Salve a
tutti, con questo capitolo- uno dei più rivisti- ci
addentriamo nella seconda parte (o ci siamo già entrati la
volta scorsa? <_<). L'immagine... Finalmente anche voi
potrete vedere Mizuki come me la sono sempre immaginata io, non
vivrà più solo nella mia mente (ehi, ma sto
parlando di Mizuki o di Jack Dawson? XD). La figura della
ragazza l'ho tratta da internet prendendo spunto dalla protagonista del
manga "Hana-Kimi" che, molto casualmente, si chiamava Mizuki pure lei!
XD
Buona lettura e buon fine settimana!
Stavo
dimenticando: grazie a tutte le persone che stanno leggendo, quelle che
recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate ^_^
13.
Alla
fine del suo racconto Haruka rimase sconcertata. Era la prima volta
che sentiva quella storia per intero e non sapeva che cosa dire. "Di
certo di tempo ne ha avuto per inventarsi bene questa storia.
Però,
tornerebbero molte cose e Michiru non è il tipo da ricorrere
a
questo genere di tattiche..." Tutta questa confusione
improvvisa le stava facendo venire il nervoso. -Chi... Chi mi
assicura che tu non ti sia inventata tutto? Dando la colpa principale
a me, ovviamente le tue colpe sarebbero motivate ed io così,
secondo
i tuoi calcoli, avrei ben motivo di pensare di poter ritornare con
te...
-Assolutamente
non è così. E' tutto vero, credimi Haruka e
credimi se ti dico che non volevo
rivederti per rinfacciarti delle colpe. Volevo solo spiegarti bene
come sono andate le cose.
Haruka
non sapeva bene che fare. Aveva una buona memoria e provando a
tornare indietro nel tempo, ricordava che le poche volte che la stava
ad ascoltare, la violinsita pareva lanciarle dei segnali. "Sembrava
molto turbata. Ma io credevo fossero i concerti che la stressavano o
perchè si trovava sempre in un paese che non era il suo.
Tutto
questo è successo davvero a causa mia?". Negli
ultimi tempi
addirittura la innervosivano i suoi discorsi sui due ragazzi, a volte
le parlava di loro con voce euforica altre volte invece era turbata e
lei era così presa dalle corse che si irritava a seguire i
racconti contraddittori di Michiru. Anche quando ultimamente le
lanciava certe frecciatine parlandole di quella Helena.
"Helena
mi saprebbe consigliare anche se mi mettessi a parlare
in giapponese!" oppure "Sai che
Helena mi ha chiesto di
andare a vedere un'opera a teatro insieme? come facevi tu fino a due
anni fa. Ora invece quando ho le pause dei concerti e ci vediamo per
più di tre giorni me lo chiedi per farmi un favore". E
quello
scambio di battute più volte ripetuto: "Hey, ma mi ascolti?"
e lei dall'altra parte del telefono: "Sì scusa, stavo solo
pensando... ehm.. Certo, ti ascolto!" Sentiva una gran
confusione in testa, nel tentativo di ricordare le sue colpe e
discolpe.
Guardò
Michiru, in evidente attesa di una sua risposta. Ripensò
ancora una
volta a tutto quanto. Lei aveva chiuso con il loro capitolo molti
anni prima, non aveva alcuna intenzione di riaprirlo per accettare le
mosse fuori tempo della donna di fronte a lei. -Mi dispiace, ma io
non ti credo. O meglio, è vero che io in quel periodo vivevo
esclusivamente per i motori e a volte non ti stavo ad ascoltare.
Potrebbe anche essere vero che tu ti sia resa conto dell'errore che
hai fatto perchè, diciamocelo, tra me ed Elza non
c'è paragone- sul
suo volto nacque un sorriso sarcastico- ma io credo che il resto del
discorso sia una bugia. O non ti saresti fidanzata con la talent
scout e non avresti aspettato nove anni per farti viva. Più
altri
nove anni. Ti rendi conto? Diciotto anni sono passati e credi che mi
basti il tuo raccontino per... per fare cosa poi? Tornare con te?! Non
sono una masochista!
