A voice,
dedicata
alla persona
più
importante della mia vita.
Perché
lo è,
anche
quando è solo una voce metallica di un cellulare.
Perché
continuerà ad esserlo,
anche
quando sarò troppo grande per sederle in braccio;
anche
quando sarà troppo lontana per abbracciarla.
Non
sono molto affettuosa,
né
sono particolarmente brava a parole.
Forse
so scrivere.
E’
l’unica cosa che spero di saper fare;
quindi
questa è tua.
Tu
non ami leggere e questo ti sembrerà stupido.
Ma
è tutto ciò che ho.
Ti
voglio bene.
La signora guarda di
fronte a sé, nel buio.
C’è
un urlo, lì, che riecheggia costantemente fino a penetrarti
la pelle.
Un urlo forte,
bruciante, doloroso e leggero come vento; profondo e indecifrabile come
mare.
Il mare.
Quella distesa di
semplice acqua - finita eppure sconfinata - che ti rulla davanti agli
occhi e ti danza dentro, fin nelle ossa.
Cammini, con la sabbia
che ti massaggia i piedi scalzi e l’odore, quello, di
salsedine che ti s’insinua nei vestiti, nei capelli, nelle
mani.
E’ quello
che non vedi,
ma che senti
– solo tu e pochi altri.
Il mare che non
è semplice mare; il vento che non è semplice
vento.
Quell’urlo
che cresce dentro, attimo dopo attimo, anno dopo anno, che straripa
come un fiume in piena dentro di te e spalanca un mondo tutto nuovo, di
sogni e speranze.
Grida e sussurra,
rompe e difende; protegge dalla vita ma fa anche paura.
Una paura sorda e
irrazionale, ma talmente ordinata da crescere in silenzio, come un male
che corrode
Così, ad un
certo punto, basta un niente e… esplode.
E’ paura di
vivere.
E’ paura di
non poter vivere.
E’ stare
fermi, congelati in un attimo infinito, senza poter andare avanti
né indietro.
Fermi, lì,
nel nulla, ad avvolgere e avvolgere il passato, le delusioni, le
illusioni, le speranze infrante.
E, intanto, il mare
lì fuori continua – instancabile - ad urlare.
Quel grido bruciante,
talmente possente da fare male.
[Non lo spegni –
il mare – quando brucia
nella notte]
Il mare che non
è solo mare.
Quell’illusione
di infinito che non è solo un’illusione.
E’ voglia.
Una dannata,
maledetta, bruciante, dolorosa voglia di vivere.
Di buttare tutto al
vento e correre a perdifiato sulla spiaggia, con la salsedine che
imbratta i capelli e l’urlo del mare nelle orecchie.
Ma si può farlo?
Si può davvero farlo?
La paura non da tregua
e scorre come acqua inquinata ad appannare la vista, a dimenticare i
desideri.
Ma si può,
puoi perché è la voce che fa
differenza.
Quella sottile e
leggera, che sussurra cose tra la voglia e la paura.
Quella piccola luce,
nel buio, che ti porta ad andare avanti e cresce dentro di te.
Quella che culli
– in segreto – con dolcezza e timore e che, un
giorno, scoppierà.
Lo farà, lo
farà, lo farà ogni attimo, ogni giorno, fino alla
fine del mondo.
Lo ha già
fatto – una volta – entrando in me e trasportandomi
ora, qui.
E lo farà
ancora, perché non è finita.
Non è mai finita.
Finché il
mare sarà infinito e urlerà –
urlerà – e brucerà, nella notte.
Finché il
vento soffierà – e trasporterà
– i tuoi sogni.
Finché io,
noi, vivremo a testimoniare la tua luce.
No, non
finirà.
Sai, ora che l’ho scritta non so e capirai.
Forse sarà
difficile, forse è tutto così assurdamente facile.
Il mare
così bello da ferire gli occhi, così semplice,
forte e doloroso... tu mi hai trasmesso questa passione.
E non
perché me ne parlavi.
E’ una
questione di pelle.
E’ arrivato
a me attraverso la pelle, i sensi e la mente.
E’ la
libertà, quel desiderio bruciante di vivere, anche solo con
i sogni.
Non posso che esserti
grata tutta la vita per questo.
Perché sei
una voce che, semplicemente e profondamente, mi segue – ci
segue – in ogni attimo della nostra piccola ma grande
esistenza.
Ragazzi, questa
è importante davvero.
E’ un mondo
privato, dolce e doloroso, in cui – se volete –
siete i benvenuti.
La citazione centrale
è di Alessandro Baricco. Il poeta, sicuramente.
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