I'll vanquish any foe
because you're mine
Appollaiato fuori
dalla finestra le osservava, ascoltando la loro conversazione. Il fatto
che le
imposte fossero spalancate gli facilitava il compito di cogliere le
parole che
le due ragazze si scambiavano.
«Ci siamo
fatte
ingannare anche questa volta! Io non ne posso più, sono
stanca di questa lotta
infinita!» stava blaterando la corvina, portandosi le mani
tra i capelli.
«Vuoi
gettare la
spugna?» replicò la rossa, puntando le mani sui
fianchi e tenendo gli occhi
fissi sul viso teso dell’altra.
«No! Ma non
finirà
mai, vero?»
La rossa fece un
passo avanti e allungò una mano verso la compagna.
«Non te lo so dire. Ryou e
Kei cosa dicono?»
Minto fece spallucce
e lisciò distrattamente il grembiule bianco che indossava.
«Sono misteriosi
come sempre.»
Ichigo fece un altro
passo avanti e prese l’altra tra le braccia, un gesto
fulmineo e inaspettato,
che colse Minto alla sprovvista.
Ichigo
accostò il
viso a quello dell’amica e sfiorò appena le sue
labbra con le proprie.
«Potrebbero
vederci…» sospirò Minto, aggrappandosi
ai fianchi dell’altra.
Kisshu strinse i
pugni. Se solo quelle due avessero guardato fuori dalla finestra, si
sarebbero
accorte che lui le spiava, le teneva d’occhio senza mai
staccare gli occhi
dorati dai loro corpi morbidi avvinghiati l’uno
all’altro.
Voleva
che Minto
si allontanasse dalla sua Ichigo.
Più la
battaglia tra
alieni e umani proseguiva, più lui aveva modo di trascorrere
del tempo a
contatto con quella ragazza meravigliosa e di fantasticare su come
sarebbe
stato delizioso spogliarla e possederla.
Inoltre, quando
aveva scoperto che tra Ichigo e Minto era nata una relazione
clandestina, il
suo corpo aveva reagito in maniera violenta, facendogli capire che non
avrebbe
resistito a lungo senza prendere la rossa alla sprovvista e pretendere
di
averla.
Poteva
darle ciò
che Minto non era in grado di offrirle.
L’immagine
di loro
due avvinghiate lo tormentava, ce l’aveva incastrata nella
mente anche quando
combatteva contro di loro, anche quando si prostrava al cospetto di
Profondo
Blu o quando veniva rimbeccato da Pai.
Se qualcuno avesse
letto nei suoi pensieri, sarebbe già stato eliminato da
tempo. Non poteva
assolutamente desiderare di unirsi con il nemico, eppure Kisshu non
faceva
altro che pensarci ossessivamente.
Distolse lo sguardo
da Ichigo che soffocava Minto con l’ennesimo bacio, mentre la
corvina si
sgretolava tra le sue braccia e rispondeva ai suoi assalti con ardore.
Si guardò
attorno e
strinse più forte i pugni.
«Maledizione!»
sibilò
tra i denti, decidendo di andarsene.
Doveva mettersi
comodo, stare lontano da Ichigo ed escogitare un piano per poterla
avvicinare.
Minto e Ichigo erano
sdraiate sul grande letto della corvina e stavano in silenzio ad
ascoltare il
rumore della pioggia. Rintanate sotto il caldo piumone color pesca, si
godevano
il calore reciproco, regalandosi lievi carezze sulla pelle liscia e
soffice
delle braccia e del viso.
Ichigo indossava un
pigiama in pile punteggiato di gatti di tutti i colori, mentre Minto
aveva
optato per una raffinata camicia da notte in seta azzurra. Erano
totalmente
diverse, eppure sembravano completarsi alla perfezione.
La rossa
sbuffò.
«Domani non voglio andare a scuola!» si
lamentò, infilando la testa sotto il
piumone e appallottolandosi su se stessa.
Minto rise appena.
«Ti toccherà andarci, hai già fatto un
sacco di assenze» commentò, sdraiata
supina con le mani intrecciate sul ventre piatto.
«È
tutta colpa di
quei dannati alieni! Hai idea di quanti attacchi hanno orchestrato
mentre
andavo a scuola le scorse settimane?»
La corvina
ridacchiò
ancora e si mise su un fianco, cercando lo sguardo
dell’altra. «Mi dici che
preferiresti stare qui con me per tutto il giorno?»
domandò in tono malizioso.
Ichigo si
accostò
subito a lei e la abbracciò stretta, strofinando il viso sul
suo collo. «Sì»
mormorò.
Minto pensò
a quanto
Ichigo fosse stata capace di renderla vulnerabile, di scalfire la sua
corazza e
di farle comprendere quanto un po’ di dolcezza le servisse
per lenire le ferite
della sua triste e solitaria esistenza. Quando qualche ragazzo aveva
provato ad
avvicinarla, lei si era sempre mostrata restia e aveva sollevato una
barriera
insormontabile, convinta che i ragazzi fossero tutt’altro che
comprensivi e
intelligenti.
Ma con Ichigo era
diverso.
Anche se spesso si mostrava goffa, sciocca e immatura, lei stava
imparando a
conoscerla sempre più a fondo e a capire quanto fosse
matura, apprensiva e
affettuosa.
