The
Challenge
Sono
stato colpito da un’illuminazione, visto che ho messo
giù più
crack paring negli ultimi due mesi rispetto a tutto il fandom messo
insieme, ho comunicato la mia nuova turba mentale a Cathy_Black che
mi ha schiaffeggiato con un mega guanto di sfida. Il paring
è Ayako
Haruko, e l’altra indicazione è Fluff ma non
troppo. Che la sfida
abbia inizio.
Il
tempo è passato leggero, l’estate è
finita e ha portato con se
l’odore delle foglie cadute e delle castagne, e poi tutto si
è
coperto di neve e tutti insieme hanno festeggiato al tempio
l’inizio
del nuovo anno ed il compleanno del giocatore più musone e
taciturno
della squadra l’inverno è stato sostituito dalla
primavera poco
dopo il cambio dell’anno scolastico. La manager del club di
basket
è ormai al terzo anno, e ha avuto delle soddisfazioni
nell’ultimo
anno, i suoi protetti sono andati due volte ai campionati nazionali e
la seconda volta si sono addirittura aggiudicati il podio, non hanno
vinto, ancora carente il gioco di squadra che si è
intravisto
soprattutto tra le matricole, ma ancora non efficiente. Il suo
compito è quello di farli collaborare anche in previsione
della sua
futura carriera, sta puntando all’ammissione ad una
prestigiosa
università internazionale per il corso di scienze motorie.
Il suo
sogno è diventare preparatrice atletica e niente riesce a
distrarla
dai suoi propositi, nemmeno quella scemenza chiamata amore che le sue
amiche tanto decantano. Indossa l’uniforme ed ha lasciato
sciolti i
capelli scuri che sono lunghi e ricci naturalmente, lascia che le
incornicino il volto simmetrico. “Ayachan, Ayachan”
viene accolta
a scuola dal solito deficiente del suo migliore amico “La
vuoi
smettere di professare il tuo amore per me, che mia mamma sta
cominciando a crederci” l’altro ride
“Anche la mia, anche la
mia, e fa tutto gioco per me” lei si sbatte la mano contro la
fronte “Non voglio essere la fidanzata trofeo” e
lui ride “Oh
Ayakuccia del mio cuore” urla ad uso e consumo dei compagni
di
scuola e poi abbassa la voce “come fai ad esserlo? Sei
perfida e
tutti credono che io sia così deficiente da non capire che
non sono
il tuo tipo, ma almeno non fanno domande scomode, non posso mica dire
che sono fidanzato con il mio pallone da basket” scrolla le
spalle
“Siamo strani Ryochan?” chiede lei con un filo di
voce e lui
scrolla le spalle “Cerchiamo di essere i migliori nel basket,
come
nella seconda parte del campionato, abbiamo funzionato bene alla
guida della squadra, e dobbiamo anche addestrare i nostri
successori”
lei comincia a ridere in modo incontrollato. “Quale dei
due?”
chiede e lui si passa una mano tra i capelli ricci “Non ne ho
idea,
ma abbiamo superato da poco il compleanno del rosso, deve passare
anche quello della volpe prima che l’anno scolastico sia
pericolosamente alla fine” Lei sospira “non puoi
ragionare in
compleanni” lui scrolla le spalle e le sorride
“Ayachan” tre
ottave più alto del resto del discorso “vedremo,
dobbiamo farli
collaborare, secondo te i taccagni della scuola ci danno qualcosa per
un ritiro precampionato?” si avvicinano agli armadietti, e
quest’anno i loro sono vicini, sono nella stessa classe dopo
anni,
alle elementari erano già stati in classe insieme, alle
medie in
istituti diversi e si sono incontrati di nuovo ed è
cominciata
un’amicizia profonda, diversa di quella di due bambini pieni
di
energie sempre pronti ad arrampicarsi sugli alberi e a giocare
all’aria aperta. Ora sono confidenti, sono complici ma non
sono
niente di diverso da una coppia di amici. Una volta il ragazzo aveva
avuto un’uscita poco felice che gli era valsa un livido a
forma di
tacco a spillo in mezzo alla testa che lei aveva rinominato il
pallino dell’intelligenza solo perché dopo una
notte passata a
mangiare snack e giocare ai videogame lui aveva detto candidamente
“sei l’amico migliore anche se hai una
vagina” erano in camera
di lei, ed era stato facile prendere l’arma del delitto e
percuotere quel ragazzo. “Tu dovrai fare una ricerca
profonda,
trovare il cervello dell’Akagi e addestrarla ad essere una
buona
manager, forse farai più fatica tu, rispetto a me, io con
loro posso
fare come ho fatto con Daiki” lei finisce di mettersi le
scarpe per
la scuola e dopo si sbatte una mano sul viso “Daiki
è il tuo cane,
e poi lei è solo timida e ingenua, non è stupida,
mentre sui due
energumeni qualche dubbio sulla loro stupidità lo nutro,
come lo
nutro su di te” camminano fianco a fianco fino alla loro aula
quella del terzo anno classe 3. “La mia compagna di banco
è gelosa
del mio amore per te” dice lui con fare melodrammatico e lei
ride
“Il mio compagno di banco se non smette di dire cazzate
è un uomo
morto, anzi non esageriamo un ragazzo nel corpo da bambino
morto.”
lui borbotta una serie di improperi che la fanno ridere e lui ride
insieme a lei. Sembrano entrambi felici del loro rapporto anche se la
gente, benpensante, si fa sempre i fatti degli altri e li etichetta
in modi diversi, e non sempre così lusinghieri.
