Bloody Crown

di Ortensia_
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bloody crown



― la complicità di qualcuno


I cocci di vetro sono sparpagliati sul pavimento, ad appena un paio di centimetri di distanza dai suoi piedi nudi. Del bicchiere è rimasta solo l’eco stridula che ancora riempie il silenzio della rottura, qualche goccia di acqua ad ornare il parquet scuro.
Il ricordo è casuale in maniera inspiegabile: succede nei momenti più disparati, senza che vi sia forzatamente un elemento scatenante, di fatti Shinra non riesce né a prevedere né a prevenire il dolore che scaturisce dalla memoria di sua madre e di suo fratello Shou.
Le fiamme che hanno avvolto la sua infanzia avviluppano spesso e volentieri anche la sua mente, bruciano con insaziabilità il suo buon umore e lo consumano lentamente. Non è poi così diverso da un incendiato, con la differenza che il logorio della sua anima è decisamente più lento, fatto di tanti cambiamenti impercettibili.
Vuole diventare un eroe. Lo vuole davvero, dal profondo del cuore, da prima ancora che le persone cominciassero a chiamarlo “Diavolo” e i dottori lo costringessero a camminare con delle grosse gabbie di ferro ai piedi, eppure adesso non riesce neppure a chinarsi per raccogliere i cocci del bicchiere che gli è scivolato dalle mani.
È lontanissimo, quasi quanto la mamma e Shou.
“Ma chi voglio prendere in giro?”: pensa mentalmente, il cuore che batte all’impazzata nel petto.
“Io…” esita, gli occhi fissi su ciò che resta del fondo del bicchiere, le pareti di vetro, seghettate e appuntite, che protendono verso di lui, come una corona di cristallo che aspetta soltanto di essere raccolta e di riempirsi del sangue delle sue mani.
“Chi sono io?”
«Shinra?» Obi è dietro di lui, ma Shinra non riesce a muoversi, i denti digrignati in un sorriso nervoso.
Appena Obi gli passa accanto, Shinra agisce d’istinto e fa per chinarsi, ma la mano dell’altro afferra saldamente la sua, stringendola appena.
«Ci penso io, non preoccuparti» Obi gli rivolge un sorriso, per poi chinarsi e iniziare a raccogliere i vari frammenti. «Ti sei fatto male?»
«No…» Shinra si sorprende della voce roca che esce dalla sua bocca, piegata dal dolore. Si pietrifica completamente mentre osserva Obi che raccoglie l’ultimo coccio, un leggero calore sulle guance. Lo avverte ogni volta che lo guarda, ma è una sensazione a cui non è ancora riuscito a dare un nome – seppur la trovi particolarmente piacevole.
«Mi dispiace,» chiude gli occhi e si massaggia le guance con entrambe le mani, cercando di riacquistare la lucidità «ero sovrappensiero e mi è scivolato.»
«Se c’è qualcosa che non va puoi parlarne con me: vorrei che lo tenessi bene a mente, Shinra.»
Un tremore sulle labbra e un fremito nel petto quando l’altro lo guarda e pronuncia il suo nome: si vergogna a pensarlo, ma è il suo suono preferito da quando ha conosciuto Obi.
«Mh?» Shinra nota una piccola chiazza rossa sul pavimento, quindi ripercorre al contrario quella che immagina essere stata la sua traiettoria, sussultando nel momento in cui nota un rivolo di sangue che solca la mano dell’altro.
«Capitano!»
Obi stesso sobbalza, preso alla sprovvista dall’improvvisa energia rilasciata dalla recluta più adorabile che abbia mai visto.
«Stai sanguinando» Kusakabe si precipita sotto alla credenza, la apre ed estrae immediatamente la cassetta di primo soccorso.
«Sto bene,» Obi alza le mani in segno di resa, notando finalmente il taglio sul dito «non preoccuparti.»
Tuttavia non si oppone quando le dita di Shinra gli afferrano la mano con delicatezza. Delicatezza che manca completamente quando gli spruzza l’acqua ossigenata sulla ferita senza neppure avvertirlo.
«Ah!» Obi strizza un occhio per il dolore, ma cerca di darsi un contegno di fronte al suo kouhai, ora impegnato a coprire il taglio con un cerotto.
«Ecco» Shinra sorride soddisfatto, le dita ancora strette a quelle del suo capitano.
Il bruciore al dito è già sparito, lasciando spazio a un lieve pizzicore sulle gote del più grande.
«Grazie, Shinra» gli dà una piccola pacca sulla testa, sorridendogli. «Sei stato bravo, ma ora aiutami a cercare un bicchiere di ricambio. Prima che Hinawa ci ammazzi.»


Angolo autrice:
Volevo scrivere qualcosa di angst, e invece…




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