Lo stavano osservando, Bakugo poteva avvertire i loro sguardi su di se.
Occhi scuri lo fissavano da lontano, studiandolo in silenzio forse con
minaccia o per paura. Era difficile comprenderlo a quella distanza, ma
d'altronde non era né dell'umore adatto; né aveva
un motivo per indagare. Finché si fossero limitati a
guardarlo senza tentare di avvicinarlo o di infastidirlo in qualche
modo, poteva lasciarli fare.
Vista la sua natura in parte bestiale era abituato ad attirare
l'attenzione, i lupi non erano certo animali che di norma camminavano
su due gambe. Sopratutto non in pieno giorno e non nella piazza di un
mercato, in mezzo ad una folla di potenziali pasti. Aveva
già notato più di un volto allarmato al proprio
passaggio e sapeva per esperienza che presto sarebbe finito in qualche
seccatura. Gli abitanti di cittadine rurali ed isolate come quella
erano sempre molto rapidi a riunirsi in masse rabbiose, armate di torce
e forconi.
Bakugo avvertiva una sorta di inquietudine mista ad irritazione nel
trovarsi a girare per quel borgo, con coda ed orecchie ben in vista a
rendere pubblica la sua natura di bestia maledetta. Per sua sciagura
non aveva trovato modo di svincolarsi quando il suo gruppo aveva deciso
di passare lì la notte, approfittando dell'unica locanda
presente su quel lato della montagna innevata. Per lui sarebbe stato
molto più comodo accendere un fuoco ed accamparsi nella
boscaglia, ma si era trovato ad essere il solo a pensarlo. Neppure
Kirishima lo aveva appoggiato, troppo allettato all'idea di una letto e
di un pasto caldo. Incredibile, si era detto, tradito dal suo stesso
drago! A sentirlo non ci aveva quasi creduto, forse il rettile stava
davvero passando troppo tempo come essere umano se finiva con il farsi
corrompere dalle loro comodità.
Arrivati alla bettola si era innervosito ancora una volta, finendo per
fare una scenata rivolgendo la propria rabbia verso Deku. Lo riteneva
la causa primaria di tutte le seccature da cui era stato colpito
nell'ultimo periodo e, a ben pensarci, aveva ragione. Quel impiastro
era piombato da un giorno all'altro nel suo accampamento ad implorare
aiuto e, quando Kirishima si era fatto abbindolare dalla storia della
"missione per salvare il mondo", per lui era stata la fine.
Certo, era un lupo che era riuscito a domare un drago ma, come ogni
buon cavaliere conosceva i limiti del proprio cavallo, Bakugo era
conscio del buon cuore del suo rettile. A causa del contratto da cui
erano legati, non aveva potuto limitarsi a cacciare Deku e quel mezzo
principino che lo seguiva come invece avrebbe voluto. Si era quindi
trovato a partire all'avventura con quel duo di idioti, il suo drago
altrettanto scemo e Kaminari, il quale come lui non pareva troppo
entusiasta all'idea di salvare il mondo ma aveva dovuto seguirli.
Essendo un bardo che già un tempo aveva provato la vita in
solitaria, sapeva di aver ben poche possibilità di
sopravvivere senza qualcuno.
Con un gruppo simile il mondo era di certo in buone mani, si era detto
Bakugo in senso ironico, e ancora lo pensava. Sopratutto
perché la "salvezza" di cui andava tanto a parlare quello
scemo di Midoriya, e che tanto lo faceva uscire dai gangheri, era
qualcosa di ben diverso dal suo concetto di "salvare".
Quel discorso era però un'altra storia su cui avrebbe fatto
bene ad arrovellarsi il fegato dalla rabbia un'altra volta. In quel
momento aveva altre priorità, doveva trovare un posto in cui
passare la notte visto che non aveva alcuna intenzione di trascorrerla
nella locanda assieme agli altri. L'orgoglio bruciava, e sarebbe stato
troppo imbarazzante tornare sui propri passi con la testa china.
Si era allontanato con una tale foga, irritato al punto da avere il
cervello annebbiato, da dimenticare di aver perso nell'ultimo scontro
il catalizzatore magico con cui celava agli occhi dei più il
proprio aspetto.
Aveva ben presto iniziato ad accorgersi dell'attenzione che attirava su
di se e la rabbia aveva cominciato a scemare, sostituita da una
profonda stizza rivolta in parte a se stesso. Non c'era verso che
qualcuno desse ospitalità ad un lupo, doveva tornare al suo
piano iniziale ed accamparsi nella boscaglia poco al di fuori del
villaggio.
L'essere solo comportava però che non avrebbe avuto nessuno
con cui condividere i turni di guardia, sarebbe dovuto quindi rimanere
sveglio per l'intera notte, attento ad agguati o a bestie feroci. La
sua natura animalesca non gli precludeva la possibilità di
essere attaccato da altri animali, anzi, c'era il rischio che il suo
odore attirasse i maschi dominanti presenti nelle vicinanze. Nel timore
di un invasione del territorio da parte di un estraneo avrebbero potuto
coalizzarsi contro di lui per annientarlo. Certo, nulla a cui Bakugo
non sarebbe potuto sopravvivere con facilità, ma comunque
una seccatura che gli avrebbe portato via ore di sonno. E vista
l'insistenza con cui i nemici avevano preso ad attaccarli sempre
più spesso, il riposo era essenziale per tornare nel pieno
delle forze. Non avrebbe sopportato l'umiliazione di finire ferito in
battaglia a causa di una svista causa dalla stanchezza. Già
poteva immaginare lo sguardo irritante di Todoroki che lo fissava
dall'alto in basso con il suo fare da principino, e ciò lo
mandava in bestia. Perché era sempre tanto inespressivo,
come se nulla lo toccasse?
E perché, nonostante si fosse allontanato dalla via
principale, avvertiva ancora gli occhi di qualcuno fissi su di se?
Avevano preso a pedinarlo?
- Sei rumoroso - commentò ad alta voce, abbastanza
perché, chiunque lo stesse seguendo, potesse sentirlo.
Temendo di finire in guai ben peggiori nel dar sfogo alla propria
violenza, aveva pensato bene di infilarsi in una via secondaria,
stretta fra due file di edifici mal ridotti, buia e silenziosa. Il
luogo perfetto dove liberarsi di un eventuale seccatore. - In
più hai addosso un profumo che mi urtica il naso - aggiunse
voltandosi verso il proprio inseguitore, trovandosi di fronte ad una
figura incappucciata. Si era avvicinato più di quanto avesse
creduto, notò, non lasciando però trasparire quel
vago senso di stupore. Indossava un lungo mantello blu dal fine ricamo
dorato, il quale ne copriva per intero il corpo. Pareva un indumento
costoso, valutò Bakugo per quanto non fosse il
più adatto a giudicarlo. Il suo occhio era più
allenato a studiare il filo e lo stato delle armi piuttosto che intuire
il valore dei capi di vestiario. Forse Kaminari o quel damerino mezzo
idiota avrebbero saputo ricavare di più, lui al momento
poteva solo intuire che, chi lo seguiva, non doveva soffrire di
problemi finanziari. - Cos'è? E' la prima volta che pedini
qualcuno con un ottimo olfatto e non hai pensato di nasconderlo? - lo
derise colmando la breve distanza che li separava, scoprendo
così una leggera differenza di altezza fra loro. Dovevano
essere solo un paio di centimetri, eppure per qualche motivo
lì percepì subito.
- Hai seguito un lupo in un luogo buio ed isolato - continuò
non ricevendo risposta, - O sei incredibilmente stupido, o devi avere
davvero qualcosa di importante da chiedermi - sollevò le
labbra in un ghigno sanguigno a mostrare le zanne non del tutto umane,
nell'intento di intimorirlo. Non avvertiva alcuna minaccia provenire
dall'altro, ma preferiva spaventarlo intimandogli di non avvicinarsi
oltre, prima che il suo interesse per lui si potesse tramutare in una
battuta di caccia al lupo.
- Sì, è vero. E' la prima volta che incontro
qualcuno come voi...- e sta volta Bakugo non riuscì a
nascondere dal proprio volto il senso di sbigottimento. Si trattava di
una voce femminile. Se però aveva già cominciato
a sospettate che il proprio inseguitore fosse una donna, avendone
percepito il profumo, ciò a cui non era preparato fu il tono
educato e formale con cui lei gli si rivolse.