L’estate
del primo anno ha portato dei cambiamenti nella sua vita, ha
presentato la richiesta per diventare manager della squadra di basket
solo dopo che quell’ingombrante di suo fratello ha lasciato
il
club, nonostante dividessero il sangue lei si è sempre
sentita in
soggezione, anche se lui è più grande di due
anni, non sarebbero
tanti se l’impressione non fosse che Takenori sia nato
già grande,
di un’intelligenza superiore, è sempre stato il
migliore, e il
basket solo una sfida in più, a scuola ha sempre avuto voti
altissimi, è sempre stato uno dei primi della scuola, non
solo della
sua classe. Lui è sempre stato così perfetto, a
tre anni parlava
con gli adulti, a quattro sapeva scrivere come uno di quinta
elementare, e in prima media parlava tre lingue e sapeva
così tante
cose che i professori erano in difficoltà su come tenere
occupato
quel bimbone dai lineamenti duri, lineamenti già da adulto,
e poi
era nata lei, la sua vita era stata diversa da quella del perfetto
Takenori, lei è nata un mese prima del termine della
gravidanza, è
nata piccola con un caschetto di capelli neri e gli occhi vispi. Ma
non ha parlato precocemente come il fratello, l’unica cosa
che ha
fatto prima di lui è stata camminare su quelle sue gambette
sottili
che la natura le ha fornito, per il resto è sempre stata la
delusione dei suoi genitori, lei è sempre stata
così normale, a tre
anni faceva le stesse cose dei coetanei, e si era affezionata un
sacco al suo fratellone così grande e così
rassicurante. Si è
sempre appoggiata alle sue spalle forti, si è sempre
nascosta così
tanto da non riuscire ad esprimere la propria personalità
è sempre
stata solo la sorella di Takenori, il vero Akagi, lei è
sempre stata
Haruko quella impedita negli sport, quella che fatica in qualche
materia a scuola, quella che ha camminato presto e parlato tardi,
quella che arrossisce, quella che non ha mai avuto un ragazzo, e che
non ha mai avuto il coraggio di fare niente, quella che passivamente
accetta il comportamento disinteressato dei suoi genitori e quello
iperprotettivo del fratello così in contrasto,
così comodi per non
doversi sforzare ad essere se stessi. Sopravvive ancora come quando
Takenori si è diplomato alle medie, ma ora vuole far
qualcosa che la
faccia stare bene. Ha visto nella forza di Sakuragi, che è
riuscito
a rialzarsi dopo l’incidente alla schiena, si sono scritti
tanto
durante la sua convalescenza e la loro amicizia è diventata
più
profonda, e lui le ha raccontato del padre, e lei gli ha raccontato
degli allenamenti e poi anche qualcosa della sua vita, si è
aperta
per la prima volta con qualcuno, e quel qualcuno è un
casinista dai
capelli rossi che continua a professare amore per lei, ma nessuno dei
due ci crede veramente, una situazione analoga a quella dei senpai
anche se così diversa, perché lei non
è una donna forte, e la
invidia, invidia i suoi riccioli scuri, invidia la sua sicurezza, i
suoi modi schietti, lei che non riesce a sentirsi mai a proprio agio,
lei che cerca di nascondersi sempre, quasi che la sua scarsa empatia,
la sua scarsa attitudine ai rapporti sociali nonostante
l’educazione
perfetta, il suo essere così poco perspicace la renda meno
appetibile. Lei è innamorata, ora l’ha capito
è innamorata
dell’immagine di quel ragazzo bellissimo, implacabile e
sicuramente
irraggiungibile che fa parte della squadra di basket, la parte finale
del primo anno è passata a cercare di imparare gli esercizi
quelli
da far fare per i fondamentali, è passata a guardare
più partite di
basket possibili, di tutti i livelli, dalla nba a orari assurdi, alla
wnba sempre registrata e sempre ad orari assurdi, alle partite prese
dalla rete di squadre famose, oppure di piccoli club in giro per il
mondo. Ha scoperto che in altri posti la scuola non ha i club, e che
ognuno decide che sport od hobby fare e trova qualcosa vicino a casa,
da fare dopo la scuola, e quindi lo studio non influisce sul poter o
meno seguire una strada sportiva. Ha scoperto che preferisce guardare
le partite di livello medio, NBA sembra sempre così
irraggiungibile,
forse solo quel ragazzo dai grandi occhi blu può farcela, ha
il
fisico, l’altezza e il carattere. Con Hanamichi sono
diventati
migliori amici, anche lui ha confermato questa cosa, una sera mentre
mangiavano un gelato, mentre lui l’accompagnava a casa dopo
essere
rimasta con lui per i fondamentali, e lei li ha imparati sulla
propria pelle applicandoli oltre a farli applicare a quel ragazzone.
Quella sera lui le ha confessato tutto, che si era innamorato di lei
e che ha cominciato a giocare solo perché lei gli aveva
chiesto se
giocasse a basket e il suo entusiasmo lo aveva contagiato,
così come
la voglia di fare colpo su di lei, però piano piano le cose
sono
cambiate e ha cominciato a lavorare anche su se stesso, sulle proprie
mancanze, al centro di riabilitazione è stato seguito anche
da una
psicologa dello sport, ma si era ritrovato a parlare di tutto, di suo
padre, dei suoi 51 scaricamenti, e si era aperto nelle lettere anche
con lei, e ora capiva che la sua era una fissazione e una ricerca di
normalità. “Ero innamorato dell’idea che
avevo di te Haruko, tu
sei molto meglio sei l’amica che tutti vorrebbero avere ma
non
hanno lo sbattimento di conoscere”, lei si è
commossa e gli ha
risposto “Io ho sempre visto in te un amico, e mi dispiace
non aver
mai ricambiato nulla che non fosse questo, sai ho sentito che eri un
bravo ragazzo, nonostante i capelli rossi, sai io sono sempre stata
timorosa ma con te è stato facile” e si son
sorrisi e lei ha
dovuto pensarci su, il discorso di lui su di lei calzava a pennello
con il suo rapporto con Rukawa, e aveva capito che come il rosso
doveva però mettere a posto questo rapporto, farlo tornare
un
rapporto normale, non sarebbe riuscita a fare un buon lavoro come
manager se le cose fossero rimaste così.
