Yo-Yo

di reggina
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(33 anni)

Le domeniche Rose prepara sempre un pranzo degno de giorno di Natale: pollo con contorno di patate al forno, il cui profumo ha già invaso tutta la casa.

Nel salone degli Abbott, arredato di gran gusto, spicca un morbido divano sul quale una bambina è intenta a sfogliare un libro: è davvero tenera mentre gira le pagine, inventa rime e buffe associazioni.

Sharon Rose è una bambina fortunata che, alla sera, si ritrova con la luce accesa accanto al letto e con mamma e papà che le sussurrano ti vogliamo bene, tenendo aperto sulle ginocchia un bellissimo libro illustrato.


Kitty, il gatto di famiglia, sta acciambellato sulle gambe di Colin mentre la voce della bambina lo culla con affetto.

Con la mano accarezza il mantello ancora folto e soffice e il micio fa le fusa contento mentre le unghie, umide al tatto, si nascondono furtive nel denim dei jeans del ragazzo.

“Papà cos’è il gatto a nove code?” La piccina lo fissa con quegli occhi scintillanti di curiosità, così simili a quelli di Amy. Colin non risponde subito.

Gli piace che la figlia sia così acuta e intelligente ma vorrebbe proteggerla da tutte le brutture del passato, del presente e del futuro.

“Era una cosa molto brutta. Una frusta.”

Quella che potrebbe apparire una risposta frettolosa e superficiale, per il momento, sembra soddisfare Sharon Rose.


Nel frattempo, infatti, la sua attenzione è stata catturata dall ’altro gatto che, con un balzo, è atterrato sul davanzale della finestra.

I suoi occhi, simili a due torce elettriche, iniziano a rovistare in ogni angolo e quando si esibisce in un miagolio da gatto affamato, Rose sa cosa fare.

Gli si avvicina con la consueta ciotola di latte, simile ad una geisha che serve il sakè.

Ad un suo cenno, la nipotina è ben felice di partecipare a quello strano rito: con la manina apre uno spiraglio di finestra e appoggia la ciotola sbeccata accanto a Kitty.

Si siede e rimane ad osservare l’animale che lecca il latte con eleganza e aria di sufficienza.


“Shari, tesoro, vai a lavarti le mani! A tavola!!! Harold alzati da quella poltrona! È pronto!”

A mezzogiorno Rose diventa efficiente e diligente come un vigile chiamato a dirigere il traffico nell’ora di punta.

Questa Rose con il grembiule colorato legato dietro al collo; questo Harold che sospira mentre chiude lentamente il giornale, lo piega accuratamente il quattro, si toglie gli occhiali e si alza dalla comoda poltrona scaldano il cuore a Colin.

Tra quadri di valore, mobili e soprammobili che donano all’ambiente un’eleganza degna di un alto ufficiale dell’esercito americano, gli sembra di fare un tuffo nel passato per riportare nel presente ciò che per il cuore non invecchia mai.

La mano materna di Rose si posa sul suo braccio mentre è concentrato su una cornice che ritrae lui, Amy e Bright in una gita di tanti anni fa.

“Noi siamo come i gatti, Colin. Capaci di cadere da grandi altezze e restare quasi illesi!”

Loro due la morte l’hanno vista in faccia.

Per mesi è stata accovacciata ai piedi dei loro letti, in un ospedale.

Poi l’hanno combattuta e sono stati così fortunati da avere una seconda possibilità.

Sono fortunati.

Adesso le loro vite sono piene di amore .

Un silenzio lunghissimo li separa. Poi quel sorriso birichino e furbo, con cui la faceva sempre franca da ragazzino, risplende sul viso di Colin.

“Avremo pure sette vite come i gatti ma ce le siamo sudate, suocera cara !”


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Si conclude qui il primo step del mio writober che proseguirà, nei prossimi giorni, con abbinamenti dei prompt in altri fandom.

Un grazie grande a Mave, insostituibile consigliera e fidata amica e ad Amily Ross per la sua partecipazione alle mie follie <3





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