L'arte

di fame
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l'orizzonte Leggo, rileggo, guardo;
ma al presente tornando,
ripenso a sto mondo codardo.

Mi rifugio nell'arte,
cosa antica,
di cose antiche,
ormai mitiche,
sotto le fisiche
del mondo.

Sto mondo pratico,
muore nel comico;
banale..
questi: i fiori del male.

Più, si piange:
macchine in serie
sempre serie;
e scorie,
di vite spoglie;
noie, adesso,
che senz'arte
perdono il senso.

Spreco di vita,
che slitta lenta,
spenta;
e nell'ignoranza
sfocia violenta.

Pur l'abbraccio,
un prodotto di fabbrica;
alla gola il laccio,
ed ancora sotto il cielo giaccio;
ma me lo chiedo, che ancora
qui ci faccio.




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