Minto
ricambiò la
stretta e insinuò le mani tra i capelli rossi della
compagna, tirandoli un poco
all’indietro per costringerla a sollevare il capo e
incontrare le sue labbra.
Si scambiarono un
bacio morbido, lento, caldo e rassicurante. Le loro lingue danzarono
senza
urgenza, in quel modo magico che soltanto loro conoscevano e che non
avevano
mai sperimentato con qualcun altro.
Una risata stridente
e inopportuna le fece sobbalzare. Ichigo si staccò
bruscamente da Minto e
cacciò un grido, mettendosi a sedere e guardandosi attorno
come una furia,
mentre Minto sbatteva le palpebre e si portava una mano sulla fronte,
timorosa
di voltarsi.
Ichigo si
inginocchiò sul materasso e sgranò gli occhi.
«Maledetto! Esci subito di qui!»
Minto udì
un
applauso teatrale e fastidioso risuonare all’interno della
grande stanza, poi
si mise a sedere a sua volta e puntò gli occhi azzurri
sull’alieno indesiderato
che levitava accanto alla sua finestra.
Kisshu sorrideva
beffardo e teneva le braccia incrociate sul petto, il capo inclinato
leggermente verso sinistra per poterle scrutare con più
attenzione.
«Esci
immediatamente
da casa mia» gli ordinò la corvina, mantenendosi
calma e inflessibile.
«Adesso fai
tanto la
preziosa, passerotto? Ho visto come ti lasciavi baciare dalla tua
amichetta.»
«Non sono
affari
tuoi, idiota!» strillò Ichigo, balzando
giù dal letto e mettendosi in posizione
di difesa. Fronteggiava senza alcuna esitazione l’alieno, gli
occhi
fiammeggianti e privi di timore.
«Oh,
sì che lo
sono!» esclamò l’alieno, per poi balzare
su Ichigo e artigliarla per i polsi.
Minto sentì
una
rabbia incontrollabile farsi strada dentro di lei. Scese dal letto in
tutta la
sua eleganza e il tessuto della camicia che indossava
scivolò soave contro la
pelle liscia delle sue cosce.
Ichigo
mugolò e
tentò di divincolarsi, mentre Kisshu le stava alle spalle e
le teneva fermi i polsi,
chinandosi sul suo orecchio per parlarle con fare suadente.
«Micetta,
sai che
cosa voglio? Voglio te.»
«Lasciala»
ordinò
Minto, avanzando con passo deciso verso di loro.
Kisshu alzò
lo
sguardo su di lei e la fissò. «Perché
non lasciamo da parte i nostri dissapori
per stasera?» propose, allentando un poco la presa sui polsi
di Ichigo.
La rossa subito ne
approfittò per sferrargli una gomitata sul costato.
L’alieno balzò all’indietro
ed emise un mugolio di dolore, premendo le mani sulla parte lesa.
Tuttavia non perse
l’espressione beffarda. «Siete veramente deliziose
e simpatiche.»
Minto
afferrò Ichigo
per un polso e la trascinò accanto a sé, fissando
con astio l’alieno. «Vattene,
lasciaci in pace» ripeté.
Kisshu scosse il
capo e si sedette sul pavimento, incrociando le gambe.
«Ragazze, sul serio. Non
voglio farvi del male.»
«Tu non
potresti mai
farci del male» replicò Ichigo acida, stringendo i
pugni.
«Sono venuto
qui in
amicizia, perché Ichigo mi piace tanto. E so che anche io
piaccio a lei, non è vero
micetta?» Sorrise malizioso, scandagliando da capo a piedi il
corpo della
rossa, avvolto nel voluminoso pigiama in pile.
«Tu
non hai
nessun amico. Non piaci a nessuno»
chiarì Minto senza scomporsi.
Ichigo scosse il
capo e si accovacciò, ritrovandosi alla stessa altezza
dell’alieno. «Cosa vuoi
da me, Kisshu?»
Fu un istante, poi
Kisshu fu di fronte alla rossa, le labbra a pochi millimetri dalle sue.
Minto fece per
intervenire, ma l’alieno afferrò il viso di Ichigo
tra le mani e la baciò con
impeto.
La corvina rimase
sbigottita, notando come la sua compagna rispondesse a quel gesto
inaspettato,
lasciandosi accarezzare sul viso e tra i capelli, lasciandosi invadere
con
prepotenza la bocca dalla lingua di lui.
La rossa
tentò di
respingere l’alieno, ma lui la strinse forte a sé
e la spinse contro il bordo
del letto, continuando a baciarla senza sosta.
Minto
crollò in
ginocchio e rimase immobile, una sfilza di coltelli ad affondare nel
suo petto.
«No…
no!» strillò
d’improvviso Ichigo, spingendo finalmente via
l’alieno.
Minto assisteva alla
scena completamente immobile, passiva, incapace di reagire. Il dolore
la stava
completamente paralizzando.
«Che
c’è, micetta?
Hai cambiato idea?» domandò Kisshu.
0La rossa gli
mollò
un ceffone in pieno volto, lo schiocco secco non scalfì
l’apatia di Minto.
«Adesso
vattene!»
ululò Ichigo, gli occhi pieni di lacrime e le mani tremanti.
La corvina si rimise
lentamente in piedi e lisciò con cura la camicia da notte,
poi sollevò lo
sguardo gelido e lo posò prima sull’alieno, poi
sull’altra ragazza. Sollevò la
mano destra e indicò con un gesto secco la porta della sua
stanza.
