L’Imperatore dei Cinque Regni – Magie
– Volando nel passato
–
Il capitano Goj, dopo aver letto il messaggio spedito da Sipestro,
grazie alla pronta consegna di Agisto, corvo messaggero fedelissimo
dell’ammiraglio, scrisse la risposta affidandola allo stesso
volatile. L’animale, raggiunto il Mare del Nord, non
trovò il vascello del suo padrone, continuò a
volare per ore su quel mare fino a raggiungere le coste di Metel e
lì vide una persona, che conosceva da anni, mentre
consegnava la sua spada a una ragazza. Per innata intelligenza, Agisto
decise di tornare a casa, sorvolò il Mare
dell’Ovest e finalmente raggiunse una delle casettine, fatte
apposta per lui e i suoi simili, posta in una caserma di Tan.
Agisto rimase inattivo per molti mesi, ma un giorno, un'altra persona
conosciuta lo portò su un’isola affidandogli il
compito che sapeva fare meglio. Gli legarono il cartoccio alla zampa e
lui, senza fermarsi mai, raggiunse un uomo che stava seduto su una
roccia.
Quest’uomo gli dette in premio una ciliegia e Agisto lo
ringraziò gracchiando felice poi, con la risposta di quella
persona tornò indietro. Aveva fatto bene la sua parte e gli
diedero altra frutta da beccare mentre lo misero nella sua gabbietta.
Il suo nuovo padrone, salito su una barchetta insieme con altre tre
persone, lo portò con sé ancora una volta ma
Agisto capì subito che non avrebbe più lavorato
per quella notte perché gli misero il solito telo scuro
sulla gabbietta. Il corvo continuò a mangiare senza prestare
ascolto alle parole che dicevano le quattro persone, era troppo
occupato a degustare ogni frutto dolce che gli aveva dato da mangiare.
Agisto rimase coperto per qualche ora, poi, un uomo che non aveva mai
visto, tolto il telo, gli aprì lo sportellino della
gabbietta. Il corvo guardò senza capire cosa avesse dovuto
fare, ma quella persona scosse così forte la sua gabbietta
che decise di volare via per raggiungere quell’uomo che gli
aveva fornito tanta frutta. Proprio mentre era in volo,
sentì qualcosa entrare nel suo corpo e chiese:
«Chi sei?»
«Un’anima errante, e ti chiedo il permesso di usare
il tuo corpo.»
«Ah, mai io ti conosco, eri sulla barchetta. Come mai sei
diventato un’anima errante soldato di Tan?»
«Purtroppo mi hanno ucciso, ma mentre il mio corpo affondava
nel lago ero ancora vivo e desideravo ardentemente di poter aiutare
ancora il mio comandante. Non so chi sia stato, forse il Leggendario ha
deciso di farmi entrare nel tuo corpo.»
Agisto era un semplice corvo, non conosceva queste cose,
però riconosceva che tutte le persone di Tan, come il suo
vecchio padrone Sipestro, erano sempre state buone con lui, allora
rispose: «Sì, usa il mio corpo finché
ti sarà permesso, anche fino alla fine della mia vita. Sono
solo un corvo messaggero, ma farò il possibile per aiutarti
nel tuo compito perché, come te, sono nato a Tan e amo la
mia terra.»
§ § §
Ten si siede sull’altra poltrona, impugnando il bastone
appoggiandone l’estremità inferiore a terra, la luce
riempie completamente la stanza. Il ragazzino riapre gli occhi e si
accorge che sta volando, vede qualcosa che assomiglia a
un’isola mentre segue il movimento delle nuvole e raggiunge
un luogo che conosce solo per averlo scoperto attraverso i libri del
maestro. Atterra appoggiando le sue zampe su un legno, guarda davanti a
sé e assiste a un combattimento. Sette persone si sono
scagliate contro la terribile creatura chiamata Golem e la sconfiggono
in pochi minuti. Uno di loro vede qualcosa ricoperta per
metà dalla sabbia e chiede a uno dei compagni:
«Siete sicuri?»
Una donna risponde: «Sì, rappresenta
l’ultima speranza, per tutti.»
1° capitolo – I
Cinque Regni
Una luce intensa, pensava che la morte fosse buia, o al massimo rossa,
dato che era nel deserto di Koraha per scontare una colpa non sua. Apre
gli occhi e si sorprende di trovarsi in un comodo letto e si pizzica
una guancia per capire se si tratta solo di un bel sogno. Ma mentre si
palpeggia l’intero corpo una donna entra nella stanza.
«Potresti almeno farlo sotto le coperte, non che mi
dispiaccia il corpo nudo di un giovane, ma piuttosto che guardare
preferirei toccare io stessa.»
Fajro arrossisce e si butta sotto le coperte dicendo: «Dove
sono?»
«Ti spiegheranno tutto più tardi, ora è
importante che ti riposi completamente» risponde la donna
sorridendo. «Dormi ancora un poco, ti sveglierò io
quando sarà il momento, e chissà cosa
inventerò di scabroso per svegliarti.»
Lo sguardo malizioso della donna fa arrossire ancora di più
Fajro mentre lei, prima di uscire dalla stanza, dice:
«Perdonami, ho dimenticato le buone maniere, il mio nome
è Kasai e, dato che te lo stai chiedendo, non sei
morto.»