Durante l’allenamento
del pomeriggio ha preso tutto il suo coraggio e si è
presentata
baldanzosa davanti al ragazzo più bello di tutta la scuola
“Rukawasan possiamo parlare un attimo? Non ti
ruberò tanto tempo
ma è importante, anche per il club” lei ha detto
le parole
magiche, anche per il club, quelle che hanno fatto muovere lui verso
di lei ed entrambi sanno di questo fatto, e ne tengono di conto
quando si trovano alla panchina, lui beve per ristorarsi non
guardandola direttamente e lei gli è grata.
“Rukawasan, come sai
sono stata innamorata di te dalle medie, e anche fino ad adesso ero
convinta di essere innamorata di te, ma non ti conosco in
realtà e
ho riversato tutte le mie insicurezze su un amore non corrisposto,
non ho scelto in maniera cosciente, ma ho scelto te che eri
così
irraggiungibile in modo da non dovermi impegnare. Ma ora mi sono
appassionata al mio ruolo e voglio eccellere, e dover continuare
questa cosa sarebbe controproducente, quindi non ti preoccupare se mi
rivolgo a te, non sarà più con
l’intenzione di avere qualcosa di
più, qualcosa che non mi puoi dare, e che sinceramente non
voglio.”
lui ha ascoltato nel suo modo, che sembra casuale, ma in
realtà è
un modo per nascondersi per sfuggire alle verità, anche lui
si
nasconde, solo che lo fa dietro al suo bel faccino. “Apprezzo
la
tua sincerità, ti terrò in maggiore
considerazione” non aggiunge
altro e torna ad allenarsi e lei riprende a respirare normalmente. La
prima manager le si avvicina “Hai conquistato la fiducia di
quell’asociale, che gli hai detto?” Haruko Akagi
sospira mentre
una lacrima le scende solitaria sul volto, e l’altra
prontamente la
fa sparire con un gesto delicato delle dita. “Gli ho detto la
verità che mi ha sbattuto in faccia Hanachan” e
lei non sembra
capire. “Mi ero innamorata della sua immagine, non lo
conosco, come
Hanamichi ha fatto con me, e sai qualche giorno dopo che è
tornato
dalla riabilitazione ne abbiamo parlato, e mi ha detto che ha fatto i
conti con molte cose, tra cui la sua infatuazione per me, e niente mi
ha portata a pensare al mio amore per Rukawa, e ci ho messo mesi a
capire che era la stessa cosa, come innamorarsi di una foto, perde di
spessore per il soggetto e per chi lo fa”. “Brava
ragazza” le
sorride la senpai “hai capito, ma ci siamo passate tutte, un
amore
bello e impossibile e a Kanagawa per molte è stato il solito
Kaedechan o Akirakun, per forza sono belli come il sole”.
Entrambe
assistono agli allenamenti e la timida Haruko si ritrova a fare da
arbitro, a correre tra quei ragazzoni dai fisici possenti, lei
così
piccola e goffa. Il tempo e l’allenamento ha corretto la sua
goffaggine fisica, ma la sente ancora nella mente, si sente goffa e
indesiderata, nonostante tutto un po’ aveva sperato in una
dichiarazione di eterno amore da parte del numero 11 della squadra.
Si sente stupida adesso mentre corre e fischia e si sente libera,
leggera come non è mai stata e non è una
questione di peso, si dice
che l’anima pesi 21 grammi, ed è quella che si
è alleggerita, il
suo cuore sembra aver preso a battere ad un ritmo diverso e non
è lo
sforzo fisico di stare dietro a quei ragazzoni che vivono di pane e
basket è essere consapevoli di essere vivi e non essere
nella favola
che ognuno si racconta prima di andare a dormire.
Aprile
sta arrivando verso la propria metà e il caldo comincia a
tornare e
loro, ora come ora sono la squadra da battere e quei due giocatori
sembrano ancora lontani, sembrano su pianeti diversi e
inconciliabili, ma lei sa che non possono essere così
lontani, non
sono così diversi come si son convinti di essere.