-Va
bene, non alzare la voce o ci farai riconoscere da tutti.
-Scusa...-
mormorò Haruka.
-Tu
non mi credi, Haruka e ti posso capire perchè io stessa
penso che
sia abbastanza folle parlare di tutto questo a distanza di diciotto
anni. Eppure sono anche convinta che sia proprio il fatto che non
demordo a dimostrare che a te ci tengo davvero. Per la questione dei
primi nove anni passati lontane ti dissi già all'epoca quale
fu il
motivo: sono una persona molto orgogliosa, come sai, e ho faticato
molto ad ammettere che avevo sbagliato tutto con te. Per i successivi
nove anni, beh... Ti aspettavi che dopo avermi dato della poco di
buono ti adorassi? Tu non sarai masochista, ma nemmeno io mi faccio
mettere i piedi in testa dalla gente, tanto meno da te.- per la prima
volta dal loro incontro Michiru era arrabbiata.
-Va
bene, allora visto che tu sei arrabbiata con me per quello che ho
detto e io sono arrabbiata con te per quello che hai fatto, possiamo
andarcene, no?- Haruka si sentiva sollevata. Finalmente poteva
tornare a casa e lasciarsi alle spalle un incontro che stava
prendendo dei risvolti che non le piacevano affatto, testarda ed
orgogliosa com'era pure lei.
-Non
ho ancora dato una spiegazione al punto del tuo discorso in cui mi
dici che per me non sei rimasta importante in tutti questi anni.- La
fermò l'altra che aveva recuperato in fretta il tono
pacifico che l'aveva caratterizzata per tutto l'incontro.
Haruka,
nuovamente pronta per andarsene, desistette dal suo intento ancora
una volta, vedendola concentrare il suo sguardo su qualcosa che non
fosse lei. Michiru non si era mai fatta distrarre un solo momento da
quando si erano viste, perciò doveva esserci sicuramente un
motivo per cui in
quel momento stava frugando nella borsa a sacco. Poco dopo infatti
tirò fuori una scatola di medie dimensioni e la
appoggiò sul tavolo,
porgendolo dalla sua parte. Haruka indugiò un attimo poi si
decise
ad avvicinarlo al bordo del tavolino e la aprì. -Le
riconosci? -
chiese Michiru, mentre i suoi occhi, seppur per un attimo, si
spalancarono dallo stupore.
Come
poteva averle dimenticate? All'interno di una busta di plastica
c'era un piccolo plico di buste: le lettere che le inviava in giro
per il mondo nel tentativo di colmare così la lontananza.
Interdetta
Haruka le guardò senza osare a toccarle, non riusciva a
credere che
le avesse tenute. -Non ci credo, le hai tenute tutte?-
mormorò. - O
sono solo le buste vuote?- Non doveva lasciarsi condizionare dalle
strategie della rivale.
-Le
ho tenute tutte, come pure quasi tutti i regali che mi hai fatto.
-Io...
Io non ci credo, mi dispiace.- rispose Haruka spingendo con la mano
sinistra la scatola verso Michiru. -Cosa devo fare per farti capire
che sei stata molto più stronza di quanto credi? Dovrei
elencarti
ancora tutto quello che hai fatto e che mi sono scordata di dirti
tempo fa. Però non ho voglia di parlare ancora di cose che
ho chiuso
e sepolto in modo proprio netto e definitivo più di nove
anni fa.
Non saranno queste lettere a farmi cambiare idea.
-Haruka,
io sono cambiata davvero. Sono anni che sono tornata assennata come
quando eravamo giovani e questo perchè i problemi di quegli
anni
lontani non ci sono più. Te l'ho appena spiegato: non ero
pronta ad
un simile stravolgimento nella mia vita, non ho saputo stare dietro
all'insieme di eventi che si sono susseguiti dalla mia partenza in
America e ho fatto un errore grave a non allontanarmi da due dei
pochi amici che avevo là ed evitare che nascessero dei
sentimenti
per la persona sbagliata. Quando sono uscita da quel periodo di
confusione era ormai tardi, ma ti giuro che non farei più lo
stesso
errore.
