E’ quasi fine maggio, piove, sembra quasi una giornata di
stampo londinese, mancano solo gli autobus a due piani. Sono seduto
sulle panchine termosifoni del corridoio della scuola, le panchine
scomode come sedersi su un puntale di un grattacielo, quando ti alzavi
camminavi come uno dei senti nani ma con il culo che ti andava a fuoco
che era un piacere. Osservo fuori dalla finestra il grigio che opprime
Bologna, sembra quasi che il meteo certe volte capisca i nostri
sentimenti e di conseguenza crea la giusta atmosfera. Vedo un signore
che litiga con l’ombrello, sta cercando di aprirlo mentre il
cane che tiene al guinzaglio gli gira attorno come un pazzo. Se non
vedo male è un labrador retriver o forse un golden. Ma...
chi lo sa? osservo fuori in modo spaventato tra meno di una settimana
avrò il famoso esame di maturità.
Mi spaventa molto sapere che lascerò questa scuola che per
me è stata una seconda casa che mi ha accolto, mi ha
coccolato e mi ha valorizzato, forse è per questo che qui
è ripartito tutto ciò in cui credevo dopo tre
anni di inferno alle scuole medie di Anzola Dell’Emilia.
E’ qui che sono tornato a credere nell’amicizia e
nelle cose belle che la vita può offrirti, non solo voti,
verifiche e interrogazioni, no... Non ho voglia di andarmene. Voglio
stare qui ancora un pò. Come fai ad abbandonare un posto
meraviglioso quando ci sei dentro e quando ti senti a casa?
E’ impossibile. Mi stringo forte le gambe a me, sembro una di
quelle ragazzine depresse che mette le foto su Facebook con le frasi
delle canzoni di Tiziano Ferro come didascalia, osservo la pioggia che
cade, il rumore che fa ogni goccia che cade a terra mi fa pensare a
quello che sarà il mio futuro. Cosa farò uscito
da qui? Vedrò ancora i miei compagni di classe? Ognuno si
farà la sua vita e io? Io starò qui a guardare la
pioggia ancora per molto tempo mentre faccio finta di piangere e di
stare male? Tic... Tic... Tic... La pioggia cade forte e decisa mentre
l’orologio segna le 10:00 del mattino,
c’è una ora buca e di tornare in classe non ne ho
voglia. Sono passati alcuni giorni dal terremoto che ci ha colpito,
sono ancora molto spaventato da tutto questo, forse perchè
il terremoto fa capire come tutto può finire da un momento
all’altro, di come il tuo mondo piano piano cambia, si
sgretola e capisci di essere solo e in mutande. La paura si fa sempre
più decisa nel mio cuore, la pioggia ora è
diventata un temporale, una persona entra dalla porta della scuola e mi
dice sorridendomi:” Fuori piove fortissimo
ragazzo”. Io che penso sorridendo:” Ma va... Sono
qui da un ora a vedere la pioggia cadere e questo mi dice che sta
piovendo, tutti diventano geni e fenomeni quando varcano la
porta del Sabin”. Osservo ancora fuori dalle vetrate mentre
sopra di me c’è un volantino per le vacanze studio
in Inghilterra, Stati Uniti e Australia. Penso sorridendo:”
Ci andrei anche io se potessi conoscere Felicity Jones o Emily Blunt,
non sarebbe una brutta prospettiva”. Ma quel sogno si
infrange sul rumore di un tuono deciso che cade sulla città.
Un treno Frecciarossa passa per entrare in stazione centrale e penso a
quanto sia buffo al fatto che nella vita ogni esperienza può
essere paragonata ad un viaggio in treno, con le sue fermate, le sue
stazioni, le sue soste... Si, non sono pronto a prendere il treno dopo
5 anni e fermarmi alla stazione
“Maturità” e di conseguenza anche alla
stazione “Età adulta”. Mi fa stare
troppo male. Mi chiudo in me stesso, la gente mi saluta e mi
guardano confusi sapendo che non sono scherzoso come ogni giorno ma che
sono strano, non è da me farmi vedere così dagli
altri ma siamo tutti esseri umani e capitano i momenti no.
Tutti mi salutano timidamente con la mano fino a quando una mia
compagna di liceo si avvicina a me mi dice:” Lambert ti vedo
strano oggi, va tutto bene? E’ perchè siamo a fine
maggio e fuori piove vero? So quanto tu odi la pioggia e il
freddo”. Faccio cenno di no con la testa e le dico
in modo deciso:” No, non è per il tempo, non
è per quello”. La mia compagna di liceo mi guarda
dubbiosa e mi chiede:” Allora che c’è?
Non ti ho mai visto così, tu che sei sempre sorridente
nonostante tutto quello che succede, tu che ci facevi ridere il giorno
della evacuazione dal terremoto dove eravamo tutti spaventati a morte
ora sei triste... Non ci credo neanche un pò”.
Cerco di sorridere e così piangendo rispondo alla mia
compagna di liceo:” Tra poco dovrò abbandonarvi
tutti, non sono pronto a non vedervi più tutti i giorni, non
ce la faccio a pensarlo, mi fa stare troppo troppo male”. La
mia amica capisce il senso di malessere e bastano poche parole e mi
dice:” Dai tesoro abbracciami, dai vieni qui”. Ci
abbracciamo e lei mi dice sorridendo:” Non ci pensare ora
però, sei ancora qui con noi, se tu piangi così
chi canterà a fine anno? Forza e coraggio
Lambert”. La mia amica mi abbraccia e mi accarezza
la testa e mi porta una lattina di tè freddo prima di andare
in classe... La gente mi conosce meglio qui che nel paese dove vivo.
Osservo fuori sapendo quanto è bello aver imparato a sognare
e vivere questa magnifica esperienza, la vita mi ha regalato una
seconda famiglia che non potrò mai dimenticare. Persone che
anche solo con un sorriso o un “Ciao come stai?”.
mi hanno fatto felice e sentire bene e speciale. Eh si c’era
proprio chi era incapace a sognare mentre io riuscivo a sognare
già con l’immaturità dei miei 18 anni.
Sapevo che il distacco sarebbe stato doloroso ma necessario, tutto
sarebbe stato più grande dopo, potevo salire sul treno
triste ma felice di aver lasciato un bel ricordo a tutte le persone che
hanno condiviso la sala d’attesa di questa grande stazione.
Ci sono cose che non si possono dimenticare. Ogni sogno in qualche modo
ti porta sempre più in la e ogni scusa per cantare era
buona. Sapevo che il mio treno non sarebbe partito subito ma che avevo
ancora del tempo per fare il biglietto e godermi le ultime attese,
si,ero più sereno. Bevo un pò del mio
tè freddo alla pesca, :” Caspita mi conosce molto
bene”. penso ridendo tra me e me ripensando alla
mia amica e al tè freddo e a quel piccolo ma grande gesto
inaspettato che per molto tempo pensavo non fosse più
possibile trovare nelle persone. Mi godo ancora un pò la
pioggia, qui la vista è fantastica e non si sa mai, metti
che qualcuno mi chieda:” Lambertini
com’è il tempo fuori?”. E io sorridendo
pensando e ripensando a quello che sarà del mio imminente e
si spera promettente futuro potrò rispondere sorridente e
ottimista:” Piove... Ma prima o poi tornerà il
sole”.
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