Lo stava forse prendendo in giro? Chi mai avrebbe dato del "voi" ad un
lupo?
- Vi ho seguito senza riflettere, sono stata avventata - ammise
chinando il capo mentre si levava il cappuccio dal volto. - Mi scuso se
il mio comportamento discutibile vi ha messo in allarme - Aveva occhi
scuri, pelle chiara, capelli lunghi e neri, raccolti in una coda alta.
Era suo lo sguardo che Bakugo aveva sentito su di se da quando aveva
lasciato il mercato.
Sul volto aveva un'espressione seria, la quale tradiva una certa
agitazione accentuata dalle guance arrossate. Una luce di intelligenza
ed aspettativa pareva illuminarle le iridi.
- Non mi hai messo in allarme - sbuffò Bakugo alzando lo
sguardo al cielo, l'aria scostante mentre un vago nervosismo lo
pervadeva - Ma è seccante essere pedinati - c'era
qualcosa che non gli tornava in quella ragazza. I suoi occhi lo
mettevano a disagio. Era una sensazione strana, di solito accadeva il
contrario. Le zanne, gli artigli, il comportamento aggressivo, di norma
era lui che metteva gli altri in difficoltà.
- Sono la duchessa Momo Yaoyorozu - decise di presentarsi, ed essendo
una nobile Katsuki capiva perché i suoi modi gli paressero
tanto stonati. - E non ho cattive intenzioni - ci tenne a rassicurarlo,
facendo un profondo inchino nel presentarsi, così come le
chiedeva l'etichetta.
- Strano, perché di solito mi si avvicinano persone con sole
cattive intenzioni - rimase impassibile, per nulla impressionato dal
suo titolo come al tempo non era stato da quello di Todoroki, figlio
dell'imperatore tiranno. L'unica cosa di cui si incuriosiva era il
motivo per cui una donna di alto rango si trovasse in quel borgo
sperduto fra le montagne. Non gli sembrava il luogo più
adatto per fare villeggiatura.
- Spero non mi considererai come una di quei tali - parve preoccuparsi,
portandosi una mano dubbiosa al petto prima di pronunciare decisa: - Io
desidererei comprarti, qual è il tuo prezzo? -
- Dove pensi che sia finito Bakugo? - domandò Denki nel
fissare sovrappensiero il paesaggio grigio oltre la finestra. Da paio
d'ore aveva preso a piovere un misto di acqua e neve che rendeva ancor
più gelida l'aria, facendo appiccicare in maniera fastidiosa
i vestiti al corpo. Se non si avesse avuto un fuoco con cui scaldarsi
si rischiava che i tessuti si congelassero sulla pelle, portando ad un
principio di ipotermia.
- Sei preoccupato per Kacchan? - sorrise Midoriya sollevando il capo
dalle pagine polverose che stava studiando, seduto al tavolo sommerso
da tomi corposi e volumi di vario genere. A quanto sembrava la
biblioteca di quel villaggio era davvero fornita come le voci
raccontavano, strano per un luogo dove la maggior parte delle persone
era analfabeta.
Ciò però era dovuto al filone religioso cui la
regione era stata dominata per secoli, la quale predicava l'erudizione
per il proprio clero. La gente comune poteva rimanere ignorante sui
principi più basilari della fisica e della matematica, ma
chi pregava per la salvezza delle loro anime doveva essere saggio. Un
bravo pastore doveva possedere conoscenze al di fuori dell'ordinario
per guidare al meglio il proprio gregge. O almeno era Kaminari a
sospettare fosse un motivo simile, in realtà ne sapeva
davvero poco al riguardo, la religione non era proprio il suo argomento
preferito. Intuiva però che, con principi simili, per i
nobili dei dintorni doveva essere divenuto d'uso comune, per la
salvezza dell'anima e per tenersi così la coscienza a posto,
lasciare come dono alla chiesa la propria libreria. Era di certo un
sistema molto più comodo ed economico che cedendo
periodicamente ingenti somme di denaro al sacerdote di turno. Per
comprarsi il paradiso bastavano un paio di libri o tomi rari.
A rifletterci Denki poteva comprendere come fosse possibile che persino
in un luogo sperduto come quello una chiesa di un simile ordine
possedesse una biblioteca tanto fornita.
- Chi mai si preoccuperebbe per lui? - rispose con un sorriso ironico a
Deku, staccandosi dalla parete cui era appoggiato, annoiato dal seguire
il percorso dei fiocchi d'acqua gelata che battevano contro la
finestra. Il freddo aveva cominciato a penetrare attraverso le sottili
fessure degli infissi di legno mezzo marcio e, nonostante il camino
acceso, a causa dell'umidità la temperatura della stanza non
voleva saperne di alzarsi.
- Beh, Kirishima lo era di sicuro - obbiettò Izuku,
chiudendo il libro che stava consultando per affrontare il volto
dell'altro che gli si era avvicinato appoggiandosi con i gomiti ad un
angolo del tavolo, rimanendo in piedi.
- Kirishima cerca di nasconderlo, ma è un tipo ansioso - ne
minimizzò le preoccupazioni. - In più, visto il
loro rapporto, al momento deve sentirsi come un attendente che abbia
voltato le spalle a colui cui ha giurato fedeltà -
scherzò, ma non più di tanto. Non credeva avrebbe
mai visto un grande drago piagnucolare. Di norma Eijiro sapeva come
trattare con Bakugo, quella volta però qualcosa era andato
storto, non gli era riuscito di farlo ragionare. Ed essendo un
pessimista che cercava di essere positivo, Kirishima aveva cominciato a
rimuginarvi sopra sino al punto da cominciare a credere di aver
incrinato per sempre il proprio rapporto con l'altro. A peggiorare le
cose fu il fatto che anche Midoriya fosse un falso positivo e, mentre
Kaminari e Todoroki erano usciti a recuperare un po' di scorte per il
viaggio, i due finirono con l'influenzarsi a vicenda.
Al ritorno del bardo e del principino, un vortice di
negatività li aveva accolti, investendoli con la stessa
potenza di un miasma velenoso.
Quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che lasciavano quei due
da soli, si erano ripromessi Todoroki e Kaminari trovandosi a dividerli
per evitare al senso di negatività di spargersi per l'intera
locanda. "Non devono mai diventare amici di bevute" si disse Denki
riflettendoci su, ancora un poco stupito dall'aura pesante e violacea
mostratasi di fronte nell'aprire la porta. Come potevano quei due, che
si sforzavano tanto per essere positivi, finire per deprimersi sino a
quel punto? Certo, forse avevano una brutta influenza l'uno sull'altro,
ma parte della colpa non poteva che essere di Bakugo, essendo il fulcro
della vicenda.
- Non è facile avere a che fare con Kacchan - ammise Izuku
con un sorriso esitante, il quale si sciolse in un sospiro affranto. Se
si trattava del lupo quei due si deprimevano con facilità,
notò Denki capendo di aver sbagliato a toccare il discorso.
Si stava però annoiando troppo per rimanere ancora in
silenzio ad osservare Midoriya perso su quei libri, doveva trovarsi
qualcosa da fare. In più temeva ci sarebbe voluto ancora
molto prima che Todoroki e Kirishima tornassero. Per migliorare l'umore
del drago avevano deciso di andare a cercare Bakugo, ma erano
già usciti da più di un'ora.
- Tralasciando quel lupo rumoroso - fece una maldestra manovra per
cambiare discorso, - Cos'è che stai cercando in questi
libri? - osò infine chiedere, ormai al limite e disperato
sino a tal punto.
Nello spiegare la propria missione per "la salvezza del mondo" Midoriya
aveva il brutto vizio di straparlare, sovreccitandosi e buttando fuori
parole a macchinetta, colmo di entusiasmo esagerato. Perciò
Denki non era mai riuscito a seguirne una spiegazione a riguardo,
arrivando così ad ignorare del tutto il motivo per cui si
fossero incamminati su quelle cime innevate sul giungere dell'inverno.
Affrontando neve e gelo per settimane.
