Il
piccolo Ten chiude il terzo tomo che scompare lasciando sul tavolo
soltanto il quarto, ma adesso, come ogni giorno, deve dedicare parte
del suo tempo per la cura di Agisto: dargli da mangiare, pulire la
gabbietta e cercare di convincerlo a parlare. Raggiunge la sala dove
dimora il corvo, toglie il telo che copre la gabbietta e lentamente
apre la molla. Il ragazzino attende qualche mossa da parte del corvo,
ma la bestiola rimane immobile senza volare via o beccargli qualche
dito.
«Agisto, stai bene?» chiede Ten preoccupato, ma il
corvo non risponde, non lo prende neanche in giro con la solita
cantilena.
«Vado a chiamare il maestro» dice sempre
più preoccupato ma, appena si volta, il corvo gli parla in
modo chiaro: «Siediti sulla poltrona.»
Il bambino accetta l’invito senza fare domande mentre il
corvo, sbattute un poco le ali, mangia la sua frutta e poi lo guarda
intensamente dicendo: «Leggendo i libri hai mai provato la
sensazione di aver vissuto in quel tempo?»
La domanda coglie di sorpresa Ten che ha sempre immaginato di essere
partecipe degli eventi. «Sì, però
è la mia fantasia» dice arrossendo.
«Sicuramente è la tua fantasia, tu non
c’eri, lo so bene. Ma li stai leggendo e questo lo
può fare soltanto qualcuno che è stato a contatto
con loro.»
«Chi sono questi “loro”?
Perché usano una scrittura che non conosce nessuno? E
perché io sono capace di leggere?»
Agisto gracchia forsennato poi esclama: «Il vecchio mi aveva
detto che sei un pozzo inesauribile di domande!»
Ten, forse, capisce che incalzare con i suoi quesiti il corvo non
è la mossa giusta. «Sono curioso e mi lascio
trasportare, perdona i miei modi.»
«La curiosità è giusta, la brama di
sapere invece porta alla rovina. Devi imparare che ci sono dei momenti
giusti per chiedere qualcosa. Pensa alla scuola; stai imparando le
nozioni principali delle varie materie e andando avanti con gli studi
saranno sempre più approfondite. Non ti stanno tenendo
all’oscuro di qualcosa ma non posso spiegarti cose che non
sei in grado di capire senza progredire nella tua formazione. La mente
è in grado di fare cose eccezionali ma deve svilupparsi, da
neonato ad anziano, le cellule “imparano” cose
sempre più grandi.»
Ten ha ascoltato attentamente e chiede: «Quindi non sei tu
che non mi vuoi parlare, ma sono io che non potrei capire senza seguire
il percorso preciso creato dai dei quattro libri.»
Agisto gracchia, Ten sorride perché gli pare che il corvo
sia contento, sta per fare una domanda ma il pennuto lo anticipa con:
«Impiccati al pennone… impiccati al
pennone.»
Un messaggio fin troppo chiaro per Ten. Il ragazzino corre verso la
biblioteca e nota il vecchio maestro intendo a scrivere qualcosa su un
libro che non aveva mai visto. Il bimbo aguzza la vista è
riesce a vedere che sul dorso del tomo c’è la
scritta “sei” e la sua prima idea è di
chiedere qualcosa all’anziano, ma decide di stare in silenzio
facendosi vedere dal maestro.
«Oh, sei già qui. Da quanto vedo, quel corvaccio
ti ha liberato prima per darti più tempo da dedicare alla
lettura. »
Il maestro chiude il tomo su cui stava scrivendo, e che sparisce subito
come succede a qualsiasi testo di quella libreria, accarezza la testa
di Ten ed esce dalla biblioteca mentre il ragazzino si accomoda e apre
il quarto tomo.
5° capitolo –
Sulle tracce della tempesta
La scalata al trono di Oak, aiutata seppur marginalmente da Metel,
aveva spostato nuovamente gli equilibri del potere. Le nuove e strane
alleanze tra Dwr/Tan e Apen/Metel, pur se in modo indiretto, avevano
svalutato l’importanza della considerevole vittoria ottenuta
dal Regno di Tera nella Grande Guerra.
La conferma più rilevante si era avuta in un Concilio dei
Cinque, dove la Regina Wasa, pur avendo in mano le redini
dell’Imperatore dei Cinque Regni, non era riuscita a far
approvare la sua richiesta di creare un fronte comune contro pirati e
contrabbandieri che avevano ripreso le loro losche attività
con maggior frequenza. Nella votazione Wasa era rimasta sola trovando
contrari, oltre a Dwr e Apen già suoi acerrimi nemici, anche
Metel e soprattutto Tan rappresentato da Torcon. Al principe era stato
permesso nuovamente di partecipare al concilio ma costretto a seguire
le indicazioni di Cristalya per qualsiasi voto ci fosse da esprimere.