«Fuori»
ordinò in
tono piatto e agghiacciante. «Tutti e due.»
Furono parole dure
da accettare per Ichigo, dure come la grandine intensa che la accolse
quando
lasciò la grande villa della sua compagna.
I ciliegi in fiore
creavano uno spettacolo meraviglioso, il parco profumava di fiori
soffici e
rigogliosi; il temporale della sera prima pareva soltanto un lontano e
vago
ricordo.
Ma ciò che
Kisshu
vedeva sul viso di Ichigo non faceva che ricordargli quanto era
successo la
sera prima a casa di Minto.
Lui e Ichigo si
erano baciati e lui l’aveva sentito, aveva sentito quel
desiderio bruciante e
pulsante, aveva provato l’impulso di andare oltre, di
prendersi tutto di lei.
E Minto…
Minto era
scomparsa, non era riuscito più a vederla, lei aveva
semplicemente smesso di
esistere.
Ichigo lo tormentava
e in quel momento aveva deciso di andare da lei, per vederla e per
cercare si
parlarle. Lei lo avrebbe respinto perché lui era il nemico,
nemico che l’aveva
allontanata dalla ragazza con cui aveva una relazione clandestina.
Ichigo non splendeva
di luce propria come sempre. In mezzo a quel paesaggio luminescente e
profumato, era una figura cupa e scura, rannicchiata sulla panchina del
palco
come se volesse proteggersi dall’attacco di
un’invisibile belva feroce.
Kisshu si
guardò
attorno e notò che non c’era nessuno nei paraggi,
così decise di avvicinarsi a
lei. Camminò verso di lei e si fermò a circa un
metro di distanza, osservandola
con più attenzione.
Le guance della
ragazza erano segnate da una lieve scia di lacrime ormai essiccate, i
capelli
ricadevano attorno al suo viso in maniera scomposta, il suo corpo
pareva
abbandonato completamente contro il legno umido della panchina.
L’alieno
schiuse le
labbra, incantato dalla bellezza di quella creatura. Sapeva che avrebbe
dovuto
attaccarla, ma in quel momento non gliene fregava niente della lotta
tra alieni
e umani. Immaginava già l’espressione astiosa di
Pai se lo avesse visto in quel
momento, oppure le punizioni che Profondo Blu gli avrebbe inferto se
fosse
venuto a conoscenza del suo comportamento sleale.
Scosse il capo e si
accovacciò di fronte a Ichigo, appoggiando una mano sul
ginocchio di lei.
La ragazza
sobbalzò
e sollevò il capo, impallidendo visibilmente.
«Lasciami…» protestò.
«Micetta,
calmati.
Non voglio farti niente che tu non voglia.»
«Anche ieri
lo hai
detto, e guarda cos’hai combinato! Adesso Minto mi detesta,
non risponde al
telefono e non vuole vedermi! È tutta colpa tua!»
Kisshu scosse
lentamente il capo e sorrise tristemente. «Ieri non ho fatto
qualcosa che non
volevi» puntualizzò.
«E con
questo cosa
vorresti dire?»
L’alieno
risalì
lentamente con la mano lungo la coscia della ragazza, scostando la
stoffa della
gonna a pieghe che indossava. Ichigo sgranò gli occhi e
rimase immobile, il
cuore in gola e il respiro mozzato.
«Guarda come
tremi
quando ti sfioro» sussurrò suadente Kisshu.
«Ichigo, la tua amica non può darti
quello che vuoi. Ti stai illudendo che lei possa soddisfare i tuoi
bisogni, ma
non è così.»
«Lasciami
andare!»
La rossa scattò in piedi e fece per scattare di lato.
Kisshu la
afferrò
per le spalle e la sbatté nuovamente sulla panchina,
sovrastandola e
respirandole sulle labbra. «Non fare
così» mormorò. «Non
resistermi.»
Lei
incrociò gli
occhi dorati di lui e si perse al loro interno, trovandoli talmente
intensi e
caldi, leggendo per la prima volta qualcosa che non fosse cattiveria e
desiderio di distruggerla. Sollevò le mani e le
appoggiò sulle braccia di lui,
sentendole magre ma forti sotto il suo tocco.
Chiuse gli occhi e
lo spinse via con tutta la forza che aveva in corpo, per poi rimettersi
in
piedi e assumere una posizione di difesa. «Ti ho detto di
lasciarmi stare.»
Kisshu, amareggiato,
la guardò e sospirò. «Devi capire che
non potrai combattere in eterno contro i
tuoi desideri» concluse, per poi voltarle le spalle e
andarsene così com’era
arrivato.
Improvvisamente i
ciliegi sembravano appassire insieme al suo cuore ferito.
Kisshu la
braccò
all’ingresso di un vicolo, inchiodandola con lo sguardo
affilato.
Minto
indietreggiò e
si rese conto che non aveva via di fuga, a meno che non si fosse
trasformata e
avesse attinto ai suoi poteri.
L’alieno
sollevò le
mano in segno di resa e sospirò. «Non voglio
combattere, voglio solo…»
«Non mi
interessa»
tagliò corto la corvina, lo sguardo imperturbabile e il
corpo teso in posizione
di difesa.
«Passerotto,
non
fare così.»
«Mew
Minto!» strillò
la giovane, ma lui scosse il capo e la afferrò fulmineo per
i polsi.