- Ma come? Te ne sei già scordato? - se ne stupì
Izuku, lo sguardo confuso e un poco ferito nel fissare Kaminari con i
suoi larghi occhi da cucciolo, capaci di instaurare un sottile senso di
colpa in chiunque.
- Ehm... con tutto quello che è successo mi deve essere
fuggito - mentì Denki sentendosi subito messo in
difficoltà,
- Cerchiamo indizi sul luogo dove dovrebbe essere sopito il re Corrotto
-
- Intendi dove è sepolto il corpo del antico re drago?
Quello delle leggende? -
- Esatto - confermò, - Noi al momento sappiamo solo che
Shigaraki e i suoi vogliono riportarlo in vita. Non sappiamo come
vogliano farlo, ma di certo gli servirà un corpo da
rianimare, no? - gli spiegò mentre riapriva il tomo che
stava consultando, rivelando caratteri dalle linee spigolose e sottili,
prive di grazie e delle rotondità tipiche della scrittura
comune.
- La lingua dei draghi? - se ne stupì Kaminari, si trattava
di un alfabeto quasi estinto, di cui si era perso quasi del tutto l'uso
parlato. Sopravviveva solo in alcuni libri e per certi incantesimi,
Denki non credeva che Midoriya la conoscesse.
- Trattandosi di vecchi racconti meglio andare all'origine -
spiegò mentre il suo sguardo passava veloce sulle pagine
alla ricerca di un passaggio preciso. - Quelle che per noi sono
diventate "leggende" o "favole", per chi le ha vissute in prima persona
erano il "presente", giusto? Pensavo che cercando in testi storici
antichi avrei trovato qualche indizio - fece tornando ad appoggiare la
copertina sul ripiano del tavolo, voltando il libro nel senso di
Kaminari così che potesse vederlo per bene. - Purtroppo
questo non è proprio il diario di chi ha vissuto gli eventi,
ma è quello che di più vicino possiamo reperire -
- Canti? - essendo un bardo, nel leggere il testo, Denki riconobbe
subito nella ripetizione e nella cadenza delle parole, versi abbozzati
di una canzone. Con tanto di note ed istruzioni segnate fra una strofa
e l'altra.
- Si tratta degli appunti di viaggio di un'artista itinerante -
spiegò, - A quanto pare incontrò uno dei pochi
draghi sopravvissuti alla battaglia -
- E speri di capire qualcosa da qualche abbozzo romanzato? - suonava
scettico, ben consapevole di quanta fantasia i bardi inserissero nei
loro racconti.
- Da qualche parte si deve partire, no? - rise Izuku, per quanto il suo
sorriso fosse esitante e mal nascondesse la preoccupazione che si
celava appena al di sotto.
Pareva uno di quei cuccioli ancora troppo piccoli per lasciare la tana,
speranzoso aspettava la propria madre, scodinzolando ad ogni rumore
credendo fosse lei, senza sapere che in realtà era finita
uccisa dal forcone di un contadino.
- Dammi qui - per qualche motivo Kaminari avvertì un groppo
di compassione stringerlo alla gola, - Non sono certo una cima, ma
finché si tratta di brani musicali potrei rivelarmi utile -
si offrì tirando il libro a se, prendendo posto di fronte a
Midoriya dopo aver spostato i tomi che già occupavano la
panca.
- Grazie! - squittì Izuku, grato e stupito. Durante il loro
viaggio non aveva mai passato molto tempo con Kaminari e per lui, quel
bardo vagabondo che si accompagnava ad un drago ed a un lupo, rimaneva
ancora un mistero. - Per me è già straordinario
che qualcun altro conosca la lingua dei draghi - sospirò
come se si fosse tolto un peso di dosso. - E' così
complicata, solo tradurla mi fa perdere un mucchio di tempo - si
lamentò con fare scherzoso, notando solo poi come l'altro si
fosse già fatto prendere dalla lettura. Allora era il tipo
di persona che, quando serviva, sapeva impegnarsi? Si
domandò osservandolo, avvertendo però la sorpresa
essere presto sostituita dalla confusione e dal dubbio.
- Kaminari... da quant'è che viaggi con Kacchan e Kirishima?
- la prese larga,
- Uh? Circa due anni, mi sembra - non alzò lo sguardo dal
tomo, per quanto si fosse mostrato restio al principio, si era fatto
catturare con facilità da quella pagine. Erano certo molto
antiche e un po' troppo pompose, ma quelle canzoni non erano per nulla
da buttare, anzi, con qualche aggiustatina pensava di poterne
aggiungere qualcuna al proprio repertorio. Forse, quando fossero scesi
dalla montagna, avrebbe potuto portarle a Jiro e farsi aiutare da lei
per la parte musicale.
- Ed è stato Kirishima ad insegnarti la lingua dei draghi? -
forse il suo era solo uno stupido sospetto cui risposta era in
realtà molto semplice, si disse Midoriya.
- Nah... lui non è così antico - negò
sollevando infine gli occhi dal libro, il fare pensieroso. - Da quel
che so è stato Bakugo ad obbligarlo ad imparare sia a
leggere che a scrivere, ma si trattava comunque del linguaggio comune
- si decise a portare la propria attenzione su Izuku, - Se
l'avesse conosciuta, per quanto lui detesti gli studi, si sarebbe di
sicuro proposto per aiutarti, così magari vi sareste
distratti evitando di deprimervi a vicenda - aggiunse divertito.
- Capisco - annuì invece Deku esitante, - Quindi, se non
è stato Kirishima ad insegnartela, quando hai imparato la
lingua antica? -
- Eh? - ebbe un leggero sussulto, come di sorpresa.
- Sei un bardo, anche ammesso che tu abbia frequentato la scuola di
qualche comunità, il linguaggio antico non è una
delle principali materie di studio - simili ad un archivio Midoriya si
era abituato a raccogliere le più svariate informazioni su
tutto ciò che lo circondava e catturavano il suo interesse.
I suoi compagni di viaggio non erano un'eccezione, e quella gli pareva
l'occasione giusta per sondare un po' l'esistenza vissuta da Kaminari.
Non si trattava però di mancanza di fiducia nei suoi
confronti, il bardo si era pur sempre attirato la simpatia di Kacchan e
ciò significava che a grandi linee, per i canoni del lupo,
doveva trattarsi di una persona buona. Voleva solo scoprire qualcosa in
più su di lui.
- Io sono una persona comune e solo perché sono venuto per
caso in contatto con testi proibiti che ne ho scoperto l'esistenza -
non poteva certo dire che il suo sapere era dovuto per intero ad un
"passaggio di coscienza" in cui un eroe mitico gli aveva fatto dono di
tutta la conoscenza che possedeva. Sarebbe stato troppo lungo da
spiegare, in più aveva fatto un giuramento a riguardo per
cui prometteva di non rivelarlo ad anima viva, pena la perdita di
ciò che aveva appreso.
- La maggior parte delle persone non crede neppure che i draghi siano
mai esistiti - continuò, non notando il disagio che si stava
palesando man mano sul volto dell'altro. - E perciò non
è facile per qualcuno del volgo apprendere un linguaggio che
non si sa neppure che esiste - lo sguardo di Kaminari si
fermò sulla porta alla spalle di Izuku, forse con l'istinto
di fuggire oppure sperando che il loro compagni ritornassero in quel
momento ad interromperne la conversazione.
- Quindi, tu chi sei? -
Per riflesso Todoroki allungò la mano, afferrandolo per il
polso quando il drago ignorò il suo ennesimo richiamo. La
pioggia si era fatta più forte e la sera si stava
avvicinando, avrebbero dovuto tornare indietro prima che il gelo li
cogliesse. Entrambi avevano una buona resistenza, ma il drago rimaneva
comunque un rettile a sangue freddo, e nel gruppo erano quello che
soffriva peggio le basse temperature, difatti durante la traversata
delle cime innevate aveva rubata più volte la pelliccia di
Bakugo. Il quale però, fatto strano secondo quello che Shoto
aveva appreso del suo carattere, non se ne era lamentato più
di tanto.
- Torniamo - intimò a Kirishima in tono piatto ma fermo,
consapevole di apparire brusco nonostante non fosse sua intenzione.
Midoriya gli aveva fatto notare più volte come, la mancanza
di espressioni facciali, gli rendesse difficile comunicare con gli
altri e difatti si trovava spesso frainteso senza comprenderne il
motivo.
