La tigre nella neve

di PawsOfFire
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Vattelapesca, 1945
So di essere logorrico e di amare chiacchiere e pettegolezzi.
Spero che sappiate perdonarmi perchè, adesso, non ho nessun altro con cui parlare, se non questo lurido taccuino che, pensate! Ha più di...tre anni? Forse ne ha cinque ed è così fitto che perfino lo spazio tra le frasi è stato riempito. All'inizio, quando ero un ragazzotto, un giovanotto pieno di boria, avevo lasciato così tanto spazio tra una frase e l'altra che, sai, erano tempi diversi. Ero convinto che la guerra sarebbe finita presto e lo spazio, quale spazio, sarebbe andato a farsi fottere.
Questa è la prima pagina. Ma è anche l'ultima.
Quindi dovrei presentarmi? O forse l'ho già fatto, fatemi rileggere...si, l'ho già fatto. Ma ho bisogno di ripeterlo, quindi lo scriverò qui. Sono Bastian Faust, sono nato e cresciuto a Monaco ed ho compiuto un viaggio distruzione per l'europa. Sono stato in Italia, in Yugoslavia, in Polonia e perfino nella grande Russia. Non so quanti anni ho. L'ultima volta che li ho contati ne avevo ventisei, forse ne ho ventotto. O magari trenta. Però ho fame. E sete. Dovrei avere anche sonno, visto che non dormo da giorni. E sono da solo. Forse l'ho già detto ma è la prima volta che sono solo da anni. Non so che giorno sia. Credo sia primavera ma qui a Berlino le stagioni sono tutte uguali. Tranne l'inverno. Perchè c'è la neve.
Almeno, credo di essere a Berlino. Vedo solo macerie e fumo e la gente parla russo. Quindi si, penso sia Berlino. Sono una tigre nella neve. O forse una pantera, visto che sono vestito di nero. All'epoca, ovvero qualche giorno fa, ero il felino più grande di tutti.
Adesso sono solo e cammino tra la neve: la mia pellaccia ha un valore inestimabile. Per quanto possa provare a scappare i bracconieri continueranno a darmi la caccia. Basterà seguire le mie grosse impronte per arrivare a me ed alla mia divisa nera. A questo punto beh, chissà.
Adesso sono nella mia tana. Ho i miei artigli. Quando i cacciatori arriveranno spero di riuscire a ricordarmi come si ringhia. Un tempo, qualche ora fa (o forse qualche giorno) ero un Captian carrista. Avevo degli uomini ed una corazza d'acciaio. Il mio carro armato. Lo avevo chiamato Zwing. Non significava nulla ma suonava fottutamente bene.
Non so cosa sia successo. O meglio, non voglio sforzarmi di ricordarlo perchè il pensiero è già fisso nella mia mente e so che mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni.
Spero solo che stiano tutti bene.
Forse un giorno ci incontreremo di nuovo. Per ora è un arrivederci. O un addio.
Sono un gatto nero che ha perso tanto pelo, in realtà. Mi devo stiracchiare e sforzare di abbandonare la mia tana per tornare a casa. Sempre che abbia ancora, una casa.
Stefan, fratello mio. Per quanto ti abbia amato, il mio ultimo desiderio è ricongiungermi a te.
Il sole sta tramontando. Credo sia primavera. E' un buon momento per uscire.




Note:
Dopo una lunga riflessione ho preferito una ripubblicazione rispetto ad una correzione del testo originale, dato che è stata una correzione massiccia.
Alcuni capitoli sono stati accorpati e molte cose sono state cambiate. Il succo, per chi già conosce la storia, è sempre lo stesso.
Vi auguro una piacevole lettura, sperando che questa storia possa piacervi. 

 










 
 
 
 

 





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