-Sì,
certo...- disse l'altra con tono ironico -Mi hai raccontato troppe
bugie. Io non ti avrò ascoltata, ma tu te ne sei guardata
bene dal
dirmi che avevi dei dubbi sui sentimenti che provavi per me e su
tutto il resto. Dicevi sempre che erano amici che ci provavano con
te, ma non hai mai detto che lei ti piaceva e di certo non ti sarai
innamorata nel momento esatto in cui mi hai vista in tv. Quindi
scusami tanto, ma la fiducia in te è tanta che se io ti
conoscessi
adesso e mi dicessi che la tua più cara amica è
la famosa astrologa
Setsuna Meiou non ti crederei.
-Sono
passati diciotto anni, ho una relazione stabile da anni, sono tornata
ad una vita molto tranquilla e fuori dai riflettori per quanto
riguarda il privato. Sono cambiata, Haruka! Il successo mi aveva dato
alla testa e in quegli anni è come se avessi avuto
l'adolescenza che
non mi sono potuta permettere di avere prima per i motivi che tu ben
sai.
-Quei
motivi li ho avuti anche io, cosa credi? Eppure non mi sono permessa
di avere la mia parentesi da immatura in età adulta. Credi
che io di
occasioni per tradire te o Mizuki non le abbia avute?
Sì, che ne
ho avute. A bizzeffe! Anche con donne bellissime che sarebbero state
disposte a tutto: ad una notte, o a lasciare mariti e figli per
offrirmi una relazione stabile! Però al di
là degli
scherzi non le ho mai prese in considerazione. Quando poi abbiamo
iniziato a sentirci e vederci poco per paura di farmi vincere dalla
solitudine avevo anche smesso di giocare con loro. Per non parlare del
fatto che finchè non sono riuscita a farti perdonare da
Hotaru mi
sono dovuta sobbarcare la doppia responsabilità genitoriale
con lei!
L'unica cosa che mi sono permessa di fare dopo lo scontro con Galaxia
è stata dedicarmi finalmente alla mia grande passione e tu
mi hai
accusato di aver rovinato la nostra storia per questo. Te lo ricordi,
vero? Io ho avuto le mie colpe, ma sarà sempre stato meglio
dedicarsi alla passione per le auto che vivere la propria
“fase
adolescenziale” a ventisei anni, no?- finalmente le aveva
detto
tutto quello che pensava e si sentì liberata dal peso della
rabbia
che stava provando da quando la violinista aveva messo le carte in
tavola, mostrando così fin da subito le reali intenzioni di
quell'incontro.
-Lo
so, lo so... Ma ti ho raccontato cosa è successo e ti ho
anche detto
che mi sono pentita amaramente di quanto ho fatto. Con il senno di
poi avrei preferito anche io sopportare il peso della solitudine e
tagliare i ponti con Nick ed Helena e qualunque amicizia in comune per
evitare di incontrarli, ma io non avevo Usagi e le altre con cui
potermi vedere ogni volta che tornavo a casa. Non avevo Hotaru a
tenermi compagnia. Non è stato facile fare la madre a
distanza e gestire la vita professionale insieme a quella privata che
includeva pure una figlia che ha scelto di restare a vivere in
Giappone.
Haruka
restò in silenzio, non sapeva cosa fare. Quello aveva che
detto Michiru era vero: lei almeno quando tornava dai Gran Premi
tornava nel luogo dove aveva vissuto da sempre, con delle amiche che
per quanto fossero lontane non dovevano mai oltrepassare
l'oceano- Ami a parte- e a casa c'era sempre la figlia che l'aspettava
per raccontarle la sua vita e ascoltare, fiera di lei, i suoi racconti.