Fajro non riesce più a dormire, ha troppi pensieri per la
testa; la morte dell’imperatore e quella del fratello, la
madre malata rimasta sola, e il suo unico amore, Aarde, probabilmente
in pericolo. Apre una finestra per tentare di fuggire, ma davanti a
sé non c’è nulla, tutto è
bianco, prova ad allungare un braccio fuori ma è come se
scomparisse. Fajro ritrae velocemente l’arto scoprendo che
è ancora al suo posto e questa nuova sorpresa lo disturba
perché ricomincia a pensare di essere morto. Si siede su una
sedia e attende che Kasai lo chiami perché le domande che ha
da farle sono moltissime.
§ § §
Kasai ha portato i vestiti ripuliti per bene dalla sabbia a Fajro,
attende che sia pronto e poi gli fa cenno di seguirla. Usciti dalla
stanza, Fajro trova davanti a sè un lunghissimo corridoio e
ai suoi lati molte finestre dalle quali si vede soltanto il colore
bianco. In fondo al corridoio c’è una porta ma
prima di oltrepassarla Kasai dice: «Ascoltami bene Fajro,
quando entreremo dovrai fare tre passi avanti e poi metterti in
ginocchio abbassando lo sguardo a terra. Non fare domande se non sei
interpellato, non parlare se non ti fanno domande, non alzarti se non
ti danno il permesso.»
«Mi stai portando dal mio vero carceriere?» chiede
Fajro stizzito per tutti gli ordini che la donna gli ha dato.
«Sei un graditissimo ospite Fajro, ma ci sono regole che
devono essere rispettate» risponde Kasai sorridendo.
La donna apre la porta e oltrepassa l’uscio per prima, poi fa
un gesto e Fajro esegue il primo passo. Il ragazzo, prima di procedere
guarda la stanza. I suoi piedi sono su un lungo tappeto blu che arriva
fino in fondo alla sala, ai fianchi ci sono cinque persone, due a
destra e tre a sinistra, tutte con lo sguardo rivolto verso il basso.
Sul fondo del tappeto ci sono tre gradini e su questi sono poste in
fila altre quattro persone, due per ogni lato, che lo guardano con
attenzione e in ultimo, sul fondo della sala, c’è
un’altra persona vicino a baldacchino oscurato da un
tendaggio nero che ha una’apertura centrale, ma dalla quale
non filtra nessuna luce.
Kasai compie gli ultimi due passi, si sposta sulla destra e prima di
abbassare la testa guarda Fajro sorridendogli. Anche il ragazzo esegue
gli ultimi due passi e s’inginocchia a testa bassa attendendo
in silenzio come gli è stato richiesto.
Troppi secondi di silenzio per Fajro; ha ubbidito ma se lo faranno
attendere ancora ha deciso di correre verso il baldacchino, sta per
alzare la testa quando sente dietro di lui dei passi. Pensa che in quel
posto perderà la vita e la persona che sta arrivando sia il
carnefice invece, è proprio quell’uomo il primo a
parlargli.
«Ben fatto Fajro, resisti ancora qualche istante e tieni la
testa bassa.»
L’uomo si mette davanti al ragazzo e parla con le persone che
sono nella sala. «Vi ringrazio per avermi dato la
possibilità di mostrarmi al giovane in carne e ossa. Egli
troverà più conforto parlando con qualcuno del
suo mondo.»
«L’Imperatore ha ritenuto giuste le vostre
richieste» risponde uno dei quattro sugli scalini.
Fajro si trattiene, vorrebbe vedere chi sta parlando perché
hanno nominato l’imperatore. Si domanda chi sia la persona
che ha occupato il posto di Atua, CCXVI del suo nome, dopo solo due
giorni, o se invece è rinchiuso in questo posto da mesi per
colpa di quella malattia che ha già avuto e che i medici
chiamavano “coma”.
«Giovane ragazzo, puoi sollevare il capo» dice
la donna più vicino al baldacchino.
Fajro ubbidisce mentre una delle persone sui gradini, una donna, parla:
«Hai sicuramente moltissime domande da fare, ma ora non
è il momento di chiedere. Conosciamo il tuo impeto, lo
apprezziamo ma anche lo detestiamo. Ci sono momenti in cui serve, altri
in cui si deve domare. L’uomo che sta davanti a te e che ha
ottenuto il permesso di seguire il tuo apprendistato ti spiegherà ogni
cosa. Ora potete andare, ciò che volevamo vedere abbiamo
visto, ciò che volevamo sentire abbiamo sentito.»
L’uomo davanti a Fajro s’inchina, fa dei passi
all’indietro affiancandosi al ragazzo e gli dice:
«Adesso alzati, riabbassa la testa e torna sui tuoi passi.
Concludi bene la tua presentazione e tutti diventeranno per te padri,
madri, fratelli e sorelle.»
Fajro è ancora confuso, ma il tono della voce di
quell’uomo è così simile a quello di
suo padre da fargli fare ciò che ha chiesto senza neppure
fiatare. I due escono dalla sala, la porta é richiusa e
tutto sparisce come se non fosse mai esistito; l’uomo e Fajro
sono nel mezzo di un prato.
«Non stai sognando, eravamo proprio nella grande sala
cerimoniale, e non è sparita lei, ma siamo stati noi a
spostarci in un altro posto. Seguimi, ho tante cose da dirti e da farti
vedere dell’isola.»
Fajro è ammutolito, ogni cosa che ha visto e sentito
è fuori dalla sua comprensione, eppure segue
quell’uomo senza dire nulla e continua a guardarlo per
ricordare dove ha già visto il suo viso.
Durante la passeggiata Fajro non parla ma osserva ogni cosa. Il cielo
è limpido, neanche una nuvola, solo un corvo che svolazza
sopra di loro; il prato non è grandissimo e la terra sembra
instabile, intorno ci sono alcune casette sparse, una struttura
più imponente e un'altra cosa impossibile: un piccolo
veliero ormeggiato con tanto di catena dell’ancora che scende
verso il basso come se sprofondasse nel terreno.