Di fatto, con quattro regni a sfavore, l’Imperatore non aveva
diritto di voto ed era diventata ininfluente la sua appartenenza a
Tera. La regina Wasa, seppur contrariata, aveva accettato la sconfitta
al voto perché sapeva che quelle alleanze politiche avverse
non si sarebbero mai tramutate in coalizioni militari e in qualche modo
era anche contenta di non aver visto approvare la sua richiesta dato
che i pirati causavano danni sopratutto agli altri. Il suo grosso
problema erano i contrabbandieri che avevano addirittura una baia a
loro disposizione proprio a Tera; per arginarli era stata costretta a
posizionare in quel luogo un distaccamento militare permanentemente
privando le difese delle città di molti soldati
già istruiti, in un momento storico nel quale
l’apparato dell’esercito di Tera contava poche
unità.
A Dwr la Regina Cristalya gongolava ancora, dopo giorni, per aver
sconfitto Wasa al tavolo del Concilio con l’appoggio di tutti
gli altri contro l’odiata zia mentre i tesori di Metel
continuavano ad aumentare grazie al nuovo accordo commerciale siglato
con Oak proprio nella giornata in cui la regina credeva fosse trionfale soltanto per lei.
Nel Regno di Apen si stava svolgendo una premiazione ufficiale. Re Oak
stava promovendo di grado gli ufficiali che avevano fatto parte del
complotto per destituire Wit. Il popolo era stato invitato, ma la loro
reazione di favore era minima e i loro applausi erano quasi tutti
orchestrati da dei soldati che intimidivano la gente prospettando
punizioni per tutti quelli che dimostravano ostilità verso
il nuovo regime.
Oak e Panglito, con queste premiazioni, avevano riorganizzato la marina
militare: Prau era diventato ammiraglio, Menara generale e Iyo
capitano, mentre l’esercito manteneva inalterate le posizioni
di comando, anche se il generale Macan continuava a disapprovare le
azioni del nuovo Re. Oak voleva “licenziarlo” ma
Panglito lo aveva convinto a desistere perché
quell’uomo, amato da tutti nell’esercito, avrebbe
potuto dare inizio a un’insurrezione, una seconda guerra
civile sicuramente molto più sanguinosa di quella precedente.
Conclusasi la “crisi di Apen” senza danni per il
Regno di Tan, il comandante Turo aveva riallacciato quasi tutti suoi
contatti: Zadora era tornata a depredare e distruggere navi di ogni
regno escluso Tera; manteneva il controllo sulla Villa Reale attraverso
il generale Cevalo e soprattutto poteva contattare in modo diretto il
principe Torcon che era più libero di muoversi dopo il
rientro nel Concilio dei Cinque.
Turo e il capitano Ruga stavano discutendo degli ultimi avvenimenti
mentre passeggiavano nel cortile della caserma principale di Tan.
«Per fortuna avete ricevuto i miei messaggi prima che potesse
succedervi qualcosa di grave.»
«Credo che questo imprevisto sia stato anche una fortuna per
noi. Ci ha mostrato che non siamo né pronti né
preparati ad affrontare situazioni diverse da quelle che abbiamo
progettato» rispose Ruga mostrando apertamente i suoi timori.
«Ho avuto modo di parlarne con lui proprio in questi giorni e
siamo tutti d’accordo con ciò che hai detto.
L’unica idea che ho avuto è quella di riunirci,
magari in alto mare, per predisporre delle vie di fuga nel caso
accadano degli imprevisti.»
«Anche lui?» chiese molto preoccupato Ruga.
«No, è assolutamente fuori discussione e glielo
già detto» rispose perentorio Turo.
«Conoscendolo avrà protestato vivacemente, anche
perché è lui a conoscerli meglio di tutti
noi.»
«È vero, ma se tratto con i pirati, posso farlo
anche con i contrabbandieri» disse Turo sorridendo.
La nuova giornata a Tera era stata tranquilla nonostante tutte le
preoccupazioni per il risvolto negativo al Concilio: Aarde aveva
continuato a evitare Haag senza mai riuscirci dato che
l’ufficiale era la sua guardia del corpo e la seguiva in ogni
posto si recasse, la Regina Wasa aveva discusso con il Saggio Vlek di
argomenti che svariavano dalla politica ai cosmetici per signora, ma
una persona importante del regno si era trovato ad affrontare un
argomento spinoso. Il comandante Habber discuteva con
l’ufficiale Geel da ore.
«Le fonti, come potete immaginare, sono anonime e non
possiamo confermare i loro racconti. Personalmente diffido di storie
raccontate da persone che le hanno solo sentite perché nel
passaparola c’è sempre la tendenza a modificare
gli eventi per renderla più intrigante.»
«Lo credo anch’io, anche se ultimamente sono usciti
allo scoperto mostri creduti scomparsi per sempre; non è
ciò che hanno aggiunto per abbellire che mi preoccupa, ma
ciò che dicono della catastrofe di sette anni fa»
rispose Hebber piuttosto preoccupato.
«Come dobbiamo comportarci con la nostra Regina?»
«Senza prove non possiamo tirare in ballo la questione con la
Regina Wasa rischiando che sia una falsità colossale, quindi
le chiedo di mantenere l’assoluto riserbo con chiunque, sia
all’interno sia all’esterno del Castello, nel
frattempo continui le sue ricerche e se ci saranno delle
novità, anche parziali, me le comunichi e
deciderò se e quando riferire tutto alla regina.»
