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66. Dangerous Territory
[100 Themes Challenge Writing Prompts]
Your crazy smile, digital dial
I hate ya, every bolt
and screw
I don’t like
anything about you
The Lemonheads ft. Kate
Moss, “Dirty Robot”
«Bender?»
La testa del robot roteò nella sua direzione, gli occhi
schizzati in fuori e frementi.
«Ah. Sei tu.»
Sibilando, i bulbi cilindrici gli si ritrassero nel visore con un
piglio talmente deluso che Leela quasi rischiò
d’offendersi; ma Bender
era Bender, e non aveva senso
prendersela per il suo atteggiamento apertamente menefreghista.
«Che ci fai qui?», gli chiese invece, sollevando il
mento con aria inquisitoria.
«Smamma, ciclopa!» Il robot le fece sciò
con la mano. «Non è il momento per le
prediche!»
«“Smamma”? Io ci abito, qui, razza di
rincitrullito!»
Leela accennò col pollice al palazzo davanti al quale
stavano discutendo. Sotto il cielo rossastro che stava accogliendo la
sera, sembrava quasi in fiamme.
«Ah.»
«Bender, che diavolo hai combinato? Hai tracce di
rossetto… Be’, ovunque!»,
continuò lei, incapace di controllare
l’arricciamento progressivo della sua narice sinistra. La
quantità di cosmetico che il robot sfoggiava attorno
all’antenna era a dir poco ripugnante.
«Secondo te?»
«Oddio.»
Nauseata, Leela sentì una filippica sull’amore e i
buoni sentimenti risalirle, prorompente, su per la gola ma, da mutante
di
mondo qual era, sapeva bene che non avrebbe avuto alcun impatto su
Bender, così si costrinse a rimandarla giù
assieme al resto delle sue emozioni represse. Dalla sua espressione,
tuttavia, trapelò lo stesso un certo disappunto
ipocritamente moralista.
…
Sì, be’, non era mai stata brava a contenersi.
Uno stridio acuto dal quartiere accanto li fece sobbalzare entrambi.
Bender prese a guardarsi attorno, impanicato.
«Oh, no…»
«Cos’è stato?»
«No, no, no n
onono—»
«Riprenditi, idiota!», abbaiò Leela,
mollando all’amico un sganascione che lo fece tintinnare come
una lattina vuota, svitandogli la testa per metà.
«Vuoi spiegarmi che succede?»
Intimamente, sperò ci fosse da menare un po’ le
mani. Menare le mani la metteva sempre
di buon umore.
«È una questione delicata, seccatura che non sei
altro.» Bender roteò gli occhi, riavvitandosi il
capo. «E tu sei troppo… Tu. Quindi no
comment.»
Punta nell’orgoglio, la mutante drizzò le spalle,
frustando l’aria con la sua coda di cavallo.
«Che stai insinuando?», lo aggredì,
mentre una serie di urla presero a levarsi dalla strada parallela alla
loro. «Pensi che non sia all’altezza di essere tua
complice? O di darti una mano con… Be’, qualsiasi
cosa stia accadendo?»
«Non lo penso, in realtà.», le
spiegò Bender, aprendo lo sportello che aveva sulla pancia
per frugarci dentro. Ne estrasse un sigaro e se lo accese con tutta
calma. «Lo so.»
E le soffiò una nuvola di fumo acre in pieno viso.
«Ah, sì?», ringhiò ancora
Leela, così decisa a fissarlo torva e a non tossire, che il
suo occhio prese a lacrimare. «Farai meglio a spiegarti,
ammasso di ferraglia.»
«Non sei creativa. Non sai mentire.», le
elencò lui tra una boccata e l’altra, come se
l’avesse fatto milioni di volte nella sua testa,
«E, quel che è peggio, hai una morale. Non
fraintendermi, so che sai essere flessibile
in base al caso, ma non lo
sei mai abbastanza da soddisfare le esigenze del grande
Bender… Se capisci che intendo.»
«Il doppio senso potevi anche risparmiartelo.»
Il robot scoppiò a riderle in faccia, abbracciandosi la
pancia come se temesse che lo sportello potesse esplodergli dallo
spasso.