L’uomo e Fajro entrano in una specie di locanda e si siedono
a un tavolo imbandito. «Mangia fino a che sarai sazio, tutto
è stato preparato solo per te» dice
l’uomo sorridendo.
«Voi non mangiate?» chiede Fajro mentre mette mano
sul pane.
«Purtroppo il tempo del cibo e delle bevande per me
è finito da migliaia di anni» risponde
l’uomo continuando a sorridere ma sconcertando ulteriormente
il ragazzo.
«Sono proprio uno stolto, ti rispondo senza pensare che le
mie parole possono turbarti» dice l’uomo
grattandosi la testa.
Fajro osserva meglio quell’uomo: capelli lunghi e biondi,
occhi verdi e pizzetto curato. Lui, prima che il ragazzo gli faccia la
domanda, dice: «Sì.»
Per poco Fajro non s’ingozza con il pane che stava
deglutendo, prende un respiro e poi chiede per conferma:
«Siete Atua? Il primo? Il Leggendario?»
L’uomo scuote il capo confermando e Fajro esclama:
«Allora ho ragione! Io sono morto e voi mi avete portato nel
vostro regno celeste!»
Atua inizia a spiegare mentre Fajro, per capire tutto, smette di
abbuffarsi, anche se il cibo che sta mangiato è tipico di
Tan e buono come quello di casa sua.
«La mitologia scritta dagli uomini non è
completamente esatta e il mio vero passato è stato adeguato
in modo da divinizzarmi. È vero che sono caduto dal cielo
nel Mare del Nord, ma non perché era stata una scelta. Mi
vergogno a dirlo, ma ero soltanto caduto dal veliero per
l’impazienza di tornare a casa. Io ero un uomo come tanti
altri, nato in un piccolo paesino situato su quello che oggi
è il Confine Ovest, tra Tan e Apen. È tutta vera
la storia delle mie battaglie con i mostri, magari non così
semplice come è stata descritta, ma purtroppo ero rimasto su
quest’isola per tanto, troppo tempo e durante la guerra che
c’era nel mondo il mio piccolo paese fu distrutto. Decisi,
grazie alle mie nuove abilità, di unificare i regni senza
l’uso delle armi, chiesi al re di Apen di seguirmi in questa
mia avventura e pian piano riuscimmo a creare l’attuale
statuto dei Cinque Regni. Per il mio comportamento mi assegnarono il
posto da Imperatore, mi sposai con una bellissima donna di Tan di nome
Amara, suggellando l’alleanza tra i due popoli che dura da
quel giorno, ebbi dei figli e una bella vita da passare con loro. Come
per ogni uomo giunse il momento della mia morte, le famiglie reali
decisero di divinizzarmi e inventarono un Regno Celeste in modo che
ogni persona credesse che ci fosse un luogo in cielo in cui sarebbero
andati dopo la morte nel quale poter vivere di nuovo in pace sotto la mia
guida.»
«Nella sala stavate ringraziando qualcuno per avere ottenuto
un corpo in carne e ossa per parlarmi, quindi ciò che vedo
non è reale?» chiede Fajro stranamente attento a
ogni parola che sente pronunciare da Atua.
«Sì e no. Mi vedi, mi senti e mi puoi toccare,
sono fatto come te, però questo corpo è creato
per un tempo limitato. La mia forma reale è quella di un
globo di luce formato da una sostanza chiamata
“energia” e in esso risiedono i miei ricordi e la
mia anima, ma non posso parlare ed è per tale motivo che mi
hanno creato un corpo reale uguale a
quello che avevo in vita. Fin dall’antichità
onoriamo i nostri defunti bruciandoli, giusto? Ebbene la cenere si
compatta e forma il globo di luce che raggiunge questo luogo di ultimo
riposo. Ogni essere vivente nasce con questa energia, ed è
la materia primaria da cui si acquisisce il potere della
magia.»
Fajro ha un sussulto. «Ma allora tutti possono fare
magie?»
«I futuri Saggi sono individuati da piccoli perché
il loro potere si manifesta inconsciamente, magari proprio davanti ai
loro genitori, però chiunque può imparare se ha
un buon maestro che insegni loro non solo come utilizzarla ma anche
come gestirla.»
«Capisco, però non so cosa c’entro io e
perché sono qui, e dove sia il
“qui”» chiede Fajro perplesso.
«Usciamo, ti faccio vedere una cosa e ti spiego
dall’inizio così capirai meglio perché
ti hanno portato fin qua.»
I due escono dalla locanda e mentre camminano Atua dice: «Ti
sei accorto che calpestando il terreno sembra muoversi sotto i tuoi
piedi?»
«Sì, pensavo che fossi io a
traballare perché sconvolto da tutte queste cose strane cui sto assistendo»
risponde Fajro tastando nuovamente il terreno con la punta delle scarpe.
«In realtà quest’isola non è
bagnata dal mare e… »
Atua smette di parlare bloccando per un braccio Fajro. Il ragazzo stava
per cadere in un burrone, o era ciò che credeva prima che
Atua dicesse: «E neppure su una montagna.»
Il ragazzo guarda in basso e si spaventa vedendo delle nuvole.
«Conosci di certo cosa si dice nel Mito sull’Albero
del Cielo» chiede Atua sorreggendo il ragazzo.
«Sì, Hyperion, chiamato l’Albero del
Cielo perché si dice che la cima superi anche le
nuvole.»
