Tum
Cha
Tum Cha
Tum Tum Cha
applausi
urla
e poi
colpisci
non per ferire
ma per primeggiare
rimbalza
ancora
una zucca di gomma
sul parquet
di questa vita.
[dalla
raccolta “tra i tuoi foglietti scritte col blu” di
me medesimo.
Ok sono autoreferenziale oggi]
Kanagawa
xx/03/31*1
Ho
sempre trovato il rumore della palla che rimbalza sul parquet
tranquillizzante, quasi fosse una ninnananna e forse lo era
veramente. Sono figlio di un professore di psicologia
all’università
affiliata Kainan e una ex giocatrice di basket. Mia mamma non si era
accorta di essere incinta, un po’ come quel programma
spazzatura
della tv americana che hanno tradotto per un canale che mia sorella
ama particolarmente, “Come
noi dede, come noi, non eravamo previsti” ama ripetere.
Dopo che siamo nati io e Kiku ci ha sempre portati al campo, ha
smesso di giocare giusto giusto per il parto e il primo mese della
nostra vita, portandoci però sul campo già da
molto piccoli. Molti
si fanno un sacco di film sul mio carattere, sarei tenebroso secondo
loro, in realtà sono molto stanco di essere osservato e
studiato.
Nostro padre Kazuhiro ha deciso fin da piccoli di usare un approccio
particolare imparato su quei libri che tanto ama, ma non sono sicuro
che l’esperimento sia stato di successo. Quando sono nervoso
prendo
la mia palla e la faccio rimbalzare, o comunque tengo tra le mani
come se il solo contatto con la pelle della palla fosse un calmante.
La mamma è una tipa super atletica, e adesso fa
l’allenatrice per
la squadra femminile dell’università del Kainan,
stessa scuola che
frequenta mia sorella, loro abitano insieme là vicino, io
invece sto
con i nonni, cosa che mi ha permesso di non cambiare le mie
abitudini, e di non cambiare quartiere. Prima la mamma allenava una
squadra universitaria sull’isola
di Hokkaido e per tutto il tempo delle medie siamo rimasti con i
nonni, ma Kiku ha voluto seguire i nostri genitori io ho preferito
rimanere in quella che sento come casa mia. Mi fa male essere diviso
da mia sorella, ho diviso molto con lei, sarà per il fatto
che
abbiamo condiviso per otto mesi l’utero di mamma,
sarà che a casa
ho sempre giocato con lei e questo mi è sempre bastato. Il
fatto
interessante è che siamo nati in due anni diversi, lei
è nata il
trentuno dicembre ed io a distanza di poco sono nato il primo
gennaio, è stato strano essere in classi diverse, essere
divisi a
scuola e sempre insieme a casa. Ci sono due reazioni al lavoro dei
genitori, puoi avere un rifiuto o amarlo, io ho sempre amato il
basket, mentre lei lo ha odiato da morire, io giocando sentivo mamma
vicina e lei invece lo accusava della distanza che c’era con
la
mamma. Non penso di essere cresciuto così male, si ho degli
eccessi
di rabbia e non riesco a fidarmi di nessuno che non sia Kiku, ora che
stiamo lontani spesso guardo i suoi programmi preferiti anche se
finisco addormentato e la nonna mi copre con una coperta e mi lascia
stare. Sono circondato da affetto anche se non sono bravo a
dimostrarne i miei familiari sanno che gli voglio bene, cerco da
sempre di essere un bravo nipote, un bravo figlio, un bravo fratello,
e spero si rendano conto che è tutto quello che riesco a
fare. Kiku
è una campionessa di pattinaggio artistico in coppia, fa
tutte
quelle cose super atletiche sul ghiaccio, e la trovo bellissima. Il
mio problema è che trovo bellissima solo mia sorella, non ne
sono
innamorato, ma è una delle poche ragazze che secondo me sono
così
carine. Trovo che Ayako sia bellissima, un’amazzone che non
ha
bisogno del cavalier servente, e quando Miyagi se ne renderà
conto
si accorgerà anche che è già il suo
preferito. Sembro
indifferente, in realtà studio le persone, cerco di capirle
prima di
approcciarmi, e nonostante tutto posso ritenere Ayako una mia amica,
anche se a scuola l’allontano. Piaccio alle ragazze e trovo
tutto
questo molto strano, sono un ragazzo come tanti altri, non ho il
fascino o le buone maniere di Sendo, quindi non capisco cosa ci
trovino in me, a parte gli occhi blu, sono strani in Giappone, ma sul
serio son quelli? Dovrò cominciare a provare con le lenti a
contatto
marroni, magari smettono di rompere le scatole capendo di essersi
sbagliate. Potrei
provare così, forse si spegne anche quel rompiscatole di
Sakuragi.
