Le parole siano come le perle: rare e preziose

di Nice Doll
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Ed è iniziata così, 
 
con quelle ragazze che ci stavano accogliendo e preparando per l'inizio dei 5 anni di liceo, che 5 anni fa ci sembravano lunghissimi.
Questo un po' intimoriva ed un po' affascinava, e mentre quelle ragazze, coi sorrisi di perla, stanchi sì, ma sempre molto belli, ci mettevano in -guardia, noi stavamo lì di fronte a loro, ad ascoltare attentamente in modo assolutamente ordinato, ordine che negli anni abbiamo perso, e poi quella domanda: che docente avete per scienze umane?
L'indifferenza nelle nostre voci che in coro hanno risposto il suo nome, nessun sentimento perché ancora ci era sconosciuto tutto di lei. Dal volto, al tono di voce, ai modi di fare, al tipo di insegnamento. Quando ci siamo incontrate l'ho detenstata, anche se lo sa già, ora ne ha la conferma.

Mentirei se le dicessi che quei suoi continui rimproveri mi sono scivolati addosso. Perché mi sono sentita sbagliata, inadeguata, e sì, dopo l'ennesima volta in cui venivo ripresa da lei ho pianto. Io che ero sicura nelle mie certezze e lei che me sgretolava in fragilità.
E non mi piace dirlo ma devo, forse aveva ragione ero una ragazza troppo vivace, a tratti, dagli interventi inopportuni, a questo punto non riuscirei a sostenere il contrario. 
Ma sa che le dico? Grazie.
Mi è servito ad essere più forte, a crescere, a difendermi e soprattutto a migliorarmi.
Solo da lì ho iniziato a mettermi in gioco, a perseguire con ambizione i miei obietti, a tracciare un sentiero per ritrovarmi un futuro.
Poi gli anni hanno cominciato a passare e il nostro rapporto è mutato come i tagli di capelli e il modo di vestire di tutti noi.
L'ho vista sotto un'altra luce nel momento esatto in cui lei ha fatto lo stesso con me, e le confesso che non capivo, perché tutto così all'improvviso? Adesso lo so, stavo cambiando e lei se ne stava accorgendo ancor prima che io ne prendessi coscienza. E ci sono stati i nostri momenti, rari e sorprendenti, ho cominciato a sentire che l'ostilità che le attribuivo in fondo non le apparteneva, almeno, non più.
E così, tra un voto sbagliato ed uno meritato siamo arrivati a frequentare l'ultimo anno, l'anno in cui non c'è giorno in cui non venga alzata una barriera insormontabile riguardo la maturità, l'anno delle scelte insicure, l'anno dei 100 giorni, e sa cosa?
Eravamo costantemente agitati per via del primo vero risultato scolastico importante, il nostro biglietto d'ingresso per l'università. Eravamo spaventati e impazienti di lasciare la nostra aula, quei banchi verdi con i segni delle forbici sopra.
Eravamo, quindi, decisamente presi a pensare al domani, anche se stavamo vivendo oggi.
Per quel che riguarda quel nostro "oggi", non so se succeda a tutte le quinte classi ma a noi è successo: tutti i professori hanno iniziato a vederci come dei nullafacenti menefreghisti sonnolenti, anche quando stavamo facendo di tutto per farci valere. E ci sono state le penalizzazioni, le ingiustizie, forse tutte per rinforzare la nostra corazza o forse erano davvero solo frutto di una mente chiusa.
Ad ogni modo, il tempo non lo puoi fermare, ed infatti i giorni, le settimane, i mesi sono passati veloci e mentre lei ci accompagnava, ha sempre, sul serio, sempre difeso la V a.
Ora posso dirlo: io la conosco. Non mi piace tutto di lei, alcune parti del suo carattere sono opposte al mio, ma alla fine è vero, le persone le devi apprezzare nell'insieme, per i pregi e i difetti, perciò sono sicura e sincera nel dirle che le voglio bene.
Spero che prima o poi le venga concessa quella maledetta pensione, fino ad allora, ed anche dopo, conserverò il suo ricordo come una persona che ha ispirato in me la gentilezza pura.

E comunque ora, a giochi fatti, ce li abbiamo anche noi i sorrisi di perla, e ce l'ha anche lei.




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