Prompt 1.
Pioggia di foglie
Human
nature
Inuyasha aveva imparato a proprie
spese che l'amore non conosceva
limiti o distanze, vita o morte, epoca o natura, umani o demoni.
Lo
stava sperimentando ogni singolo giorno senza Kagome, relegata nella
sua epoca dopo la disfatta di Naraku, e quella fievole speranza che
si presentava ad ogni alba che si affacciasse sul villaggio di
Musashi di rivederla anche soltanto un'ultima volta non faceva altro
che acuire quel dolore, infliggendogli tante pugnalate da mozzargli
il respiro.
Ogni
cosa era stata salvata, ma allo stesso tempo - per lui - tutto
ciò
di cui realmente gli importasse era perduta.
Gli
altri membri della sua strana compagnia erano andati avanti con la
loro vita: avevano trovato un luogo stabile, avevano generato dei
figli. Avevano amore, serenità. Avevano anche tanti problemi
quotidiani, ma che potevano condividere con il proprio compagno
traendone conforto. Avevano sostegni attorno a loro a cui aggrapparsi
nei momenti più difficili.
C'era
chi aveva trovato la propria strada da percorrere, seguendo le orme
paterne, e che comunque si fermava spesso al villaggio per dimostrare
che di loro - anche di lui - non si era dimenticato nemmeno per un
solo giorno.
C'era
chi continuava la propria vita consacrata agli altri, facendo del
proprio meglio per migliorare la vita della gente con erbe ed
esorcismi.
C'erano
queste e molte altre vite pulsanti attorno a lui che amavano,
odiavano, piangevano, ridevano, mangiavano, cantavano, lavoravano,
che provavano ogni sorta di sentimento rilasciando degli odori che
Inuyasha si fermava spesso ad assaporare per provare a sentirsi
nuovamente vivo.
E
poi, c'era chi come lui attendeva il proprio momento, il compimento
della propria felicità nonostante non avesse una certezza
definitiva; e come lui aveva in sé quello stesso devastante
dolore
al petto che si risvegliava troppo spesso ma del quale sarebbe stato
impossibile disfarsi, anche solo per un semplice senso di amor
proprio.
Rin
attendeva il ritorno di Sesshomaru con un atteggiamento sempre vivace
e allegro ma l'immenso dolore che nascondeva era un odore che qualche
volta diventava insostenibile perfino per lui.
Da
quando Rin aveva messo radici a Musashi, Inuyasha aveva preso a
sorvegliarla spesso dal momento che qualche abitante del villaggio
l'aveva definita strana e compagna dei
demoni prendendo
a perseguitarla con scherzi e dispetti di cattivo gusto; e
nel
frattempo aveva capito quasi immediatamente che i suoi sentimenti nei
confronti di Sesshomaru, non erano semplicemente i capricci di un
cucciolo d'uomo.
Inuyasha
camminò per un po' seguendo la scia del suo odore, prima di
trovarla
ai piedi di un albero mentre cercava dei funghi che Kaede le aveva
insegnato a riconoscere, acquattata con una espressione di puro
interesse a solcarle le guance arrossate per la contentezza. Fece un
balzo che lo portò sul ramo più robusto
dell'albero, notando che il
tempo ormai aveva tinto le foglie di colori di ogni sorta.
Quello
era il primo autunno di Rin al villaggio, e Inuyasha si sorprese a
pensare che ce ne sarebbero stati molti altri lì, in attesa,
e che
avrebbe percepito la sua angoscia ancora per molto.
“Inuyasha!”
Inuyasha
le lanciò una occhiata incuriosita, notando che la ragazzina
aveva
raggruppato i suoi funghi all'interno di un pezzo di stoffa bianco
che sicuramente avrebbe portato a Kaede per cucinarli insieme a lei.
Lo guardava torva, come se la sua presenza fosse una fonte di
disturbo. Ma Inuyasha si rese conto che aleggiava su di lei un odore
colmo di tristezza che lei stava trattenendo deliberatamente.
“Perché
mi segui sempre?”
“Perché
sei solo una mocciosa e potresti farti male.”
“Vattene!”
rispose lei, senza molti giri di parole. “Voglio restare
sola!”
Antipatica.
Rimase
lì fermo, accucciato sul quel ramo, cercando di non fare
rumori che
potessero in qualche modo indurla nuovamente a cacciarlo via;
così
Rin si sedette su una radice sporgente e improvvisamente Inuyasha
sentì l'odore salato di una lacrima. Colse un movimento del
suo
braccio che si affrettava ad asciugarla con la manica del kimono, e
ancora una volta Inuyasha sentì di non poter fare altro che
prendere
su di sé quella tristezza, di non poter far nulla per
alleviarla, e
che il suo silenzio non avrebbe fatto che bene alla piccola Rin.
Avendo
la medesima situazione, sapeva che al suo posto nessuna parola
avrebbe potuto arrecargli conforto; o perlomeno nessuna parola che
non avesse già detto.