«Esatto, quest’isola è sorretta dai rami
della cima di Hyperion, quindi senti il terreno instabile
perché stai camminando sulle foglie di
quest’albero gigantesco che ha le sue radici sul fondo
dell’isola di Dwr.»
«Sto impazzendo con tutte queste novità»
dice Fajro sconcertato.
«Siamo solo all’inizio, ma adesso andiamo
laggiù» risponde divertito Atua.
In due raggiungono la più grande struttura del posto, ma
entrano in una delle sale più piccole. Il soffitto
è a forma di cupola e all’interno della saletta ci
sono soltanto due sedie particolari. Si accomodano e Atua indica i
braccioli dicendo: «Spingili in avanti e ti troverai quasi
sdraiato in modo da guardare bene il soffitto.»
Entrambi eseguono quel movimento, lo schienale si abbassa
all’indietro mentre la parte inferiore si alza in avanti.
Atua inizia a parlare.
«Il mondo degli uomini è costituito su una base
più o meno solida e mutata poco nel corso dei millenni.
Cinque Regni dominano; ogni tanto nasceva qualche nuovo stato
indipendente, ma finiva per essere inglobato dal regno vicino,
purtroppo, attraverso delle guerre. Ma esistono altri Cinque Regni,
invisibili e visibili dagli uomini.»
«Non capisco, cosa vuol dire che li vedo ma non li
vedo» chiede Fajro incuriosito.
«Noi li vedevamo attraverso le terribili creature che
calcavano le nostre terre distruggendo tutto ciò che
incontravano, ma non vedevamo che fossero tutte guidate da un proprio
regnante. Conosci la mia storia mitologia, sai che ho affrontato
Kwakhala, la regina del Regno del Mare, così come molte
altre creature, ma per nessuna di queste avevamo pensato che
appartenessero a razze diverse fra loro e ben definite. Per esempio
nelle cronache si parla di Foresta Proibita, ma in realtà
è anch’essa un regno.»
«Nei testi si dice che i mostri sono nati con il mondo
stesso, questo vuol dire che loro c’erano prima di
noi?»
«Esattamente Fajro. I primi Cinque Regni erano di queste
creature e l’uomo è giunto più tardi
reclamando con la forza i terreni per sopravvivere. Nessuno sa chi ha
creato i mostri e poi l’uomo, neppure l’imperatore
di quest’isola, ma è certo che ci fu una terribile
guerra tra queste due genti scatenata per un motivo: la magia. E fu
proprio la magia ha porre termine alla guerra ancestrale, anche se non
ci fu pace fino al mio ritorno nel mondo.»
Fajro si accorge che il soffitto ha iniziato a illuminarsi, mentre
Atua parla, e delle immagini sembrano sovrapporsi in modo da fargli vedere le cose che
sta spiegando il primo imperatore degli uomini.
«Magia, come funzionano queste cose?» chiede Fajro
stupito.
«Ora è importante che tu conosca i primi Cinque
Regni con i loro nomi reali e la loro ubicazione. Conosci
già il Regno Sea di Kwakhala, ma non sai che si trova
attaccato al fondale di Dwr e vicino alle radici di Hyperion, come non
sai che non sta a nord ma a ovest. I mostri uscivano a nord per non
svelare la loro vera posizione e quando attaccavano le navi dei
pescatori, scendevano nell’abisso prima di tornare a ovest.
La Foresta Proibita, in realtà, è il Regno di
Hout, così come quello che chiamiamo deserto in
realtà, è il Regno di Koraha. Dalle cronache sai
che esiste il Gigante e che vive da solo sulle montagne di Metel, ma
nella realtà tutte le montagne a est, quindi anche quelle di
Tera, formano il Regno di Sliabh. Il quinto Regno è quello
che nessun uomo, neppure io, ha mai potuto vedere, il Regno Heru, il
luogo che nel Mito accoglie le anime delle persone malvagie e cacciate
dal regno del Leggendario, che come ho detto è frutto solo
di fantasia.»
«Ma allora noi dove siamo?»
«Ecco un punto importante. Se esistono Cinque Regni dei
mostri e Cinque Regni degli uomini, ci deve essere un posto che
garantisca la pace tra tutti. Questo concetto è proprio la
base su cui si è costruita l’idea
dell’Imperatore dei Cinque Regni. Tra il reale e il
fantastico esiste il posto in cui siamo ora: il Regno Wuxing.»
«Ecco perché mi sembravano diversi dagli altri
uomini quelli persone che c’erano nella sala cerimoniale e
perché sono rimasto colpito da Kasai» dice Fajro
sempre più sorpreso.
Atua ridacchia dicendo: «Vero, però sei stato
attirato da Kasai soprattutto perché sei un maschietto e lei
è molto bella e notevolmente spigliata.»
Fajro arrossisce, i suoi pensieri sono per Aarde, ma non può
negare che una bella donna attiri ugualmente la sua attenzione.
«In realtà c’è anche un altro
motivo per cui sei attratto, ma te lo spiegherà proprio lei
più avanti. Adesso andiamo in un'altra sala.»
Fajro ormai segue Atua come un animale domestico, immagazzina le
informazioni, osserva gli ambienti, e spesso ha quella piacevole
sensazione di sentirsi protetto.
Hanno raggiunto una nuova sala, leggermente più grande di
quella precedente e completamente vuota. Le pareti sono bianchissime e
Fajro sente dei brividi, ma capendo che non sono causati dal freddo,
chiede: «Che cosa sta succedendo qua dentro?»
«La tua domanda dimostra che potresti usare la magia. Quella
che senti è energia ed è in questa stanza che
è purificata. Ti ho portato qui perché
è il momento che forse attendevi con più
impazienza.»