Mentre i due militari stavano parlando, da un'altra parte del mondo
l’Inquisitore aveva ricominciato a sondare la mente di Dheat
già svenuto al primo tocco della mano dello stregone.
«Dimmi cosa ricordi di quel giorno di dicciasette anni
fa.»
– Sette anni prima di
oggi –
«Tesoro finalmente ci siamo e dobbiamo cogliere questa
occasione senza lasciarci influenzare da quelle due bellissime
streghette. Cristalya è dall’Imperatore a Puna per
la settimana di preparazione al suo futuro diciottesimo compleanno con
Willa e Torcon mentre Oceanya e gli altri bambini della sua
età partecipano alla settimana di vacanza studio a Otoke.
Siamo liberi! Dimmi cosa vuoi fare ed esaudirò il tuo
desiderio» disse Fond, Re di Dwr, alla moglie.
«Pensavo; tu sei un marinaio ma non abbiamo mai fatto un
viaggio di piacere senza avere intorno le nostre amate creaturine.
Secondo te è una buona idea salpare e starcene in mare per
tutta questa settimana?» rispose Ruith, Regina di Dwr, al
marito.
«Aggiudicato! Chiamo subito Haranche, faccio preparare un
battello e ce ne andiamo per mare noi due soli soletti.»
«Dubito che ci permetterà di andarcene da soli,
è meglio se chiedi un galeone.»
«Sono il re è dovrà accettare il mio
comando!» rispose con vigore Fond.
“La ragione sta nelle parole delle donne” aveva
detto Ruith quando il marito era tornato alla Reggia Reale annunciando
che avrebbero usato un galeone perché Haranche gli aveva
vietato di viaggiare da solo.
Port Ear era in festa per l’arrivo nella piccola cittadina
della coppia reale che sarebbe poi partita da lì per il
viaggio in mare. L’ammiraglio Haranche aveva obbligato Fond e
Ruith a farsi scortare da altre tre navi militari perché
preoccupato da possibili scorribande dei pirati, e sul loro stesso
galeone aveva preteso che ci fosse un militare di alto rango
così la regina chiese al comandante in capo
dell’esercito Leig, un nobile e amico della famiglia reale,
di partecipare alla loro gita.
La festa nella cittadina era continuata per tutto il giorno dando modo
a una piccola nave, partita da Tera, di raggiungere il porto per
lasciare una persona importante invitata da Fond per la crociera. Era
Hond, figlio della Regina Wasa di Tera nonché sorella della
regina Ruith. Il ragazzo era stato il primo, tra tutti i principi, a
compiere il diciottesimo compleanno perché era nato
nell’ultimo mese invernale, e avendo già fatto la
settimana di preparazione si era ritrovato da solo mentre i suoi
coetanei stavano a Puna. Dopo mille insistenze, la madre lo aveva
lasciato partire, ma non era tranquilla perché Graniette,
Saggia della corte di Tera, non gli sarebbe stata accanto dato che
soffriva tremendamente il mal di mare.
– Ventiquattro anni
prima di oggi –
Era una delle feste più esclusive che si potessero
immaginare. In un villino di campagna si festeggiava l’addio
al celibato di Fond, principe ereditario di Dwr e tra gli invitati
c’erano tutti e cinque i Re del mondo. Gli anziani Gush di
Dwr, Platin di Metel e Rots di Tera non stavano partecipando
attivamente alla festa, ormai il piacere della carne per loro era
diventato un fastidioso lusso e scelsero di mettersi in un angolo
appartato per bere senza ritegno. Wit, di Apen, nato nel mezzo tra i re
più anziani e quelli più giovani, si spostava
avanti e indietro dal gruppo dei bevitori a quello che
“giocavano” con le invitate ovvero il gruppo in cui
al centro dell’attenzione c’era ovviamente Fond, ma
ben spalleggiato da Explodon, diventato Re di Tan pochi anni prima, e
dal suo migliore amico il principe Titan di Metel.
Al termine della festa erano tutti sbronzi e i vari servitori avevano
avuto il loro bel da fare per portare nelle camere re e principi
cercando di non farli cadere per le scale. Fond, stravolto dai liquori,
si era subito sdraiato a letto senza accorgersi che c’era una
persona nella sua stanza. Una donna molto bella che lui conosceva bene,
ma che vedendola all’improvviso con gli occhi ottenebrati dai
liquori l’aveva scambiata per la sua futura moglie, tanto era
la somiglianza.
«Ruith! Che cosa ci fai qui, non è posto per la
sposa.»
Lei rispose con voce leggera e suadente: «Sono qui per
prendermi l’antipasto» poi si era spogliata della
veste già trasparente per coricarsi sopra al principe.
«Non possiamo, non siamo ancora sposati» disse Fond
con pochissima convinzione ma quella donna non perse tempo in
chiacchiere e usava la sua lingua per accendere il fuoco ancora sopito
del principe.
I loro corpi si erano intrecciati in tutti i modi che mente umana
poteva immaginare, la lussuria indecente li aveva travolti e non si
erano mai fermati per ore. Infine, Fond si era addormentato mentre la
donna, rivestitasi, era uscita dalla porta e una delle candele
illuminava il suo visto mostrando chi fosse. Il volto di Wasa era un
misto di emozioni diverse, gli occhi piangevano mentre si passava la
lingua sulle labbra per gustare di nuovo il sapore di quel principe che
poche ore più tardi avrebbe sposato sua sorella Ruith.
