La piccola Candy

di Gatto1967
(/viewuser.php?uid=784417)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La lussuosissima Lincoln nuova di zecca entrò nel cancello di villa Legan, e percorso rapidamente il viale, si fermò davanti alla scalinata d’ingresso della villa.

L’autista scese dal posto di guida e aprì la portiera posteriore dell’automobile. Ne scese una bambina bionda con lunghi capelli sciolti sulle spalle e un largo cappello in testa, che dimostrava circa dodici o tredici anni di età. Portava con sé una piccola valigia che sembrava fatta di cartone.

-Grazie signor Crusher.-

-Non c’è di che Candy. Vieni con me, la signora Legan ti aspetta.-

La visione della villa sembrò levare il fiato alla bambina, non aveva mai visto una casa così grande. Le sembrò quasi un castello delle favole, quelle favole che Miss Pony e Suor Maria le leggevano quand’era più piccola. 

Candy seguì l’autista, un uomo fra i trenta e i quaranta, lungo le scale che portavano all’ingresso della villa. Una volta varcata la porta di casa la bambina rimase di stucco: non avrebbe mai pensato che una casa potesse essere tanto lussuosa.

Seguì il signor Crusher lungo una scalinata e poi attraverso un corridoio finché l’uomo si fermò davanti ad una porta e bussò.

-Avanti.- disse una voce di donna da dentro la stanza. Crusher aprì la porta e dalla stanza uscì una musica.

-Buongiorno signora Legan. Ho portato qui la bambina.-

La signora Legan, una donna di circa quarant’anni, di bell’aspetto e vestita elegantemente spense la radio alla sua destra e squadrò la piccola Candy con aria altezzosa.

-Buongiorno signora Legan.- disse la bambina accennando un inchino

-Io sono Candice White, molto lieta di conoscerla.-

La signora Legan non rispose, non subito almeno. 

Candy non sapeva che pensare.

-E così tu sei Candy…- decisamente non aveva l’aria accomodante.

-Cosa ti hanno spiegato alla Casa di Pony Candy?-

-Miss Pony mi ha detto che dovrò lavorare in questa casa signora, e in cambio avrò… vi… vi…-

-Vitto, alloggio e un’adeguata educazione Candy. Questo ti ha detto Miss Pony.-

-Sì signora, mi ha detto proprio questo.-

In quel momento entrò nella stanza un’altra bambina.

-Ciao mamma! Ho finito di studiare, posso andare a giocare in giardino?-

-Candy, ti presento mia figlia Elisa. Elisa, questa è Candy, la bambina di cui ti abbiamo parlato.-

-Ah sì, l’orfanella.-

Nonostante l’atteggiamento altezzoso di Elisa, Candy la salutò con cordialità.

-Ciao Elisa! Sono contenta di conoscerti.-

-Ma… come ti permetti?-

-Quando ti rivolgi a mia figlia devi chiamarla “signorina Elisa”. Cerca di tenerlo bene a mente Candy!-

Candy si mortificò. Nessuno l’aveva mai trattata così.

-Mi scusi… signorina… starò più attenta in futuro.-

-Lo spero per te orfanella!-

-Elisa, porta Candy con te in giardino. Lei sarà la tua cameriera personale, falle conoscere la casa.-

La ragazzina squadrò Candy con uno sguardo accigliato, sembrava non ispirargli simpatia.

-Vieni con me.- le disse poi facendo cenno di uscire dalla stanza.

-Vai pure con mia figlia Candy. Lei ti farà vedere la casa mentre le cameriere porteranno la tua valigia nella tua stanza.-

-Va bene signora Legan.-

Candy seguì Elisa reprimendo a stento le lacrime.

 

Uscite in giardino Candy e Elisa incontrarono un altro ragazzo, un po’ più grande di loro. Non doveva avere comunque più di quattordici anni.

-Neal hai visto? Questa è l’orfanella!- Elisa parlava di Candy come se lei fosse un cagnolino che non capisse le sue parole.

-Come ti chiami orfanella?-

Candy stava quasi per scoppiare a piangere ma si fece forza.

-Vuoi rispondere? Mio fratello ti ha fatto una domanda!-

-Mi chiamo Candy… signore.-

Neal squadrò la bambina da capo a piedi, poi sogghignò.

-Vieni Candy, ti facciamo vedere una cosa.-

I due fratelli si misero a correre intorno al perimetro della casa e Candy li seguì.

Sul retro della villa c’era un piccolo stagno pieno di piante acquatiche e di canne di bambù.

-Ti piace Candy? L’estate noi ci facciamo spesso il bagno qui dentro.- disse Neal con aria quasi accomodante.

-Avanti!- la invitò Elisa –Vieni a vedere meglio.-

Candy si fece avanti in mezzo allo spazio fra i due fratelli Legan, e in men che non si dica si trovò a mollo dentro lo stagno: Neal l’aveva spintonata.

Le risate dei due ragazzini in piedi davanti a lei le fecero montare dentro un sentimento prima di sconforto e poi di sempre crescente rabbia.

-Non puoi dire che non siamo buoni padroni Candy!- sghignazzò Neal 

-Permettiamo ai nostri servi di fare il bagno nella nostra stessa acqua!-

Candy lasciò che le lacrime le scorressero lungo il viso, ma allo stesso tempo diede sfogo alla sua rabbia.

-Questo non lo sopporto!-

In men che non si dica saltò addosso all’arrogante ragazzino e lo stese a terra riempiendolo di schiaffi in faccia.

Elisa chiamò aiuto frignando e alcuni servitori della villa accorsero separando i due ragazzini.

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3860485