«Magia» esclama Fajro.
«Iniziamo da ciò che sai. Come ho detto ogni
essere vivente è formato di energia e questa particolare
cosa è definita anche come Elemento. Sai che gli elementi
che producono magie sono quattro, ma che ogni Saggio ne possiede uno
soltanto e può utilizzarlo una volta al giorno, e che
l’unica persona a poterla usare di nuovo senza morire
è l’Imperatore.»
«Esatto, le Regole che avete fissato voi con le
Leggi.»
«Sbagliato tutto e soprattutto quelle regole sono state
scritte dai miei successori in modo che nessuno usasse la magia per
proprio tornaconto. È vero che chi usa la magia due volte
può morire. Ho detto “può”
perché non è una regola, ma una causa. Ci sono
tantissimi motivi perché sopraggiunga la morte, ma
è soprattutto una questione di meditazione e di obiettivo.
Per esempio un giovane saggio potrebbe usarla anche ogni ora della
giornata ma senza addestramento perirebbe, mentre a un vecchio saggio
manca la gioventù e a decretarne la morte sarebbe la fatica.
Ma su tutto c’è l’obiettivo. Una magia
nasce dall’energia, si forma con l’Elemento e
fuoriesce in modo adeguato se l’obiettivo è ben
focalizzato. Purtroppo non esistono solo obiettivi di pace e tu sei
stato vittima di una magia negativa sul ponte Nord/Ovest durante la
Grande Guerra.»
«Come immaginavo non ci possono essere solo Saggi
buoni!» esclama nervosamente Fajro mentre ricorda com'è morto il Saggio Saga.
«Ecco la verità. Gli elementari magici sono sette,
divisi in tre categorie: gli Elementi Primari sono Fuoco, Terra e Acqua;
gli Elementi Secondari sono Aria, Metallo e legno; infine
c’è l’Elemento Neutro chiamato Etere. I
primi sei rappresentano l’equilibrio e la pace e la loro
armonia giova al settimo elemento. Esiste anche un ottavo Elemento che
è usato solo da due persone e che possono prestarlo ad
altri. Ma cosa succede se un Elemento Secondario prende il sopravvento?
Lo squilibrio porta uno o più degli Elementi Primari a
soccombere mentre uno o più Elementi Secondari acquistano
maggiore potere creando instabilità che di conseguenza nuoce
al settimo elemento. I riflessi di questa instabilità si
ripercuotono su tutto il mondo e creano disordine
nell’ordine: il caos.»
«State dicendo che la Grande Guerra è nata da
questa instabilità?»
«Non solo, ma anche il riapparire delle bestie mitologiche
che erano rimaste nascoste, fino a ora, nei loro regni. E purtroppo, mi
spiace ammetterlo, ma a causare questa instabilità
è sempre e soltanto una persona del mondo umano. Uno
stregone oscuro così potente da utilizzare il suo Elemento
per creare il caos e gli altri elementi per eliminare chi lo
intralcia.»
«Quindi voi, alla vostra epoca, siete stato portato qui per
imparare a gestire la magia per poi utilizzarla contro questo stregone
oscuro?»
«Esatto. Ho affrontato i mostri per sigillare il loro
passaggio e acquisito il potere necessario per sconfiggere
quell’anima corrotta che aveva causato la penultima guerra.
«Sapete chi è quello attuale?» domanda
Fajro.
«No, sappiamo solo che si nasconde dietro una maschera e non
possiamo vedere quando la indossa perché utilizza una magia
così oscura da cancellare completamente la luce.
L’unica certezza che abbiamo è che si fa chiamare
Inquisitore. Ma non è finita: anche sapendolo non potremmo
nominarlo ne indicarlo perché gli apriremmo la strada verso
il Regno di Heru e lì entrerebbe in contatto con la forza
più negativa mai conosciuta. Il mostro che si cela a Heru
è stato visto soltanto dal primo Imperatore di Wuxing che
l’ha affrontato e sconfitto alla nascita del mondo. La
persona che oggi sta camminando nell’oscurità ha
già aperto i sigilli per liberare i mostri, ma sta anche
aprendo i quattro sigilli per entrare a Heru.»
C’è qualcosa che Fajro ha chiesto e la risposta di
Atua gli ha lasciato nella testa una domanda. «Imperatore
Atua, per quale motivo sono stato portato a Wuxing?»
«Prima di rispondere dobbiamo raggiungere il grande
salone» dice Atua indicando a Fajro di seguirlo.
Il grande salone è uno spiazzo molto ampio
all’interno della struttura e quando entrano notano Kasai e
un uomo che combattono tra loro con spade che Fajro non ha mai visto
prima. I duellanti, notando la presenza di Atua e di Fajro, smettono la
lotta; l’uomo si allontana mentre Kasai raggiunge i nuovi
arrivati.
«Tante parole, ma manca il finale, vero?» dice la
donna a Fajro.
«Scusami, vi stavate allenando?» chiede Fajro
mentre continua a guardare quella strana spada che impugna Kasai.
«Sì, e da domani ti divertirai con tutti
noi!»
«Domani? Quindi io…»
Atua interviene: «Proprio così, da domani
inizierai il tuo allenamento fisico e mentale. Le sei persone che hai
visto poste sui lati della sala cerimoniale t’insegneranno a
usare quest’arma e molte altre che non conosci, mentre i
quattro che erano sui gradini ti aiuteranno a concentrarti sulle tue
capacità mentali.»
«Che ora sono le più scadenti»
interrompe Kasai ridendo.