Anche ciò che aveva raccontato
Michiru pochi minuti prima sembrava così vero, lei stessa
sembrava
sincera e davvero pentita... “No, devo ragionare
lucidamente.
Non cederò ai suoi trucchetti, devo
allontanarla...”. Si
decise perciò a parlare: -Quelle le hai portate
dall'America?-
accennando con la testa ed uno sguardo veloce alla scatola delle
lettere ancora aperta davanti alla violinista.
-Quando
sono tornata per la riunione con le altre vederti era tra le prime
esperienze che non avrei voluto fare.
-Guarda
che lo stesso vale per me. Solo che tu mi hai invitato, mentre io
sono rimasta dello stesso parere.- ancora una volta sfoggiò
il suo
sorriso che ostentava spavalderia.
-L'unica
differenza di tutto ciò è che io ti ho invitato,
è vero, mentre
tu... beh, sei qui...
-Non
vuole affatto dire nulla. Come pure quelle lettere.- si mise subito
sulla difensiva Haruka- Le avrai trovate per caso facendo pulizia
a...- si rese conto solo in quel momento di sapere così poco
della
donna da non sapere nemmeno dove stava alloggiando in quel periodo. -
Beh, ovunque tu le abbia trovate. O buttando via le scartoffie della
tua vita passata. Tra cui ovviamente ciò che rappresentava
in modo
simbolico quello che ci ha legate in passato.
-Ti
sbagli, le ho sempre conservate dentro ad un armadio
dell'appartamento in cui vivevo alle medie.
-Nel
luogo dove hai vissuto meno negli ultimi anni, guarda caso. Mi sa
tanto che la tua frase dovrebbe essere: “Le ho scordate
dentro ad
un armadio”!- si prese gioco di lei Haruka.
Era
irritante... e maledettamente bella ed intrigante con quegli occhi
smeraldo un po' felini. Ancora una volta Michiru si sforzò
per non
darle corda e rispondere in modo pacato: -Ho sempre saputo dove
erano. Le ho tenute qua perchè all'inizio avevo pensato di
tagliare
i ponti con la mia vita passata, poi quando ho capito l'errore che
avevo fatto con Helena vederle mi faceva male perchè mi
ricordava la
più grande cavolata che avevo fatto nella mia vita nel lasciarti.
Infine, ti ricordo che è stato il tuo comportamento a
tenermi
lontana da te per altri nove anni.
-Avresti
fatto bene a restare lontana ancora, per sempre.- Avrebbe voluto
sembrarle ostile, ma la voce inferma, ne era certa, l'aveva tradita.
Il punto era che non ricordava più cosa voleva dire stare
con
Michiru, apprezzare la compagnia di una donna così
aggraziata in
ogni gesto e di una bellezza da mandar fuori di testa chiunque. Lei
inclusa, perchè se avesse potuto se ne sarebbe andata molto
prima,
eppure qualcosa la incatenava a quel tavolo, con la donna
più bella
del mondo e che anche più di Mizuki, nonostante tutti gli
anni
passati in lontananza, le sapeva leggere nella mente. -Io... Io
invece ho buttato via tutto ciò che ti riguardava. Ho tenuto
solo
qualche abito e la fede, che comunque avevo comprato io.- tenne a
precisare -Quando ho chiuso definitivamente ho pensato che niente
sarebbe stato più simbolico ed effettivo che buttare tutto
in
pattumiera. Una vera liberazione- fingendo un tono sollevato,
ricordando invece quanta fatica le era costato liberare casa sua da
tutto ciò che riguardasse la donna che ora aveva di fronte.
Poi proseguì: -E tu perchè
le hai tenute anche in questi anni, se è vero che ti
ricordavi di
averle?- Si pentì della sua domanda: non aveva detto che
doveva
tagliare la conversazione e andare via? Invece eccola lì che
ritornava
sul discorso lettere.
-Perchè
non mi sarei comunque disfatta dei ricordi importanti.
