
Zayn premette i denti
contro il labbro inferiore, lo rilasciò con un sospiro e si
voltò
verso di lui. Inarcò un sopracciglio e mormorò: -
Solo se mi porti
con te. Sono stato io a fartelo guadagnare, no?-
La tensione scivolò
via dalle spalle quando Liam fece cozzare le tazze di cartone
l’una
contro l’altra, rispondendo con un “Affare
fatto” e un sorriso
che mantenne sulle labbra anche al sorso successivo.
Zayn lo imitò; le
guance di un rosso acceso e il cuore che rimbalzava tra lo stomaco e
la gola.
*
Zayn aveva smesso di
lamentarsi con Blue dell’orario delle loro passeggiate
mattutine,
complice la colazione nel sacchetto di carta azzurra che Liam gli
portava da una settimana. Il sorriso che riceveva ogni volta con il
buongiorno aveva aiutato a mostrargli l’alba in modo diverso.
Forse
c’era davvero qualcosa di rigenerante, come sosteneva Doniya,
nelle
sfumature di rosa e violetto che intravedeva tra i grattacieli. O
forse era più la cotta in rapida evoluzione a metterlo
davanti alla
scelta tra dormire un’ora in più o passare
un’ora con Liam e la
sua risata a fargli notare che non era così traumatico
svegliarsi
con la vibrazione contro l’orecchio.
Erano passati da
casuali sfioramenti delle dita nel prendere i muffin, con inevitabili
arrossamenti delle guance da parte di Zayn, a consapevoli contatti
tra i loro corpi che andavano dallo spingersi contro la spalla
dell’altro durante una battuta allo sfregare il pollice
contro la
guancia per aiutarlo a pulirsi dalla glassa del cupcake.
Quell’ultima
conquista aveva fatto decidere Zayn che a una futura occasione non
sarebbe rimasto ad arrossire impacciato ma avrebbe preso la
situazione in mano. O almeno, sperava avrebbe avuto un briciolo di
coraggio per schiudere le labbra e leccare via la glassa dal suo
dito. Non si era più ripresentata; Zayn gli aveva confessato
di
preferire le ciambelle e Liam non aveva più comprato cupcake
per
tutta la settimana.
Sospirò sconsolato
quando pure la mattina del venerdì nel sacchetto non
trovò neppure
un cupcake. Prese un biscotto glassato di nero e morse l’ala
di
quel pipistrello. Era buono ma non sarebbe servito a far procedere il
piano per avvicinarlo a un bacio con Liam.
- Non ti piace?-
Si voltò verso Liam,
confuso dalla domanda, e seguì la direzione del suo sguardo
sul
biscotto che teneva con l’indice e il pollice per
l’ala rimasta.
- No… sì.
Sì, è
buonissimo.-
Non provò nemmeno ad
alzare lo sguardo su Liam, continuò a fissare il pipistrello
con una
sola ala come se fosse la causa di tutti i mali. Un po’ lo
era
perché il venerdì era arrivato ma le mani di Liam
non erano più
tornate sul suo viso dopo quel martedì del cupcake. Se fosse
stato
un poco più coraggioso, come lo era stato nei mesi prima con
gente
conosciuta nei locali, sarebbe riuscito a cavarsela senza la scusa
della glassa di un dolce. Era Liam, il fatto di essere con uno che
gli piacesse più di una sveltina nei bagni del locale, a
bloccarlo.
- Solo… - prese un
respiro e sollevò gli occhi sul castano che lo fissava
più confuso
di lui, gli mostrò il biscotto e continuò: -
… non è presto per
Halloween?-
Almeno Liam aveva
smesso di fissarlo come se Zayn fosse sul punto di strappargli il
cuore e pestarlo; anche se era tenero con quello sporgere le labbra
in un broncio.
- Da uno che insiste
con la campagna sul riconoscere le tartarughe come supereroi...- Zayn
roteò gli occhi con un verso quando Liam tornò su
quel che era
stato argomento di discussione accesa il mercoledì -
… credevo lo
sapessi che oggi è la giornata dei supereroi.-
Si ficcò in bocca
tutto il biscotto per non riaprire il dibattito su quanto fossero
valide le tartarughe ninja nella lotta contro il male. Era Liam a non
capire cosa volesse dire avere le fogne protette da quel gruppo.
- Batman è un
supereroe. Le tartarughe invece...-
Il pugno contro la
coscia bastò a fermare Liam dal proseguire in una
discussione che
avrebbe perso ancora. Zayn non avrebbe mai rinunciato a difendere
Leonardo e amici da critici come Liam che non…
- … il club del piede
poi sembra più un ritrovo per estetisti che un gruppo di
pericolosi
assassini.-
Zayn doveva ammetterlo:
il sorriso con cui Liam aveva chiuso il tutto l’aveva fatto
vacillare per qualche secondo. Poi scosse il capo, spinse il
ginocchio contro la sua gamba e borbottò: - È il
clan del piede.-
- Sempre di un piede si
tratta. E se vogliamo essere sinceri, Zayn, dovresti notarla la
discreta somiglianza con la Mano della Marvel.-
- O posso apprezzare
entrambe le cose, Liam.-
- E se vogliamo essere
ancora più onesti… - Zayn sospirò
quando dal sorriso di Liam
intuì quel che ne sarebbe seguito - … tutti e due
hanno preso
dalla lega degli assassini. Quindi ho ragione, tutto torna sempre
alla DC.-
Zayn scosse la testa
con uno sbuffo, cercando di nascondere la risata, aprì il
sacchetto
e scelse uno dei biscotti con la glassa rossa; le linee nere che
formavano una ragnatela e i due ovali bianchi erano
un’evidente
vittoria di Zayn e della Marvel.
Tenne il biscotto tra
due dita, come se mostrandoglielo potesse dimostrare qualcosa, e con
fierezza ribatté: - Solo perché uno
c’è arrivato prima non vuol
dire che l’ha fatto meglio.-
Zayn scoppiò a ridere
nel sentire il proprio nome carico di tutta l’offesa per
quella
frecciatina e rise ancora più di gusto quando Liam
portò una mano
al petto. Poi mosse di nuovo la mano con il biscotto per riportare le
sue attenzioni su quello e inarcò un sopracciglio per porre
la
domanda solo con quel gesto.
Liam scrollò solo le
spalle e borbottò: - Abbiamo tutti dei punti deboli.-
- E il tuo è
Spider-Man?- rincarò di nuovo la dose con un sorrisino e
divorò il
biscotto in due morsi.
Cercò nel sacchetto un
altro biscotto a tema Marvel ed era un’impresa
così difficile tra
pipistrelli, fulmini, lanterne e il ripetersi delle lettere W e R che
non trovò il tempo di concentrarsi sul sospiro di Liam e
“Qualcosa
del genere, sì”.
Zayn ricordava di
averlo visto ridere due giorni prima quando lui aveva scelto
Spider-Man come supereroe preferito. Il discorso a favore di
Spider-Man doveva aver funzionato se Liam l’aveva rivalutato.
*
«
Ho pensato a te »
Solo
l’anteprima del messaggio che ricevette durante la pausa
pranzo da
parte di Liam lo fece arrossire, poi aprendolo si rivelò
essere un
meme di Spider-Man sconfitto dal Raid. Gli rispose con il dito medio
sia in fotografia che come
didascalia.
La
prima risposta di Liam fu un «Nerd»
con cui commentava
sicuramente il tatuaggio
fatto a diciott’anni
della spada laser sul dito,
subito dopo arrivò: «Hai
da fare questa sera?»
«Dipende.»
«Vuoi
vedere tutta la trilogia di Spider-Man del nostro salvatore
Raimi?»
Le
cinque emoji alternate tra quella malata e quella in pieno attacco di
nausea lo fecero ridacchiare da solo mentre infilzava con la
forchetta i pezzetti di pollo.
«Ho
uno sconto per un ristorante»
«Mi
pensi solo quando hai uno sconto»
«Mi
hai scoperto, capitano. Tira fuori le manette e portami in
centrale»
Zayn
evitò di concentrarsi sulla faccina imbarazzata che Liam
inviò
assieme a quella del poliziotto e rispose solo con tre
lampeggianti e l’auto della polizia. Poi dopo aver visto
l’indicazione “sta scrivendo” apparire e
sparire svariate volte
si decise ad aggiungere
«Dov’è
il posto?».
Tre
secondi esatti dopo Liam gli aveva inviato un indirizzo,
l’orario e
l’emoji ammiccante. Inviò un pollice
all’insù e poi come da
tradizione lo screen a Perrie.
«Lo
conosco!!!»
«Me
ne ha parlato Jade qualche giorno fa. È da ricconi!!»
Non
fece in tempo a comporre una risposta che Perrie aveva già
inviato
altri due messaggi.
«E
il commento per il resto è: la tensione
sale…….»
«ANCORA
NON GLIEL’HAI DATO??»
Riutilizzò
la foto inviata a Liam del
medio e girò il cellulare sul tavolo per non essere
disturbato
durante la pausa pranzo.