«L’insegnamento durerà degli anni e solo
la tua capacità di apprendere determinerà il
tempo che passerai a Wuxing. Io avevo dieci anni quando sono venuto qua
e ho impiegato ventuno anni per affrontare
l’oscurità» dice Atua mettendo maggiore
agitazione in Fajro che esclama: «Ma non posso stare qui!
Devo tornare a casa, mia madre è malata e sola, e poi
c’è lei, devo salvarla!»
Atua, per la prima volta, assume un tono completamente serioso.
«Fajro, se torni ora condanni tutto il mondo alla sofferenza
perpetua e non riuscirai a salvare nessuna delle persone che ti sono
care. Io non posso obbligarti, la scelta deve essere tua.»
«Perché io?» chiede Fajro.
«Hai sentito che molta gente ipotizzava che io fossi un
antenato di tua madre; senza saperlo avevano ragione e tu sei
l’ultimo discendente del casato nato dall’unione
tra Amara e me. Purtroppo anche lo stregone ha scoperto questa
verità e si è adoperato in modo che Explodon e
Torcon morissero e quasi stava riuscendo a farti decapitare. Per
fortuna hai ricordato la Legge, ti sei assunto la colpa e sei stato
spedito a Koraha a scontare la pena.»
«Dove noi ti abbiamo prelevato prima che il Golem ti
schiacciasse» dice Kasai.
«Oggi ti ho detto tutto ciò che dovevi sapere,
adesso tocca a te decidere. Domani mattina sarai convocato nella sala
delle cerimonie e fornirai la tua risposta» dice Atua
fiducioso.
§ § §
È un nuovo giorno a Wuxing, Fajro ha dormito poco ma
è pronto a scegliere. Kasai lo chiama e insieme ripetono lo
stesso rituale del giorno precedente con la piccola variante che questa
volta il ragazzo è interpellato.
Uno dei quattro sugli scalini domanda: «Fajro, principe ed
erede del trono di Tan, discendente diretto di Atua, comunicaci la tua
volontà.»
«Il mondo che conosco ha già iniziato a crollare,
forse non comprendo ancora bene i motivi, ma ho imparato da mio padre a
non evitare le responsabilità e se mi avete scelto per
questo compito io non mi tirerò indietro e
cercherò di fare il mio meglio.
Improvvisamente tutti s’inginocchiano volgendo il capo verso
il baldacchino mantenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Da
dietro il tendaggio, una voce maschile dice: «Giovane Fajro,
il compito che ti affidiamo è difficoltoso, impervio e
pericoloso, e senza nessuna certezza di riuscire a portarlo a termine.
Noi dell’Impero Wuxing ti forniremo qualsiasi aiuto
possibile, ma sarà decisiva la tua
volontà.»
Tutti i presenti nella sala si alzano in piedi, Kasai e Atua
s’inginocchiano vicini a Fajro e l’uomo che
all’inizio ha interpellato il ragazzo dice: «Kasai
e Atua saranno i tuoi Maestri principali. Iniziate subito.»
L’uscita dei tre dalla sala si ripete nei modi del giorno
precedente, però questa volta non si ritrovano nel prato ma
all’interno della struttura d’allenamento.
«Vediamo giovanotto a che punto sei con l’uso della
spada» dice Kasai lanciando nelle mani di Fajro un lungo
spadone.
«Io non ho mai usato questo…»
Senza attendere che Fajro finisca di parlare, Kasai attacca sferrando
un colpo deciso sullo spadone che cade dalle mani del ragazzo con
facilità.
«Prima lezione: quando si combatte, non si parla»
dice la donna, questa volta senza sorridere. «Anche se non
hai mai usato un arma devi essere pronto a difenderti utilizzando
ciò che trovi, anche un sasso lanciato bene fa dei danni.
Sono utili agilità e prontezza di riflessi e lavorando sui
pescherecci conosci l’importanza di queste due
peculiarità.»
«Ora proviamo a vedere il tuo livello energetico con la
meditazione. Chiudi gli occhi, devi dimenticare ogni cosa, liberare la
mente da tutti i pensieri e lasciare che i cinque sensi si
addormentino» dice Atua con fermezza.
Fajro chiude gli occhi e pochi secondi dopo Kasai gli chiede:
«Tutto bene?»
«Non so» e alla risposta del ragazzo lei lo
colpisce con un bastone di bambù sul sedere.
«Ma che fai, Kasai?» chiede Fajro stizzito.
«Se rispondi a una domanda, vuol dire che senti e in pratica
significa che hai ancora attivi i cinque sensi» risponde Atua
con un sorrisino beffardo.
Fajro riprova e per altre quattro volte subisce la bastonata sul sedere
senza mai evitare le trappole che gli tendono a turno Kasai e Atua.
«Siamo messi davvero male» dice la donna scuotendo
la testa.
«Pazienta, è la prima lezione» risponde
Atua.
«Io non capisco…» sta dicendo Fajro ma
Kasai gli rifila un'altra bastonata.
«Ma cosa ho fatto?»
«Seconda lezione: non si parla durante le lezioni se non si
è interrogati» dice Kasai ridendo. «E
poi, se ti fa male, dopo passo io a metterti un unguento sul tuo
sederino» aggiunge la donna facendo ridere Atua.
In quel momento entra nella struttura di allenamento l’uomo
che aveva interpellato Fajro nella sala cerimoniale e Kasai
s’inchina immediatamente.
«Vedo che hai già iniziato a colpirlo con lo
shinai» dice l’uomo sorridendo.
«Maestro, sono contenta che abbiate accettato di passare
qualche minuto insieme con noi» risponde Kasai con estremo
rispetto.
«Fajro è importante per tutti noi ed essere
invitato a partecipare al primo giorno di addestramento è un
onore» risponde l’uomo facendo un inchino.