«Giusto. Sei anche una bacchettona, grazie per avermelo
ricordato.»
«Non è vero!», sbottò Leela,
arrossendo. «Sono solo… Selettiva. Per certe
cose.»
Bender la fissò in silenzio con il sigaro stretto tra i
denti. La cenere cadde a terra.
«Ah-ha.»
«Senti, adesso non hai alternative. Perché non
provi a darmi una possibilità?»
Appena finì di dire quella frase, la mutante
batté ciglio interdetta, mentre dal vicolo arrivava un
fracasso di pattumiere fatte a pezzi e travolte. Non aveva senso.
Perché continuava a insistere? Non sapeva nemmeno
più che
volesse dimostrare, esattamente— dannata
lei e il suo orgoglio.
«Te l’ho già spiegato. Tu, mia cara, sei
una pessima idea.»
Bender spense il sigaro contro il muro del
palazzo e l’afferrò per i fianchi, rovesciandola
in un casqué che le tolse in fiato. «Ma,
dopotutto, a me piacciono le pessime idee.»
E si piegò su di lei, premendole contro le labbra quella
griglia luminosa che avrebbe dovuto essere la sua bocca. Era gelida e
sapeva di sigaro, ma il trasporto che ci mise nel gesto fece comunque
chiudere l’occhio a Leela sotto la luce soffusa dei lampioni.
Bender baciava sicuramente meglio di Zapp. E di Sean. Pure di Adlai, a
volerla proprio dire tutt—
«Lo sapevo!»
Qualcosa di enorme fece vibrare il marciapiede sotto i loro piedi e
Leela vide un lampione oscillare pericolosamente verso di loro, prima
di staccarsi dal suolo e abbattersi su una Beta Romeo lì
accanto. Ci fu un urlo straziante.
«Due rate mi
mancavano da pagare! Due!»
«Mi scusi, signore!»
Sconvolta, la mutante interruppe il bacio e si voltò appena
in tempo per vedere
una robot-prostituta cingolata fermarsi davanti a lei, oscurando quel
che restava del sole. Diavolo, se era massiccia! … Le
ricordava quasi la Spalmatrice— solo che la robot
lunare non le
aveva mai puntato una
pistola contro il naso.
«Oddio!»
«Piccola!», esclamò Bender con estro
drammatico, strizzando Leela a sé. I due fissarono guancia a
guancia la robot furiosa.
«Non chiamarmi piccola! Il mio nome è
6-1-SK-1-ANT-0!»
«Sobrio.»
Con cuore le rullava nelle orecchie, la mutante si guardò
attorno, tentando di elaborare una strategia per disarmarla, ma non
fece in tempo a mettere a fuoco la situazione, che Bender la
lasciò andare, facendola schiantare di schiena a terra.
«Ahio!»
«E lei chi è, Bender? … La ami? O
è solo una delle tante baldracche con cui mi
tradisci?»
«Ehi!»
«Non è come credi, piccol—»
«È finita.»
«No, ti prego!» Bender fece un paio di passi verso
di lei, prostrato, le mani giunte sul petto come un consumato attore di
soap-opera. «Posso cambiare!»
«No.» La porn-bot fece una lieve retromarcia, la
pistola vibrante tra le dita. «Il mio disco rigido non
può supportare altro dolore!»
«Piccola?», disse Bender e Leela quasi si commosse,
per il modo patetico con cui allungò un braccio verso la
prostituta. «… 6-1-SK-1-ANT-0?»
«È tutto inutile, Bender. Non farò lo
stesso errore due—»
«Tre.»
«Giusto, tre… Aspetta, tre volte!?»
Fu allora che Leela balzò in piedi, proiettandosi verso la
6-1-SK-1-ANT-0 a denti scoperti. Rapida come una saetta, le
calciò via di mano la pistola, spedendola dritta contro
il
finestrino della macchina accartocciata sotto il lampione.
«Ma allora lo
fate apposta!»
«Scusi ancora!»
«Tu… Lo hai difeso.» Gli occhi della
prostituta glicharono per un istante, le linee della griglia della
bocca tremolanti. «Allora lo ami!»
«Chi, lui? Non esageriam— ahio.»