Fond non seppe mai che quella notte aveva avuto un rapporto sessuale
con la sorella della moglie e fino al giorno della sua morte rimase
convinto che quella notte aveva soltanto sognato.
Il giorno era giunto, gli invitati per le nozze esultarono al bacio tra
Fond e Ruith e anche Wasa era felice per la sorella e si promise di non
parlare mai di quella notte passionale con il principe di Dwr, ma
già il mese successivo era cambiato tutto per lei.
Aveva scoperto di essere incinta e l’unico uomo che
l’aveva posseduta era stato Fond e ciò scioglieva
qualsiasi dubbio su chi fosse il padre del bimbo. Wasa, disperata,
aveva affidato il suo segreto al suo grande mentore, un capitano
dell’esercito di nome Hebber, suo amico fidato fin da quando
era molto piccola. Bisognava trovare una soluzione prima che si
scoprisse la verità che l’avrebbe estromessa dal
futuro trono di Tera e l’amico le propose di sposarlo;
avrebbero vissuto tranquilli e lui avrebbe curato il figlio che stava
crescendo nel ventre di Wasa. Scelta coraggiosa quella di Hebber ma che
non poteva funzionare per una richiesta che la madre di Wasa le aveva
fatto sul letto di morte: sposarsi con un uomo proveniente dalle isole
amate dal Leggendario per ricreare quel forte legame tra le popolazioni
isolane e le antenate delle regine di Tera.
Wasa, negli anni, aveva ricevuto molte richieste di matrimonio e tra i
vari pretendenti c’era un giovane proveniente
dall’isola di Otoke, imparentato per vie traverse ai regnanti
di Metel così Hebber, si fece carico di gestire tutto, Wasa
offrì la sua mano a quel giovane bello e aiutante di nome
Zand, ma prima di sposarlo gli raccontò quello che era
accaduto in quella festa e soprattutto che stesse aspettando un figlio.
Zand era innamorato di Wasa e mosso più dal cuore che dalla
ragione aveva accettato di sposarla e di crescere il bimbo come se
fosse suo figlio.
Hond nacque poco prima della figlia legittima di Fond, Cristalya, era
cresciuto fino a diventare un giovane forte e di bell’aspetto
e guidato da Hebber alla carriera militare, aveva raggiunto velocemente
posizioni di rilievo, ma soprattutto sapeva di essere il figlio di un
padre che lo chiamava nipote. Wasa e Zand gli avevano rivelato la sua
vera discendenza, sia per onestà sia per evitare che un
giorno si potesse invaghire di una delle sue sorellastre.
– Sette anni prima di
oggi –
I giorni della crociera si susseguivano nella tranquillità
assoluta con il mare sempre benevolo e il sole sempre splendente
nonostante fosse il primo mese dell’anno nuovo. I reali
viaggiavano su un galeone riccamente decorato e completo di tutti i
confort sia per gli ufficiali sia per i marinai grazie alle modifiche
che erano state volute, e poi progettate, proprio da Fond, esperto
nella costruzione di navi oltre che qualificato come ammiraglio di
flotta. Quel galeone ormai era passato da nave da guerra a barca da
“passeggio” e i nobili avevano copiato lo stile
facendosi fare imbarcazioni simili con la differenza che Fond
utilizzava spesso la sua nave spesso mentre gli altri le avevano
parcheggiate ai porti per mostrare l’opulenza dei loro
tesori. E i pirati ringraziavano tanta generosità
depredandole senza neanche doverle inseguire per mare.
I due coniugi reali si godevano totalmente ogni giorno che stavano
passando sulla nave, lontani da impegni politici, incontri diplomatici
e dalla furia delle loro bimbe, anche se Ruith non perdeva mai un
attimo per parlare di loro con tutto l’equipaggio del galeone
che già adoravano le belle principessine. Il giovane Hond
era l’unico a rilassarsi ma senza trovare giovamento dal
viaggio perché sulla nave c’erano pochissimi
giovani marinati della sua età con cui chiacchierare un poco
di tutto, così aveva cercato di legare fin dal primo giorno
con il comandante dell’esercito di Dwr.
«Il mio mentore vi conosce bene e mi ha chiesto di portarvi i
suoi saluti.»
«Sono onorato che quel brontolone si ricordi di me»
rispose Leig ridacchiando.
«Non mi ha voluto dire in quale frangente vi siete conosciuti
e non menziona mai le vostre sfide. Dopotutto siete degli ipotetici
rivali.»
«Principe, lui ed io non siamo ipotetici, siamo proprio
rivali, però non nel campo militare ma in quello femminile,
il più ostico per ogni uomo da affrontare.»
Hond si era messo a ridere perché immaginava Hebber, persona
burbera e ostica, mentre corteggiava una dama. Hond trovava quel
pensiero esilarante.
«Non avrete raccontato qualche barzelletta sconcia al mio
adorato nipotino» disse Fond avvicinandosi ai due e
scatenando la risata di Leig.