- Torna tu, io vi raggiungo più tardi - alle sue insistenze,
e poiché lo teneva per il braccio, Kirishima aveva finito
con il fermarsi, ma non si era ancora voltato verso di lui. Il suo capo
pareva chino e lo sguardo fisso a terra, forse il senso di colpa per
non aver seguito l'amico lo attanagliava, misto alla preoccupazione che
gli fosse potuto accadere qualcosa.
La pioggia da cui erano battute le strade e forse l'intero versante
della montagna si stava infittendo abbassando le temperature,
già in partenza di qualche grado sotto lo zero. C'era il
rischio, lo si poteva supporre dai tuoni udibili in lontananza, che si
tramutasse in una tempesta o peggio, e con quelle condizioni avverse
persino per un lupo come Bakugo poteva rivelarsi un impresa ostica
superare la notte, sopratutto se privo della pelliccia. L'aveva
lasciata nel bagaglio che il gruppo aveva sistemato nella locanda ed
era probabilmente troppo orgoglioso per tornare indietro a
riprendersela.
- Ci hanno detto di non separarci - gli ricordò Todoroki,
lasciando la presa su di lui ora che aveva smesso di ignorarlo. Sia
Midoriya che Kaminari gli avevano intimato di tornare assieme, forse
consapevoli di come avrebbe reagito il drago se la loro ricerca si
fosse rivelata un tentativo a vuoto. - In più, con la
pioggia magari Bakugo ha sbollito la rabbia ed è tornato
alla locanda -
- Ne dubito - voltò il capo per rivolgergli un sorriso tutto
denti, quasi il pensiero lo divertisse, il cappuccio con cui aveva
tentato di ripararsi dalla pioggia ormai del tutto zuppo,
così come lo erano i vestiti di entrambi. - Conoscendolo
è più probabile che sia uscito dalla
città - disse alzando le spalle fingendo un fare vago, -
Probabilmente si è preparato un piccolo accampamento tra le
radici di un albero e, catturata una lepre, ora sta imprecando
perché con questo nevischio non riesce ad accendere un fuoco
- era il suo tentativo di sdrammatizzare, ma c'era uno spesso velo
d'ansia dietro al sorriso che gli rivolgeva.
- Non pensi di preoccuparti troppo per lui? - Todoroki sapeva di non
essere una persona molto empatica, ma da quando aveva preso a viaggiare
con Midoriya aveva cominciato pure a studiare con più
attenzione i volti altrui, cercando di intuirne i turbamenti. Voleva
essere in grado di comprendere quando qualcosa preoccupasse Izuku ed
essergli da supporto senza obbligarlo a parlargliene.
- Tu credi? - rise il drago un momento prima di decidere di essersi
stancato di chiacchierare in mezzo ad una strada fangosa e conducendo
lui e il principino a ripararsi sotto alla tettoia di un abitazione che
dava sulla strada.
- In realtà come suo drago non dovrei mai
abbandonarne il fianco, sai? - riprese il discorso levandosi il
cappuccio dal capo, imitato subito da Todoroki, il quale nonostante non
soffrisse i cambiamenti di temperatura avvertiva comunque il fastidio
del contatto del tessuto bagnato sulla pelle. - So che Bakugo non
è qualcuno per cui "ci si debba preoccupare" e capisco pure
che è stupido intestardirsi a cercarlo, ma per mia natura
non posso fare altrimenti - si giustificò chinando un poco
il capo mentre prendeva a grattarsi la nuca nervoso, - Sembra
un'idiozia, vero? -
- Sì - Midoriya gli aveva anche fatto notare come spesso
mancasse di tatto, ma su quello Todoroki ci stava ancora lavorando. -
Sopratutto perché questo è l'istinto che dovresti
rivolge al tuo padrone, giusto? Ma come può un lupo dominare
un drago? - si trattava di una questione da cui si era
trovato tormentato spesso negli ultimi tempi, più o meno da
quando aveva compreso la reale natura di Kirishima. Nonostante non
faticasse ad ammettere quanto forte fosse Bakugo, una parte di lui non
poteva far a meno di chiedersi come una metabestia potesse prevalere e
soggiogare una bestia non solo completa ma dalle capacità
leggendarie. Era solo per via della "giovane" età del rosso
e per la sua inesperienza che Bakugo era riuscito a domarlo mettendolo
sotto i propri ordini?
- Chissà, forse perché come drago sono al quanto
scarso? - ne intuì i dubbi Eijiro, lasciando che il sorriso
fittizio venisse sostituito da un sospiro stanco, lo sguardo sollevato
verso la pioggia che gocciolava dalla tettoia. - Sai sei il primo che
me lo chiede così apertamente - commentò sempre
tenendo lo sguardo puntato in alto, -In realtà credo che
infondo, infondo anche Kaminari e Midoriya almeno una volta se lo siano
domandato, alla fine però loro devono essersi dati una
risposta da soli -
Todoroki non comprese le sue parole, sentendosi anzi ancora
più confuso: - Perché hai scelto Bakugo? -
insistette, a differenza degli altri due lui non era capace di capire
senza porre quella domanda; E solo ora, nell'avvertire le mani tremare
nel serrare i pugni e il cuore mancare un colpo nell'attesa,
comprendeva quanto avesse bisogno di una risposta.
Nelle antiche leggende, quelle poi modificatesi nel corso dei secoli,
in origine si raccontava che chi fosse stato scelto da un drago sarebbe
anche stato destinato a salire al trono. Ora quel posto era occupato da
un despota, un uomo irascibile e violento, dal carattere burbero
incapace di trarre a se l'amore del popolo o della propria famiglia. Un
padre pessimo, in grado avvolte di tramutarsi in un mostro da cui i
suoi stessi figli e moglie fuggivano, ma comunque un sovrano capace di
proteggere il proprio regno e i suoi sudditi.
Non era capace di trattare con le persone e in pochi avevano una buona
opinione di lui: troppo severo e rigido, era l'opinione di alcuni;
spaventoso era quella di molti altri. Eppure era da quando suo padre
aveva spodestato il precedente regnante, più di vent'anni
prima, che quei luoghi non vedevano traccia di guerra o carestia. Anche
se quegli anni di raccolti abbondanti erano forse dovuti più
alle nuove conoscenze agricole arrivate dai paesi confinanti, che a un
suo merito.
Per quanto Shouto odiasse quel uomo, non poteva negare fosse un buon
sovrano, non perfetto, ma almeno degno di un tale titolo. E forse lo
urtava un po' che un drago, cui capacità era quella di
designare il prossimo re, avesse scelto un lupo.
- Non saprei - ammise Kirishima non senza una vaga esitazione intrisa
di imbarazzo, - Non è stata proprio una scelta, quando l'ho
conosciuto non era premeditato e non stavo neppure cercando un padrone.
Ad un certo punto della nostra conoscenza ho solo capito fosse lui
l'individuo che dovevo seguire -
Ebbe la netta sensazione che dopo quella risposta Todoroki, per quanto
cercasse di mantenersi impassibile, fosse sul punto di scoppiare a
ridere.
"A pensarci, Bakugo non è cambiato per nulla neppure dopo
che gli ho detto chi ero" si ritrovò a rammentare fra se e
se, "Ma Midoriya ha detto che, quando erano piccoli, il suo
più grande sogno era di incontrare un drago". Sospiro
sconfortato, probabile che ne avesse tradito le aspettative? Aveva il
forte dubbio fosse così.
Un tuono più forte degli altri squarciò
d'improvviso l'aria, interrompendo il loro discorso, portando entrambi
a sollevare di nuovo il capo verso quel cielo plumbeo, sempre
più scuro con l'addensarsi delle nubi e l'arrivo della sera.
- Hai ragione, è meglio se torniamo indietro - dovette
infine cedere Kirishima, per quanto non sembrasse contento all'idea.
- Sicuro? - nonostante fosse stato lui il primo a proporlo, Todoroki in
minima parte poteva comprendere i sentimenti del drago e non riusciva a
far a meno di chiedersi come si sarebbe comportato se fosse stato
Midoriya a sparire. Un po' di pioggia o l'oscurità non lo
avrebbero fermato, a costo di usare se stesso come lanterna per
rischiarire la notte.