«Ascoltami,
dannazione! Lo so che adesso ti senti tradita da Ichigo, ma devi capire
che lei
non può avere bisogno di te!»
«Tu non sai
niente,
Kisshu, niente!» Minto tentò di divincolarsi, ma
lui la tenne ferma con forza.
«Io so che
lei vuole
me come io voglio lei» puntualizzò
l’alieno, abbassando il tono di voce e
assottigliando lo sguardo pungente.
«Ti
sbagli!»
protestò la ragazza, strattonandolo per cercare di
allontanarsi da lui.
«Perché
credi che mi
abbia baciato ieri?»
Minto alzò
gli occhi
al cielo, poi scosse energicamente il capo e riuscì a
liberarsi dalla morsa che
la intrappolava.
«Non puoi
negare
l’evidenza. Devi lasciarla andare e devi perdonarla,
perché non è colpa sua se
vuole stare con me. La stai facendo soffrire, passerotto»
proseguì mellifluo
l’alieno, prendendole il mento tra le mani.
La corvina lo
fissò
con astio, poi sollevò un pugno e lo colpì sul
petto, facendolo balzare
all’indietro. «Nessuno può dirmi cosa
devo fare, chiaro? E adesso sparisci,
parassita!»
«Io tengo a
Ichigo,
cosa credi?» abbaiò Kisshu, facendosi
improvvisamente serio e mettendo da parte
il tono di voce canzonatorio.
Lei
incrociò le
braccia al petto e lo fronteggiò senza timore. «Tu
non sai neanche cosa
significhi amare qualcuno. Ami soltanto te stesso.»
«Questo non
è vero!»
«Allora
perché provi
gusto a distruggere la vita degli umani? La mia vita e quella di
Ichigo?
Perché?»
Kisshu si
portò una
mano all’orecchio sinistro, sfiorandone appena la punta.
«Ho una missione, sono
stato mandato qui per riprendere questo pianeta e restituirlo alla mia
gente.
Il fatto che io mi sia innamorato di un’umana era totalmente
fuori programma.»
Minto
sbatté le
palpebre, mentre una risata dai toni isterici si faceva largo tra le
sue
labbra. «Innamorato di un’umana»
lo scimmiottò, battendosi una mano
sulla fronte.
«Perché
sei sempre
così acida e senza sentimenti?» la
accusò Kisshu, puntandole contro un dito.
«Non sei
certo nella
posizione di parlare di sentimenti!»
L’alieno
sospirò
pesantemente e lasciò cadere le braccia lungo il corpo
magro. «Va bene,
d’accordo, me ne vado. Solo, cerca di perdonare Ichigo, non
merita che tu la
detesti.»
Minto non
replicò,
non aprì bocca finché l’alieno non
scomparve. Dopodiché, si portò le mani tra i
capelli e si lasciò sfuggire un rantolo strozzato,
abbandonando la schiena
contro la parete retrostante.
«E io? Io
merito di
soffrire?» singhiozzò, sola e ferita come era
sempre stata abituata a essere.
«Ti sei
lasciata
baciare da quel parassita, che cosa vuoi ancora da me?»
Minto era infuriata,
non riusciva più a trattenere la rabbia che scorreva nelle
vene al posto del
sangue. Stringeva tra le mani uno dei vassoi che utilizzava per servire
all’interno del Café Mew Mew e lo brandiva come a
creare una barriera tra lei e
Ichigo.
Non voleva che la
rossa la avvicinasse, non sopportava l’idea che lei avesse
permesso a Kisshu di
baciarla e di toccarla in quel modo.
Era vero, le due
ragazze non avevano mai dato una definizione al loro rapporto fatto di
baci e
carezze che due amiche non avrebbero mai condiviso, però
Ichigo, da quando
aveva intrapreso quella strana relazione con lei, aveva smesso di
pensare
continuamente a Masaya, rifiutando le attenzioni del ragazzo che le
piaceva da
un sacco di tempo.
E adesso era
comparso un nuovo avversario. Minto non riusciva a capire
perché lei non
potesse avere il primato su Ichigo: forse aveva aspettato troppo per
chiarire i
canoni del loro rapporto con la rossa, e adesso sentiva che le stava
scivolando
dalle dita come la seta dei suoi abiti più belli.
«Io non so
cosa sia
successo, ma ti giuro che…» tentò di
replicare Ichigo.
«Non mi
interessa. I
fatti valgono più delle parole» la interruppe
bruscamente Minto, sollevando
maggiormente il vassoio di fronte a sé.
In quel momento,
Auro fece capolino sulla soglia della cucina del Café e
lanciò a entrambe
un’occhiata preoccupata. «Ragazze?» le
chiamò.
Minto si
lasciò
sfuggire un sospiro e sgattaiolò in direzione
dell’attrice. Aveva gli occhi
lucidi e si sentiva sfinita, così a Zakuro non
restò che accoglierla tra le
braccia e tentare di tranquillizzarla.
La Mew viola era
l’unica a sapere della relazione tra Ichigo e Minto,
perché spesso le due
ragazze si erano confidate con lei o erano andate a cercarla, bisognose
di
consigli.
Zakuro
sollevò gli
occhi blu su Ichigo, fissandola in attesa di una spiegazione.
La rossa
sospirò e
si prese la testa tra le mani. «Ho baciato Kisshu»
mormorò.