«Il Maestro Natsu è uno dei quattro generali di
Wuxing» dice Atua presentando questa persona importante a
Fajro che immediatamente s’inchina in segno di saluto.
«Splendido giovanotto» grida esaltato Natsu.
«Poco più di un giorno e hai già
imparato le nostre usanze. Non come il tuo Maestro! Atua era
indisciplinato in tutto, anche nelle piccole cose.»
«Sei gentile Natsu» dice corrucciato Atua.
«Visto? Ormai mi chiama per nome!» dice Natsu
scoppiando a ridere.
«Maestro Natsu, vorrei che testasse la capacità di
resistenza di Fajro» chiede Kasai.
«Benissimo. Fajro, per favore, potresti colpirmi con un
pugno?»
Il ragazzo guarda stupito il generale, ma l’uomo lo invita
facendogli segno di colpirlo alla mascella. Fajro serra il pugno e lo
scaglia con violenza contro Natsu ma non arriva neanche vicino al viso
del generale perché lui lo ha bloccato con un solo dito.
La mano di Fajro inizia a congelare, il dolore è intenso,
anche se dura una manciata di secondi.
«Bene, ora prova a darmi un calcio allo stomaco!»
Fajro si rimette in posizione, sferra il calcio, ma anche questo colpo
è fermato da Natsu con il palmo della mano. Al ragazzo gli
sembra che la gamba si stia bruciando, però si è
avvicinato al corpo del generale di più che con il pugno.
«Infine, prendi lo shinai e prova a colpirmi in
testa.»
Fajro esegue, si lancia con tutta la foga possibile ma è
addirittura sbalzato via senza che il generale lo tocchi.
«Ecco fatto. Grazie Fajro per la tua determinazione,
è un ottimo segnale» dice Natsu.
«Grazie a voi Maestro» risponde Fajro con un
inchino.
Il generale prende sotto braccio Kasai e con lei si sposta poco
più lontano da Fajro e Atua, poi le dice: «Kasai,
non ci sono dubbi, hai ragione tu. Però il ragazzo
è proprio “pieno del nulla” e la sola
determinazione non basta. Dovremo fargli fare un grande lavoro mentale
per metterlo in equilibrio.»
«Maestro Natsu, vi ringrazio nuovamente per il tempo che ci
avete concesso.»
«Mia cara, non erano soltanto convenevoli le mie parole;
siamo tutti nelle sue mani e ogni momento che possiamo dedicargli
dobbiamo sfruttarlo. Avrei voluto aiutarvi di più, ma come
sai devo incontrare la bella Yuly e non sarà un piacere per
nessuno dei due quest’appuntamento.»
Natsu si allontana mente Kasai torna da Fajro che chiede incuriosito:
«Stavate parlando di me?»
«Anche, ma soprattutto della missione che il Maestro sta per
iniziare» risponde preoccupata Kasai, sia per il fallimento
dei test sia per il viaggio di Natsu a Koraha.
§ § §
I test del mattino sono andati molto male, Fajro è sdraiato
sul suo letto, fissa il soffitto quando si apre la porta ed entra Kasai
con in mano una boccetta.
«Forza, spogliati che ti guarisco… o vuoi che ti
faccia tutto io?» dice la donna maliziosamente.
Fajro è arrossito e quasi balbettante dice:
«Pensavo che scherzassi»
«Infatti è così, anche se…
ma parliamo un poco tra noi» risponde Kasai con un lieve
rossore sulle gote. «Dimmi qual è il problema
Fajro.»
Il ragazzo non sa bene cosa rispondere però dice:
«Tempo di non essere adeguato.»
«Ascoltami; tu hai soltanto diciassette anni e ti trovi in un
posto e in una situazione difficile anche per un adulto. So che sei in
grado di apprendere ogni cosa, ma proprio come nei test, devi imparare
a lasciarti dietro le preoccupazioni. Pensare al passato per immaginare
il futuro è il tuo errore. Sono dura, ma pensare alla morte
dei tuoi cari non li riporta in vita e se non vivi il presente, non
sarai in grado di proteggere tua madre e la ragazza che ami.»
«Ma se succede qualcosa di brutto mentre io sono qui? Come
posso perdonarmi di non averle aiutate.»
«E se tu fossi lì, nelle condizioni attuali, e
morissi? Loro come potrebbero perdonarsi di averti messo in pericolo?
Atua diceva bene, ciò che accade non è mai frutto
del caso e se sri qui c’è un motivo che scoprirai
nel futuro.»
«Fatico a ragionare in questo modo» risponde Fajro
abbattuto.
«È normale che sia così, hai vissuto in
un certo modo fino a ieri e non è facile cambiare
prospettiva in poche ore. Adesso sono qui con te, non penso a quando ho
combattuto il Golem per salvarti e non immagino cosa farai domani; mi
godo questi momenti in tua compagnia.»
«Mi vergogno a farti questa domanda, ma quando ti guardo,
sono… come dire…»
«Attratto da me» risponde Kasai sorridendo.
Fajro arrossisce, lei ride e dice: «Ovvio, sei un maschietto
ed io una bella donna notevolmente spigliata!»
«Ha detto la stessa cosa Atua. Mi prendete in giro!»
«Lo ammetto, un poco sì, però
c’è un motivo importante per cui ti senti
così vicino a me. Facciamo una prova.»
Kasai prende la mano di Fajro tra le sue dicendo: «Chiudi gli
occhi, fai dei respiri profondi e dimmi cosa vedi.»