*
Perrie
aveva ragione: il ristorante era da ricconi. L’aveva intuito
quando
si era trovato in un vasto atrio con colonne e statue di probabili
divinità greche, la fontana incorniciata dalla scalinata
toglieva
ogni dubbio. Si era scambiato uno sguardo con Liam prima di seguire
il cameriere verso il tavolo prenotato. Non aveva fatto in tempo a
ridere della sua espressione sconvolta, il verso gli era rimasto
incastrato nella gola per colpa della candela e della rosa al centro
del tavolo.
-
Sai cosa dicono di posti come questo?- ruppe il silenzio Zayn dopo
aver ordinato ed essersi lasciato riempire il bicchiere dal cameriere
ormai convinto di trovarsi di fronte a una coppia sposata per come
insisteva con il “signori Payne”. Nessuno dei due
l’aveva
corretto la prima volta e sembrava sgarbato farlo così in
ritardo.
Zayn
puntò gli occhi su Liam dopo aver preso il calice tra le
dita e lo
sporse un po’ verso di lui per commentare la risposta: - Ne
esci
affamato e ubriaco.-
Dopo
più di un’ora ne erano usciti con lo stomaco
pieno; Liam non gli
aveva detto che a dargli lo sconto era stato proprio il padrone del
ristorante che per fare una buona impressione aveva fatto uscire
portate in più e piatti creati solo per loro.
Quindi
non ne erano usciti affamati, per quel che riguardava l’altra
parte
invece… Zayn sentiva la testa leggera per i calici che aveva
bevuto
per riuscire ad arrivare alla fine della cena.
-
Sei… un avvocato?-
Il
passaggio che Liam gli aveva offerto l’aveva accettato subito
e lo
stava seguendo nel parcheggio, tra file di macchine che valevano
più
della sua vita, mentre tentava di indovinare che lavoro potesse fare
ad avere clienti di quel livello. Aveva già tentato con
sindaco,
poliziotto e cantante; cosa che aveva fatto ridere Liam che aveva
chiesto se dovesse calcolare le serate al karaoke come lavoro
stabile.
Zayn
si tirò indietro i capelli dalla fronte e li
rilasciò con uno
sbuffo, rifiutò l’aiuto di Liam con un movimento
della mano e
tornò a catalogare con uno sguardo quello che gli camminava
accanto
in un completo elegante e sicuramente firmato.
-
Un modello.-
Il
verso di Liam, un incrocio tra una negazione e una risata, gli fecero
scartare anche quell’ultima ipotesi.
-
Un chirurgo. In una clinica privata, quelli hanno di sicuro clienti
ricchi.-
-
Non esattamente, quasi.-
Si
fermò in mezzo al parcheggio quando ricevette per la prima
volta una
risposta quasi affermativa e fissò quello che si bloccava
con lui e
gli si metteva davanti, chiedendogli ancora se volesse almeno un
indizio.
-
Qualcosa che c’entra con la medicina e una clinica...-
ragionò ad
alta voce mentre Liam gli sorrideva e annuiva, gli prese una mano e
la rigirò più volte per studiarla, concludendo: -
Un dentista.-
Liam
eliminò pure quell’opzione con una scossa del capo
e una risata.
Zayn schioccò la lingua contro il palato per ribattere al
“Ti
arrendi?”. Si distrasse solo un attimo quando Liam mosse la
mano
che ancora gli teneva in modo da avere i palmi l’uno contro
l’altro
e perse il filo del suo discorso, qualcosa su un gatto persiano del
padrone del ristorante, perché aveva intrecciato le loro
dita come
se fosse la cosa più naturale del mondo. Un cardiologo,
forse aveva
bisogno di quello.
-
Un… cosa? Liam! Stai scherzando?-
Iniziò
a ridere quando Liam confermò l’occupazione che
gli forniva
clienti tanto ricchi e continuò a ridere mentre
l’altro lo fissava
con un sorriso confuso.
-
Liam, è perfetto!- esclamò quando
riuscì a calmarsi, liberò la
mano dall’intreccio e la mosse tra loro, annuendo con vigore
al
“Sì?” esitante di Liam. Si
buttò di pancia nel discorso,
chiedendo: - Posso darti Blue come paziente?-
Poi
ignorò tutti i cambiamenti di espressione di Liam, forse
chiedergli
di prendersi Blue a un appuntamento non era il massimo del
romanticismo. Sempre se quello era un appuntamento. Lo era? Non
avevano chiarito ancora la situazione.
Liam
però doveva capirlo, era una questione importante.
-
Così mia mamma la smette di parlare del nuovo veterinario.-
confessò
quel dettaglio, sperando di ottenere il suo aiuto facendogli
pietà.
Strinse le dita attorno al suo polso e tenendo gli occhi nei suoi
insistette: - Mi liberesti da un discorso che va avanti da un anno.
Un anno, Liam. Saresti la mia salvezza e te ne sarei riconoscente a
vita. Potrei anche diventare un fan di Batman e tradire Spider-Man.-
Zayn
era sicuro di aver fatto un discorso sensato, non era così
ubriaco
da dire assurdità o confessare dettagli imbarazzanti. Da
come lo
fissava Liam, però, sembrava quasi di avergli appena
rivelato la
vastità della cotta che nutriva per lui. Era quello
l’unico motivo
per cui Liam poteva arrossire, no?
-
Tua mamma vuole...-
Zayn
agitò una mano per bloccare la domanda, forse Liam temeva un
confronto con uno che aveva pure il consenso della madre. Come poteva
spiegargli che non aveva nulla da temere perché era
all’incirca
innamorato di lui? Senza usare proprio quel termine perché
era
troppo presto per parlare di A maiuscola.
-
È una storia lunghissima.- si decise a rompere il silenzio
dopo un
sospiro, passò una mano sul viso e nell’euforia
dell’alcool
continuò: - L’unica volta che ho accettato di
uscire con uno che
conosceva mia mamma… cioè era il figlio di una
sua vecchia
collega. E nulla, sono stato piantato in asso per il barista. E okay,
ero in ritardo di mezz’ora perché mi sono dovuto
fermare a lavoro
un po’ di più. Non è stata una cosa
molto carina in ogni caso.
Però non era il mio tipo quindi non è che me ne
fotteva qualcosa.
Quindi ho ordinato da bere e… Dov’ero rimasto? Ah,
il barista.
No, il veterinario. Ecco. Visto il disastro di
quell’appuntamento
mi rifiuto… mi rifiuto con tutto me stesso di entrare negli
schemi
di mamma.-
Picchiettò
l’indice contro la tempia e con un sorriso
sussurrò: - Non vado a
cercare informazioni sul veterinario così non sono neppure
tentato
di uscirci insieme.-
-
È contrasto di interessi. O qualcosa del genere. No?
Cioè farsela
con il veterinario di Blue.- insistette per avere la conferma da uno
del settore di avere tutte le ragioni di rifiutare un appuntamento
con il nuovo veterinario, anche se passando Blue a Liam non avrebbe
avuto tanti problemi a uscirci con lui.
-
E se poi dovesse andare male a Blue chi ci pensa?- continuò
tutto
preso dal discorso che stava portando avanti da solo da quando
l’aveva iniziato.
-
E finirà male.- lo anticipò quando gli
sembrò fosse sul punto di
prendere parola per schierarsi dalla parte del veterinario e della
madre. - Mamma è pessima a indovinare i miei gusti. Mi ha
fatto
uscire con un irlandese, Liam. Aveva un accento orrendo. Di sicuro il
veterinario sarà… scozzese? Magari un russo! Non
come te, che sei
ufficialmente il mio veterinario preferito.-
-
Uh, wow.-
Cercò
di non demoralizzarsi di fronte al breve intervento di Liam, gli
sembrava fosse ancora più rosso in viso ma non si sarebbe
rimangiato
quell’ultima affermazione.
-
Esatto, un casino. Quindi puoi prendere Blue e liberarmi?-
L’espressione
di Liam era un misto tra confusione e una risata trattenuta mentre il
rossore resisteva sulle guance. La scossa successiva del capo e la
confessione di non avere posto per nuovi pazienti a quattro zampe
fece sospirare Zayn e cercare il suo conforto poggiando la fronte
contro la sua spalla. Rispose con un grugnito alla pacca contro la
schiena e scosse il capo, sfregando il naso contro la camicia
profumata di Liam, quando lo sentì difendere il veterinario
che
doveva essere la sua concorrenza sia in campo lavorativo che
sentimentale.
Forse
Liam lo conosceva e per quello non lo temeva.
*
Svegliarsi
la mattina successiva era stata un’impresa. Tra una leggera
emicrania, nausea e un’arsura in gola per colpa
dell’alcool era
stato difficile trascinarsi fino in bagno per gettare sul viso
dell’acqua gelida. L’unico motivo per cui non aveva
brontolato
quando non aveva trovato Liam ad attenderlo sulla panchina,
gliel’aveva detto che non ci sarebbe stato quando si erano
salutati
la sera prima, era stato il messaggio che aveva ricevuto. Una
fotografia della cravatta che si era slacciato non appena era salito
sulla macchina di Liam e che si era lasciato alle spalle nella fretta
di saltare giù per non fare sciocchezze; come mettersi
cavalcioni su
di lui per ringraziarlo della bella serata passata assieme. Era una
strada trafficata e Liam gli aveva già fatto il piacere di
fermarsi
proprio di fronte alla scalinata del condominio.