Zakuro alzò
gli
occhi al cielo. «Sapevo che prima o poi sarebbe
successo» commentò.
«Che
cosa?» sbottò
Ichigo confusa.
«Ho notato
come ti
guarda e come lo guardi. Anche se si tratta del nemico»
replicò con calma
Zakuro, accarezzando affettuosamente i capelli di Minto, la quale
tremava tra
le sue braccia e tratteneva a stento le lacrime.
«Io…»
balbettò la
Mew rosa, scuotendo il capo come per scacciare la consapevolezza che si
faceva
sempre più strada dentro di lei.
«Non puoi
negarlo a
te stessa, ma soprattutto non puoi illudere Minto» aggiunse
ancora la ragazza
dai capelli viola.
Ichigo si
ritrovò ad
annuire piano, il cuore che batteva all’impazzata e la testa
che scoppiava per
i troppi pensieri che la stavano tormentando.
Zakuro
lanciò
un’ultima occhiata colma di malinconia in direzione della
rossa, poi afferrò
delicatamente Minto per le spalle e la trascinò via,
sussurrandole parole
rassicuranti.
Ichigo si
lasciò
cadere su una sedia e pianse in silenzio, conscia di non poter
più negare a se
stessa i sentimenti che provava per l’alieno dai capelli
verdi.
Non si era mai
sentita tanto in colpa in vita sua.
Ichigo stava
tornando a casa dopo il lavoro al Café e si sentiva
terribilmente triste,
quando Kisshu la raggiunse e le si parò di fronte.
La giovane non
reagì, si sentiva talmente giù di morale che non
aveva alcuna voglia di
combattere con lui. Si limitò a fermarsi e a fissarlo con
aria stanca,
sospirando pesantemente.
«Non voglio
combattere» furono le prime parole pronunciate
dall’alieno.
«Nemmeno io.
Ti
prego, dimmi cosa vuoi e lasciami tornare a casa. Sono
stanca» replicò in tono
piatto la rossa, sentendo la borsa sulla spalla destra più
fastidiosa del
solito.
Kisshu
avanzò verso
di lei e le sollevò il mento con delicatezza, prendendolo
tra le dita. La
guardò intensamente negli occhi e lesse un tormento che non
aveva mai scorto
prima.
«Voglio
soltanto
stare con te, come devo dirtelo ancora?» mormorò.
«Sei un
tormento,
Kisshu!» esclamò lei, ma non si ritrasse dal tocco
delicato dell’alieno.
«Tu sei il
mio
tormento, Ichigo.»
Lei sentiva il cuore
talmente impazzito da temere di avere un infarto. Un calore intenso si
espandeva
per il suo corpo, le dita le formicolavano e i muscoli si facevano
morbidi,
come a suggerirle di abbandonarsi contro il corpo magro e pallido di
lui.
Era così
diverso da
Minto e da Masaya, non avrebbe mai creduto di potersi sentire attratta
da un
essere simile, eppure le stava succedendo e non era in grado di fermare
quel
processo.
La ragazza
sollevò
una mano e la posò sul braccio di Kisshu, lasciando scorrere
piano le dita fino
a raggiungere la sua spalla ossuta, nascosta dal tessuto della maglia
nera.
Rimasero sospesi in
quell’istante infinito, finché lei non si sporse
in avanti e intrappolò le
labbra dell’alieno in un bacio lento, delicato, timoroso.
Lui la prese
immediatamente tra le braccia e la strinse forte, approfondendo subito
quel
contatto e rendendolo più passionale e irruento. La spinse
contro la parete più
vicina, facendo aderire la sua schiena all’intonaco giallo.
Ichigo
intrecciò le
dita tra i capelli verdi di Kisshu, tirandoli appena per avvicinarlo
maggiormente a sé. Lasciò che il corpo di lui si
plasmasse sul proprio,
accogliendolo senza più opporre resistenza.
Si staccarono per
riprendere fiato e Kisshu sorrise, portando una mano ad accarezzare
piano la
guancia leggermente arrossata di Ichigo. «Hai visto? Era
così semplice» sussurrò.
Lei nascose il viso
nel suo petto e sospirò, aggrappandosi alle sue spalle con
entrambe le mani.
«Non possiamo… non è giusto per Minto e
non è giusto per la guerra che c’è in
corso tra umani e alieni.»
Kisshu scosse il
capo e la abbracciò più forte che
poté. «Possiamo rinunciare a tutto, io sono
pronto a lasciare tutto per te.»
Ichigo si
lasciò
sfuggire un singhiozzo. «Non possiamo!»
ripeté.
L’alieno la
scostò
appena da sé e le prese il viso tra le mani, incrociando gli
occhi marroni e
liquidi della ragazza. «Della battaglia non mi importa, io
voglio stare con
te.»
«Se
dovessero
scoprirci, sarebbe la fine!»
«Non ci
scopriranno.» Kisshu si guardò attorno.
«Andiamo via di qui.»
«E
dove?» chiese
Ichigo allarmata.
L’alieno la
strinse
nuovamente a sé. «Tieniti forte» disse,
poi insieme scomparvero.
Giacevano in
silenzio sul letto di Ichigo, respirando tranquilli e ascoltando il
ticchettio
della sveglia posta sul comodino.
