Sassi lanciati in uno stagno.

di _Agrifoglio_
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30 gennaio 1774
 
Abbiamo danzato insieme, in mezzo a tanta gente
eppure esistevamo soltanto noi e nessun altro.
Ti ho sfilato la maschera e tu mi hai rubato il cuore.
Mi perdo nella perfezione del tuo volto leggiadro,
affogo nella profondità dei laghi alpini in cui mi specchio,
mi ubriaco dell’infinita grazia dei tuoi gesti armoniosi
mentre il cuore sobbalza, raggiunto dalla tua voce da sirena.
Beato tuo padre, beata tua madre, beati i tuoi fratelli,
ma, soprattutto, beato il tuo sposo!
Stupore mi vince a guardarti!
Molto ho viaggiato, ma il tuo simile non lo conosco.







L’ultima parte del componimento è ispirata all’incontro fra Ulisse e Nausicaa nell’Odissea, quando Ulisse, dopo tanto viaggiare, approda naufrago nell’isola dei Feaci e dice a Nausicaa, che lo aveva trovato sulla spiaggia, che mai aveva visto una creatura mortale, uomo o donna, simile a lei, che era sopraffatto dallo stupore a guardarla e che beati erano i genitori di lei, i fratelli e, soprattutto, colui che l’avrebbe sposata.
La leonessa di Francia”, invece, tornerà al più presto. Nei giorni passati, non ho avuto tempo di scrivere e devo elaborare degli intrecci delicati in vista di uno snodo importante.
Buona lettura!




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