Percepire
gli odori dei sentimenti degli altri lo metteva in condizione di
comprendere come, quando e in quale misura la sofferenza di Rin si
espandesse a dismisura a discapito di ciò che mostrava agli
altri.
Talvolta
però, sembrava che Rin volesse cercare di dimenticarla senza
mai
volerla abbandonare del tutto.
La
osservava aiutare Kaede nelle sue mansioni quotidiane con entusiasmo,
mettendoci un impegno che Inuyasha non aveva mai visto impiegare da
una bambina così piccola. Nemmeno da Kaede stessa all'epoca
del suo
apprendistato per diventare sacerdotessa.
La vedeva
affaccendarsi per questioni adulte senza il benché minimo
problema,
tuffandosi in argomenti che sarebbero risultati dal carattere
fortemente complesso anche per la sua mente longeva, e lo faceva
sempre con quella cadenza di infantile innocenza che spesso lo
lasciava perplesso.
Di tanto
in tanto la vedeva alzare lo sguardo verso il cielo, e provare ad
annusare l'aria - esattamente come faceva lui stesso, come faceva
Sesshomaru - nonostante ciò le fosse precluso a causa della
sua
natura completamente umana.
Quando
accadeva, Inuyasha non poteva essere più d'accordo con
Kaede: Rin
aveva vissuto a lungo in una dimensione che non le apparteneva,
preferendo i demoni ai suoi simili nonostante fosse lei stessa un
essere umano.
Quando
scendeva la sera e gli animali notturni cominciavano a cantare le
loro nenie, anche lei prendeva a cantare; e per Inuyasha sarebbero
state semplici canzoncine melense che perlopiù parlavano di
fiori
appena sbocciati e di montagne coperte di soffice neve se non fosse
che in tutte, nessuna esclusa, campeggiava il nome di Sesshomaru e
talvolta anche quello di Jaken e Ah-Uhn.
Anche
ora, sembrava tremendamente difficile per Inuyasha pensare che un
essere umano potesse avere una qualsivoglia connessione diretta con
Sesshomaru. Ancora più sconcertante era pensare che fosse
anche
proprio Sesshomaru a volere questa connessione, a desiderarla, a
provare sentimenti di dolore e paura nel momento in cui questa veniva
troncata, anche solo per qualche tempo.
Inuyasha ricordò di aver visto il
fratello, fermo al limitare del villaggio
di Musashi il giorno della sua partenza con una esplicita quanto
imperturbabile minaccia di morte negli occhi che tradiva un senso di
mortificazione, la quale trascendeva qualsiasi cosa
simile Inuyasha avesse mai annusato prima.
Aveva
preteso che, una volta tornato, Rin fosse lì ad attenderlo,
viva e
in salute, e che avrebbe sterminato il villaggio se quella che aveva
tutta l'aria di una imposizione non fosse stata esaudita. Il tutto
mentre il pianto di Rin in lontananza fosse così
dannatamente
udibile per entrambi.
In altri
tempi, Inuyasha non avrebbe mai potuto credere che un giorno, ad
accomunarlo a quel fratellastro freddo e distante sarebbe stata la
natura umana, e non quella demoniaca; che li avrebbe accomunati
l'amore, e non l'odio, seppure in un modo completamente diverso da
quello anche solo puramente immaginato.
Una
foglia d'oro si stagliò nel mezzo dell'erba ai piedi
dell'albero, e
Inuyasha osservò la bambina ancora per un po' prima di
alzarsi,
sorridere con uno sguardo saccente e cominciare a scrollare i rami
per far cadere le foglie già morte.
Sapeva
che queste cose, a Rin piacevano.
Caddero
le prime foglie e Rin alzò lo sguardo affranto e lucido,
assumendo
subito una espressione di interesse e poi di meraviglia.
Lasciò la
presa sul sacchetto di funghi e si alzò, e con uno sguardo
riconoscente e felice iniziò a ballare nel mezzo della
pioggia di
foglie finché anche l'ultima non atterrò al
suolo.
Inuyasha
udì ancora per molto le risate e lo scricchiolio delle
foglie
schiacciate dai piedi di Rin, prima di pensare che proprio grazie a
quella umana Sesshomaru si era guadagnato - forse senza volerlo,
né
saperlo - anche la sua forza e la sua spada.
NDA
Se ci
sono errori, ignorateli o segnalateli, vedete voi. Non l'ho
ricontrollata prima di pubblicare, e chiedo scusa in anticipo. Ma
devo andare a mangiare u.u
So che
dovrei continuare le long in corso e lasciare perdere le challenge,
ma alcuni prompt di questa mi piacevano e mi sono messa a scrivere
due cavolate - questa è la terza ff che scrivo in merito.
Spero
vivamente di rifarmi viva - ahahaha, ma che sto a di'? - e di
continuare con le long, tempo permettendo.
Alla
prossima! <3
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