“Harukochan”
chiama la sua collega “Dobbiamo fare qualcosa, stiamo andando
bene
ma quei due devono capirsi.” la più piccola si
mordicchia il
labbro, è un gesto che l’aiuta a gestire la
tensione e che sembra
catalizzare lo sguardo color castagna della prima manager, che con
una scrollata di spalle sposta lo sguardo sul suo migliore amico, un
concentrato di forza d’animo e paura, forza e
stupidità, dolcezza
e casa, hanno deciso che abiteranno insieme ai loro compagni futuri,
ma soprattutto per l’università se si troveranno
nella solita
città prenderanno una casetta insieme da condividere, i loro
genitori sono così felici, sua madre la vede già
vestita da sposa
con lui in hakama tradizionale, con le sette pieghe, le
virtù dei
samurai, che quel ragazzo ha, ma non sono per lei, e le sue stesse
virtù non sono per lui. “Facciamo un raduno, un
posto dove ci sarà
solo la squadra, dove dovremo fare tutti i lavori a turni, e loro
saranno nel solito turno, per tutto, tanto ora che siamo classificati
possiamo chiedere una sovvenzione al preside per i mezzi, andremo
nella mia casa estiva, posso convincere i miei genitori a
lasciarcela. Takenori è troppo onorevole per poter fare
richieste
del genere, sarebbe da vigliacchi chiedere qualcosa ai genitori, e lo
amo anche per questo, ma io non sono lui” e riceve in
ricambio un
grande sorriso da Ayako “E menomale, tu sei così
carina” Haruko
arrossisce di colpo, ma sorride mentre l’altra continua a
parlare
“Ottima idea, fammi sapere se convinci i tuoi, ho anche idea
di
farli rimanere casualmente soli per più tempo del
necessario.” Da
una pacca sulla spalla alla collega “Su facciamoli
sudare” dice
l’Akagi facendo ridere di gusto l’altra
“cosa ho detto di così
divertente?” chiede e l’altra arriva alle lacrime
dal ridere
“Haruko, sei così tenera, hai fatto un doppio
senso così grande
che ogni senso aveva un doppio senso a sua volta” le labbra
della
più piccola formano una O perfetta e
l’ilarità raddoppia anche
perché si è unito anche Miyagi
all’ultima parte del discorso, che
però riesce a calmare la propria migliore amica
“Amore, tesoro,
tenerezza” la richiama e la ragazza smette di ridere
“Oh
finalmente, dite anche a me quello che hanno partorito le vostre
testoline da donne?” Mani sui fianchi e cipiglio guerriero
Ayako
scuote i riccioli scuri “Cosa intendi con testoline da
donne?” Il
play alza entrambe le mani “teste analitiche e superiori, voi
fate
anche due cose contemporaneamente, io rischio la morte se mi lavo i
denti e nel frattempo ascolto mia madre” le fa ridere
entrambe,
stavolta. “Il famoso ritiro che volevi fare ad inizio anno,
se
troviamo il posto siamo a cavallo.” Lui saltella felice, fin
troppo
felice “Ma io vi amooooo” e si lascia prendere
dall’entusiasmo
e prima da un bacio sulla guancia ad Ayako e poi fa lo stesso con
Haruko che arrossisce e si tocca la guancia con la mano, lo sguardo
allucinato mentre il capitano si mette a sbraitare qualcosa ai
compagni con il sorriso sulla bocca.
Sono
riusciti ad organizzare tutto per la Golden week partono la sera del
28 aprile con il treno notturno e poi arrivati nella stazione
più
vicina prendono l’unico autobus che collega il piccolo paese
alla
città più vicina che comunque dista molti
chilometri,
raggiungeranno l’Akagi che è partita prima per
preparare la casa e
le cose. Si sono organizzati anche con il palazzetto locale, una
struttura polisportiva e hanno prenotato il campo per tutti i
pomeriggi, la mattina si occuperanno della parte di preparazione
atletica.
Lo
Shohoku al completo raggiunge casa Akagi dopo quasi un’ora di
cammino su un sentiero alberato, qualcuno si è lamentato del
bagaglio, della distanza, ma tutti si sono stupiti come la loro ala
piccola sembra essere sbocciata, qualcuno potrebbe aver insinuato di
averlo visto sorridere in mezzo alla natura “Capricornis
crispus,
Nihon Kamoshita” indica ai compagni una specie di grossa
capra
marrone bianca e grigia che dopo aver dato un’occhiata a
quella
specie di branco di animali spelacchiati decide di dileguarsi.
“Allora ho sbagliato animale” da aria alla bocca
l’autoproclamato
genio del basket “sei un Kamoshita, non una
Kitsune” il diretto
interessato cerca di ignorare la voce potente del centro della
squadra che sembra volersi prendere prepotentemente il proprio posto
nel mondo come sotto canestro. Ayako seda la rissa sul nascere usando
il ventaglio, i sospetti della squadra che pratichi tessenjutsu
presso qualcuno dei pochi a poter tramandare questa nobile arte.
“Qualunque bestia siate, vi sentiate o gli altri pensano voi
siate,
andremo a casa Akagi, quindi siate carini con Harukochan, e state
attenti perché se succede qualcosa abbiamo il numero di
Takenorisan
che vi spacca il culo” finisce senza parafrasare la minaccia.
Tutti
si calmano e continuano a camminare adesso sembrano più
rilassati, e
lo spirito di squadra si fa più saldo nel cammino.
Quando
arrivano nello spiazzo della casa vengono accolti da due cani un
grosso Leonberger e un San Bernardo che cominciano ad annusare tutti
componenti della squadra e poi vengono portati verso la casa dai due
canidi, il Leonberger sembra adottare il calmo e silenzioso Rukawa,
mentre il grosso e giocoso San Bernardo sembra aver adottato il
capitano della squadra affiancandolo “Potresti sellarlo
Ryochan e
farti portare a giro” ridono tutti alla battuta di Sakuragi
alle
orecchie più attente potrebbe non sfuggire uno sbuffo
divertito
dalle labbra della sua nemesi. La padrona di casa si affaccia,
indossa un grembiule con sopra disegnati dei cupcake e dolciumi vari,
sulla spalla un canovaccio e in mano le bacchette. “Ayasan,
lo
schema delle stanze e dei turni è sul tavolo in salotto,
potete
mettervi comodi” dice poi rivolgendo a tutti
l’ultima parte del
discorso. Ayako smista i ragazzi secondo la lista dettagliata della
sua collega in poco tempo tra molte proteste messe a tacere dal
capitano “o in queste stanze o a casa e fuori dal club, vi
sto
sfidando” tutti hanno cominciato ad apprezzare le stanze, o
forse
no, ma se le son fatte andare comunque bene. La ragazza non sale con
gli altri e lascia la propria borsa in sala e raggiunge la collega in
cucina “Come ti posso aiutare Harukochan?” le
chiede e la fa
sussultare, era troppo presa dallo stufare le verdure in un grande
wok per sentire l’altra arrivare, si volta verso Ayako e la
vede
legarsi i capelli in una coda alta in un unico gesto e lo stupore
è
molto “Ma sei una maga” le dice strappandole una
risata argentina
“Sono anni che lotto con i miei capelli, e siamo arrivati ad
una
tregua, io li lego e loro continuano a fare come gli pare.”