Ma a chi la voglio dare a vedere, mi piace quel ragazzo
perché è
così diverso da me, ha energia da vendere e io sono un
pigrone di
prima categoria, lui è rumoroso e io cerco di accostarmi
alla vita
con silenzioso rispetto, è ciarliero e io ho fatto del
silenzio la
mia ragione di vita, è circondato da amici fedeli e io solo
da
quelle galline starnazzanti, ma
abbiamo una cosa in comune e spero che se ne sia accorto, nascondiamo
la nostra timidezza dietro maschere che ci rendano il liceo
più
accettabile. La mia di gelo assoluto, per fare in modo che nessuno
possa scalfirmi, che nessuno possa vedere quanto in realtà
sia
insicuro e quanto nonostante tutto mi senta uno scherzo della natura,
questo fisico non lo disprezzo, ma vorrei essere più
muscoloso, più
atletico, più resistente e lui è tutto questo ma
si nasconde dietro
ai suoi proclami perché come me non si sente
all’altezza di questa
vita. Non so cosa non riesca ad affrontare. Alle medie ho provato a
lasciarmi conoscere, ma nessuno si è avvicinato in modo
genuino,
tutti volevano un tornaconto, o stare accanto alla star acclamata
dalla scuola o le ragazze, e quelle vabbè volevano il
fidanzatino, e
io non accetto di essere la pedina di nessuno. Preferisco sembrare un
eremita che stare in mezzo a gente che non mi conosce e cerca di
sfruttare la mia immagine, che non riesco a scalfire nemmeno con i
miei modi da teppista. Ho già fatto innumerevoli risse, e
mio padre
mi ha riempito di paroloni, ma la cosa di fondo è che sono
incazzato
con questa vita. Alle elementari ero diventato molto amico di un
bambino della squadra di basket, lui veniva a casa mia e io andavo a
casa sua, e giocavamo insieme io lui e Kiku, alla fine della sesta ho
scoperto che lui veniva a giocare da me per giocare con Kiku che le
stava simpatica e io ero il mezzo per avvicinarla. Non mi fido
più
di nessuno, e questo mi porta a chiudermi. Quando la Akagi mi ha
rivolto la parola in terrazza il primo giorno di scuola dello scorso
anno io non sapevo veramente chi fosse, non ne avevo la più
pallida
idea. Devo dire che l’ho apprezzata però, non
è mai stata troppo
invadente e non mi ha mai molestato. Quando è diventata
manager del
club mi ha chiesto di parlare e io l’ho accontentata
“Rukawa tu
mi piaci dalle medie, vorrei conoscerti meglio” mi ha chiesto
e mi
sono sforzato e ho usato più parole mi fossero possibili
“Mi
dispiace, non sono interessato a storie d’amore o di
amicizia, ma
apprezzo il tuo modo di fare. Non posso fare di più per
te” spero
di non essere stato troppo brutale, ma da quel giorno lei mi ha
rivolto la parola solo per cose inerenti al basket, spero le passi e
trovi qualcuno che l’apprezzi. Io non la trovo carina, e
nemmeno
troppo intelligente. Quest’anno non ho voglia di fare parte
di
gruppi di studio per recuperare le materie in cui vado male,
così mi
sono messo di nuovo a studiare come facevo alle elementari e alle
medie, ma volevo togliermi l’aria da bravo ragazzo per vedere
se le
galline mi avrebbero lasciato in pace, ma sono un illuso. Faccio
palleggiare il mio pallone sul pavimento, mi rilassa e sento mio
nonno ridere e salire a controllare “Kaede, tutto
ok?” mi chiede
interrompendo
il fiume di pensieri che mi ha colto mentre cerco di dormire.