Kisshu se ne stava
sdraiato con la schiena contro il materasso, un braccio piegato sotto
la nuca e
l’altro avvolto saldamente alla vita di Ichigo. Lei era
accoccolata al suo
petto e teneva gli occhi chiusi, mentre con le dita tracciava il
profilo delle
costole sporgenti, lasciate scoperte dalla maglia.
Si erano chiusi
là
dentro e non avevano fatto altro che stare vicini, scambiandosi baci e
carezze,
senza mai andare oltre né bruciare le tappe. Dovevano
conoscersi, imparare ad
amarsi.
Ichigo pensava a
Minto e a quanto stesse soffrendo, ma pian piano stava capendo che non
poteva
incolparsi per essersi innamorata di Kisshu.
L’alieno,
dal canto
suo, non riusciva a credere che quella ragazza fosse realmente tra le
sue
braccia di sua spontanea volontà, senza opporgli alcuna
resistenza.
L’aveva
voluta così
tanto e in quel momento stentava a credere che stesse succedendo
davvero.
Il giovane
rabbrividì quando Ichigo gli lasciò un piccolo
bacio sul collo, sollevando il
capo per cercare i suoi occhi dorati.
«È
incredibile»
mormorò la ragazza.
«Che
cosa?»
«Essere qui
con te.
Se i miei genitori dovessero entrare e trovarti
qui…»
Kisshu
ridacchiò e
scostò il braccio che teneva sotto la nuca per portare la
mano a scompigliarle
i capelli. «Posso scomparire immediatamente, i tuoi non mi
troveranno mai.»
«Kisshu.»
Ichigo si
fece seria. «Ho paura» ammise, socchiudendo le
palpebre.
«Temi di
essere
scoperta?»
«Non solo.
Temo di
star sbagliando tutto.»
Lui scosse il capo e
si sistemò meglio, accogliendola tra le braccia e
stringendola a sé con fare
protettivo. «Non devi. La mia unica paura è quella
di perderti e di deluderti,
micetta.»
Ichigo si
sentì
avvampare. Non aveva mai visto Kisshu così vulnerabile, lui
non si era mai
mostrato tanto dolce e sensibile. Questo significava che non si era
sbagliata
su di lui: c’era qualcosa di umano nel suo animo, qualcosa
che lo faceva essere
il ragazzo per cui aveva perso la testa senza neanche rendersene conto.
«Non mi
perderai»
affermò, ricambiando con ardore la stretta di lui.
Si scambiarono una
lunga occhiata, per poi concedersi l’ennesimo bacio colmo di
sentimenti non rivelati
e di timori da esorcizzare insieme.
Minto sorseggiava
una tazza di tè, seduta a uno dei tavoli del Café
Mew Mew. Se di solito aveva
ben poca voglia di lavorare, quel giorno si sentiva totalmente apatica
e
svogliata.
La rottura con
Ichigo l’aveva destabilizzata completamente; convinta di aver
trovato qualcuno
capace di amarla e di farla sentire speciale, era piombata in un mare
di
disperazione quando quelle si erano rivelate soltanto delle stupide e
inutili
illusioni.
«Il
tè finirà per
agitarti ancora di più» commentò
Zakuro, avvicinandosi a lei con un vassoio
stracolmo di biscotti alla cannella tra le mani.
La corvina scosse il
capo e si allungò fulminea, arraffando una manciata di
biscotti.
«Come ti
senti
oggi?» domandò ancora la Mew viola, senza
rimproverarla per il gesto che aveva
appena compiuto. Quei biscotti erano destinati ai clienti, ma nessuno
si
sarebbe accorto della mancanza.
«In nessun
modo»
replicò Minto in tono piatto, per poi osservare con
attenzione uno dei dolcetti
dal profumo invitante.
«Cosa
intendi?»
«Hai
presente
l’apatia?» La corvina lasciò cadere il
biscotto sul tavolo e incrociò le
braccia al petto.
Non avvertiva
più
alcun dolore, sentiva soltanto un enorme vuoto nel petto. Forse era
meglio
così, dopotutto.
«Cerca
di…»
«Ragazze!»
strillò
Purin, zampettando allegramente verso le sue amiche.
Retasu, trafelata,
la seguiva e respirava affannosamente, stringendo tra le mani alcuni
sacchetti
stracolmi di alimenti. «Mi ha fatto portare la spesa da sola!
Maledetto
Shirogane che ci ha spedito a fare le commissioni!» si
lamentò la ragazza dai
capelli verdi, trafelata e leggermente sudata.
Purin
ridacchiò.
«Abbiamo incontrato quell’antipatico di Taruto,
così mi sono messa a
inseguirlo!» si giustificò come se niente fosse.
Retasu
evitò di
replicare e si avviò in dispensa a depositare gli acquisti
appena effettuati,
mentre la Mew gialla le correva dietro e fingeva di volerla aiutare.
Zakuro si
chinò su
Minto e la guardò attentamente negli occhi.
«Dicevo… credo che dovresti dimenticare
tutta questa storia. Ichigo non è mai stata adatta a te,
sono convinta che
fosse piuttosto confusa fin dall’inizio.»
«Ma io mi
sono
illusa e tutto è andato a rotoli. Pazienza.» La
corvina si strinse nelle spalle
e distolse lo sguardo.
«Starai
bene, vedrai.
Arriverà anche per te la persona giusta.»
Quando Minto
tornò a
sbirciare in direzione dell’attrice,
quest’ultima
sorrideva con dolcezza, con quel suo atteggiamento rassicurante e
capace di
tranquillizzare chiunque.
