Momenti nel tempo

di Shireith
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Bacio


  «Mi sono innamorato di una pazza.»
  Stretta tra le sue braccia, la ragazza rise. Forse lo era davvero, considerò, perché mai avrebbe pensato di vestire i panni di Ladybug e serpeggiare tra i tetti dormienti della capitale perché spinta dal desiderio di vederlo, di parlargli, di toccarlo.
  La notte, si sa, è buia e fredda. Solitaria, si potrebbe anche dire, benché proprio lei avesse la fortuna di avere al suo fianco una creatura millenaria sempre pronta a infonderle tutto il suo supporto. Nemmeno Tikki, però, era Adrien. Nessuno, per lei, era Adrien – se non, ovviamente, Chat Noir. E lei, Marinette, che si trattasse del civile di cui si era perdutamente innamorata o del gatto che si era lentamente insinuato all’interno del suo cuore, non provava che il forte desiderio di stringerlo tra le sue braccia. Voleva inebriarsi del suo profumo, affondare le dita tra i suoi ciuffi biondi e sbarazzini, rannicchiarsi in posizione fetale al suo fianco e bearsi del suo calore. Voleva addormentarsi in quella posizione, stretta a lui, e risvegliarsi l’indomani mattina con la consapevolezza che si erano finalmente trovati. Voleva aprire gli occhi, mentre lui ancora ronfava, e svegliarlo con il calore di un bacio.
  Quando quel pensiero la smosse, si catturò il labbro inferiore tra i denti, studiandolo dal basso con occhi esitanti, quasi timidi. Erano tante, le cose che voleva. Ma forse, in quel momento, ne bastava una.
  Nel momento in cui Adrien, osservandola, si accorse del suo repentino cambio d’umore, il suo sorriso cadde come una foglia d’autunno. Qualcosa non va?, erano le parole che era sul punto di pronunciare, se solo Ladybug non si fosse puntellata sulle punte dei piedi per imprimere le sue labbra su quelle morbide del ragazzo. Si ritrasse subito dopo, solo per guardarlo una seconda volta negli occhi, mentre lui, stupito, non fiatò. Le labbra di Marinette, tremanti, si mossero ancora, questa volta per formulare a voce quello che i gesti avevano già ampiamente espresso.
  «Ti amo», soffiò con un fil di voce, pronunciando finalmente quelle parole che desiderava poter imprimere nel firmamento affinché non svanissero mai.




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