“Si
nonno, solo un po’ di insonnia” e lui mi si
avvicina, le sue mani
sono rugose, sono forti, sono bellissime e mi sfiorano dolcemente la
guancia, ed è uno dei pochi che lo può fare
“Su, dormi che
domattina c’è scuola, non ti crucciare, tutto
andrà come deve
andare” la sua saggezza e il suo sorriso limpido di chi
è
incrollabile nel suo ottimismo mi rilassa, e finalmente mi sdraio
sentendo il calore della mano callosa sulla mia guancia e mi
addormento.
Il
rumore della palla da basket è diventato il ritmo del mio
cuore, e
l’ho capito a tratti nel tempo. Domani è il giorno
del mio
compleanno, ed è stato anche un giorno catartico in cui la
mia vita
si è stravolta, un battito di ciglia una mano leggiadra di
ragazza
che mi tocca il braccio chiedendomi se giocassi a Basket e sbam nel
giro di poche ore ho conosciuto un mondo nuovo, fatto di persone che
adesso costellano la mia vita, mi sono innamorato, ho trovato un
nemico nello stesso giorno, e con quelli successivi ho trovato un
nuovo amico, e successivamente un altro amico, ed entrambi adesso
hanno la mia lealtà e spero di avere la loro, oltre quella
degli
amici storici. Sto cercando di migliorare, sto cercando di lavare la
colpa delle mie risse con l’impegno sportivo, e ho fatto
riabilitazione e ho sputato sangue e mi sono incazzato contro la mia
nemesi, e ho fatto amicizia con la ragazza di cui mi credevo
innamorato. L’ho imparata a conoscere e non mi fa battere il
cuore
come l’amore dovrebbe fare, è come in tutti quei
film, l’amore è
qualcosa di forte e travolgente, e con lei sembra l’aria
tiepida
della mattina d’estate che non è poi
così piacevole. Siamo
diventati ottimi amici, e la prima cosa che mi ha chiesto quando sono
tornato a casa dalla riabilitazione è stato come conquistare
la
Kitsune, e io le ho detto che avrei apprezzato la sincerità,
e che
forse lui non ne riceve abbastanza. Non si riesce mai a capire cosa
gli passi in quella testa di volpe, non si riesce ad arrivargli
vicino, solo fisicamente e nemmeno così bene, riesce a
mantenere una
distanza di sicurezza da tutti, quasi come se fossimo inferiori a lui
e questo mi manda in bestia, io non sono inferiore a nessuno,
soprattutto a un inappetente, solitario, e presuntuoso ragazzo della
mia età. Lo odio alla follia, e mi fa pena, è
sempre così solo, e
si isola. Chissà in che classe sarò domani,
chissà che regalo mi
porterà il mio compleanno, lo scorso anno mi ha regalato il
tum cha
del pallone sul parquet, mi ha regalato un’amica e un nemico.
Sento
come se mi mancasse sempre qualcosa, e penso che chiedere ancora a
qualche ragazza di uscire con me sia inutile, se non a rimpinguare le
tasche dei miei amici, e i loro aneddoti sui miei scaricamenti. Mi
sono rotto le scatole, non riesco ad attrarre le ragazze, cosa che
quel cretino di Rukawa riesce a fare solo sbattendo le ciglia che
incorniciano i suoi occhi blu brillante.
So il colore dei suoi occhi perché mentre ci picchiamo
abbiamo
occasione di guardarci negli occhi per provocarci. Penso di dover
andare da un dottore, ho sedici anni e non riesco ad eccitarmi, devo
avere qualcosa che non funziona, ne sono certo, anche se guardo le
foto delle ragazze anche quelle super belle, niente, silenzio stampa.
Però a volte funziona, mi sveglio la mattina con il fiatone
e
un’erezione dolorosa. Sono un tipo che non si ricorda i
sogni, e
questo in questo caso non mi aiuta, perché non riesco da
sveglio a
ritrovare quello che mi eccita mentre dormo.