«Spero che
tu abbia
ragione» commentò la Mew azzurra, sospirando per
l’ennesima volta.
Poco dopo, Retasu e
Purin tornarono da loro, battibeccando tra loro.
«La piantate
di
urlare? Mi scoppia la testa!» si lamentò Minto,
assumendo un’aria altezzosa e
nascondendo il suo tormento interiore dietro il suo solito sarcasmo.
«Che
noiosa!» sbuffò
Purin, facendole la linguaccia.
«Pensa per
te!»
«Scusaci,
Minto. Non
volevamo darti fastidio» mormorò Retasu, chinando
mestamente il capo.
«La vostra
sola
presenza mi dà noia.»
La ragazza dai
capelli verdi si sistemò meglio gli occhiali tondi sul naso
e scambiò
un’occhiata allarmata con Zakuro, la quale si strinse nelle
spalle.
«Sei proprio
una
racchia! Perché devi essere sempre così
antipatica? Quasi quasi preferisco
giocare con quello stoccafisso di Taruto!»
continuò a blaterare la più piccola,
gironzolando attorno a Minto.
Ichigo fece il suo
ingresso proprio in quel momento, un sorriso beato che andava da un
orecchio
all’altro impossibile da nascondere. «Ciao a
tutte!» esclamò.
Tutte risposero con
entusiasmo, tutte tranne Minto che si limitò a lanciarle una
breve occhiata.
«Ehi, posso
rubarvi
un attimo Minto?» proseguì, afferrando la Mew
azzurra per un polso.
Nessuna di loro
oppose resistenza, l’unica a commentare fu Purin:
«Ecco, portala via, oggi è
più rompiscatole del solito!».
Ichigo
trascinò la
compagna fino al bagno, per poi richiudere la porta e appoggiarvi la
schiena.
Le due si guardarono
a lungo, in silenzio.
«Mi dispiace
che tu
stia soffrendo. Sono una vera stupida. Potrai mai
perdonarmi?» azzardò la
rossa.
«Non lo so.
Ma non
posso neanche obbligarti a stare con me se non lo vuoi.»
«Non avrei
mai
voluto illuderti. Ci tengo a te.» Gli occhi di Ichigo si
riempirono di lacrime.
«Ti voglio bene.»
Minto non
replicò,
limitandosi a scrutare attentamente la ragazza per cui provava
sentimenti
contrastanti in quel momento. Se da un lato la detestava per la
sofferenza che
le stava infliggendo, dall’altro sentiva di essere legata a
lei da qualcosa che
poteva definire amore.
«Non puoi
farci
niente, Ichigo. Tu ami lui.»
«Io…
non…»
L’altra
scosse
energicamente il capo e sollevò la mano destra per intimarle
di fermarsi. «Non
serve che ti giustifichi. È così e
basta.»
«Scusami»
singhiozzò
Ichigo.
«Stai
tranquilla,
non importa.»
La rossa si
staccò
dalla porta e corse ad abbracciare l’amica, stringendola
forte e inondandola di
lacrime. «Perdonami, ti prego!» la
implorò.
Minto la
scostò
gentilmente da sé e le regalò un lieve sorriso.
«Ci proverò, ma lasciami un po’
di tempo.»
«Tutto il
tempo che
vuoi. Io rimarrò qui ad aspettare che tu sia pronta a darmi
l’opportunità di
starti ancora accanto.»
Minto prese il viso
di Ichigo tra le mani. «Ti amo» mormorò,
per poi sfiorare per l’ultima volta le
labbra della rossa.
Poi si ritrasse e
uscì dal bagno, lasciandola sola.
Kisshu aveva visto
Ichigo trascinare Minto in bagno e aveva avuto seriamente paura che la
sua
amata avesse cambiato idea.
Poi le aveva viste
parlare e si era fatto più vicino per poter ascoltare la
loro conversazione.
Quando Minto aveva
baciato Ichigo, era stato invaso da un improvviso moto di gelosia, ma
subito si
era reso conto che quello era stato l’ultimo addio tra di
loro, almeno a
livello sentimentale.
Aveva atteso che
Minto tornasse dalle altre, poi si era materializzato alle spalle di
Ichigo e
l’aveva stretta a sé, sorprendendola.
La giovane si era
subito abbandonata a lui, lasciandosi sfuggire un sospiro.
«So che
potrebbero
scoprirmi, ma volevo vederti» sussurrò
l’alieno, carezzandole il lobo con il
respiro caldo.
Ichigo
inclinò il
capo all’indietro e premette la nuca contro la spalla di lui,
esponendo il
collo pallido. «Spero che Minto mi perdoni.»
Kisshu si
chinò a
baciarle la pelle tenera alla base dell’orecchio.
«Ti perdonerà, vedrai.»
Ichigo
annuì e si
rigirò nell’abbraccio, per poi tuffarsi sulle
labbra dell’alieno e assaporarle
per qualche istante. «Adesso vai»
sibilò, spingendolo via a fatica.
«D’accordo,
ma dopo
passo a trovarti a casa tua» replicò, lanciandole
un sorrisetto malizioso.
Lei annuì e
si portò
l’indice sulle labbra per intimargli di fare silenzio.
Prima di scomparire,
Kisshu si avventò nuovamente sulla sua bocca, mordendola e
strappandole un
ultimo bacio colmo di passione e aspettative.