Per Hond era difficile stare vicino al suo vero padre senza potergli
dire la verità. Aveva accettato la sua vita, dopotutto Zand
si era sempre mostrato un padre premuroso e attento ai suoi problemi, e
neppure quando era nata Aarde gli aveva fatto mancare il suo affetto
paterno, però sentiva il bisogno di liberarsi del peso di
quella colpa non sua e la tentazione di rivelare il segreto era sempre
più grande.
«Vieni con me giovanotto, voglio farti vedere una cosa
interessante» disse Fond trascinando Hond con sé.
«Vedi quella donna?» aggiunse indicando una
marinaia giovane e carina. Lei ha una ventina d’anni e
secondo me se ci parli un poco, anche di cose da militare, cade ai tuoi
piedi.»
«Zio,» rispose Hond mordendosi la lingua,
«non sto cercando giovani fanciulle per
trastullarmi!»
Fond rise e disse una cosa che per il ragazzo aveva un sapore
amarissimo perché era una realtà alla quale
cercava disperatamente di sfuggire: «Lo so che ti piace
Cristalya, si vede da come la guardi. Non è un reato
innamorarsi della propria cugina però è meglio
puntare altre ragazze per il bene di tutti.»
Fond non poteva capire quanto i sentimenti di Hond fossero
scombussolati ogni volta che si avvicinava alla sua sorellastra e
dicendogli, con tono gentile, di stare alla larga da lei, era come
dargli un ulteriore pugno nello stomaco. Hond, infatti, nonostante
tutti gli avvertimenti di sua madre, si era davvero innamorato di
Cristalya e la ragazza sembra ricambiare tale affetto, anche se tra i
due non c’erano mai stati momenti che si potessero avvicinare
a un corteggiamento.
«Zio, ma che cosa dici? Voglio bene a lei e alla piccola
Oceanya come fossero mie sorelle» rispose Hond mentendo
però senza mentire.
«E allora forza, va da quella giovane, circuiscila come un
vero principe e porta a casa di Wasa una decina di nipotini»
disse Fond facendo una grassa risata che aveva attirato anche
l’attenzione della moglie.
Ruith sembrava sempre in possesso di un sesto senso e vedendo quei due
ragazzacci vicini mentre guardavano le forme aggraziate di una giovane
marinaia, disse con tono austero ma dal sorriso divertito:
«Siete due persone indecenti! Tu poi, sei pure mio marito,
vieni via da lì e lascia che Hond faccia da sé
queste cose!»
Fond disse all’orecchio di Hond: «Hai visto? Pure
la zia, anche con i suoi modi, ti ha detto di assaltare la giovane
pulzella.»
Risero insieme e Hond sentiva forte il senso di appartenenza a
quell’uomo che doveva chiamare zio invece che padre.
Erano in viaggio da cinque giorni: prima nel Mare dell’Est,
poi si erano diretti nel Mare del Nord, circumnavigato
l’isola di Otoke e ritornati a Est per raggiungere prima
l’isola di Puna e da lì avrebbero concluso il
viaggio rientrando a Port Ear. Avevano superato da poco le barriere del
Ponte Nord/Est e il tempo stava cambiando velocemente; il bel sole che
li aveva accompagnati fino a quel momento era scomparso dietro a nuvole
nere come il carbone, i venti si erano alzati prepotentemente e le vele
delle quattro navi reggevano a fatica le raffiche fredde che si
abbattevano furiose sulle imbarcazioni. Il capitano del galeone non
aveva mai visto un cambiamento climatico così repentino in
tutta la sua vita e aveva deciso di cambiare rotta per raggiungere uno
dei porti secondari di Dwr. Ruith era rimasta nel suo alloggio mentre
Fond, Leig e Hond aiutavano i marinai a gestire il galeone mentre le
onde lo sballottavano senza sosta; un lavoro improbo per la
qualità eccezionale di quella tempesta che stava portando
tutto l’equipaggio nelle fauci di un nuovo terrificante
nemico: un ciclone marino.
Il vortice d’aria stava trascinando a sé
l’acqua del mare ingrossandosi ogni secondo di
più, le onde si erano alzate ad altezze mai viste e le navi
riuscivano a malapena a tenersi a galla senza rovesciarsi, Hond,
bloccandosi con una corda a uno degli alberi del galeone guardava
insistentemente nell’occhio del ciclone e aveva gridato senza
che nessuno potesse sentirlo: «C’è
qualcuno là dentro che lo sta manovrando!»
– Oggi –
Hebber stava continuando a leggere il rapporto che gli aveva consegnato
l’ufficiale Geel.
Era un’ombra
con fattezze umane, non era uno dei mostri del
Mito perché in nessun racconto si era narrato di una bestia
con tale potere. Egli agitava le mani facendo roteare il ciclone sempre
più velocemente e questa mortale forza della natura,
controllata come un pupazzo, prese in sé le quattro navi
sollevandole dall’acqua fino a due metri d’altezza
per poi farle ricadere in mare. E se tale caduta non le aveva
distrutte, istanti dopo sopraggiunse un’onda alta cinque
metri che travolse quella piccola flotta per poi trascinarla sul fondo
del Mare dell’Est cancellando ogni traccia di Re Fond, della
moglie Ruith e di Hond, quel figlio che il re non sapeva di avere. Il
ciclone si spense improvviso così com’era apparso,
ma nel cielo, ancora oscurato dalle nuvole cariche di fulmini e
grandine, fluttuava quell’ombra oscura dalle cui viscere era
uscita una risata tanto malvagia che neppure i mostri marini avrebbero
potuto replicare.