La
didascalia che accompagnava la fotografia riportava «Ho un
ostaggio»
e il messaggio successivo toglieva i dubbi su come dovesse
classificare l’uscita con Liam «Posso liberarla
solo se mi concedi
un altro appuntamento». Quindi Blue non doveva giudicarlo per
il
versetto che gli era scappato quando l’aveva letto.
«Niente
di eccessivo come ieri»
«Ok.
A te la scelta.»
La scelta del locale
era stata semplice: un posto che non aveva mai frequentato con Perrie
o Louis per evitare di trovarseli al tavolo per colpa della loro
curiosità nel conoscere il passeggero dell’autobus
che gli aveva
fatto perdere la testa. Quand’era arrivato con un ritardo di
dieci
minuti, perché aveva deciso di dare una veloce sistemata
alla
propria camera nell’eventualità di tornarci in
compagnia, aveva
trovato Liam ad aspettarlo a un tavolo con un sorriso. Stare nelle
vicinanze dell’appartamento era stata un’ottima
idea quando due
ore dopo avevano deciso di lasciare il locale per un posto
più
tranquillo.
Il momento in cui Liam
aveva deciso mentre camminavano verso l’appartamento di
intrecciare
le loro dita era stato il picco della serata. Almeno fino a quando si
era trovato con le spalle contro la porta e la lingua di Liam contro
la gola. Da quel momento in poi era stata una corsa verso il piacere.
Liam l’aveva sollevato da terra e Zayn aveva seguito la
direzione
che stava prendendo quell’appuntamento allacciando le braccia
attorno alle sue spalle e le gambe ai suoi fianchi. Essere bloccato
tra il materasso e il corpo di Liam non aveva nulla di simile ai
sogni. Era molto più soddisfacente ora stringere con le dita
le
ciocche e sapere di non essere interrotto da Blue, dalla sveglia o
dalle note acute di Louis.
- Non stiamo andando
troppo veloci?- gli uscì spontanea la domanda quando Liam si
impegnò
contemporaneamente a slacciargli i pantaloni e lasciargli un
succhiotto sotto il mento. Si lamentò subito quando il peso
del suo
corpo svanì e sollevò gli occhi su Liam che con
le braccia tese si
teneva sopra di lui con quegli orrendi centimetri a separarli.
- Vuoi fermarti?-
Storse le labbra in una
smorfia alla sola idea di rinunciare al calore del suo corpo e scosse
il capo per rispondergli prima e riavere indietro tutto quanto; dalle
sue labbra sul viso, alle mani sotto la maglia. Lo sguardo di Liam
però rendeva chiaro che non avrebbe ripreso tanto presto e
fu quello
che lo spinse a borbottare: - Facciamo che ci dimentichiamo di quel
che ho detto e riprendiamo.-
- Zayn.-
- Okay, okay. È solo
che...- girò il viso per fissare le ante
dell’armadio, impedendo
così agli occhi di Liam di procedere con la sua ricerca, e
sbuffò
prima di continuare a raffica: - È il primo… uh,
secondo? Non so
nemmeno se è un appuntamento… appuntamento. Non
appuntamento tra
amici. Siamo amici, giusto? Non so nemmeno se siamo amici, come posso
sapere se… Okay, facciamo davvero finta che non ho mai
parlato.
Voglio davvero continuare a baciarti e altro. Non ho bisogno
di…
etichette o non so. Posso farlo. Sì. È okay. Puoi
fare finta che
non ho mai aperto bocca e...-
- Zayn.-
- Liam, davvero. È
okay. Siamo adulti e possiamo fare sesso senza tirare in mezzo
sentimenti strani. Solo favori tra amici… uh, conoscenti?
Chiudere
con un orgasmo una bella serata. L’ho già fatto
altre volte. Non è
la prima volta. Non dobbiamo fermarci perché sei preoccupato
che
io...-
- Mi piaci.-
Il resto del discorso
diventò un verso intraducibile mentre Zayn fissava con gli
occhi
sgranati il rossore che colorava le guance di Liam.
- Non come amico. Non
solo come amico.-
Mosse il capo in un
cenno quando Liam cercò l’approvazione con uno
sguardo. Non
riusciva a trovare una parola sensata con cui iniziare
perché nella
testa si stava ripetendo ancora la sua confessione, come se fosse un
concetto troppo complicato da assimilare.
- Credevo si fosse
capito che c’erano di mezzo sentimenti strani.-
Il sorriso divertito
che Liam sfoggiò dopo aver riutilizzato quel termine
servì a
tirarlo fuori dal silenzio confusionario.
- Ti piaccio.- ripeté
in un sussurro, un fiotto di calore prese dimora sulle guance, e alla
sua conferma insistette: - Inteso come persona con cui ti piace
passare del tempo o...-
- Mi piaci nel senso
che vorrei uscire ancora con te e anche baciarti, se è
possibile. E
presentarti ai miei amici. Ai miei genitori, eventualmente.-
Inarcò un sopracciglio
alla precisazione e si fissò su quella curiosità
per non
soffermarsi su quanto gli aveva confessato, chiedendo: - Dipende da
qualcosa? Nel senso… i tuoi genitori?-
Il cenno d’assenso e
lo sguardo serio di Liam preannunciavano qualcosa di molto diverso
dal: - Solo se ammetti che Batman è meglio di Iron Man.-
Lasciò libera la
risata, sentendo la tensione e la stretta allo stomaco sparire piano,
poi lo rimproverò con un “idiota” e con
le dita di nuovo tra le
sue ciocche lo invitò a riprendere la posizione di prima e
diminuire
le distanze tra loro.
- Sono serio, però. Mi
piaci. E anche tanto, Zayn. Quindi se vuoi rallentare…-
- No.- rispose di getto
senza dargli il tempo di continuare, spostò una gamba a
circondargli
un fianco e allo sguardo non ancora convinto di Liam sospirò
e
spiegò: - Non so bene come ci si muova in una…
relazione?-
Sfregò il pollice
contro la barba che copriva la mandibola di Liam e senza spostare gli
occhi da quel punto al verso d’incoraggiamento
sussurrò: - Non ho
mai avuto una relazione.-
- Mai?-
Negò con un movimento
della testa ed evitò lo sguardo di Liam, preferendo
accarezzargli il
viso che trovare una reazione nei suoi occhi.
Dovevano aver trovato
un accordo perché l’attimo dopo le sue labbra
erano tornate a
posarsi sulla guancia, sulla gola e su tutto il viso. Il suo sorriso
l’aveva sentito su tutta la pelle che toccava e quando
finalmente
aveva raggiunto la bocca, le loro labbra avevano una curvatura
identica.
*
Svegliarsi con il
braccio di Liam attorno ai fianchi e il suo petto contro la schiena
era stata una bella sorpresa. Si erano addormentati senza
accorgersene tra qualche bacio e “da un grande potere
derivano
grandi responsabilità”; considerata la fatica per
convincerlo a
vedere almeno il primo film era stato un peccato essere sconfitto
dalla stanchezza. Aver dormito con Liam, avvolto nel suo abbraccio,
era però una buona consolazione. Ed anche il motivo per cui
alzarsi
dal letto per rispondere agli artigli di Blue sulla porta era tanto
faticoso. Altri due minuti con il respiro pesante di Liam contro il
collo e poi poteva affrontare la prima passeggiata con Blue.
L’unica
a non accettarlo era proprio lei che, dopo aver passato la notte
chiusa fuori dalla camera come dopo una punizione, si vedeva
posticipata l’uscita. Dopo aver grattato ancora la porta si
era
messa ad abbaiare e a quel punto Zayn aveva sentito la mano di Liam
muoversi contro lo stomaco e il suo respiro cambiare, anticipando il
suo risveglio prima dello sbadiglio.
Non doveva essere del
tutto cosciente se al “Che ci fai qui?” era seguito
un
rafforzarsi dell’abbraccio. Zayn non ne era infastidito,
poteva
anche passare tutta la mattina stretto contro il suo petto, ma Blue
non aveva pazienza e aveva ricominciato a grattare la porta e
uggiolare.
- Sei tu quello che si
trova nel letto sbagliato.- ribatté Zayn dopo una risata.
Si girò tra le sue
braccia per guardarlo negli occhi e lo osservò mentre
ispezionava
velocemente la camera, sporgeva le labbra in un broncio e cambiava
posizione, portando con sé il lenzuolo.
Sghignazzò divertito quando
il respiro di Liam tornò a farsi profondo e si sporse verso
di lui
per premere le labbra contro la nuca e sussurrare: - Torno subito,
non scappare.-
Quando raggiunse il
parchetto con Blue e occupò il solito posto sulla panchina
gli
sembrò che la mezz’oretta non avesse una fine; i
minuti non
passavano più. E se poi Liam si svegliava e se ne andava?