- Non mi piace l'idea ma è la scelta migliore -
confermò Kirishima, un poco divertito dalla contraddizione
in cui era caduto l'altro. - Alla fine, grazie al nostro legame, posso
avvertire se gli sta capitando qualcosa di male, e al momento sta bene
- fece non trattenendo uno sbuffò stanco, - E' probabile che
abbia trovato un posto comodo per la notte e si ripresenterà
domani mattina - convenne tornando a portarsi il cappuccio sul capo,
per quanto ormai servisse ben poco a proteggerlo.
- Un posto per la notte? - ripeté Todoroki pensieroso,
imitandolo nel coprirsi mentre prendevano la strada verso la locanda, -
Chi offrirebbe mai ospitalità ad un lupo? - senza contare il
pessimo carattere di Bakugo, la sua palese natura animalesca che si
manifestava con coda ed orecchie canine faceva alzare la guardia a
chiunque lo incrociasse. Era improbabile che trovasse in quel luogo, in
cui la popolazione rurale si rivelava fin troppo chiusa, sospettosa e
legata alle antiche credenze, qualcuno disposto ad accoglierlo.
- Forse solo una persona molto eccentrica? - ipotizzò Eijiro
ridendo, non poteva comprendere dove l'amico si trovasse e, per quanto
smettere di cercarlo lo angustiasse, per lo meno sentiva che stava
bene. Al momento doveva accontentarsi.
Dopo la richiesta al quanto imbarazzante ed ambigua con cui la duchessa
lo aveva approcciato, il primo istinto di Bakugo fu quello di darle le
spalle e continuare per la propria strada come se quello scambio di
battute non fosse mai avvenuto. Non gli importava più sapere
perché lo spiasse, temeva di avere a che fare con una nobile
annoiata dai gusti discutibili. Non aveva intenzione di entrare in quel
tipo di mondo, l'orgoglio e l'amor proprio glielo impedivano.
- A-aspettate! Non lasciatemi così! - fu rapida Yaoyorozu a
seguirlo e Bakugo lo fu altrettanto ad accelerare il passo, tornando
sulla strada principale con l'intento di confondersi con le persone che
ancora si recavano al mercato. Una goccia lo colpì sulla
punta del naso, avvertendolo dell'arrivo imminente della pioggia.
- Signor lupo! - non si arrese lei per quanto la distanza fra loro non
facesse che aumentare, fiduciosa di non perderlo di vista. Non aveva
difficoltà a notare in mezzo alla folla quelle orecchie
tanto caratteristiche. - Signor lupo! - continuò a chiamarlo
al punto che, le persone presenti in strada non poterono far a meno ad
interessarsi alla scena, prendendo ad osservare Bakugo con sempre
maggiore insistenza e sospetto. - Signor..! -
- E piantala! - la interruppe all'ennesimo richiamo, costretto a
tornare sui suoi passi per fronteggiarla, irritato da come stesse
attirando tutta quell'attenzione su di lui. - Non l'hai capito? Non
sono in vendita! - gli intimò riflettendo su qualche
soprannome offensivo con cui additarla, peccato che la maggior parte
degli insulti a tema nobiliare li avesse già usati con
Todoroki.
- Ma, ma...- si trovò a balbettare lei, lo sguardo un
momento perso, forse colta alla sprovvista dall'irriverenza del lupo. -
Ma non potrebbe rifletterci almeno un poco? - riuscì a
recuperare la propria fermezza, tornando decisa nell'affrontarne lo
sguardo. - Non le ho ancora detto in cosa consiste il lavoro per cui
vorrei assumerla, in più, se è restio
perché teme che non abbia modo di pagarla - la sua mano
scomparve sotto al mantello e, se per un momento Bakugo credette stesse
per estrarre un coltello, si stupì quando la ragazza gli
mostrò una pesante sacca luccicante, finemente decorata,
colma di monete d'oro e pietre preziose al punto che un paio ne caddero
a terra. - Questo può rassicurarla, giusto? - gli sorrise
candida ed ingenua, mentre il via vai della gente che li circondava,
prima tanto fremente, parve d'improvviso arrestarsi.
- Ma sei cretina!?! - veloce Bakugo ne chiuse la ricca saccoccia e un
po' brusco l'afferrò per le le spalle, spingendola per
obbligarla ad allontanarsi il più in fretta possibile dalla
strada, il passo urgente quasi si stessero dando alla fuga. - E' da
decerebrati tirare fuori tutti quei soldi in mezzo ad una folla! - la
rimproverò rabbioso mentre ancora la strattonava, un
fastidioso brivido sul retro della nuca ad avvertirlo che c'era ancora
chi li seguiva con lo sguardo. Ora che si stavano allontanando erano
diminuiti, ma ne aveva contati almeno una ventina che si erano
soffermati famelici sul tesoro nelle mani di Yaoyorozu, colmi di una
cupidigia da cui era stato messo in allarme.
- Eh? Ho fatto qualcosa di male? - non parve comprenderne il nervosismo
la duchessa, la quale si affrettò ad accelerare il passo per
tenere il suo ora che non la stingeva più per condurla, lo
sguardo largo ed innocente di chi era tanto ricco da non comprendere il
buon senso comune della plebe.
- Mi prendi in giro? - stizzito Bakugo schioccò la lingua,
fermandosi un solo istante per volgergli uno sguardo rovente prima di
infilarsi senza esitazioni in una stretta viuzza fra un due fila di
palazzine. - Non bisogna mai far intendere quanto denaro si ha con se!
- sembrava il vicolo dove poco prima Yaoyorozu lo aveva avvicinato, con
la differenza che non si trattava di una strada chiusa ma sbucava su
una piccola piazzetta semi deserta.
- E perché non è consigliabile farlo? -
insistette, il tono confuso e pensieroso, quasi vi stesse riflettendo
su ma non riuscisse proprio a comprenderne i motivi, e a Bakugo venne
quasi istintivo prendersi la fronte fra le mani.
- Perché il denaro, sopratutto quando è tanto,
attira le seccature - davanti a tanta ingenuità nobiliare
gli passò la voglia di insultarla, seppur la tentazione di
urlare dalla frustrazione fosse forte. - Ora muoviti a nascondere quel
borsello - le ordinò con un gesto sbrigativo, - Le seccature
fanno presto a presentarsi - ed ebbe a appena il tempo di dirlo che due
figure si affacciarono sulla strada da cui erano venuti.
- Avrebbero anche potuto accontentarsi - borbottò
infastidito, riconoscendo gli individui che, con riflessi ed una
velocità più rapida del normale, si erano
affrettare a raccogliere le due monete cadute dalla sacca.
Non importava quanto piccola fosse una cittadina, quando era giorno di
mercato, ed era quindi implicito che chiunque, per quanto miseri
fossero i suoi avere, avrebbe girato per strada appesantito dai propri
preziosi e desideroso di spenderli; almeno uno o due ladri si sarebbero
di certo presentati a fare man bassa sulle monete di chi era
troppo distratto per tenerle da conto.
Dell'esistenza di ladri simili ne era a conoscenza chiunque non fosse
nato in una famiglia agiata al punto da poter permettersi di veder
alleggerito il proprio borsello senza farne un dramma. Bakugo li aveva
visti sin da cucciolo aggirarsi per le bancarelle e per le vie
affollate, dove era più facile avvicinare i bersagli senza
essere beccati, e nonostante viso, età e corporatura fossero
sempre diversi, il loro sguardo era lo stesso. Con il tempo e il timore
di finire derubato, era diventato abile a percepirne la presenza.
Cercando di occultarsi almeno in parte dalla loro vista, Bakugo si
appoggiò rasente il muro, giusto dietro l'angolo dal quale
sbucava il vicolo.
- Chi sono? - provò a chiedergli Yaoyorozu, imitandolo per
riflesso e sempre più confusa dalla situazione, azzittita
però da un suo sguardo eloquente del lupo, il quale pareva
dirgli: "piantala con le domande idiote". - Dei malintenzionati,
giusto? Sono dei malintenzionati - si diede la risposta da sola unendo
i puntini, e prendendo per qualche motivo a parlare a bassa voce, forse
credendo che quei ladri non li avessero notati. - Vogliono forse i miei
averi? - non le riusciva proprio a non fare domande,
- Ottima intuizione - replicò lui sarcastico, in parte
però stupito che quella situazione, piuttosto di
spaventarla, paresse metterle addosso una divertita agitazione. Ebbe
così riconferma che si trattasse proprio di una nobile
eccentrica.