Hebber, finito di leggere e pensieroso, si era appoggiato alla sedia.
Solo due persone ancora in vita conoscevano i segreti che erano stati
raccontati a Geel dai vari informatori: la regina e lui stesso. Era
impossibile pensare che ci fosse una persona ancora viva che conoscesse
sia l’identità del vero padre del giovane Hond sia
cosa fosse accaduto durante la tempesta così, il comandante
aveva preso in esame il passaggio in cui si menzionava
l’ombra oscura con fattezze umane. Hebber era certo che fosse
creato dalla fervida immaginazione dei narratori, però stava
iniziando a pensare, seppur con poca convinzione, che dietro al
disastro ci fosse qualche mago che avesse creato il terribile ciclone
utilizzando una magia con l’elemento
“aria”. Fatta questa congettura, Hebber si
domandava quale Saggio fosse così vicino a lui da conoscere
la storia di Hond e l’unica che poteva aver intuito qualcosa,
era Graniette, ma della donna si fidava ciecamente per tre motivi: dopo
la morte del ragazzo stava impazzendo dal dolore, durante la guerra si
era immolata per espiare alla sua assenza in quella gita in nave, ma
soprattutto perché l’elemento della Saggia era il
“fuoco”. Era inutile fare supposizioni
così Hebber aveva deciso di convocare gli informatori di
Geel, anche con la forza se fosse stato necessario, per interrogarli
personalmente.
Nella grotta misteriosa l’Inquisitore era furibondo e stava
gridando verso Dheat, ancora svenuto. «È
inconcepibile come a una mia domanda tu possa rispondere raccontandomi
storie che già conosco. Quelli sono tutti morti! Di Lei
invece si sono perse le tracce e devo sapere se vive nascosta da
qualche parte, oppure è morta e sepolta!»
§ § §
Era una delle notti più scure della stagione con la luna e
le stelle nascoste dalle nuvole, ma in mezzo al Mare
dell’Ovest alcune luci di candele illuminavano parti di una
nave di pescatori ferma in alto mare. All’interno di una
cabina si stava svolgendo una riunione segreta fra tre gruppi di
persone così diverse da non poter credere ai propri occhi
nel vederli seduti tutti insieme a un tavolo. Ogni gruppo era composto
di tre persone: Turo era stato accompagnato da Cevalo e Ruga; Zedora da
Kuzni ed Elonosia e infine il trio di contrabbandieri, una donna e due
uomini, dei quali si sarebbero conosciuti i nomi soltanto nella
riunione.
«La crisi di Apen ci ha mostrato che dobbiamo preparare tutto
nei minimi dettagli confrontandoci in modo diretto perché
l’ausilio dei soli messaggi volanti non ci protegge da eventi
indipendenti» aveva esordito Turo.
Satulana, la donna dei contrabbandieri, disse piuttosto seccamente
senza ascoltare le parole di Turo: «Io ti conosco solo per
nome, il nostro referente in passato è stato il principe
Torcon e gli abbiamo dimostrato di essere efficienti facendogli avere
gli archibugi per la battaglia al Confine Nord. La sua assenza
può significare che sia fuori da quest’affare, e
allora che noi ci tiriamo indietro.»
«Sapete benissimo che il principe ha le mani legate e una
spada che penzola sul suo collo e che non ha possibilità di
parlare con nessuno di voi.»
Turo si aspettava quest’aggressione verbale e mentre
rispondeva, aveva passato alla donna un foglietto.
Satulana dopo averlo letto e fatto controllare ai suoi compari, aveva
messo il pezzo di carta sulla fiamma di una delle candele per bruciarlo
completamente.
«Ebbene, continuate con il vostro discorso signor
comandante» disse Satulana molto più rilassata.
«Per prima cosa dobbiamo reperire informazioni più
dettagliate, muovere delle spie su tutti i territori, cosa che
personalmente ho già iniziato a fare, poi dobbiamo decidere
un giorno preciso e definitivo, ma per farlo dobbiamo essere preparati
a modificare le nostre mosse in ogni momento perché quando
avremo indicato quella data procederemo qualsiasi cosa accada intorno a
noi.»
«Esatto, è ciò che pensavo dopo essere
scampata alla battaglia delle isolette e soprattutto al
Leviatano» disse Zedora confermando anche con il movimento
della testa.
«Anche noi ce la siamo vista brutta. Eravamo appena approdati
a Ngahuru quando si sono dati battaglia» disse Jimo, uno dei
contrabbandieri.
«Come potete notare siamo già tutti
d’accordo che sia necessario coordinare i nostri
movimenti» confermava Turo mentre tirava fuori dalla tasca il
suo taccuino. «Qui sopra ho scritto e disegnato tutto
ciò che dobbiamo sapere, il momento in cui farlo e le
possibili varianti.»