la più
piccola sospira “Ayakosan i tuoi capelli sono bellissimi, i
miei
sono sempre e solo così lisci” la coda riccia si
muove nell’aria
“Ma almeno li puoi pettinare anche da asciutti, se lo faccio
io
devo cercare il pettine rotto tra i capelli” ridono entrambe
“Secondo te si uccideranno?” cambia discorso mentre
le guance si
fanno rosse “No, sono dei bravi ragazzi, e lo sapevi che
Rukawa
conosce gli animali? E che il tuo cane nero e marrone l’ha
adottato?” Sospira “allora deve essere proprio un
bravo ragazzo,
non ama molto i maschi lui è il capobranco quando non ci
sono papà
o Takesan” si lecca le labbra distraendo la riccia
“Come sei
formale nei confronti di tuo fratello, una scrolla di spalle sembra
archiviare il discorso insieme ad un laconico “Lui e i miei
genitori preferiscono così, a casa lo chiamo anche
fratellone, ma
non gli piace molto”. Ayako si avvicina e le poggia una mano
sulla
spalla “Non capisco, con i miei fratelli ho un rapporto
bellissimo.
Tayako mi ha insegnato ad impennare prima con la bici e poi con la
moto, mentre Haruo è la mia principessa è
così divertente avere un
fratello più femminile di te, abbiamo passato un sacco di
tempo a
fregare i trucchi e i vestiti della mamma, adesso li frega a me e
infine il piccolo mostro Kei mi è super affezionato, e non
riuscirei
a farlo essere così formale con me” si avvicina
alla seconda
manager e le prende le bacchette per poi mescolare le verdure
“Ecco
perché riesci a gestire questi scalmanati, sei abituata ai
tuoi
fratelli, io faccio il riso, non abbiamo la cuoci riso” gli
occhi
color castagna della ricciola si spalancano “Per me
è un mistero
la cuoci riso, farlo senza è al limite del miracolo, per
queste cose
c’è mamma aiutata sempre da Kei, è
super appassionato, ancora sul
seggiolone voleva mettere le manine in pasta.” racconta,
l’aria
tra le due ragazze è rilassata. “Senpai, io non ho
mai baciato
nessuno” cambia discorso la Akagi “Ancora non hai
trovato la
persona giusta, mica è una gara.” Si occupa delle
verdure ormai
pronte e le mette su un vassoio che poi copre. “Qua facciamo
anche
la carne?” chiede e l’altra annuisce “Si
a straccetti” la
carne è ancora in tranci e la mora comincia a tagliarla
raggiunta
dall’altra “Sai sono sempre la meno brava nelle
cose” la voce
di Haruko è sottile, è la tipica ragazza
giapponese, così in
contrasto con il fiume di emozioni ed energia che è la
più grande
anche la voce è più potente. “Non
è vero, sei una cuoca
straordinaria. Sai fare il riso nella pentola” ride la
più piccola
al complimento “basta sapere la ricetta, mentre nelle
relazioni non
c’è una ricetta, non c’è un
piano da scrivere, o qualcosa da
pianificare, e non so niente.” la risata argentina di Ayako
risuona
nella cucina da cui i ragazzi si tengono lontani, fino al momento in
cui la più grande si sta avvicinando al volto
dell’altra e la
porta si apre “Abbiamo il primo turno Harukochan, dove sono
le
posate?” chiede il rosso interrompendo l’atmosfera
tra le due
seguito da uno sbuffo che potrebbe assomigliare ad un “tu sei
caduto dal seggiolone da piccolo” un sussurro che
l’altro però
intercetta “Non sono caduto dal seggiolone, spesso”
le ragazze
ridono e l’atmosfera torna gioiosa e distesa. “Sono
in quel
canterale” indica con le bacchette un mobile,
“troverete tutto
là, anche un vassoio su cui posare le cose da portare di
là” i
due ragazzi si prendono a colpi d’anca per farsi spazio e
prendere
le cose, la voce sottile di Haruko li fa fermare “Hanachan
prendi i
piatti e le bacchette, Rukawasan prendi i bicchieri, i tovaglioli e i
poggia bacchette” i due ragazzi non protestano e fanno quello
detto
dalla padrona di casa mentre una sorridente Ayako applaude.
“Bravissima, ora sono sollevata, riesci a fermarli anche tu,
e solo
con la forza della tua gentilezza” sembra stupita ed
ammirata,
guarda quella ragazza dal fisico sottile così come la voce,
i grandi
occhi castani e i capelli corti scurissimi, come la notte senza
stelle.