Non voleva
rientrare a casa e trovare un bigliettino di scuse. Liam poteva avere
mille impegni quel sabato mattina e lui rischiava di perdersi il
buongiorno e possibilmente altri baci perché Blue cercava
dei sassi
su cui rifarsi i denti.
Le slacciò in fretta
il guinzaglio ancora prima di aprire il portone quando
arrivò al
piano corretto dell’appartamento e fece il corridoio in pochi
e
lunghi passi per arrivare prima in camera. Blue abbaiava dalla cucina
dove aspettava gli riempisse la ciotola d’acqua mentre lui
fissava
con un broncio il letto vuoto. Nessuna traccia di Liam o di un
foglietto.
Estrasse il cellulare
dalla tasca dei jeans sbiaditi per assicurarsi di non aver perso un
messaggio. Poteva essere uscito a comprare la colazione. O forse era
Zayn che avrebbe dovuto chiarire meglio che poteva fermarsi quanto
voleva.
Pensò a come scrivere
il messaggio senza risultare troppo invadente mentre tornava verso la
cucina e Blue. Voleva solo sapere se ci fosse la possibilità
di
rivederlo prima di gettarsi sul nuovo progetto in scadenza senza
passare per quello ossessionato e soffocante. La sera prima non aveva
esagerato. Non aveva idea di come comportarsi al presentarsi di certe
situazioni.
- E il tuo padrone
dov’è finito, eh? Il dormiglione è
corso in camera a dormire?-
Il verso che gli si
incastrò nella gola fu quello che attirò
l’attenzione di Liam.
Ancora nell’appartamento e con i vestiti della sera prima,
piegato
sulle ginocchia per muovere le dita dietro le orecchie di Blue.
- Hey!-
I tentativi di Liam di
sistemare le pieghe della maglia dopo averci dormito sopra non davano
i risultati sperati; Zayn lo notò subito quando
abbandonò l’idea
di rendersi presentabile con un sospiro e un mezzo sorriso che gli
fece tremare un poco le ginocchia. Non ne era molto fiero, ma Liam
era ancora lì ed era molto più importante. Si
stava frequentando
con Liam, erano ufficiali, e poteva benissimo
raggiungerlo e
baciarlo nel mezzo della cucina.
- Il caffè è
già
pronto. Non sapevo cosa preferissi quindi...-
Fece proprio quello
Zayn. Con due passi gli fu di fronte, le dita strette sulla maglia
per tirarselo addosso e poi le labbra contro le sue per prendersi
quel bacio su cui aveva fantasticato durante la passeggiata di Blue.
- Buongiorno.- sussurrò
contro la sua bocca senza alcuna intenzione di separarsi da lui.
- Buongiorno anche a
te, Zayn.-
Spinse le labbra contro
le sue solo perché aveva il permesso di catturare il suo
sorriso,
poi allacciò le braccia attorno alle sue spalle quando Liam
approfondì il contatto dopo un morso contro il labbro
inferiore.
Perché non aveva mai
avuto una relazione quando poteva iniziare la giornata così?
O forse
era solo l’effetto Liam.
*
«Vieni
a farci compagnia stasera. Guarda quanto siamo tristi e soli.»
Al
messaggio di Liam seguiva subito dopo una sua foto in compagnia del
gatto tigrato dell’amica. Si
frequentavano da tre settimane eppure Zayn non riusciva ad abituarsi
a quelle fotografie che di tanto in tanto Liam gli inviava; facevano
compagnia a quelle che gli scattava quando si svegliava prima di lui
e che conservava nella galleria del telefono come fosse la merce
più
preziosa.
«Miki?»
scrisse in fretta Zayn per
uscire prima dalla chat ed evitare che Trisha si sporgesse per vedere
a cosa stesse sorridendo.
«Volo
cancellato. Qualche sciopero, non lo so. Miki è incazzata e
quando è
incazzata è meglio non fare domande e aspettare. Mia
filosofia, non sbaglia
mai.»
«Quindi
la tua risposta?»
«Robby
ed io ti aspettiamo per la serata tra soli maschi. Puoi portare anche
Blue, si fa un’eccezione»
«E
cosa prevede questa “serata tra maschi”?»
«Eh.
;) »
«Il
tuo take away preferito, birra e tutta la trilogia del
cavaliere nero»
«...»
«Ho
guardato Spider-Man. In
una coppia bisogna accettare i gusti dell’altro. :(
»
«Liam.»
«Solo
il primo e ci siamo fermati appena è comparso Octopus prima
che diventasse Octopus.»
«Ho
fatto uno sforzo immenso per arrivare fin lì senza lamentarmi»
«Non
lo stavi nemmeno seguendo!»
«Okay,
scegli tu il film. Basta che non sia Iron Man o CAPITAN AMERICA, che
è molto peggio.»
«Come
fai a vivere in questo mondo odiando Cap lo sai solo tu.»
«Grease?
Louis è riuscito a scaricarlo. Ha la chiavetta piena di
musical,
pure la versione originale di Footloose.»
«Hmmm,
‘kay.»
«Solo
se canti per me.»
«Perfetto,
Sandy. Prepara la voce,
voglio i duetti.»
«Sai
anche tu che sono un perfetto Danny Zuko»
«Meet
a boy cute as can be.
:) »
Le
guance presero subito colore per quel che Liam stava sottintendendo
con quel verso della canzone; Zayn si riferiva all’aver
già
recitato quella parte durante una scenetta scolastica a dodici anni,
l’aveva accennato a Liam
due giorni prima mentre parlavano dei momenti più
imbarazzanti, e
invece quel che diceva Liam con quel verso era… Lo trovava tenero?
Se il cuore gli batteva in quel modo solo a leggere quella frase
cos’avrebbe fatto a sentirgliela cantare?
Il
sospiro di Trisha lo distrasse da quel filone di pensieri e gli fece
spostare gli occhi dallo schermo su cui appariva l’ultimo
messaggio
di Liam al viso della madre. Con un verso la invitò a
proseguire
quel che aveva iniziato con il sospiro; si notava quanto fremesse per
introdurre un certo discorso e Zayn poteva solo sperare non si
trattasse dell’argomento della domenica che dopo un mese
d’assenza
si reinseriva nel podio delle loro conversazioni.
-
Sarebbe stato perfetto per te, jaan.-
-
Chi? No, non dirmelo. So che stai pensando al veterinario. Ti si
legge in faccia quando pensi a lui.-
Evitò
lo strofinaccio con cui Trisha tentò di colpirlo e si
diresse verso
la sala da pranzo per finire di apparecchiare. Non si lasciò
alle
spalle quell’argomento però, lei lo
seguì per continuare a
tessere lodi sul giovanotto come se fosse un’agenzia
matrimoniale e
dovesse svendere il candidato scartato da tutti.
-
… e giovedì come ci ha sorriso quando ci ha
visto. Diglielo anche
tu, Waliyha, che a me non crede. Non ho nulla contro il dottor Kleiss
perché mi ci trovavo benissimo. Si vede però che
ha un… un
approccio, sì. Un approccio più giovanile. Ed
è simpaticissimo.-
-
Non ne dubito.- roteò gli occhi e rimpianse di aver lasciato
il
cellulare sul bancone in cucina. Se l’avesse portato con
sé
avrebbe potuto registrare la conversazione e far sentire a Liam
cos’era costretto a sentire ogni domenica. L’unica
volta in cui
era saltato fuori l’argomento del veterinario di Blue gli
aveva
quasi riso in faccia.
Pensare
a Liam lo fece sorridere mentre sistemava i tovaglioli sul piatto e
le posate nel corretto ordine; poi era così essenziale la
disposizione della forchetta e del coltello a destra o sinistra?
-
Non è più cosa?- domandò quando
afferrò solo una parte del
discorso della madre.
-
Disponibile! Sono sicura abbia qualcuno perché quando siamo
entrate
si stava mettendo d’accordo al telefono per vedersi con il
suo...-
-
Ma! Non devi origliare! Chi te le ha insegnate queste cattive
maniere?-
L’occhiata
di Trisha fece ridacchiare tutti quelli presenti in salotto; le
sorelle dovevano ricordare le sgridate per aver ascoltato e riportato
a tavola le chiacchiere del supermercato quand’erano
più piccoli.
Una volta Zayn aveva quasi ripetuto alla cassa un pettegolezzo che
aveva sentito nel reparto dei cereali, prima di essere bloccato dalla
mano di Doniya sulla bocca che aveva reso le parole solo un insieme
confuso di versi.
-
L’avrei saputo lo stesso.- continuò lei con un
movimento della
mano, passando poi a girare i coltelli con la lama dalla parte
corretta. - Qualche settimana fa parlando con il signor Richards ho
scoperto che è sposato. E lui ne era convintissimo
perché un suo
caro amico ha detto che li ha visti al...-
-
Vai dal veterinario per spettegolare?- incrociò le braccia
al petto
con un sorrisino divertito e carico per quella nuova informazione
domandò: - Quindi è finito il periodo del
convinci il figlio a
uscire col veterinario? Possiamo dire che la campagna è
conclusa?-
Roteò
gli occhi con un sospiro quando la madre rincarò la dose con
i suoi
“uomo d’oro” e quanto sarebbe stato bello
averlo in famiglia.