- Quindi è meglio non sbandierare i propri averi per non
finire negli interessi di individui simili, giusto? - ora che aveva
preso a comprendere la situazione, una sorta di candida
felicità gli riempiva lo sguardo, simile all'appagamento
provato da uno scolaro trovatosi a comprendere in fine un quesito prima
incomprensibile.
- Di nuovo risposta esatta - annuì Bakugo, cominciando ad
avvertire un certo disagio sotto quello sguardo tanto puro ed
innocente, il quale gli impediva di concentrarsi sulle due figure nel
vicolo. Sembrava si fossero fermati a discutere, ma nonostante l'ottimo
udito non gli riusciva di comprenderne le parole, distratto dalle
insistenze della ragazza. Forse, mossi prima dalla cupidigia di vedere
tanto denaro, ora i due si chiedevano se fosse davvero il caso di
procedere, non potendo non aver notato il lupo. Bakugo poteva essere
certo, vista la propria natura, di essere un ottimo deterrente per i
ladri, ma solo nel caso che questi avessero un minimo di cervello e di
norma, in posti sperduti come quello, non lo avevano.
- Cosa facciamo ora? - domandò curiosa Yaoyorozu, una
vivacità ed esaltazione del tutto fuori contesto per
qualcuno del suo ceto sociale, per quanto, se si fosse dimostrata una
ragazzetta impaurita e piagnucolante, non si sarebbe di certo mai
approcciata ad un lupo.
- La spada che porti al fianco è solo un abbellimento o la
sai usare? - sin dall'inizio a Bakugo non era sfuggito che girasse
armata, nonostante il mantello riuscisse ben a nasconderla, forse
persino con qualche effetto magico per cui non aveva notato invece la
sacca con il denaro che vi nascondeva al di sotto.
Per un momento Yaoyorozu parve stupita dalla domanda, lo sguardo ad
allargarsi prima che un sorriso deciso si aprisse sulle sue labbra,
- Una nobildonna deve imparare da prima a proteggere se stessa, solo
così potrà poi permettersi di chiedere aiuto ad
altri - dalla fierezza con cui drizzò la schiena, Bakugo
comprese fosse una risposta affermativa.
- Bene - commentò scrocchiandosi le dita, un ghigno poco
rassicurante a mostrare i denti con un tono di sfida, simile ad un
animale che ringhiava prima di attaccare. Non dubitava che sarebbe
riuscito a liberarsi di quelle mezze tacche anche da solo, ma preferiva
sapere di non dover essere costretto a proteggerla nel caso gli eventi
fossero degenerati.
- Però preferirei provare a parlare con loro - in un istante
distrusse la prospettiva di Bakugo di dar sfogo alla propria
irritazione in maniera proficua, - Magari riusciremo a
convincerli ad abbandonare i loro disdicevoli intenti e a redimerli -
sarebbe scoppiato a ridere, se avesse parlato sul serio.
- Una paladina, vero? - intuì, quel modo urticante di
pensarla gli ricordava fin troppo Iida e la sua "giusta, buona e retta
vocazione". Perché doveva incontrare solo individui capaci
di urtargli i nervi?
- Dateci tutti i vostro averi! - fu però anche il momento in
cui i manigoldi decisero sul da farsi piombando vistosi e rumorosi
nella piazzetta, pugnali alla mano. La grazia e l'intelligenza di due
buoi a cui avessero appena colpito i testicoli con un bastone
arroventato.
Non avendo alcuna intenzione di aprire un dialogo, Bakugo
colpì il primo in piena faccia con un pugno abbastanza
potente da spaccargli il naso e, dallo scricchiolio che
avvertì sotto le nocche, certo di esserci riuscito.
Sbilanciato dal colpo, il ladro si trovò spinto indietro, il
naso sanguinante mentre gemeva dal dolore. Il lupo però non
gli permise di ritirarsi e veloce gli afferrò il braccio
armato, roteandogli il polso in un'inclinazione innaturale fino a
quando, con un grido di dolore, perse la presa sul pugnale. Con un
calcio dietro alle giunture delle gambe, e aumentando la forza con cui
gli spingeva il braccio dietro la schiena, fece cadere l'uomo
piagnucolante in ginocchio, aiutandosi con il peso del proprio corpo
per tenerlo ben piantato a terra. Il tutto durò una manciata
di secondi, troppo poco perché il compagno del furfante
potesse anche solo pensare di reagire in qualche maniera, rimanendo a
fissare la scena allibito. Se il primo aveva una statura nella media,
solo un poco più alto del lupo e della dama che lo
accompagnava, il secondo ladro era invece meglio piazzato, dalla
corporatura robusta e braccia muscolose da taglialegna. Per qualche
istante l'uomo parve tentennare, allibito della celerità con
cui il suo compagno era stato atterrato, e il suo volto perse
sicurezza, almeno sino a quando il suo sguardo passò dal
lupo a Yaoyorozu. Bakugo non ebbe difficoltà a leggerne le
intenzioni, impossibilitato però a reagire, bloccando ancora
i movimenti dell'altro.
L'uomo si gettò feroce sulla ragazza, minacciandola con un
coltello mentre con l'altro braccio tentava di afferrarle il mantello,
avendo intuito nascondesse al suo interno il denaro. Per un istante
presa in contropiede dalla repentina reazione del ladro Momo si
trovò a fissarlo allibita, lo sguardo a soffermarsi
sull'arma che le puntava contro.
Bakugo temette fosse sul punto di fuggire, essendo pur sempre una
nobildonna e, per quanto paladina o meno, incapace di gestire la
situazione, con sua sorpresa la osservò invece gettarsi
rapida a terra, ad afferrare il pugnale caduto al primo ladro. Stupito
dalla sua reazione, l'uomo robusto non fu in grado di reagire
prontamente, il coltello che per istinto andò a calarsi sul
capo della ragazza. Lo maneggiava come se fosse stata un'accetta,
tradendo la sua poca abilità con le armi. Senza
difficoltà Yaoyorozu, un ginocchio piantato a terra, ne
parò il colpo con il pugnale appena raccolto, lo sguardo
deciso e un vago sorriso a fior di labbra. Per la troppa forza
dell'uomo e per la scarsa qualità della lama, il coltello
non sopportò il contraccolpo e si spezzò. Con
movimento rapido del braccio, prima che potesse rendersi conto di
essere rimasto disarmato e tentasse a colpirla a mani nude, Yaoyorozu
lo pungolò all'altezza della vita.
Bakugo e il ladro a terra rimasero in un inespressivo silenzio a
fissare la scena di uno uomo che, tagliata la cordicella che gli faceva
da cinta, finiva in mutandoni in mezzo alla piazza con un pudico grido
da signorinella.
Yaoyorozu lasciò che i due ladri tenessero le monete d'oro
di cui si erano appropriati raccogliendole da terra, convinta dagli
stessi che gli sarebbero servite per pagare le spese mediche del primo,
a cui a quanto dicevano Bakugo aveva rotto il braccio. Il lupo sapeva
stessero mentendo, ma la nobildonna, nella sua buona fede, non aveva
voluto sentire ragioni, elargendo anzi altre tre monete d'oro per
lasciar modo anche all'altro ladro di comprarsi un coltello ed una
cinta nuovi. Alla fine, pur non riuscendo a derubarli, quei manigoldi
erano comunque riusciti a guadagnarci, sopratutto perché,
una volta sistemati, né Bakugo, né Yaoyorozu
avevano voluto chiamare le guardie cittadine per farli arrestare,
definendo la loro come una piccola scaramuccia di poco conto.
Vista la sua natura di lupo e di straniero, Katsuki sapeva non sarebbe
stata una buona idea coinvolgere le autorità, le quali
avrebbero potuto crederlo colpevole di violenza verso quei due e
richiuderlo assieme a loro in una cella. Non capiva invece
perché anche Yaoyorozu fosse stata d'accordo, eppure di
norma per i paladini le regole della buona società non
dovevano avere una valenza assoluta, al limite del fanatismo?