Il terzo contrabbandiere, Rasi, chiese: «E se non ci fosse la
via di fuga che avete redatto?»
«Ovviamente non so predire il futuro, però ho
preparato più di una soluzione e se ciò non
funzionasse immagino che voi, come Capitan Blood o me, sarete in grado
di trovare l’alternativa giusta. Dopotutto contrabbandare vi
pone davanti a rischi che non si possono calcolare con matematica
sicurezza.»
«Naturalmente» rispose Satulana facendo una strana
espressione verso qualcuno del gruppo di Capitan Blood.
Zedora, notato quel particolare sguardo, si era girata subito verso
Elonosia e aveva visto il viso della ragazza arrossito e compiaciuto.
«Ehi bellezza,» disse Zedora a Satulana
«tieni a freno le tue voglie, quella ragazzina è
solo mia!»
«Signore vi prego, non fatevi irretire da gelosie che adesso
non contano» disse Ruga sorridendo.
Era bastato uno sguardo fuori luogo per mettere immediatamente uno
contro l’altro e Turo aveva faticato per riportare la calma
in quello sconclusionato gruppo di alleati.
«Signore e signori, ecco a voi la vostra parte»
disse il comandante strappando le pagine del taccuino in tre blocchi.
«Su quei fogli c’è tutto tranne la data
precisa che vi comunicherò dopo aver riunito le informazioni
che raccoglieremo tutti dalle nostre spie.»
Finita la riunione segreta, i tre gruppi si erano separati e in ognuno
le reazioni erano state diverse. Sul peschereccio i tre di Tan
discutevano ancora se fosse davvero necessaria l’alleanza con
gli altri gruppi, sulla nave pirata Zedora sfogava la sua gelosia su
Elonosia nel modo più piacevole che conosceva, mentre
sull’imbarcazione dei contrabbandieri i tre stavano
festeggiando con altre due persone.
«Avevo paura che volesse stracciare il contratto»
disse Satulana mentre beveva del rum.
«Hanno modificato qualcosa o il piano è sempre lo
stesso?» chiese uno dei nuovi.
«No Lovi, il loro problema è lo stesso di cui
parlavamo con il capo» disse Rasi versando altro rum nei
bicchieri di tutti.
«Perfetto, allora mando il piccione?» chiese il
quinto uomo già in piedi e pronto a mandare un messaggio al
loro capo.
«Sì Toxotis, il resto dobbiamo comunicarlo a voce
perché se no alla zampa del piccione devi mettere una
scatola per portare un foglio intero» disse ridendo Jimo.
«Ah Toxotis, ho scoperto che sulla nave dei pirati
c’è una del tuo paese. Mi pare si chiami Elonoisa.
Bella ragazza, da farci un giro!» disse Satulana.
«Te lo sconsiglio amica mia, quella porta guai.»
«La conosci?» chiede sorpresa Satulana.
«Oh sì che la conosco. Quella è
sgualdrina è mia sorella.»
La notte più buia senza la luna e le stelle, ma ad Apen
l’oscurità aveva lasciato il posto al colore
grigiastro della densa nebbia che si era posata sull’intero
regno. La principessa Willa aveva sognato il suo amato e il desiderio
che provava l’aveva accaldata al punto da decidere di
spogliarsi completamente mentre stava ancora dormendo, poi, nel suo
stato semicosciente, si era sentita osservata e oppressa che i suoi
occhi si erano aperti. Appoggiati i piedi per terra, prese una candela
e accendendola aveva visto riflesso sul vetro della finestra il viso di
un uomo, In preda al panico si era voltata di scatto.
«Che cosa ci fai nella mia camera?» chiese a suo
fratello, il Re Oak, mentre dalla vergogna si tirava addosso un
lenzuolo per coprire la nudità.
«Niente, volevo solo guardarti e starti vicino, passare dei
momenti felici insieme a te come succedeva quando ero piccolo. Tu eri
l’unica persona che mi consolava e mi donava amore e
felicità.»
«Non sei più un bambino, ora sei un adulto e non
puoi intrufolarti nella mia camera senza chiedere il
permesso.»
«Lo sai che non mi ero mai accorto di quanto fosse ben
proporzionato il tuo fisico? Sei davvero bella!» disse Oak
senza ascoltare le parole di Willa. «In effetti non sapevo
neppure che tu fossi capace di muovere così delicatamente le
dita nelle parti più intime e nascoste del tuo corpo. Sono
veramente sorpreso.»
«Stai vaneggiando Oak, esci subito
dalla…»
«Re Oak!» aveva urlato il ragazzo interrompendo la
sorella. «Ricordati di usare le parole giuste quando vuoi
parlare con me senza essere interpellata!»
Willa, per lo spaventoso urlo del fratello, si era accasciata
nell’angolo della stanza e con voce tremolante disse:
«Sei impazzito, hai perso la testa.»
«Impazzito? No cara sorella, finalmente sono davvero io, ho
spalancato gli occhi che prima erano aperti, ma senza luce, adesso vedo
chiaramente tutto. Fino a ieri ho continuato a pensare esclusivamente
al benessere degli altri senza mai regalarmi un sogno da realizzare.