Il
pranzo va bene così il primo allenamento in quella palestra
nuova
grande rispetto a quella della scuola, mai enorme come quella dei
nazionali, ma grande. Ormai Haruko e Ayako arbitrano a turno le
partite e gestiscono tutto come una squadra oliata e i ragazzi
funzionano, l’unica nota stridente rimangono sempre i due del
secondo anno. “Hanachan, Rukawasan, li chiama Haruko, senza
che
nessuno le suggerisca niente sotto l’occhio stupito
dell’altra
ragazza. “Parliamo un attimo, venite qua” la prima
manager prende
le redini dell’allenamento mentre l’altra si
allontana qualche
passo con il centro e l’ala piccola “Allora ragazzi
state
diventando fastidiosi, quando collaborate siete inarrestabili, quando
fate così siete inutili, entrambi, tu che fai la diva scesa
dal
cielo innervosisci la squadra, la palla ti arriverà non
essere
egoista, e tu anche se sei il mio migliore amico sei un cretino
megalomane quando ti ci metti, sei bravo indubbiamente, ma non devi
solo vantartene devi dimostrarlo, e vi ricordo che questo giochino
è
per cinque, non per quattro o per uno, per cinque giocatori che
collaborano, dopo andrete nella casa sull’albero,
è abbastanza
grande e attrezzata per starci in due, l’hanno fatta
costruire i
miei per Takesan, quindi se spaccate qualcosa… Bene dovrete
stare
lì e conoscervi perché son due anni che giocate
insieme e a
malapena sapete il nome dell’altro e non funziona
così una
squadra, soprattutto per chi è nella lista dei papabili per
diventare capitano” si allontana dai ragazzi senza aggiungere
altro. Raggiunge la collega sorridendo “Ci sto prendendo la
mano in
questa cosa, è la seconda volta che mi impunto”
riceve un
abbraccio come ringraziamento “Sei più
intelligente e più
coraggiosa di come ti mostri, e fai male a non farti vedere per come
sei, invece di rimanere anonima tra gente mediocre”
arrossiscono
entrambe e il contatto dura solo qualche secondo in un abbraccio
quasi fulmineo di Ayako, che quasi subito si ritrae. “Sei
troppo
buona con me, non sono così intelligente” sospira
“Non sono mai
abbastanza, e quindi...” “E quindi un
Cazzo” alza la voce
mentre i ragazzi che stanno raggiungendo le docce si bloccano a
guardarle “Voi Cretini andate a lavarvi che puzzate di
Opossum
stagionato” congeda i ragazzi che sembrano impauriti e
raggiungono
lo spogliatoio come se non si fossero allenati sotto il suo giogo per
cinque ore. “Tornando a noi, bellina” sembra
veramente arrabbiata
“Se come metro di paragone di intelligenza prendi il 160 di
qi di
Takenori allora stai fresca siamo tutti scemi totali, ma tu sei
intelligente e sagace, non devi sottovalutarti, hai anche coraggio, e
stai imparando a metterti in gioco, non voglio più sentire
cazzate
del genere uscire dalle tue labbra, ci siamo capite?” Fa un
paio di
profondi respiri mentre le guance di entrambe vanno a fuoco, sembrano
ardere della passione della più grande. “Ok
senpai” la ragazza
si scioglie i capelli e scuote la testa in segno di diniego misto a
voler ravvivare la capigliatura fondamentalmente anarchica che si
ritrova, avvicina il proprio volto a quello dell’altra la
bacia
coprendo entrambe con i propri capelli, è un bacio leggero,
un bacio
delicato le labbra si sfiorano lo sguardo allibito della più
piccola, e quello ormai ardente di Ayako, Haruko risponde goffamente
e tutto dura qualche secondo, ma quando si staccano entrambe sembrano
non riuscire a celare l’imbarazzo, vanno nel loro spogliatoio
senza
dire una parola, si fanno la doccia ognuna nel proprio box, prese dai
propri pensieri nel silenzio rotto solo dallo scrosciare
dell’acqua.
-
Che mi è preso, è una Kohai è ingenua
e inesperta, sono proprio
una stronza, ma le sue labbra erano così belle anche se
stava
sparando un mare di cazzate, quanto è carina –
Pensa la mora che
evita di lavarsi i capelli che ha raccolto in una crocchia alta che
le permette di lavarsi bene anche il collo che solitamente è
coperto
dalla massa di capelli che si ritrova. - è stato bellissimo,
ma ora?
Che faccio? Che dico? Come mi comporto? - l’acqua bollente
sembra
però riuscire a lavare via le preoccupazioni di Ayako che
comincia a
fischiettare una melodia di una canzone americana mentre finisce di
lavarsi, e vestirsi, si è portata il cambio davanti alla
doccia, in
modo da non dover dividere il momento senza vestiti con la ragazza
che ha appena baciato, ma con cui presto dovrà fare i conti,
visto
che anche per loro vale la questione turni in casa insieme e camera
insieme, almeno non passeranno la notte nella casa
sull’albero.
Si
tocca le labbra che Ayako ha appena baciato, il suo primo bacio
è
stato ricevuto da una ragazza arrabbiata che le dice che è
bella e
intelligente, ed è tutto così diverso da quello
che le hanno
insegnato, è così diverso da quello che ha
sognato, è più bello
caldo e morbido e poi lei sa di frutti di bosco, così
selvatici ma
dolci. Così diverso da quello che ha pensato fosse giusto,
ma così
maledettamente giusto, non se lo sa spiegare e non capisce come sia
stato possibile essere travolta da quel gesto inaspettato, finisce di
fare la doccia sulle note della canzone che fischietta la ragazza che
le sta sconvolgendo la vita, l’ha fatto dal primo momento
diventando l’oggetto della sua invidia e della sua
ammirazione, è
diventata il suo idolo e poi ha tentato di essere come lei fallendo e
poi ha imparato a fare le stesse cose nel proprio modo, un
po’ più
da bambina un po’ più insicura, un po’
più bruttina. Fa sparire
il proprio corpo in un paio di jeans chiari svasati e una maglietta a
maniche lunghe che le sta un po’ grande, il freddo si fa
sentire,
nonostante sia inizio Maggio, loro sono in montagna.