- Perché mi sta fissando, signor lupo? - ne interruppe i
pensieri la suddetta, ricambiando il suo sguardo con una nota confusa,
- Piantala con quel "signor lupo", okay? E' irritante! - le
intimò sbuffando, le braccia incrociate al petto a mettere
una certa distanza fra loro, l'aveva appena conosciuta, ma si era
già reso conto della sua tendenza ad invaderne lo spazio
personale.
- La chiamerei anche in una altro modo, se solo lei decidesse si
presentarsi - obbiettò con un sorriso cortese, per nulla
intimorita dal suo atteggiamento, - A dire il vero è stato
al quanto maleducato nei miei confronti interrompere la nostra
conversazione senza dirmi il suo nome. Io le ho rivelato il mio e la
buona etichetta richied-
- Piantala! Non ho bisogno di una lezione sulle merdose buone maniere
di voi nobili da quattro soldi! - la interruppe avendo la tentazione di
prendere la medesima decisione di poco prima e andarsene.
- Questa non è una maniera educata d'esprimersi - gli fece
notare, un vago rammarico nello sguardo che non poté non
aumentare l'irritazione del lupo. Aveva appena umiliato un uomo
più grosso di lei lasciandolo piagnucolante in mutande ed
era il suo modo di parlare ad infastidirla?
- Peccato, avevo deciso di ascoltare la tua strafottuta richiesta, ma
se il mio linguaggio da villico urta i tuoi sensibili nervi da
signorina allora credo che non se ne potrà fare un cazzo di
niente - chiuse veloce la questione con un gesto della mano, - A mai
più, Paladina - la salutò con un cenno brusco,
prendendo la via da cui erano venuti. Le prima gocce di pioggia avevano
preso a cadere su di loro e, dai nuvoloni che riempivano il cielo, era
impensabile sperare che si sarebbe conclusa a breve. Doveva sbrigarsi a
trovare un posto per la notte.
- A-aspettate! - lo fermò Yaoyorozu, dimentica che per una
nobildonna alzare la voce a quel modo non era educato, - Di fronte a me
non deve certo farsi delle remore, si esprima pure come preferisca
signor..? - lasciò la frase in sospeso in evidente
difficoltà, lo sguardo a rivolgergli una muta richiesta.
- Bakugo - non era un moto di pietà il suo, era solo curioso
di sapere dove sarebbe andata a parare, - Ed evita il "signore", mi fa
venire la pelle d'oca - un paradosso non da poco per un lupo.
- Va bene, allora solo Bakugo, giusto? - si schiarì la voce
per ridarsi un contegno, - Dicevo Bakugo: con me può usare
qualunque termine volgare voglia, prometto di non rimanerne turbata, a
patto però che con questo mi permetta di esporle la mia
proposta - si era portata una mano al petto, affrontandone lo sguardo
con decisione.
- Comincio a dubitare sia qualcosa di indecente, quindi va', ti ascolto
-
- "Qualcosa di indecente"?! Ma come ha potuto pensarlo? - si
allarmò, quelle parole a farla sussultare dallo sdegno.
- Ero stato avvicinato in un vicolo buio da una tipa incappucciata che
aveva preso a seguirmi e voleva "comprarmi" - le ricordò, e
seguì un momento di silenzio in cui non poté far
a meno di notare il vivido rossore di cui le si accesero le guance.
- Riconsiderando la situazione ammetto che potessi sembrare un poco
equivoca - ammise imbarazzata, prendendo a giocare con il lungo nastro
lucido con cui legava il mantello passandoselo fra le dita.
- Lasciamo stare, okay? - non che ne fosse impietosito, ma Bakugo
preferì soprassedere andando dritto al punto. - Allora la
tua offerta sarebbe? - il tempo peggiorò d'improvviso,
passando da una lieve pioggerellina ad un acquazzone violento che fece
precipitare acqua sulle loro teste come secchiate di acqua gelata.
- Ho un compito da svolgere per conto del mio ordine -
rivelò, confermando così di essere una paladina,
poiché alla suore o ad altri membri del clero non era
insegnata di solito la pratica della spada. - La forza di un lupo mi
sarebbe comoda - si strinse nel mantello, coprendosi il capo con il
cappuccio, infastidita dal maltempo. - Per i dettagli però
non sarebbe meglio trovare un posto asciutto in cui discutere? - gli
propose indicandogli l'insegna sbilenca di una misera taverna, che in
quella piazzetta deserta doveva sopravvivere solo grazie agli avventori
più fedeli, i quali comunque non dovevano essere molti visto
lo stato fatiscente in cui imperversava l'edificio.
Non avendo alternative, poiché con quella pioggia diventava
ancora più fastidioso cercare un posto per la notte, Bakugo
la seguì cominciando già a rimuginare su quale
tipo di lavoro avrebbe potuto trattarsi. Se quel compito si fosse
rivelato interessante, oltre ad una ricompensa, chissà se
non avesse potuto dargli la possibilità di allontanarsi una
volta per tutte da Deku e da quella sua dannata missione per la
"salvezza del mondo".
- Per una serie di circostanze non posso più avvalermi
dell'aiuto di chi mi ha accompagnata fin qui - prese a spiegare una
volta seduti al tavolo, una di fronte all'altro. L'interno della
taverna era l'esatta copia del suo esterno, un posto al quanto vecchio
e semi ammuffito, con ragnatele che affollavano il soffitto simili a
festoni e il pavimento scricchiolante su cui un peso importante avrebbe
rischiato di sprofondare nelle fondamenta dell'edificio.
- Sono morti? - suppose Bakugo, il quale pur non essendo un lupo
schizzinoso, evitò di appoggiarsi con i gomiti sul piano
della tavola. Quella larga macchia scura avrebbe potuto passare per del
vino che, non ripulito per tempo, era penetrato nel legno grezzo sino a
diventare impossibile da rimuovere. Il suo olfatto canino
però non poteva far a meno di avvertire una vaga
reminiscenza di sangue fra quelle mura, misto a polvere e brodaglia
calda non identificabile. In più avrebbe rischiato di
prendersi una scheggia.
- Oh no, nulla di tanto tragico - negò Yaoyorozu, lo sguardo
che si fermava attento sull'ambiente circostante, non riuscendo a
nascondere un certo disagio e forse rimpiangendo in parte la pioggia. -
C'è stata una divergenza di vedute e le nostre strade si
sono divise -
- Non mi dirai che avevano tirato troppo su il prezzo e ti sei
rifiutata di pagarli? - la beffeggiò appoggiandosi con una
mano sulla panca, ritirandola però subito dopo con un
leggero sussulto. Si era davvero preso una scheggia.
- Come hai visto, il denaro non è un problema -
incrociò le braccia la petto, forse appena un po' seccata
nel rivangare la faccenda o forse per cercare di trattenersi dal
toccare qualcosa di quel posto. Era un verme quello che strisciava sul
tavolo?
I due avventori non ebbero modo di verificarlo che un piatto venne
appoggiato di prepotenza fra loro, con il probabile intento di
sterminare qualunque essere fosse e fare così d'avvertimento
agli amici che si era portato.
- Piatto della casa, giovanotti! - annunciò la vecchia
sdentata dai lunghi capelli grigi stopposi, la voce potente di chi
è duro d'orecchi ma non lo vuole ammettere. - Sei monete -
allungò la mano verso Yaoyorozu, dando segno di non essere
in realtà per nulla sorda e di avere invece l'orecchio
lungo. Aveva aumento il prezzo, notò Bakugo adocchiando il
piatto colmo di una brodaglia non ben identificabile, la stessa di cui
aveva già sentito l'odore, che poteva essere una specie di
zuppa di carne o forse di pesce. Un occhio morto risalì dal
fondo e prese a fissarlo mettendogli addosso un certo disagio e
facendogli sparire anche l'ultima ombra di appetito rimastagli.
Educata Yaoyorozu ringraziò la signora e le pagò
quanto le aveva richiesto,
- Prego, mangiate pure con comodo! State pure tutto il tempo che volete
- li invitò la donna, congedandosi con un espressione
esultante e un sorriso tutto gengive. A Bakugo parve persino stesse
saltellando dalla gioia.