Bender
si era precipitato alle sue spalle per tirarle un pizzico
d’ammonimento sul braccio. Lentamente – molto lentamente
– Leela si girò verso di lui, prima roteare
l’occhio e capitolare. Quanto l’odiava.
«Sì, lo amo con
tutto il
cuore.»
6-1-SK-1-ANT-0 chinò il capo, sconfitta.
«Prenditi cura di lui, allora. Perché io non ci
sono riuscita.» Poi si voltò verso di
l’ex amante. «Addio, Bender. Schifoso
maiale.»
E, schizzando olio dai dotti lacrimali, gli sparò contro uno
dei suoi due seni conici, centrandolo in pieno in un occhio, che
esplose in una pioggia di vetro.
«Senza offesa…» La porn-bot
tornò ad osservare Leela tra le lacrime. «Ma puoi
trovare di meglio.»
«Hai ragione.»
«Ehi!»
Ululando di dolore, 6-1-SK-1-ANT-0 si allontanò da loro,
abbattendo i bidoni della spazzatura sul suo cammino.
«… Wow.»
«Già, gli Oscar a Calculon li lascio per
capriccio.»
Leela si rassettò le vesti.
«Quindi tutto qui? Dovevi solo levarti dal groppone
l’ennesima squinzia?»
Quando gli aveva offerto la sua cooperazione, intendeva
più una
scazzottata in stile western, che una parte da femme fatale. Non
che fosse
delusa, eh. Per essere un martedì sera, non era andata poi
così male.
«Guarda che ci vuole talento
per fare credere alla squinzia
che la rottura sia reciprocamente
dolorosa.»
«Be’, avresti potuto dirmelo.
Poveretta…»
Bender si cavò il seno dall’occhio con una
nonchalance surreale.
«Hah! La beota mi ha sparato contro la tetta in cui nasconde
i soldi!»
Leela lo guardò mentre si rigirava tra le dita un malloppo
di banconote
tenute insieme da un elastico. Dopo averle sommariamente contate, il
robot si gettò la protesi alle spalle, che
atterrò sul marciapiede con un sonoro clang.
«Dai, Leela, non guardarmi con quell’occhio!
… Ehi, adesso ho un solo occhio anch’io!
È come se fossimo parenti!»
Lei incrociò le braccia sotto il seno con uno sbuffo,
scuotendo il capo.
Ma sentilo…
Una porn-bot di una tonnellata e mezza ha appena
tentato ucciderci entrambi, e lui se la ride.
«Vieni, capitano mio capitano, prendiamoci qualcosa da bere
al
bar.», proseguì Bender, prendendola sottobraccio
di prepotenza per trascinarsela dietro. «Offri tu.»
«Cosa? Sei impazzito? Hai appena trovato centinaia di
dollari!»
«Ehi, è il minimo che tu possa fare per
ringraziarmi, bella. Il bacio di Bender, la passione
latina, il
retrogusto di scotch invecchiato di cinquant’anni…
Non ti capiterà più niente del genere per il
resto della tua triste vita.»
Oltraggiata oltre ogni dire, Leela boccheggiò, indecisa se
fargli saltare qualche bullone a suon di pugni o— lo sguardo
le cadde sulla bocca luminosa del robot. Forse era stato
l’elemento sorpresa, forse era semplicemente sola da fin
troppo tempo, ma quel bacio le aveva risvegliato qualcosa dentro.
Qualcosa di microscopico e doloroso, che la fece sentire persa. In una
scala da Zoidberg a Zapp, quanto era patetico il fatto che aveva
considerato elettrizzante l’essere stretta tra le braccia
metalliche di un robot latin lover?
…
E che non le sarebbe dispiaciuta una replica dell’evento?
… Magari in
seconda serata?
Bender sembrò leggerle nel pensiero, perché
piegò il braccio e l’avvicinò a
sé, rivolgendole uno dei suoi distintivi sorrisi sornioni.
«Non
c’è di che.»
.:~*~:.
Mi è venuta l’idea e l’ho scritta a
scazzo questo pomeriggio. Solo qualità™, su questo
profilo. ✧*。٩(ˊᗜˋ*)و✧*。
Qui
c’è la lista dei prompt.
See ya,
Shadow
Eyes
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