Il
ritorno a casa si svolge tranquillo, e tutti sono affamati e i turni
di preparazione e pulizia funzionano bene, solo dopo cena i ragazzi
non hanno voglia di andare a dormire ma desistono dopo poco
“Preparazione atletica alle 5 tanto il sole sorge alle 4.30
quindi...” tutti i ragazzi si ritirano nelle proprie stanze,
solo
Sakuragi e Rukawa attendono la seconda manager
“Seguitemi” ha con
se una torca e li conduce lungo un sentiero, sono accompagnati dai
due cani, e a una cinquantina di metri dalla casa principale
c’è
una grossa casetta che occupa lo spazio tra due alberi ed è
ancorata
agli stessi che vi passano attraverso, tira una scaletta di legno e
apre una botola e sale prima dei due giocatori di basket che la
seguono. “Ecco a voi, là ci sono coperte, degli
spuntini e la
stufetta, qua la luce” preme un interruttore e si accende una
luce
piacevole, calda che scalda anche nei toni il posto.
“Parlate, vi
prego, voglio vincere, voglio che la squadra abbia successo dove
Takenori ha fallito” sembra decisa e i due la salutano e la
vedono
allontanarsi con solo Star la grossa cagnolona di razza San Bernardo,
mentre Cioccolato non sembra seguirle. “Wow Kitsune,
è più bella
della nostra stanza a casa sua” il rosso guarda in ogni
angolo apre
ogni anta mentre il moro srotola i due futon “mi sa che ci
tocca
parlare” dice in risposta al coetaneo che annuisce e si siede
dopo
aver preso delle patatine dallo stipetto degli snack. “Ti ho
odiato
Sakuragi” continua a parlare il più grande
“ti ho odiato sul
quella terrazza, mi hai accusato, mi hai detto cose, e io ero sincero
e non capivo”. Il rosso sospira “io mi ero
invaghito di Haruko, e
tu eri la rappresentazione del mio fallimento, anch’io ti ho
odiato, sei sempre così perfetto, anche quando investi la
gente con
la bici, o cadi, ti alzi e non sei meno che perfetto, mi hai mandato
in bestia dal primo momento, sei tutto quello che non sono, sei
bello, sei famoso, sei bravo nello sport” una risata lo fa
trasalire, è un suono che non ha mai sentito uscire da
quelle labbra
e lo guarda “Sul serio ti sembro perfetto, e
bello?” l’altro
annuisce “Sei come le volpi artiche così furbe e
candide” il
moro prende a guardarsi i calzini, che fortunatamente sono integri,
“ora sono in imbarazzo, sono anni che cerco di allontanare la
gente, mi fa solo perdere tempo, io vorrei solo che la gente
conoscesse me, non il mio faccino, o i miei occhi blu, lo so
anch’io
che non sono normali, ma che palle, e poi vuoi mettere con dei
capelli rossi naturali, Ti danno l’aspetto di un guerriero, e
stai
meglio adesso che con quella banana che avevi all’inizio
dello
scorso anno per inciso, mostrano la tua forza, e poi il rosso
è un
bel colore, un colore caldo, sei fatto di sole” Il rosso
sgrana gli
occhi nocciola mentre ascolta il compagno di squadra solitamente
così
silenzioso usare molte parole e tutte di apprezzamento. “Ho
cominciato ad apprezzarti durante la rissa di Mitsui hai mostrato
carattere e uno strano attaccamento al basket visto che giocavi da
poco e solo per una ragazza. Piano piano ho visto che anche la tua
è
una maschera di protezione. Poi sei andato in clinica e i primi
giorni gli allenamenti erano uno strazio, e io vivo d’aria e
di
basket da quando ho cominciato a camminare. Poi ti ho trovato vicino
al ritiro della nazionale ed è stato uno spasso venire a
vedere la
faccia d’odio che mi lanciavi ogni volta. Almeno non ti ero
indifferente”. Sakuragi si passa una mano sul collo
sussultando ma
evitando di interrompere l’altro con la paura di rompere
l’incanto
di poter sentire cosa passasse da quella testa “Ti ho odiato
perché
ti sei ritagliato un posto nella mia vita senza che me ne accorgessi,
ti ho odiato perché mi odi, e mi sono odiato
perché ora ho due
fissazioni, e per me è difficile gestire i rapporti con gli
altri,
me lo dici spesso, io non sono normale, non mi affeziono, e se lo
faccio lo faccio raramente” Il rosso si lascia guidare
dall’istinto
che poche volte l’ha tradito nella sua giovane vita
“Dalla
partita con la squadra del sonno” ridono entrambi e il rosso
rimane
imbambolato a guardare l’altro come se fosse qualcosa di
raro, e lo
era, la sua risata è merce rarissima così come la
sua voce. “sei
diventato un chiodo fisso, prima ti odiavo perché lei amava
te e io
amavo lei, ma poi ho cominciato a parlare con la psicologa del centro
prima di cose futili, e poi di mio padre, e del senso di
inadeguatezza che provo per non essere riuscito a salvarlo
dall’infarto, è morto davanti ai miei occhi
e...” il gelido
volpino lo abbraccia, nonostante l’aspetto gelido quel corpo
è
caldo, solido, un qualcosa a cui appoggiarsi “e mi sono
venuti a
picchiare proprio mentre correvo all’ospedale, si volevano
vendicare, e mi son sentito una nullità e allora sono
diventato il
Tensai in tutto quello che facessi, e a tratti mi diverte dire di
essere il genio, ma più che altro è un monito,
poi siamo passati ad
analizzare la mia ricerca della sposina giapponese, come Haruko, come
le altre cinquanta ragazze che mi hanno scaricato. La mia era la
ricerca di qualcuno che sapevo a priori mi avrebbe scartato, quel
tipo di ragazza non si metterebbe mai con un teppista con i capelli
rossi, non sono il bello e dannato che ha tutte ai propri piedi. Non
volevo essere amato e poi sei arrivato tu, e io volevo essere il tuo
unico pensiero, ti avevo scelto come mia nemesi, perché
volevo
essere te, così bello, famoso, amato, non capivo che volevo
solo una
cosa, essere amato da qualcuno che mi potesse tenere testa, non avevo
capito cosa mi eccitasse veramente, chi mi facesse veramente girare
la testa, ero troppo occupato a cercare la ragazza perfetta per
accorgermi che oltre all’ideale c’era anche il
corpo da
soddisfare” L’abbraccio non viene sciolto
dall’altro. “Ho
passato la mia infanzia a fare la spola tra un medico e
l’altro, e
molti specializzati in campi diversi, mia mamma è andata in
paranoia, perché il mio gemello faceva le cose che fanno i
bambini e
io no, io non capivo se gli altri fossero felici o tristi, io non
riuscivo mai a cogliere le metafore, io che volevo solo giocare a
basket e dormire, io che non volevo essere abbracciato ero un bambino
che viveva nel proprio mondo l’unico che è sempre
entrato è
Kenshin, l’averci diviso l’utero forse ha creato un
legame che
nella mia mente neuroatipica ha superato i meccanismi di
difesa.”