Era davvero convinta che una volta avesse accettato di vederlo
sarebbero passati al primo appuntamento e persino
all’introduzione
in famiglia.
-
Non c’è nulla di male a volerti vedere in una
relazione con una
persona che ti meriti.-
Zayn
abbassò lo sguardo sul tovagliolo che gli era rimasto in
mano, aveva
stretto un poco la presa alle parole della madre, poi lo distese con
cura sul piatto e mosse le spalle per sgranchirsi i muscoli. Gli
sembrava quasi di dover iniziare una battaglia. O forse portarne a
termine una che stava tirando avanti da troppo tempo.
-
Potrei aver...- spostò gli occhi sul padre, seduto a
capotavola con
il viso nascosto dal giornale, e indirizzò poi lo sguardo
sul
quadretto. La fotografia scattata sulle scale della casa di Perrie
prima di andare al ballo di fine anno stava ancora lì.
Trisha gli
aveva spiegato che la teneva perché immortalava un momento
importante per lui, eppure sembrava resistere in quella casa come la
speranza di cambiare quella parte scomoda di lui.
Deglutì
tutto quel che gli si era incastrato nella gola e abbassò
gli occhi
sulle dita che tremavano appena, chiudendole in un pugno per
rispondere alla debolezza con qualcosa di ferreo. Logicamente sapeva
che Trisha non l’aveva tenuta per un rimpianto del matrimonio
mai
avvenuto, era la prima che aveva iniziato a parlare di uomini
perfetti per lui, ma una parte fastidiosa della testa non poteva fare
a meno di rimuginare su ogni dettaglio.
-
Ho trovato quella persona.-
Si
accorse di aver pronunciato quelle parole quando Safaa smise di
importunare Doniya per sapere la scelta dei nomi e notò di
sottecchi
il piegarsi delle pagine di giornale. Spinse il pugno contro il
tavolo per far scrocchiare le nocche, ridacchiò e poi dopo
aver
scrollato le spalle, come se fosse cosa di poco conto e nulla per cui
fare drammi, continuò: - Potrei presentarvelo settimana
prossima.-
Il
silenzio si protrasse per qualche altro secondo, a Zayn sembrava di
vivere un momento senza una parentesi di chiusura. Poi sentì
uno
sbuffo e rivolgendo lo sguardo in quella direzione notò il
sorriso
di Waliyha mentre con fare drammatico commentava: - Niente
veterinario, che palle.-
Zayn
spostò subito dopo gli occhi sulla madre che muoveva la mano
per
zittirla. Si sentiva come Spider-Man dopo essere stato morso dal
ragno; riusciva a cogliere spostamenti d’aria, cambiamenti di
espressioni e ancora nulla dal padre che sembrava aver scolpita
addosso quell’espressione vuota. Non c’era
sorpresa, non c’era
disgusto.
-
Sei felice con lui?-
Se
l’aspettava quella domanda da mamma, però non
riuscì a impedire
al labbro di tremare appena prima che potesse fermarlo con i denti.
-
È l’unica cosa che ci importa quella, jaan.-
Il
cenno d’assenso fu tutto quello che riuscì a usare
per
risponderle, poi chinò la testa per premere il viso contro
la sua
spalla quando le sue braccia si strinsero attorno a lui. Non voleva
nemmeno provare ad alzare gli occhi sul padre. Cos’avrebbe
trovato?
Il suo sguardo gelido? Le scritte di giornale invece del suo viso?
Strizzò
gli occhi per impedire alle lacrime di scivolare giù quando
la voce
di Trisha contro l’orecchio cercò di rincuorarlo
dopo averlo
sentito tremare.
-
Jaan. Va bene, va tutto bene. Siamo tutti felici per te. Tutti
quanti. Ti vogliamo bene, anche chi non riesce a dirtelo.-
*
-
Hey.- mormorò quando la porta gli si aprì davanti
e senza
aggiungere altro fece due passi nella sua direzione per spingere la
faccia contro il suo petto. Prese un respiro per riempirsi del suo
odore e si lasciò guidare all’interno
dell’appartamento con le
sue braccia attorno ai fianchi. Il profumo di vaniglia che aveva
addosso gli ricordava dei dolcetti che la nonna era solita fare in
inverno e si sentiva al sicuro a esserne circondato ora.
Si
lasciò cadere con il sedere sul divano e puntò i
gomiti contro le
ginocchia, nascondendo il viso tra i palmi per darsi un contegno
prima di incrociare il suo sguardo. Non poteva passare la serata con
quella nuvola nera sopra la testa e rovinare così
l’umore di
entrambi.
-
Niente Blue?-
Scosse
la testa e tra le dita farfugliò: - Safaa voleva tenerla
ancora
qualche altra ora. Dice che la aiuta a studiare.-
La
risata di Liam gli fece spostare il viso dalle mani per spingerlo
contro la sua spalla. Aveva la maglia umida in quel punto
perché non
gli aveva dato il tempo di asciugare i capelli prima di comparire
davanti al portone del suo palazzo. Si erano dati appuntamento per la
sera e lui non era riuscito a resistere oltre le tre di pomeriggio
perché il clima con la famiglia si era fatto soffocante. Non
era
neppure colpa loro, neanche del padre silenzioso. Era lui quello che
pensava troppo.
Le
dita che gli sfioravano la fronte lo fecero sorridere, il
“Non
tenere tutto qui dentro” lo fece sospirare.
-
Non volevo disturbare.-
-
Zayn. Ti ho invitato io, non disturbi.-
Spinse
la fronte contro la sua spalla con un grugnito e borbottò: -
Sono in
anticipo di quattro ore, Liam.-
-
Zayn, non disturbi. Ti piace arrivare in anticipo, va bene. Accetto
anche questo di te. C’è di molto peggio,
come… non so, pensa se
fossi un seguace del club del piede. Dovrei inimicarmi quelle
spaventose tartarughe per proteggerti.-
Quando
la risposta di Liam perse tutta la serietà iniziale
sghignazzò
contro la maglia e si rannicchiò meglio contro il suo
fianco,
lasciandosi guidare dal braccio con cui gli circondò le
spalle.
-
Va un po’ meglio ora?-
-
Liam.- si prese una pausa per fissare le loro dita intrecciate sopra
la sua gamba, poi si spostò per cercare il suo sguardo e
domandò: -
I tuoi sanno di noi?-
-
Per questo quei messaggi?-
Passò
qualche secondo prima che accettasse di non ricevere risposta e
riprendesse il discorso per dire: - Miki è una pettegola e
le mie
sorelle hanno saputo di te quando ti ho visto la prima volta. Poi
sono seguite opere di convincimento per chiederti la mano, sorelle
maggiori dico bene? E ho dovuto chiarire ai miei che non stavo per
sposarmi. Quindi sì, i miei sanno di noi ed è
stato molto
imbarazzante quando hanno scoperto che finalmente uscivamo insieme.
Motivo per cui non li hai ancora conosciuti. Voglio evitare saltino
fuori parenti lontani per vederti. Sono un po’…
esagerati.-
Chiuse
le labbra attorno a un verso pensieroso. Liam aveva una famiglia che
lo supportava ed era una buona cosa, era un’ottima cosa. Si
mosse
per sedersi composto contro lo schienale del divano e sciolse
l’incastro delle loro dita per cercare con la mano la
compagna e
stringerla in una morsa.
-
Zayn.- curvò le spalle in avanti per proteggersi dal tono
premuroso
di Liam e si fissò le nocche bianche. - Non voglio
insistere… ma
sono preoccupato. E dopo quei messaggi… Vorrei fare
qualcosa.
Dicono che aiuta parlarne… non tenersi tutto dentro. Non
chiudermi
fuori, Zayn. Siamo una coppia e voglio ascoltare tutto delle tue
pessime giornate.-
-
L’ho detto oggi.- disse senza fare passare altro tempo, poi
continuò: - Non è… Non è
andata male. Sono felici per me.
Loro...-
Si
zittì quando il resto del discorso gli si fermò
nella gola e si
schiarì la voce per cercare di scacciarlo in ogni modo ma
aveva la
voce rauca e una patina lucida sopra gli occhi quando
sussurrò: - È
il mio papà.-
Continuò
a fissarsi le mani perché era molto più facile
dell’affrontare
qualsiasi cosa avrebbe trovato sul viso di Liam. Pietà o
preoccupazione, era la stessa cosa.
-
Continua a vergognarsi di me.- sputò fuori con la grinta di
chi
coltiva lo stesso pensiero per anni.
Sfregò
il palmo contro gli occhi per togliersi lacrime che non dovevano
esistere e dopo aver lanciato il primo sassolino lasciò che
la frana
uscisse dalla bocca.