Kanagawa
04/01
Ho
parlato
al telefono con Kiku proprio stamattina per augurarle un buon terzo
anno, e lei mi ha augurato lo stesso per il mio secondo anno e fa
strano visto che siamo divisi da meno di un’ora. Oggi
è il
compleanno della testa rossa più rompicoglioni che conosca,
stranamente sono arrivato in anticipo e così son riuscito a
capire
in che classe sono prima dell’orda delle pazze e ho scoperto
che
sono nella stessa di Sakuragi, siamo vicini nell’elenco non
farà a
meno di vedere il mio cognome prima del suo, e questo lo
manderà in
bestia, e potremo picchiarci un po’. Non che sia masochista,
ma
sono mesi che non ci picchiamo più con
l’intenzione di
distruggere, dosiamo la forza e le forze, abbiamo da allenarci e non
possiamo arrivare stanchi per colpa delle nostre scaramucce. La mia
presa di coscienza è stata abbastanza naturale, quando
è iniziata
la pubertà ogni sogno erotico, ogni fantasia era sempre con
un
ragazzo, e poi anche quando ho fantasticato su una possibile
relazione mi sono sempre visto con un ragazzo. I miei genitori
l’hanno presa con stile “avremo comunque una nuora
e un genero”.
A
mia sorella piacciono le ragazze, e nostro padre ci sta studiando e
di tanto in tanto ci guarda e dice “Interessante…
Interessante”
non è un cattivo padre, ma ha le sue fisse, come mamma. Loro
hanno
fatto scandalo, lei era una sua allieva quando hanno cominciato a
frequentarsi, si son sposati solo due anni fa e hanno due figli nati
mentre lei era ancora al primo anno di università e lui era
un
giovane professore di psicologia. Kaori l’astro nascente del
basket
e Kazuhiro il professore di psicologia, non si è saputo
subito chi
fosse il padre e lei è riuscita a proteggere il lavoro di
lui e i
suoi studi. Io sto a casa con il nonno materno e la nonna paterna,
che hanno formato una specie di alleanza per noi bambini, e penso si
piacciano veramente, ma non sono bravo in queste cose, se non mi
vengono dette esplicitamente non sono così intuitivo, dammi
il mio
pallone e riesco a prevedere su per giù dove
andrà e che parabola
farà, ma toglimi dal campo e toglimi il pallone e navigo a
vista in
una notte di nebbia fitta. Ho individuato il suo armadietto delle
scarpe e ci metto un regalo, non è niente di che, solo una
cosa che
ho scritto per lui, mi sono impegnato e ho cercato di usare la
migliore calligrafia possibile. Sono cotto come una pera e glielo
devo dire, anche se non mi son firmato, ho messo solo un
disegnino, un piccolo
ritratto
mentre fa uno slam dunk da paura,
non posso lasciare che arrivi così vicino al mio cuore da
spezzarlo,
ma devo fargli capire che a qualcuno piace veramente, forse
così
smetterà di odiarmi.
Arrivo
a scuola e non posso fare a meno di leggere il nome di quel dannato
volpino proprio sopra al mio, saremo in classe insieme, mentre i miei
amici sono in altre classi, uffa che sfiga, altro che regali di
inizio anno, e come al solito le ragazze non mi si filano nemmeno.
Vado a cambiarmi le scarpe e trovo un foglio, una bella scrittura
ordinata, tracciata con il pennello, una cosa fatta con tutti i
crismi. Non
lo leggo subito, voglio
sedermi in classe e fare con calma arrivo
in classe e mi
ritrova nel banco dietro a quello del maledetto Rukawa. Mi mette a
posto e poi comincio a leggere le parole che son vergate con tanta
precisione sul foglietto. [Caro
Hanamichi, hai il nome che racchiude la primavera e i fiori di
ciliegio che inondano le strade il giorno del tuo compleanno. Sei un
ragazzo molto bello, ti ho trovato affascinante dal primo momento che
ti ho visto. Era l’anno scorso ed era ancora febbraio,
camminavo
per la strada e sono passato*2
davanti ad un Pachinko e tu sei
uscito, la tua chioma rossa come il fuoco che incendiava i tuoi
occhi. Ho cominciato a sognarti in quel momento, e poi abbiamo avuto
la fortuna di essere a scuola insieme e sprizzavo gioia, avrei potuto
rivedere il mio personale dio della guerra. Sono appassionato di
mitologia occidentale e uno dei loro dei della guerra si chiama Marte
che è anche il dio della primavera*3.
