OGNI FAMIGLIA HA UN LATO OSCURO

di Flying_girl
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La caldaia oggi non vuole collaborare. Fuori ci saranno almeno venti gradi sotto zero, ma la mia doccia mi fa arrivare solo acqua presa direttamente dal polo. Sto per sciacquarmi i capelli pieni di sapone, quando una goccia di sapone mi finisce negli occhi rendendomi mezza cecata. La mia sfortuna mi perseguita anche durante le vacanze di Natale quindi, che gioia.
-Vanessa!- mi chiama mio padre -Hai intenzione di uscire dalla doccia?- mi chiede.Non gli rispondo, anche perché non so cosa rispondere. Mio padre mi chiama ancora una volta e allora mi decido ad uscire. Spengo il getto della doccia e mi infilo il mio accappatoio, quello con il simbolo di spider-man, (regalo gentilmente offerto dalla zia Ruth, che fa la sarta di professione) ed esco dal bagno.
Davanti a me si presenta una fila di almeno quattro persone: mio padre, mia sorella maggiore, Josephine, e i miei altri due fratelli, sempre più grandi di me, Micah e James, che sono seduti per terra ai lati del piccolo corridoio che porta al bagno, l’uno davanti all’altro e guardano il cellulare.
-Alla buon ora- dice mia sorella -Mi chiedo come tu possa ancora avere i polmoni, con tutto il tempo che passi là dentro avresti dovuto sviluppare le branchie- appena finisce, con delicatezza praticamente inesistente, mi sposta da davanti alla porta e si chiude in bagno.
Papà non la sgrida neanche, so che infondo le dà ragione, ma non è colpa mia se ci metto tanto; e poi se sapete che ci metto tanto cosa mi fate fare la doccia per prima. Bah, misteri della famiglia Rodriguez.
Appena entro in camera davanti a me fa capolino un tremendo disordine. Vestiti ammucchiati sulla sedia della scrivania, libri di scuola malamente lanciati sul letto, a cui tra l’altro mancano le coperte. O meglio, le coperte ci sono, ma sono tutte per terra. Forse dovrei mettere un po’ apposto. Do una scrollata ai capelli per asciugarli con il cappuccio dell'accapatoio, e poi indosso l’intimo. Successivamente indosso i miei vestiti da casa invernali, i più brutti che ho: calze antiscivolo rosa, pantaloni della tuta grigi che erano di James, una maglietta a maniche corte azzurra, e sopra un enorme maglione verde militare, sformato, e decisamente troppo grande per me. Prendo il primo elastico che mi capita a tiro e raccolgo i capelli ancora umidi in uno chignon disordinato. Mi guardo allo specchio, sembro un barbone scappato da casa: perfetto!
Proprio per rovinare il momento mia madre entra in camera.
-Che cos’è quella roba che hai in dosso?- mi chiede con voce quasi scandalizzata. Mia madre è la persona più alla moda che io conosca, e mentre lei dei vestiti come i miei ora non li metterebbe nemmeno sotto tortura, io allo stesso modo non metterei i suoi. Mi chiedo da quando sono piccola come sia possibile che siamo parenti.
-Oggi è il mio giorno libero ricordi? Niente vestitini, niente feste alla moda, oggi solo pigiama e schifezze- le sorrido con quel sorriso furbo che le da fastidio. Ma mia madre, nonostante quel sorriso gli dia fastidio, non si arrabbia, e anzi mi guarda e sorride anche lei. Io ritorno seria, quando lei ricambia il sorriso ha qualcosa in mente. Infatti neanche due secondi dopo torna anche lei seria -Oh beh, allora divertiti cara, io, tuo padre, e i tuoi fratelli andiamo al centro commerciale a comprare i regali per gli zii, i cugini e gli altri. Sai, quel centro commerciale dove ha appena aperto la grande libreria? Dicono sia la più fornita dell’intera regione. Però ovvio, se te la vuoi perdere…- detto questo esce da camera mia lasciando, come ogni madre, la porta aperta. Psicologia inversa? Davvero? Che colpo basso!
Mia madre sa che non posso resistere ad una libreria, ma oggi è il mio giorno libero dopo tre estenuanti mesi di scuola. Non gliela darò vinta, non uscirò da questa camera, e tantomeno da questa casa!




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