Texas Forever

di reggina
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Texas Forever.

Uno slogan, una promessa grande quanto un’amicizia.

Tim Riggins è un rude texano, dall’infanzia burrascosa ma dall’animo buono.

Libero e libertino.

Una vita senza regole: # 33 emblema del laissez-fare .


Jason Street, invece, è ( era) il classico bravo ragazzo.

Gentile ed educato.

Un giovane dai saldi principi e uno sportivo corretto.

L’uomo dei sogni, l’idolo di Dillon .

Six: una vita apparentemente perfetta e, nel futuro, un biglietto di sola andata per l’NFL.


Si sa gli opposti si attraggono come due poli magnetici che si orientano, si cercano, si completano.

Si danno, reciprocamente, quello che non avrebbero da soli.

Tim è sempre stato la spalla di Jason, in campo come nella vita.

Fin dalla prima partita giocata insieme in Pee-Wee Jay aveva dimostrato di essere un talento vero, un predestinato pronto a fare la storia e, senza invidia, Timmy aveva deciso che i futuri successi di Street sarebbero stati, di riflesso, anche suoi.

Lui sarebbe rimasto nell’ombra, un passo indietro, ad applaudire la stella di Jason Street all’apice del successo nella maggiore lega professionistica.

E poi si sarebbero goduti la tranquillità della vita rurale di Dillon nel ranch dei loro sogni fanciulleschi, magari giocando a fare i cowboy. Insieme. Texas per sempre.


“Ti guardo le spalle, Street. Sia in campo che fuori.”

Aveva promesso e Tim Riggins non viene mai meno alla parola data.

Fino alla partita maledetta contro Westerby Chaps.

In quella frazione di secondo in cui il destino è stato più forte di qualsiasi altra cosa.

Si è distratto una sola volta, non è riuscito a proteggere Jason e il senso di colpa lo logora mentre, morbosamente, riavvolge il nastro e preme stop sul fermo-immagine dell’istante che ha cambiato e stravolto tutti i loro progetti: il momento in cui la vita e il futuro di Jay sono crollati su quel campo come un castello di fiammiferi.


È con le spalle al muro quando, dopo mesi, finalmente trova il coraggio di affrontare questa nuova realtà: il suo migliore amico supino in quel letto d’ospedale, instabile come una figurina usa e getta.

Uno storpio .


Tim Riggins non si oppone a quella passione travolgente, disperata e terribilmente sbagliata.

Bacia le labbra di Lyla un giorno sì e quello dopo pure, nascondendo gli occhi colpevoli sotto quei lunghi capelli spettinati da bello e dannato.

Un giorno. Due giorni…

Una settimana.

Sei settimane che pugnala alle spalle il suo migliore amico.





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