Quindi sei proprio tu, un guerriero saggio, anche se altri potrebbero
dire il contrario. Il condottiero di una nazione e nel tuo piccolo
sei il faro per la squadra di basket, quando eri in riabilitazione
gli altri sembravano persi, senza una reale guida morale. Sei la
creatura più bella che abbia mai visto, e non è
solo la tua
apparenza, ma anche il modo in cui ti rapporti con i tuoi amici, e
con la manager del tuo club. Quella dedizione che mi fa battere il
cuore. La tua risata mi fa credere ancora che ci sia qualcosa di puro
e pulito in questo mondo di merda. Sei l’unico in cui potrei
aver
fiducia. Ti prego non farti cambiare da nessuno, sei stupendo
così.
Purtroppo non apprezzeresti per nulla il mio nome quindi ti regalo
queste mie parole scritte col cuore e con la tua risata nelle
orecchie.]
Non
c’è una cazzo di firma, queste parole,
cioè, non so nemmeno come
definirle, sono belle, e tristi, e mi fanno sentire apprezzato, e si
firma solo con un cazzo di disegno di me che faccio un slam dunk a
colori, e chi l’ha scritto deve essere proprio brava a
disegnare.
La missione di oggi è capire chi sia la ragazza timida che
vuole
farmi sciogliere il cuore. Il mio battito è accelerato,
anche se ho
il dubbio che sia solo una presa in giro. Ma questa scrittura
così
precisa, e questo disegno non può essere che di una ragazza,
e
vorrei poterla amare, mi sento così solo. Non riesco a
pensare ad
altro, il mio compagno di squadra sta dormendo al suo banco e quando
suona l’ora del pranzo non mi scompongo e non lo chiamo
nemmeno,
che muoia di fame, almeno me lo tolgo dai coglioni, ora non solo in
palestra è uno strazio ma anche davanti alla porta della
classe, non
si può proprio stare in pace. Lo sto ancora fissando, anzi
no sto
studiando il mio nemico, che lui si alza di scatto e sparisce nel
corridoio seminando le sue fan. Ho appuntamento con i miei amici in
terrazza e quando li raggiungo c’è anche la volpe
in un angolo a
dormire. “Ragazzi festeggiate ho una fan” mi vanto
con loro
facendogli leggere il bigliettino ricevuto. “Qualcuno ti
prende per
il culo” dice Ookuso
supportato da Noma e Takamiya,
mentre Yohei guarda bene il foglio “Nessuno avrebbe perso
tempo a
fare questo disegno se fosse una presa per il culo, ma hai qualche
sospetto?” mi chiede e io scuoto la testa
“sarà sicuramente una
bella ragazza” il mio, quasi ex, migliore amico sbuffa e
sembra
contrariato. “Ne sei sicuro?” mi chiede e non
riesco a capire
dove voglia andare a parare. Mi innervosisco e vado a tirare una
pedata alla Kitsune che reagisce come al solito con la sua frase cult
“Non perdono chi disturba il mio sonno” e parte la
rissa e sento
quei cretini ridere alle mie spalle, guardo gli occhi di lui e sono
marroni, sono occhi normalissimi e la mia testa registra la cosa come
strana e lui riesce a vincere e se ne va, col suo passo altero e mi
lascia con i coglioni fumanti, oltre tutto me lo devo sorbire davanti
per tutto il pomeriggio. Me ne vado recuperando il mio foglietto e
raggiungendo la mia aula come se fosse l’ultimo atto della
mia
vita. Ricomincia la tortura pomeridiana, per fortuna appena finito
posso andare al club e sfogarmi sul pallone e rilassarmi al suono dei
palleggi.
Parole
Sparse
*1
La
data alla giapponese anno/mese/giorno
*2
Nella
lingua giapponese non c’è la differenziazione tra
maschile e
femminile, di solito la scelta di usare una parola o un’altra
con
il medesimo significato può essere un’indicazione
di genere, ma
non è sempre così
*3
Questa cosa del dio della primavera è in un qualche testo di
letteratura latina, in cui si parla anche del dio Priapo, mi ricordo
che è incompiuta e che c’erano diverse threesome.
Scusate
l’intro così autoreferenziale
Gli
occhi di Rukawa sono Pantone
294 c
Non
ho idea né di come né di perché
|