- Sai che intendeva sei monete di rame, vero? - indagò,
sospettoso di tutta quell'allegra vitalità,
- Ovviamente - mentì lei, palese come un girasole in un
campo d'erbacce, - Ma una mancia per il disturbo non la si nega a
nessuno - tentò di giustificarsi.
"Con quella somma potrebbe comprarsi una piccola proprietà"
pensò sbuffando, in realtà non gli interessava
come la paladina scialacquasse i propri soldi, preferiva tornare al
loro discorso.
- Stavi dicendo di aver bisticciato con i tuoi accompagnatori e che ne
sei stata abbandonata - le ricordò portando la discussione
sulla via principale,
- Non è stato un bisticcio e non sono stata abbandonata, ho
deciso io di chiudere i rapporti di lavoro - ci tenne a specificare, lo
sguardo per un momento a ricambiare quello dell'occhio morto che ancora
galleggiava sulla superficie della brodaglia. Anche il suo stomaco
doveva essersi chiuso d'improvviso. - Come dicevo ci sono state delle
divergenze, ma non è qualcosa che vada approfondita - decise
di farla breve e, nonostante negasse, Bakugo si convinse che il denaro
centrasse in qualche modo. - Il compito affidatomi è di
trasportare un carico di libri rari fino ai piedi della montagna, nulla
di complicato - commentò, per quanto non sembrassero parole
sue. - Ma visti i recenti attacchi di mostri e animali feroci, non
è un'attraversata che mi sento di compiere da sola, per
questo cerco qualcuno abbastanza forte, disposto a venire con me -
- E hai pensato che un lupo facesse a caso tuo? - c'era una profonda
nota di sarcasmo nella sua domanda, mentre era intento a togliersi la
scheggia che pareva essersi piantata in profondità nel suo
palmo.
- Finché cammina su due gambe - assentì, tornando
a rivolgergli quel sorriso cordiale per nulla ironico, - Ammetto di
essermi trovata in difficoltà. Credo abbia notato anche lei
che le persone di qui non sono molto ben disposte nei confronti degli
stranieri e, per quanto denaro offrissi, non ho trovato nessuno che
volesse aiutarmi - e ciò fece suonare un campanello
d'allarme alle orecchie da lupo di Bakugo, che per riflesso si
drizzarono attente.
- Mi sembra difficile crederlo - commentò gettando via con
un gesto la scheggia, la quale finì inavvertitamente nella
brodaglia, - Qual è la fregatura per cui tutti voltano le
spalle ad una paladina? -
- In realtà mi manca ancora poco per ricevere anche il
riconoscimento a Paladino , al momento mi hanno investito del titolo di
Comandante - gli confidò non senza una certa fierezza, quasi
lo ritenesse un vanto, ma Bakugo non si era mai interessato della
struttura interna della Chiesa de Santi Parola e della Spada, quindi
non aveva idea se si trovasse di fronte a qualcuno di importante o meno.
- Quindi: la fregatura c'è o no? - insistette, temendo
stesse cercando di cambiare discorso per non rispondergli, e vedendola
incurvare le spalle un poco amareggiata.
- Non c'è nessuna fregatura, su questo posso giurare - si
portò una mano al petto come a sancire una promessa e, se
Bakugo ricordava bene, per i paladini il mancare alla parola data era
da considerarsi un peccato degno della dannazione.
- Però? - non poteva non esserci un "però" da
qualche parte o, ne era consapevole, non si sarebbe di certo rivolta ad
un lupo.
- Però c'è una superstizione riguardo ad uno dei
tomi che dovrei portare a valle - rivelò non senza fatica,
prendendo a mordersi nervosa l'interno guancia,
- Fammi indovinare: un qualche tipo di maledizione? - non ebbe bisogno
di vederla annuire per averne certezza, di "oggetti della sventura" se
ne trovavano in ogni dove per il mondo e il più delle volte
le dicerie createsi sul loro conto si rivelavano false. - E chi meglio
di qualcuno già maledetto per trasportarlo, giusto? - era
tornato al tono velenoso ed ironico, non erano in pochi a credere che
il suo stato fosse dovuto ad un qualche tipo di maleficio e
perciò in passato era stato additato anche come "bestia
maledetta".
- In realtà, quando l'ho vista ho pensato: "chi meglio di un
lupo per riconoscere una diceria vera da una falsa?" - lo sorprese lei,
- Non esiste alcuna maledizione, si tratta solo di una fandonia messa
in giro da qualcuno che non voleva che quei libri venissero spostati -
la piega della sue labbra tradì il fastidio e un certo
sospetto.
- Credi ci sia qualcuno che voglia ostacolarti? -
- Questo non lo so, ma potrebbe essere - ammise, - Ci sono molti uomini
nell'ordine a non apprezzare che una donna sfoggi il titolo di
paladino, intralciarmi ora sarebbe un modo per impedirmi di ottenerlo -
- Oh, quindi hai dei nemici? - se ne stupì, per quanto non
conoscesse la duchessa abbastanza da poterne rimanerne colpito.
Per qualche motivo di cui non riusciva a capacitarsi, Yaoyorozu gli
metteva addosso un senso di tranquillità. Non la vedeva come
una minaccia, per quanto di norma fosse sempre in allerta con chi lo
avvicinava, e non riusciva a comprendere come qualcuno potesse darle
noia.
- Non penso mi attaccherebbero in maniera diretta, se è
ciò che temi per la nostra attraversata, ma non si esimano
da qualche dispetto - non gli sfuggì che avesse parlato al
plurale coinvolgendolo come se avesse già accettato.
- Come corrompere i tuoi compagni di viaggio perché ti
abbandonino a metà del lavoro? - la punzecchiò in
un moto di irritazione, poteva anche trasmettergli un'aura di calma e
pace, ma non per questo il suo carattere ne era sedato.
- E' ciò che sospetto abbiano fatto, ma non ne ho le prove -
sospirò amareggiata, lo sguardo a cadere sulla superficie
del tavolo prima di tornare a lui per affrontarlo. - Allora pensa di
accettare la mia offerta? Il suo prezzo non sarà un problema
- sorrise affabile, con quella nota candida ed ingenua tipica di una
nobildonna che, per quanto addestrata all'uso della spada, era comunque
cresciuta fra gli agi.
- Non ti stai fidando un po' troppo? Stai pur sempre proponendo ad un
lupo di viaggiare da sola con lui, non sai cosa potrei fare -
preferì metterla in guardia, sorridendo con un piega di
minaccia a mostrare le zanne. Non facevano certo colpo come i denti di
Kirishima, ma non sfuggiva la natura bestiale di cui erano intrise.
- Beh, poco fa ha cercato di tirarmi fuori da una situazione scomoda
causata solo dalla mia ingenuità - gli ricordò
per nulla intimorita, - Lupo o meno, non mi sembra una cattiva persona
e, in ogni caso, le ho già dimostrato di essere in grado di
difendermi - sollevò il mantello per mostrargli la spada che
portava affianco. La lama rimaneva nel proprio fodero, ma Bakugo non
dubitava le sarebbe bastato un istante, per puntargliela alla gola.
Doveva ammettere che in parte quella ragazza cominciava a piacergli,
mancanza di buon senso comune a parte. - Le andrebbe bene partire
domani mattina presto? Ho già disposto tutto per il viaggio
- gli propose cogliendolo di sorpresa,
- Non ho ancora detto che accetto! - sbottò.
- Se non fosse stato interessato se ne sarebbe già andato da
un pezzo, giusto? - obbiettò, memore di come era stato
rapido a voltargli le spalle ed andarsene la prima volta. - O forse
rimane qui per il cibo? - per riflesso Bakugo sorrise a mascelle
serrate, un riflesso dovuto alla sua natura animale e pareva quasi un
ringhio. Ora la paladina stava facendo dell'ironia?
- Avrei un paio di condizioni - accettò non riuscendo a
trattenere l'entusiasmo, il quale si tradusse in un movimento
incontrollato della coda che però Yaoyorozu fu tanto cortese
da non fargli notare.
Il bulbo oculare affondò silenzioso nella brodaglia senza
che i due avventori se ne accorgessero, il suo sguardo morto a guizzare
per un istante di vita nel assistere al loro discorso.
---
Godetevela!
|