vivere con tutto il cuore
Vivere
con tutto il cuore
Il
clima era rigido, la presenza del sole irrilevante, gli alberi
completamente spogli e, al posto delle sgargianti foglie che si
palesavano nelle stagioni precedenti, vi era solo gelida e splendente
neve. Quel viale era ormai completamente coperto da un manto bianco,
ammirato e bramato dai bambini di quell’isola
all’inizio di ogni
inverno. I fiocchi di neve si adagiavano con delicatezza sulle guance
rosse del piccolo Law che si dissolvevano dopo pochi istanti per via
delle numerose lacrime che solcavano il suo soffice viso. Con i
piccoli piedi impiantati al terreno impugnava con mani tremanti una
pistola, allungando le braccia davanti a sé e stringendola
con tutte
le sue forze, sebbene sapesse benissimo dove sarebbe finito il
proiettile se, effettivamente, avrebbe premuto il grilletto. La vista
offuscata rivelava la figura di un uomo che, ahimè,
conosceva bene.
Era seduto per terra, appoggiato ad un ammasso di scatole lì
per
caso. Il viso sorridente come al solito, gli occhi socchiusi come
fosse a conoscenza del suo destino.
Come
avrebbe potuto sparargli, come avrebbe potuto solo pensare di
essere dalla parte del manico?
Fece
un gran respiro, assimilando l’aria particolarmente pulita
del
luogo e
che gettò fuori di
prepotenza.
«Ti
voglio bene, Law», disse a gran voce la figura ormai
accasciata sul
suolo bianco; il proiettile lo attraversò, ma le grida di
Law
superavano di gran lunga il rumore assordante provocato
dall’arma.
Le mani ora
tremavano
ulteriormente,
il suo cuore pesava più di tutta quella neve messa insieme,
le
ginocchia cedettero. Il bambino piangeva disperato, nella sua mente
vi erano solo buio e disperazione.
Quell’incessante
sensazione non gli diede tregua neanche quando aprì gli
occhi e si
sedette con prontezza sul materasso, respirando con affanno.
Portò
la mano tremante sul petto ove vi era il cuore che palpitava con
forza esagerata, e l’altra chiusa in un pugno per asciugare
le
lacrime che scendevano lungo il suo viso.
«Mi
dispiace Corazón, mi dispiace, mi dispiace...»,
ripeteva per
l’ennesima volta il ragazzo, ormai abituato a quel genere di
incubi
che infestavano il suo sonno da molteplici anni. La sensazione era
sempre la stessa, i sogni variavano ma la morale era sempre la
stessa: Law era in preda ad una concezione completamente
diversa dalla realtà, ma il corso degli eventi aveva come
afferrato
la realtà per poi accartocciarla e distruggerla, facendola
apparire
in ciò che in realtà non era. Corazón
amava Law, e Law amava
Corazón, mai gli avrebbe fatto del male dopo che il loro
legame si
era rafforzato tanto. Eppure eccolo lì, in preda ai sensi di
colpa e
alla rassegnazione che il suo caro amico sia morto proprio per colpa
sua. La sua mente era annidata da buio e dal
colore del sangue, facendone percepire il mal odore sotto il naso.
La
situazione a distanza di anni non era mai cambiata, divenendo
così
una sorta di trauma. Ne aveva parlato con la sua ciurma e soprattutto
con Bepo, ma per aprirsi dovette sforzarsi più di quanto
pensasse.
Non era certo uno che amava parlare di se stesso, figuriamoci dei
suoi problemi. Gli ripeterono varie volte che la colpa non era sua,
che non doveva pensare a Corazón come un uomo ormai passato
a
miglior vita ma ad un’ispirazione, come un pretesto a vivere
con il
sorriso sul volto. Law approvava sicuramente, ma a parole era
sicuramente più facile, specialmente da chi non era
lì proprio il
giorno del suo omicidio, quando lui non poté far altro che
piangere
e rimanere al suo posto.
La
sua mente cercò dunque di focalizzarsi sui consigli dei
propri amici
che riecheggiavano in testa come un bisbiglio, come se cercassero di
attirare la sua attenzione. Law fece un gran respiro e decise di
alzarsi dal letto, camminando lentamente verso il suo cappotto dal
colore cupo dove vi era una grossa e brillante scritta al suo retro:
Corazón.
La
sfiorò con i polpastrelli ancora leggermente tremanti, poi
la prese
e la strinse al suo petto; il suo cuore martellava con forza, ma
stavolta si sentiva a casa e non più all’interno
di un incubo.
Sorrise sinceramente
mentre
la sensazione di sollievo scaturì la pace interiore nella
sua mente,
stringendo
sempre più con forza il cappotto.
Delle
lievi parole vennero infine pronunciate con un sentimento di puro
amore ma anche con un velo di tristezza che, stavolta, non aveva
preso il sopravvento.
«Anch’io
ti voglio bene, Corazón.»
Note
di Morgana:
Sto piangendo a dirotto per quello che ho appena scritto, ma ne
sentivo il bisogno. Ci tengo a precisare che dedico questa storia ad
Alice che mi ha praticamente DETTATO come scrivere questa storia,
perciò non voglio prendermi tutto il merito assolutamente.
Grazie
per avermi fatto disperare nel scrivere questo headcanon.
Passando
ad altro, questa non è stata altro che una spinta a scrivere
la mia
prima storia a tema One Piece e inserirci Rosinante
(Corazón) e Law
è stato davvero meraviglioso. Sono due personaggi che amo
moltissimo
(specialmente Rosinante) e sono felice del risultato, più o
meno?
Comunque,
spero vi sia piaciuta, mi raccomando leggere/guardate One Piece!
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