-
I suoi amici ridevano di lui. Per colpa mia. Perché
preferivo…
Loro si vantavano dei loro figli e di quanto erano… uomini.
E lui
si vergognava di me. Perché ridevano di lui. E io preferivo
cantare
o disegnare… non avevo le amichette dei miei compagni. E gli
dicevano… se non lo raddrizzi viene su strano. Fai
l’uomo. Mi ha
detto così. E gli ho portato a casa Perrie e mi sono quasi
sposato
con lei perché così poteva essere fiero di me.
Così poteva parlare
di me ai suoi amici e vantarsi di avere un figlio... come me. E ora
non può più farlo perché non sono
riuscito a finire l’unica cosa
che approvava. E sto con te e mi piace stare con te e voglio portarti
a casa e… e voglio che ti parli come fa con Danny. Vorrei
che una
volta, una sola volta… Vorrei sentirgli dire...-
Spinse
la nuca contro il bordo del divano con un verso infastidito quando
non riuscì a concludere e fissò il soffitto con
le sopracciglia
corrugate, come se fosse la causa di quel pianto.
-
Ho avuto a che fare con padri come il tuo.-
Zayn
storse le labbra in una smorfia ma non partecipò al
discorso,
concentrato più sul respiro per non singhiozzare durante il
pianto.
-
Da gay dichiarato sono una calamita per padri disperati con i loro
figli.-
Solo
dopo aver ridacchiato piano sentì le sue dita sul braccio,
poi sulle
guance per asciugargli le lacrime.
-
Si risolverà, Zayn. Lo capirà anche tuo padre che
non deve più
avere paura per te. E se non dovesse capirlo… -
-
Liam...- spinse la guancia contro il palmo che gli stava accarezzando
il viso e sussurrò: - Non hai bisogno di andare in guerra
contro mio
padre.-
-
Zayn.- Si lasciò guidare dalle sue dita sotto il mento a
sollevare
lo sguardo e inarcò un sopracciglio quando riconobbe lo
scintillio
nei suoi occhi. - Sono pronto a combattere contro quattro tartarughe
e un topo per te. Tuo padre non mi fa paura.-
Lo
allontanò con la mano contro la faccia quando si
chinò per
prendersi un bacio e senza suonarne davvero infastidito disse: - Sei
un idiota.-
Quando
Liam si sporse di nuovo verso di lui accettò il bacio,
circondò con
le braccia le sue spalle e si lasciò trascinare a stendersi
sul
divano, tenendoselo addosso mentre premeva le labbra contro la barba.
-
Liam...- piegò il viso per permettere alla sua bocca di
proseguire e
fissò il soffitto con un ghigno prima di aggiungere: -
Ricordati di
preparare le armi allora perché domenica prossima sei stato
invitato
a pranzo.-
-
Mi hai parlato così tanto della cucina di tua mamma che non
sono
così spaventato come vorresti.-
-
Nemmeno di papà?-
Spinse
l’indice contro la sua guancia al broncio che
esibì l’attimo
dopo la domanda e premette le labbra contro le sue in un bacio dolce,
separandosi per sussurrare: - Ti proteggo io con tutto quel che ho
imparato dal clan del piede.-
*
L’insegna
del locale brillava nella pozzanghera che Zayn stava fissando da
qualche minuto. Aveva appena smesso di diluviare e le gocce di
pioggia rimaste si univano nel loro veloce percorso sul finestrino.
-
Sono sicuro non andrà così male.-
-
Perché non conosci Louis.- ribatté Zayn in un
attimo e sbuffò,
spingendo la fronte contro il finestrino freddo.
Aveva
avuto una settimana per prepararsi a quell’incontro e in
tutti quei
giorni aveva solo compreso che era un’assurdità
essere pronti a
presentare Louis a Liam. Forse Liam aveva ragione quando lo definiva
“drammatico”, doveva pur aver preso qualche difetto
dal
coinquilino dopo averci vissuto assieme quasi due anni, ma non capiva
che Louis poteva aprire bocca e distruggergli la reputazione, svelare
cose che Zayn poteva anche voler tenere segrete un altro po’.
Non
era drammatico voler preservare un po’ di dignità.
-
E continuerò a non conoscerlo se stiamo chiusi qui dentro.-
-
Se stiamo al sicuro qui dentro.- lo corresse.
La
macchina di Liam era abbastanza comoda per passarci il sabato sera. A
Louis poteva scrivere di aver avuto un contrattempo, un curioso caso
di febbre da stress. Le frecciatine che ne sarebbero seguite poteva
sopportarle.
-
Zayn.-
Ruotò
il busto per poter dare tutte le attenzioni a Liam, aveva un sorriso
troppo rilassato per quel che stava per accadere, e girò il
palmo
all’insù per permettere alle dita di incastrarsi.
-
Sei stato fenomenale a incastrare per un mese quando portarmi a casa
tua ma non penso riuscirai ancora per molto. Prima o poi ci
incontreremo, lo sai.-
Spostò
gli occhi da Liam all’insegna del locale. Distolse lo sguardo
solo
quando le nocche di Liam sfregarono contro la guancia e lo
puntò sul
suo viso per trovarvi rassicurazione.
-
Non esiste un coinquilino fastidioso che possa allontanarmi da te.
Hey, dico davvero.-
Non
doveva sembrare molto convinto. Liam gli fece avvicinare il viso con
le dita sul mento e premette le labbra contro il broncio.
-
Sono innamorato di te, Zayn. Non c’è nulla che
possa dirmi di te
per farmi cambiare idea.-
Zayn
mosse il viso per sfregare il naso contro il suo, sospirò e
spostò
entrambe le mani sulle sue guance per ricambiare il bacio. Si
separò
dopo qualche secondo, fece cozzare le loro fronti con uno sbuffo e
borbottò: - Okay, facciamolo.-
Saltò
giù dalla macchina per non convincersi a rimanere
com’era successo
quando Liam aveva parcheggiato e sorrise quando in pochi secondi Liam
gli fu accanto con la mano che già si stringeva alla sua.
-
E poi sono più preoccupato di fare bella figura con lui.
Anche se lo
descrivi come un demone so che è importante per te.-
Si
spinse contro il fianco per punirlo di quel pensiero assurdo e subito
dopo gli sorrise, scuotendo la testa per dimostrargli quanto avesse
torto.
Ed
eccolo infatti a confermare quanto fossero coerenti le
preoccupazioni. Avevano appena varcato la soglia del locale e Louis
era già in piedi che si sbracciava per attirare la loro
attenzione,
perché il grido “Eccoli!” non era
bastato.
Zayn
sbuffò e borbottò tra sé e
sé mentre si lasciava trascinare da
Liam verso il tavolo che il loro gruppo aveva prenotato. Harry stava
seduto composto nella pacatezza che lo contraddistingueva; come
faceva a stare con quel tornado di Louis, Zayn non ne aveva idea.
Il
momento delle presentazioni passò senza imprevisti, erano
state solo
strette di mano e sorrisi.
-
Ho sentito parlare di te, Liam. Solo ogni tanto. Zayn non è
ossessionato da quanto tu sia… atletico.-
-
Io di te ho sentito parlare tantissimo. Sei anche il motivo che mi
vieta di avvicinarmi al vostro appartamento a venerdì
alterni.-
Zayn
spostò gli occhi tra i due che si squadravano, come se
fossero in
procinto di marchiare il terreno attorno a lui, poi finì a
chiedere
aiuto con uno sguardo ad Harry che si limitò a sollevare le
spalle e
spostare poi il braccio sulla sedia di Louis.
-
Ha paura del mio potere?-
-
Terrorizzato. E ti avviso, dopo un mese le aspettative sono salite di
molto.-
Zayn
stava stritolando la mano di Liam sotto il tavolo ma sulle sue labbra
non compariva neppure l’accenno di una smorfia, continuava a
tenere
lo stesso sorriso di sfida mentre si studiavano in silenzio.
Il
rumore provocato dalla mano di Louis contro il tavolo fece sobbalzare
solo Zayn. La risata che ne seguì gli fece abbassare le
spalle con
un sospiro e allentare la stretta sulla mano sudata di Liam.
-
Mi piace! Zayn lasciamelo per dieci minuti e lo renderò mio
discepolo.-
La
sola idea lo fece rabbrividire. Scosse la testa con una smorfia e
intervenne per mettere in chiaro che non li avrebbe lasciati soli
neppure un secondo. Louis era una cattiva influenza e ne era un
esempio Daisy. Assistendo al primo scambio di battute tra loro era
meglio per lui se si fossero tenuti a debita distanza.
Louis
ignorò la minaccia, sollevò le spalle e
rivolgendosi a Liam disse:
- Ti lascio il mio numero, non ti preoccupare.-
Fu
Harry ad inserirsi tra loro prima che Zayn avesse la
possibilità di
strangolare il suo fidanzato, passò loro il menù
per decidere cosa
prendere e dopo aver scoperto della professione di Liam lo
tartassò
di domande specifiche sulla corretta alimentazione per gattini di
poche settimane.