Ichigo non sapeva
cosa la aspettava, ma era consapevole che la sua relazione con Kisshu
sarebbe
stata difficile e disseminata di ostacoli.
Non si chiese se
fosse pronta per affrontarla, perché il cuore aveva
già deciso al posto suo.
♥
♥ ♥
Ciao a tutti e
benvenuti nella mia terza storia in questo fandom.
Non avrei mai
creduto di poter scrivere dell’altro su questi personaggi,
dato che con le due
precedenti creazioni ho cercato di dare il mio “finale
alternativo” tra Kisshu
e Ichigo, il tutto però ambientato dopo la fine
dell’anime.
In questa storia
invece ho voluto immaginare, complice anche il prompt del contest
“Il triangolo
no!”, qualcosa di diverso ^^
Ho voluto
sperimentare sulla coppia Ichigo/Minto perché mi intrigava
l’idea che tra le
ragazze potesse esserci qualcosa, e che il nostro adorato villain ci
mettesse
lo zampino per distruggere gli equilibri creatisi :D
Per partecipare
al
contest “My beloved villain”, invece, dovevo
seguire obbligatoriamente uno dei
pacchetti, che mi indicava che il “villain”
– in questo caso Kisshu –
desiderasse ossessivamente qualcosa/qualcuno. Questo elemento era
necessario da
inserire, mentre io ho voluto anche inserire la citazione “Tu
non hai nessun
amico. Non piaci a nessuno”, tratta da Il Signore
Degli Anelli e
presente anch’essa nel pacchetto.
Inoltre, volevo
darvi qualche informazione, perché vorrei che questa storia
potesse essere
letta da chiunque, pur non conoscendo il fandom.
Chi conosce
già il
fandom, può tranquillamente saltare il prossimo spazio
dedicato alle
spiegazioni e andare direttamente oltre ^^
NOTINE
SUL FANDOM:
Le Mew Mew sono
cinque ragazze coinvolte da due scienziati in un progetto volto a
combattere
l’invasione aliena della Terra.
I due scienziati
li
ho nominati quasi all’inizio del racconto, ovvero Ryou
Shirogane (conosciuto
come Ryan nella versione italiana dell’anime) e Keiichiro
Akasaka (ovvero
Kyle).
Anche le ragazze
hanno dei nomi differenti nella versione italiana, rispetto a quelli
che ho
usato io: Ichigo (Strawberry), Minto (Mina), Retasu (Lory), Purin
(Puddy) e
Zakuro (Pam).
Il DNA delle Mew
Mew
è fuso con quello di animali molto particolari, il che
consente alle eroine di
trasformarsi e di avere dei poteri che consentono loro di combattere
contro gli
alieni grazie a delle arti potenti ed efficaci!
Se siete curiosi
di
vedere come sono fatti i vari personaggi e i costumi delle Mew Mew
quando si
trasformano per combattere, vi invito a cercare su Google,
perché sarebbe
veramente dispersivo se io inserissi una caterva di immagini qui nelle
note! :D
Per quanto
riguarda
gli alieni nominati, Kisshu (Ghish), Pai e Taruto (Tart) sottostanno
agli
ordini di Profondo Blu, il quale vuole che gli alieni riprendano in
mano la
Terra, asserendo che gli esseri umani non hanno fatto che distruggerla
e
rubarla alla loro gente.
Ora non sto qui
a
spoilerarvi tutta la trama, anche perché questo non
è necessario per
comprendere la storia che avete appena letto (sempre se qualcuno ha
avuto il
coraggio di arrivare fin qui, s’intende XD)!
Ho nominato
anche
Masaya (Mark nella versione italiana), il ragazzo che piace a Ichigo da
sempre,
con il quale poi si fidanza, scatenando ulteriore gelosia nel povero
Kisshu ^^
sì, perché l’alieno dai capelli verdi
ha avuto un colpo di fulmine per Ichigo,
ne è sempre rimasto innamorato, pur sapendo di non essere
ricambiato!
Anche
se… non so, io
ho sempre creduto che non fosse proprio così, ma devo essere
di parte, dato che
li ho sempre shippati a bomba *___*
Non credo di
avere
altro da spiegare, ma chiunque abbia domande, dubbi o
perplessità, non esiti a
farmelo sapere nelle recensioni ^^
Per chi invece
conosce già il fandom…
Per quanto
riguarda
i personaggi, ho cercato di seguire la caratterizzazione
dell’anime, ma
ovviamente qualcosa potrei averlo sbagliato, quindi chiedo agli esperti
di
Tokyo Mew Mew di farmi sapere se ho fatto qualche errore imperdonabile
^^”
Ma so
già che Freya,
una delle giudici, ne sa molto più di me, essendo che ha
scritto e scrive un
sacco in questa categoria :3
Mi auguro di
aver
fatto un buon lavoro e che entrambe le giudici abbiano letto una storia
quantomeno piacevole!
Un’ultima
informazione: il titolo della storia è tratto dal testo di
“You’re Mine”, brano
meraviglioso dei Disturbed; tradotto in italiano, significa
“sconfiggerò
qualsiasi nemico perché tu sei mia/o”. Mi ha
ispirato e ho deciso di
utilizzarlo ^^
Ringrazio
chiunque
si fermi a leggere e recensire, il vostro parere è sempre
importantissimo per
me, lo sapete *___*
Alla prossima
♥
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