Fajro tentenna, poi accetta di fare l’ennesimo test. Bastano
pochi secondi e il ragazzo inizia a parlare: «Vedo una luce,
è molto lontana ma sembra avvicinarsi veloce. È
di colore rosso, sento il calore, è fuoco. Mi ha raggiunto
ed io sono dentro il fuoco ma non mi brucia.»
«Apri gli occhi.»
Fajro apre gli occhi e trova Kasai abbracciata a lui. Imbarazzato, non
riesce a chiedere per quale motivo sia in quella posa, e per sua
fortuna è lei a parlare mentre scioglie
l’abbraccio. «Ciò che hai visto
è il mio Elemento magico e tu non hai sofferto
perché è uguale al tuo.»
Fajro, come spesso gli è accaduto a Wuxing, è
sbalordito.
«Anche tu hai l’Elemento Fuoco dentro di te, ho
percepito la tua piccola fiammella accesa ma che non riesce a
svilupparsi. Ma ti prometto che faremo di tutto per farti
“incendiare”» dice la donna tornando a
sorridere.
«In realtà sono già tutto un
fuoco» dice Fajro soprapensiero e Kasai risponde subito:
«Sei un birbante giovanotto! Se vuoi, te le lascio anche
toccare.»
N.d.A.
Ben ritrovati.
- Con questo primo capitolo fatto più che altro da lunghi
“spiegoni”, inizia la terza serie della saga e come
avevo annunciato, si apre anche il secondo arco narrativo che sarà quasi interamente dedicato al personaggio
protagonista.
- In questa prima parte della terza serie ci saranno pochi riferimenti
al mondo degli uomini che avete conosciuto nelle prime due serie quindi
non vi proporrò la mappa (il motivo è
assolutamente spoiler ^^), mentre i personaggi del cast saranno quasi
tutti nuovi.
- Insieme alla mappa e al cast ho pensato di inserire le spiegazioni
che sono scritte nel testo ma in modo schematico. Una utility che spero vi
sia utile come lo è sicuramente per me.
- A Wuxing siamo nel mondo della magia, ma non mancherà
l’azione con armi e lotte a corpo a corpo (oltre a dosi
massicce di Magie) per questo motivo ho scelto di scrivere tutto con il
tempo verbale “presente” fin dall’inizio
(vero) di questo capitolo.
- Per chi non lo sapesse, Wu Xing sono i Cinque Elementi della
tradizione cinese (anche se nella mia storia questo Regno è
sfacciatamente vicino al Giappone Medioevale).
- Come curiosità: il bastone di bambù, lo shinai,
è l’arma utilizzata nell’Arte Marziale
chiamata Kendo.
Come sempre v’invito al commento, alla critica costruttiva e
se ne avete voglia a segnalare i sicuri errori che troverete nel mio
scritto.
Grazie a tutti
CAST
Agisto – Corvo messaggero appartenuto a Sipestro di Tan
Ten – Bimbo che vede gli avvenimenti attraverso gli occhi del
corvo
Atua – Primo Imperatore dei Cinque Regni Umani
Fajro – Principe di Tan
- Regno Wuxing
? – Imperatore (si è sentita solo la voce)
Natsu – uno dei quattro generali
? – una dei quattro generali (si è sentita solo la
voce)
? – Elemento di Equilibrio (si è sentita solo la
voce)
Kasai (Fuoco) – una dei tre Elementi Primari
? – uno dei tre Elementi Secondari (soltanto intravisto
mentre si allenava con Kasai)
- Regno Sea
Kwakhala – Regina (soltanto nominata)
- Regno Koraha
Yuly - ? (soltanto nominata)
- Altri personaggi nominati o apparsi nel capitolo
Goj – capitano dell’esercito di Tan deceduto nella
Grande Guerra per colpa del Kraken
Sipestro – ammiraglio di Tan deceduto nella Grande Guerra
nella battaglia nel Mare del Nord ucciso in duello da Oceanya,
principessa e comandante in capo dell’esercito di Dwr
Vecchio Maestro – è l’uomo che aiuta il
piccolo Tan nell’apprendimento di una qualche arte magica
ancora non definita
Atua, CCXVI del suo nome – Imperatore dei Cinque Regni
assassinato da Fajro secondo la sentenza del Tribunale
Aarde – principessa ed erede di Tera
Explodon – Re di Tan deceduto nella Grande Guerra nella
battaglia sull’isola imperiale di Ngahuru per mano degli
Immortali e di Cristalya, regina di Dwr
Torcon – principe di Tan deceduto durante la rivolta di Tan
per mano di Eas, ufficiale dell’esercito di Dwr, ma il cui
corpo già morto è stato manipolato
dall’Inquisitore
SCHEMA DELLA MAGIA
- Ogni Essere Viventi è costituito di Energia
- Con la morte fisica l’energia si tramuta in un globo di
Luce o in uno Oscuro
- Il globo di Luce raggiunge il Regno Wuxing (il bene) mentre il globo
Oscuro raggiunge il Regno Heru (il male)
- L’Energia di ogni Essere Vivente è la base per
la creazione degli Elementi Magici
SCHEMA ELEMENTI
- Esistono Due Elementi Dominanti: Luce, Oscurità
- Esistono Tre Elementi Primari: Fuoco, Acqua, Terra
- Esistono Tre Elementi Secondari: Metallo, Legno, Aria
- Esiste Un Elemento Neutro: Etere
- se uno o più Elementi Secondari acquistano potere
crea/creano squilibrio.
- con lo squilibrio uno o più Elementi Primari
soccombe/soccombono e l’Elemento Etere diventa Caos
- L’Elemento Caos dona maggiore potere all’Elemento
Dominante Oscurità
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