L’arrivo
di Perrie li salvò appena in tempo, prima che Harry potesse
tirare
fuori il cellulare e mostrare la galleria piena di fotografie e video
di gatti o di gatti con Daisy.
Prima
che Zayn potesse salutarla e presentarla a Liam, un peso sulle spalle
gli fece quasi sbattere la fronte contro il tavolo. Miki stava con le
braccia attorno a Liam e Zayn e solo dopo aver schioccato un bacio
sulla guancia di entrambi li liberò del suo peso.
-
Non mi avevi detto che la tua amica era Pez, Zaynie!-
-
Vi conoscete?- domandò con gli occhi che passava tra le due
che
cercavano di trattenere risate.
Fu
Miki a rispondere, con una mano si spostò delle ciocche di
capelli
scuri dietro la spalla e l’altra l’agitava come per
rimandare il
discorso.
-
Mi ha aiutato a perfezionare delle ricette.-
Zayn
non fece in tempo a chiedersi che volesse significare il verso
comprensivo di Liam che Miki era già tornata alla carica. Il
braccio
teso per stringere la mano di Harry e l’attacco di parole in
pochi
secondi; Zayn era abituato a quella di Louis ma quando
l’aveva
conosciuta, aveva scoperto che esisteva un livello anche peggiore.
-
Tu devi essere Harry.- Poi senza dargli il tempo di rispondere,
tenendo sempre stretta la sua mano, continuò: - Zaynie mi ha
fatto
vedere le foto di tutti quei gattini. Sono adorabili. Troppo
cuccioli. Se hai bisogno di trovare una casa per loro ti aiuto. Ho
delle amiche che vorrebbero dei gattini. Ho un gatto io, Robespierre,
ma è castrato quindi non posso farlo diventare
papà. Se non sai a
chi dare quei cuccioli, ci sono io ad aiutarti.-
Lo
schiarimento di voce di Louis fece sciogliere la presa di Miki dalla
mano di Harry. La portò insieme alla compagna sui fianchi,
un
sorriso vispo sulle labbra, poi piegò il viso di lato e dopo
un
verso pensieroso disse: - Tu sei lui. Il coinquilino. Zaynie racconta
cose terribili su di te.-
-
Le migliori spero.-
Il
sorriso di Miki sembrava non avere limite per come continuava a
espandersi. Era una parentesi tonda che le gonfiava le guance.
La
curvatura delle labbra di Louis tese verso destra in un ghigno e Zayn
si ricordò troppo tardi della gravità di quel
sorriso.
-
Allora ti ha raccontato di quando mi ha svegliato all’alba
perché
era convinto fossi la moglie del suo Liam? Era disperato.-
Zayn
stava con le mani contro il viso da quando aveva intuito dove stesse
finendo quel discorso, rispose con un grugnito alle risate dei
presenti e spinse il piede contro la gamba di Louis per zittirlo. Anche
Liam stava ridacchiando ma a lui forse lo permetteva, poi aveva
un sorriso dolce sulle labbra quando si decise a spostare i palmi
dalla faccia. Il bacio che ricevette contro l’angolo della
bocca lo
convinse che fosse Liam l’unico a cui era permesso ridere di
certe
disgrazie.
-
Se non ci fosse stato quel malinteso saremmo ancora fermi alla fase
dei saluti.-
Sollevò
il medio per commentare il verso disgustato di Louis e giusto per
infastidirlo girò il viso per trovare la bocca di Liam.
*
-
Possiamo sempre rimandare...-
Dalla
porta del bagno comparve la testa di Zayn quando Liam propose una via
di fuga. Quella domenica Zayn si era svegliato con lo stato
d’animo
di un carcerato pronto a salire al patibolo, o quasi.
L’incontro
con il padre non era atroce quanto l’attesa della morte, era
peggio. L’aveva detto con le stesse parole a Liam quando si
erano
svegliati e scambiati il buongiorno e qualche bacio. Liam gli aveva
risposto con una risata e l’aveva spinto giù dal
letto per
invitarlo a prepararsi perché non voleva fare ritardo; non
si
aspettava che in meno di due minuti cambiasse idea.
-
Non ho paura di tuo padre.-
Zayn
scosse la testa alla velocità con cui chiarì quel
punto e si
appoggiò allo stipite della porta per mostrargli di essere
interessato alla proposta.
-
Ieri c’è stata la bomba Louis e oggi i tuoi? Se
non sei pronto
possiamo posticipare e...-
Sollevò
l’indice per interromperlo, scomparve nel bagno per sputare
nel
lavandino la schiuma del dentifricio e ricomparve con lo spazzolino
che si era tolto dalla bocca e usava per indicarlo mentre con un
sorriso divertito arrivava alla conclusione. - Hai paura di mio
padre.-
Con
pochi passi Zayn raggiunse il letto dove Liam stava ancora sdraiato,
prese posto cavalcioni su di lui e piegò il viso di lato
mentre lo
fissava per capire meglio a cosa fosse dovuto il cambio programma.
-
Non è così male mio padre. Settimana scorsa
ero… troppo carico.-
Sospirò quando Liam incrociò il suo sguardo con
un’occhiata
scettica. - Dico davvero. Vestiti e lo scoprirai.-
Dopo
più di quaranta minuti, solo cinque di ritardo, erano fermi
nel
parcheggio vicino a casa, dentro l’automobile di Liam e con
le dita
di Zayn strette attorno ai suoi polsi per impedirgli di aprire la
portiera e scendere. L’occhiata che Liam gli stava rivolgendo
si
traduceva benissimo nel “Non sono io ad avere
paura” che aveva
sussurrato quella mattina quando Zayn gli aveva dato le spalle per
tornare in bagno.
-
Ormai siamo qui fuori.- si arrese Zayn prima che l’altro
avesse il
tempo di proporre cose assurde, come riaccendere la macchina e
tornare indietro.
La
stretta attorno alla mano di Liam mentre camminavano su quegli ultimi
metri di marciapiede si faceva sempre più scivolosa, il
movimento
regolare del suo pollice contro il dorso lo aiutava a non girarsi e
trascinarlo lontano da quella casa. Tutta la tensione invece la stava
scaricando sul guinzaglio; le nocche si erano fatte bianche per la
forza con cui lo chiudeva nel pugno.
-
Zayn.-
Rispose
con un verso quando fece cozzare le loro spalle e mosse la testa a
destra e sinistra per sgranchire i muscoli quando si fermarono
davanti al portone. Doveva stringere i denti e superare il momento di
tensione iniziale, poi sarebbe passato tutto in fretta.
Premette
l’indice contro il campanello e usò la presa
attorno alla mano di
Liam per costringerlo ad abbassarsi di qualche centimetro e prendersi
un ultimo bacio prima di finire nel mezzo del caos.
-
Per portarmi fortuna.- farfugliò con
dell’imbarazzo che gli
colorava le guance quando spostò gli occhi sul portone
chiuso; stava
quasi vibrando dalla tensione.
Trattenne
il respiro quando due secondi dopo sentì lo scatto della
serratura e
fu quasi ossessivo nell’interpretare la prima reazione sul
viso
della madre per essere sicuro di avere quella prima approvazione. Era
fondamentale che avesse almeno lei dalla loro parte, poi gli
eventuali silenzi del padre li avrebbe digeriti in qualche modo. Fece
un passo laterale per premersi con un fianco a Liam e curvò
le
labbra in un sorriso teso perché non riusciva a capire cosa
fosse
quell’occhiata confusa e poi sorpresa con cui Trisha li stava
fissando da fin troppi secondi.
-
Zayn?-
-
Mamma, lui è Liam. Liam, mia mamma Patricia.-
Ancora
più assurdo il fatto che un attimo prima sembrava stesse per
ridere
loro in faccia e poi di colpo la sua espressione si era chiusa.
Sapeva interpretarla così bene che era sicuro fosse
arrabbiata con
loro.
-
Scusaci per il ritardo ma...-
-
Zayn.- Chiuse la bocca di colpo quando solo dal modo che aveva usato
per chiamarlo trasparì come una delusione. Poi la
fissò sempre più
confuso, chiedendosi anche se non fosse in trappola in qualche sogno
strano, quando lei continuò: - Ne sarei stata molto felice
qualche
settimana fa.-
Si
scambiò un’occhiata con Liam per essere sicuro di
non essere
l’unico a trovare assurda quella situazione e
riportò lo sguardo
sulla madre al sospiro che ruppe il silenzio. Ora pareva essere
preoccupata per lui.
-
Non è questo il modo… Zayn. Se vi volete davvero
bene… La vostra
felicità non deve nascere sulla sofferenza di qualcun altro.-
Prima
che potesse chiederle il significato di un’affermazione di
quel
tipo, si era rivolta già a Liam e tutto prese una svolta
ancora più
assurda quando la sentì dire: - Voglio bene a mio figlio ma
voglio
bene anche a te. Quello che stai facendo non è corretto e se
continui per questa strada...-
-
Credo ci sia un grosso malinteso, Trisha.- Zayn annuì per
confermare
le parole di Liam, anche se gli sembrava azzardato prendersi
già
certe confidenze con il modo che aveva di rivolgersi a lei. - Se
pensi che… Non vi ho mai trattato in modo diverso dagli
altri. Blue
è…-
-
Blue?- ripeté Zayn abbassando lo sguardo su quella che
sentendosi
chiamare spinse il muso tra le gambe di Liam. Cosa c’entrava
ora
Blue in quel discorso?