il rosso sospira “Neuro atipica?” chiede
“Si, ho un disturbo
dello spettro autistico, la mia mentre funziona in modo diverso
rispetto a quello normale, e quindi sembro strano agli occhi degli
altri, quelli che vanno oltre la mia faccia. La mia patologia mi
impedisce di dire bugie, evito di dire la verità ma non dico
bugie”
il rosso si lecca le labbra “Quindi se ti dicessi di dire che
ho i
capelli verdi non ci riusciresti?” l’altro si muove
leggermente mantenendo il contatto fisico “Una cosa, non so
quando bisogna
smettere, non sono molto esperto, di solito preferisco non toccare le
persone”. “Sei strano forte, in realtà
quando lo ritieni lungo
abbastanza, ma io sto bene così, non mi dai
fastidio” gli dice “I
tuoi capelli sono verde mattone” ridono entrambi
“verde mattone?
Cioè ti sei dovuto correggere per poterlo dire?”
il moro annuisce
“La mia mamma non ha retto alla mia malattia e quando mi
è stata
diagnosticata ha preso la valigia Kenshin ed è partita, sono
andati
dai suoi parenti in Europa, ho scoperto che usano tanto facebook e
sono riuscito a contattarlo solo lo scorso anno dopo quasi cinque
anni che non lo sentivo e non lo vedevo, sapevo solamente che giocava
a pallavolo e da stupido mi sono trovato di notte a guardare le
partite europee di questo sport, sperando di vederlo? Non lo so
nemmeno io, lo cercavo in quello schermo, e poi è diventata
un’abitudine. Mio padre cerca di aiutarmi al meglio
possibile, ma
deve lavorare e non è facile avere a che fare con
me” Sakuragi
sospira “la mia mamma si fa in quattro per me e cerca di
amarmi il
doppio e lavora come una matta, e ti capisco, ti manca la tua mamma
come a me manca il mio papà” si lecca le labbra e
l’altro fa
altrettanto come se fossero allo specchio “più mio
fratello di mia
mamma, lei ha deciso di andarsene, lui mi è stato portato
via, e
sono regredito molto, i dottori dicono che sia migliorato da quando
sei entrato nella mia vita.” viene zittito da un bacio che
ricambia
goffamente. Quando si staccano uno stupito Hanamichi guarda il
compagno di squadra con curiosità “Pensavo avessi
baciato metà
delle tue fan e qualcuno dei tuoi fan” riceve un cenno di
diniego.
“Per carità, no. Preferisco stare da solo, ma con
te è
impossibile.” Il rosso batte le mani “allora sono
proprio
riuscito ad avere la tua attenzione”. “Fin troppa,
fin troppa, e
cerchiamo di collaborare in campo che se no quei tre ci ammazzano, e
io voglio primeggiare per poter giocare in NBA”.
“Sogno
condiviso, da un po’ di tempo a questa parte”
confessa a Rukawa,
che stanco della conversazione si addormenta di colpo lasciando un
Sakuragi shockato che ci mette un sacco ad addormentarsi fissando
quel ragazzo così diverso, ma tutto sommato così
uguale a lui.
Nel frattempo la
ragazza torna
in casa con l’aiuto della cagnolina e della torcia e della
memoria
del posto che l’ha vista felice e spensierata.
“Harukochan”
l’apostrofa la più grande che si trova sul patio e
lei sorride
mentre Ayako si trova sommersa dalla San Bernardo che comincia a
leccarla e a darle testatine sulla mano per farsi carezzare, cosa che
la ragazza fa molto volentieri. “Ayasan” scuote la
testa “Ayako”
non usa nessun suffisso “perché?” chiede
mentre richiama
l’attenzione dell’ammasso peloso e dolce.
“Perché sei così
carina, e poi sei così dolce, e sei coraggiosa quando vuoi,
e le tue
labbra sanno di miele e di caramello.” “le tue
sanno di frutti di
bosco” arrossiscono entrambe “Ma io non
sono...” continua e
l’altra le tappa la bocca con un bacio più
passionale del primo
cerca la lingua della più piccola con una leggera
insistenza. Si
baciano ad occhi chiusi con il cane che si mette a puntellare la
porta con la propria mole non proprio da chihuahua. Passano dei
minuti o forse delle ore e si staccano “Haruko non servono
etichette, tu mi piaci e mi fai stare bene, e se per te è lo
stesso
non mi importa di niente” la voce sottile della Akagi prende
forza
in un “Ayako mi piaci”. La notte scorre e le
ragazze rimangono
sul patio una accanto all’altra alternando coccole e baci sul
dondolo.
Parole
sparse
dunque
potrebbe esserci un seguito ma non sono sicuro.
Sono
sopravvissuto anche a questa.
Bene
ora dovrei aggiornare l’altra valanga di long che mi sono
cercato.
Ste
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