Oggi sono libero di esprimere un desiderio e capace di farlo avverare,
ho la determinazione per acquisire il potere con le mie mani e non
attraverso gli avanzi che mi erano lasciati, per mio solo tornaconto mi
godo la ricchezza della nostra casata utilizzandola per i miei piaceri,
infine scelgo le donne che voglio e con un gesto le prendo. Era
già tutti lì, ma l’arroganza di nostro
padre non mi permetteva di cogliere ciò che sarebbe stato
ugualmente mio.»
Oak, mentre parlava, si era avvicinato sempre di più a Willa
fino ad accarezzarle il viso e lei, seppur intimorita, chiese:
«Che cosa vuoi farmi?»
«Mia adorata Willa, proprio niente. Voglio farti sapere che
tu sei la donna che amo più al mondo e come Re, e fratello,
m’impegnerò per fare in modo che anche i tuoi
desideri si avverino. Voglio vederti sorridere come quando eri
giovanissima e innamorata, voglio ballare di nuovo con te in mezzo a
sale gremite di persone che ci applaudono. Nostro padre ti ha tolto
qualsiasi possibilità di accrescere il tuo talento soltanto
perché sei nata femmina, io invece voglio che tu sia
veramente una principessa di Apen e non solo la sorella del
re.»
Le parole di Oak promettevano delizie per il futuro ma i suoi occhi
garantivano afflizioni per il presente. Willa continuava a tremare,
sperava che il giovane fratello decidesse di lasciare la stanza e il
suo respiro, dapprima affannoso, stava riprendendo il giusto ritmo
quando Oak, aperta la porta per uscire, disse mantenendosi di spalle:
«Avrai tutto ciò che vuoi, ma fai molta attenzione
perché il perdono non è più
contemplato, il dissenso è tradimento e il rifiuto
è una sentenza.»
CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e
narratore della storia
Ten – Il bambino che legge sui libri i racconti di questa
storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei
Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu) – Imperatore dei Cinque
Regni [deceduto]
Atua CCXVI (vero nome Wijs) – Nuovo Imperatore dei Cinque
Regni, ex Saggio di corte della Regina Wasa di Tera.
L’Inquisitore – identità sconosciuta
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen [destituito nella Guerra Civile]
Pine – consorte del Re di Apen [destituita nella Guerra
Civile]
Willa – principessa di Apen [diventa principe
ereditaria dopo la Guerra Civile]
Oak – principe ereditario di Apen [nuovo Re di Apen dopo la
Guerra Civile]
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina [deceduto nella battaglia
navale della Guerra Civile]
Prau – ammiraglio [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Menara – generale della marina [nuova nomina dopo la Guerra
Civile]
Ijo – capitano della marina [nuova nomina dopo la Guerra
Civile]
Altri: Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Fond – Re di Dwr [deceduto in un incidente in mare]
Ruith – Regina di Dwr [deceduta in un incidente in mare]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante
in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dell’Inquisitore]
Glic – Saggio reale di Dwr
Haranche – Ammiraglio della marina
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Foeil – capitani dell’esercito
Dubh – capitano dell’esercito [neo promosso]
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (ufficiale dell’esercito neo promossa), Geodha
(soldato dell’esercito) Gush (Re e padre di Fond) [deceduto
per anzianità]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo
dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Meirge – generale dell’esercito neo promossa
Capall, Tyred, Gwyn (neopromossa) – capitani
dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Copar (soldato dell’esercito), Platin (Re e padre di
Titan) [deceduto per anzianità]
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia
sull’Isola Ngahuru]
Bruligida – Regina in pectore di Tan
Torcon – principe ereditario (gli è stato imposto
di lasciare il comando dell’esercito)
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan [deceduto] (posto vacante)
Turo – comandante in capo dell’esercito –
(nuova nomina, ex generale marina)
Standarto, Serpe (neopromosso), Cevalo (neopromosso) –
generali dell’esercito
Cindroj (neopromosso), Ruga (neopromosso) – capitani
dell’esercito
Altri: Flame (ancella della regina), Matco (soldato esercito)
- Regno di Tera
Zand – Re di Tera [deceduto per intossicazione alimentare]
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Hond – principe (illegittimo) di Tera [deceduto]
Vlek – Saggio reale di Tera (nuova nomina dopo che Wijs
è diventato Imperatore)
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Geel e Haag (ufficiali dell’esercito) Rots (Re e padre
di Wasa) [deceduto per anzianità]
- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Rak (spia in contatto con la regina Cristalya), Fiskabur, Eya, Tepanje
(quattro dei nove personaggi in nero che hanno colpito Explodon), Kaia,
Kumari, Makara – capitani dei mercenari [7 di 12]
- Contrabbandieri
Il capo (solo nominato)
Satulana, Jimo, Rasi, Toxotis, Lovi
- Pirati
Zedora (Capitan Blood) – capitano dei pirati
Polegada (timoniere), Mynegai (vedetta), Lautele (cartografo), Kruzni
(tutto fare), Malicek (addetto ai cannoni)
Elonosia – prigioniera dei pirati (nuova pirata?)
- Bordello “La casa di Lù
Zai (prostituta), Mu (prostituto)
MAPPA
|