-
Liam, non è quello. Se avessi saputo del matrimonio non
avrei spinto
mio figlio a… Ma non è questo il modo corretto di
fare le cose.-
-
Matrimonio? Blue? Di che cazzo state parlando?-
Il
fatto che la madre non l’avesse rimproverato per la scelta
del
linguaggio dimostrava quanto fosse seria la situazione.
Cercò
una risposta almeno da parte di Liam ma era tutto concentrato in uno
scambio di sguardi con Trisha in cui avrebbe tanto voluto
partecipare. Stava cercando di mettere insieme i pezzi dei loro
discorsi e quel che era riuscito a capire era che sua madre non
disapprovava la relazione omosessuale ma la scelta di Liam. Non ne
capiva il motivo e sperava non fosse perché era ancora
fiduciosa in
una relazione con il…
-
Quindi mio figlio non sa che...-
-
Trisha, non sono sposato. E non so chi ha iniziato a far girare
queste voci, Miki è solo una mia amica. L’hai
conosciuta settimana
scorsa, ricordi? Quella con il gatto...-
-
So chi è la signorina Paz.-
Zayn
voleva davvero capire qualcosa di più della situazione
surreale in
cui era finito.
-
E allora non so davvero con chi sono sposato questa volta.-
-
Maa, io penso che ci sia un malinteso
perché...-
-
Il signor Richards non è capace di dire bugie. Sapeva che
volevo
presentarti mio figlio e me l’ha detto subito quando ha
scoperto
che eri sposato.-
Alla
richiesta d’aiuto di Liam allargò le braccia
perché se Liam ora
non capiva nulla, lui aveva perso il filo del discorso da quando
Trisha aveva aperto loro la porta.
-
Ti posso assicurare che questa volta ti ha detto una cazzata.-
intervenne Zayn per difendere Liam da una ramanzina che non aveva
motivo di esistere. Poi inarcò un sopracciglio e
ripeté: - Volevi
presentarmi Liam? Come fai a conoscere...-
-
Vi hanno visti al Royal.-
Il
nome suonava familiare ma fu Liam il primo ad arrivarci, lo
picchiettò dentro con il gomito e corresse Trisha dicendo: -
Ci
hanno visti, sì. Mi hanno visto con Zayn. Non esiste un
marito, è
solo un grosso malinteso.-
Zayn
aggrottò la fronte, poi si rivolse a Liam e, ignorando
l’ennesimo
cambio di espressione della madre, sussurrò: - Quel posto da
ricconi
dove mi hai portato la prima volta?-
-
Non hai voluto correggerlo quando pensava fossimo sposati
perché
pensavi fosse divertente che...-
-
Io ho detto che era crudele correggerlo quando era così
nervoso.-
Trisha
tossì piano per avere di nuovo la loro attenzione e Zayn
cercò di
capirci qualcosa di quell’enorme sorriso,
dell’euforia con cui
chiese di nuovo conferma dello stato celibe di Liam e di come gli
stringeva la mano nei palmi mentre lo invitava ad entrare.
-
Non conoscevo i tuoi gusti, vero?-
La
risata della madre quando diede loro le spalle per rientrare in casa
lo offese forse più di quella di Liam. Si girò
proprio verso di lui
quando lo sentì ridere e con le dita strette alla sua
camicia lo
supplicò: - Dimmi che ho capito male, ti prego. Liam. Dimmi
che non
è vero. Non puoi essere lui. Non
capisci. Non ridere! La mia
vita è rovinata.-
Con
una precisione terribile sentì la voce della madre dal
salotto
annunciare: - Indovinate un po’ chi ci ha portato a casa
Zayn?-
Liam
aveva pure il coraggio di stamparsi in faccia un sorriso innocente
mentre diceva: - Tu non volevi saperne di quello e non volevo
rischiare. Non volevo facessi qualcosa di drastico come tagliarmi
fuori dopo solo un appuntamento.-
-
Quindi tu hai sempre saputo di essere… che Blue…-
-
Fin dal primo giorno, sì.- Poi non contento di aver causato
la
rovina di Zayn, aggiunse: - Trisha parla sempre di te. Ti ho
riconosciuto. Anche grazie a Blue. Ti immaginavo un
po’… diverso.
Non… così. Tutte le mamme tendono a esagerare con
la bellezza dei
figli.-
-
Liam...- scosse la testa con un sospiro quando l’altro rise
delle
guance rosse che aveva, spinse un pugno contro il suo addome e
borbottò: - Ora spero davvero che baba
ti massacri perché te
lo meriti.-
Ignorò
il tono di supplica con cui Liam l’aveva chiamato mentre se
lo
trascinava dietro e gli restò accanto mentre lo presentava
al resto
della famiglia, pregustandosi il momento in cui finalmente il sorriso
divertito sarebbe scomparso dalla sua faccia per almeno mezzo
secondo.
L’unico
problema era che ad essere teso non era solamente Liam. Anzi, Liam
sembrava tra i due a essere più a suo agio mentre rideva con
Waliyha
per come poteva essere assurdo certe volte il destino e il karma. La
sorella aveva messo particolare precisione a ricordare ogni
conversazione domenicale che aveva avuto Zayn con la madre sul
veterinario di Blue con cui proprio non voleva saperne di uscire. Un
tradimento come quello se lo aspettava quando due secondi prima aveva
scoperto che lo sconosciuto dell’autobus per cui nutriva una
cotta
da mesi coincideva con il veterinario che avrebbe potuto frequentare
da un anno, se solo avesse ascoltato i consigli di mamma Trisha che
lo conosceva piuttosto bene e ci stava tenendo a precisarlo
più e
più volte con orgoglio.
-
Se mi avessi mostrato una foto a quest’ora...-
Il
resto del discorso su come si poteva evitare tutto quello gli
restò
incastrato a metà gola, tossì due volte e poi
spinse il gomito
contro il fianco di Liam che stava difendendo la decisione presa mesi
prima a non dirgli nulla, ottenendo l’approvazione di Trisha.
L’inespressività di Yaser era rotta solo dal
sopracciglio
inarcato; che fosse una reazione positiva o negativa Zayn non poteva
saperlo e gli restava da aspettare che facesse qualcosa di
più
evidente.
La
sua mano sulla spalla di Liam non l’aveva presa in
considerazione
come scena nemmeno nella più stravagante fantasia. Eppure
era quel
che stava succedendo davanti agli occhi. Una pacca sulla spalla da
parte di Yaser, un minuscolo sorriso sulle sue labbra e Liam che con
imbarazzo ci teneva a precisare: - Non lo sapevo questo, Zayn. Dico
davvero. Giuro. Non ne avevo idea.-
-
Non sapevi… cosa?-
-
È un volontario nella mia squadra.- spiegò
conciso Yaser, un tono
quasi soddisfatto nella voce. Molto più comprensibile per
Zayn
quando continuò: - Ti ho parlato di lui, ricordi? Il litigio
in
palestra con Ricky.-
-
James?! Non era James?!- s’intestardì Zayn con le
guance in fiamme
mentre Waliyha quasi cadeva a terra per quanto rideva dopo ad aver
collegato tutti i tasselli.
-
Uh, il secondo nome. Liam James, sì.-
Liam
aveva anche la decenza di ridacchiare imbarazzato mentre lui voleva
prendersi una pausa di qualche anno dalla vita.
-
Vi siete messi d’accordo tutti quanti o...- cercò
di parlare sopra
la risata di Waliyha ma era impossibile mentre lei ripeteva
“Tre in
uno” quando le chiedevano di spiegare cosa ci fosse di tanto
divertente.
-
Perché? Anche lui voleva farti uscire con me?-
Quella
di Liam voleva essere chiaramente una battuta, anche per come lo
prendeva dentro con il gomito e per il ghigno che era tornato a
occupare le labbra. Zayn non aveva molta scelta oltre a sospirare e
pregare che quel pranzo passasse molto velocemente.
-
Oh.-
Una
prolungata pausa di silenzio mentre Trisha insisteva di avere tutti i
meriti per averglielo voluto presentare per prima.
-
Almeno sappiamo che tutta la tua famiglia ha un debole per me.-
«
And in your eyes, I see the missing pieces
I'm searching
for, I think I've found my way home »
Angolo
Shine:
Per
tutti i superstiti di questa nave alla deriva. ♥
Chi
lo sa quanti anni passeranno ancora prima che io pubblichi il pov
Liam di questa storia. Non ci resta che aspettare,
come tutti i documenti che mi aspettano sulla chiavetta in attesa di
ispirazione.
Buon
inizio di settimana a tutti.
A
presto, forse. È sicuro che ritorno.
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