Haruka
rimase senza parole e Michiru ne approfittò per prendere e
aprire la
prima lettera e leggergliela. Così fece con una lettera
presa per
caso nel mezzo del piccolo mazzetto e con l'ultima. -La prima e
l'ultima sono le più importanti. La prima mi aveva
riempita di
gioia: non mi aspettavo una tua risposta alla mia lettera. L'ultima mi
ha dato un immenso dolore ogni volta che l'ho
letta dopo averti lasciata. Non avevo proprio capito nulla...-
sussurrò infine con tono rammaricato con la mente che si
rituffava nel passato.
Haruka
continuava a non parlare. Aveva davvero tenuto quelle lettere.
Sentiva come se il mondo attorno avesse iniziato a girare
vorticosamente e nessuno contasse più in quel momento.
Quello che
diceva Michiru era vero? Nonostante tutto quel tempo ancora provava
qualcosa per lei? Lei che l'aveva maltrattata ed offesa solo
perchè rivederla le riaccendeva il bruciore della ferita di
quell'addio forzato... Ma ora lei
stava con Mizuki a cui teneva molto, mentre i sentimenti per Michiru
li aveva sepelliti anni indietro... “Ma sei qui” le
tornò in
mente la risposta di Michiru. La sua presenza come risposta
all'invito di Michiru parlava per lei. “In che
guaio mi sono
cacciata??” pensò disperata. Aveva
bisogno di pensare,
cambiare aria e camminare. -Ce ne andiamo al parco? Qui stiamo
mettendo le radici ed io ho bisogno di respirare aria fresca... Per
ragionare meglio.
-Va
bene- Michiru era preoccupata, vedeva Haruka fragile come da tempo
non le accadeva più. La bionda mise i soldi sul tavolo e non
aspettò
il resto, uscì di fretta dal locale, senza badare se Michiru
la
stesse seguendo o meno. Fuori dal bar, fece un gran respiro e poi con
la testa fece cenno a Michiru di seguirla. Per tutto il tragitto non
parlò.
Entrate
nel parco Haruka si decise a parlare: -Oggi sono arrivata in ritardo
perchè Mizuki non voleva stare da sola, era particolarmente
possessiva. Lo chiamano intuito femminile! - rise. Non ricevendo
nessuna risposta dalla violinista riprese con tono più
serio:
-Senti, io non so se tu abbia detto la verità o se ti sia
inventata
tutto quanto e nemmeno lo posso constatare, al di là delle
lettere.
Inoltre io sono legata a Mizuki che è una brava e buona
donna,
lasciarla ora, dopo dieci anni, non avrebbe senso e mi farebbe molto
male. Ma anche tu, come faresti con Elza?- Si rendeva
conto che così facendo lasciava ben trasparire quanto l'idea
di
ritornare insieme la solleticasse, ma doveva chiarire. Michiru, anche
lei non particolarmente portata a parlare dei suoi sentimenti, si era
molto esposta in quel giorno, quindi sentiva che poteva permettersi
di fare una domanda di quel tipo.
-Beh...
Anche tra me ed Elza c'è sempre stato un feeling che non si
è mai
spezzato, nonostante le nostre strade si siano separate alle medie,
però io ed Elza stiamo insieme da molto meno tempo.
Sarà meno
difficile accettare la rottura del nostro fidanzamento.
-In
ogni caso non tornerebbe più come prima. Mancherebbe
comunque quella
magia. Era una polvere d'argento che faceva brillare il nostro
cammino insieme. Ma tu l'hai soffiata via e non tornerà
più...
Sarebbe una minestra riscaldata- concluse poi in modo più
rustico,
per rimediare a quell'essersi lasciata andare a descrizioni per lei
eccessivamente melense.
-Forse
hai ragione, ma se sarà ancora amore, può anche
essere che, con il
tempo, quella polvere magica possa tornare a posarsi su di noi.
-Amore,
che parolone!- battè subito in ritirata. -Io
non lo so... Devo pensare e riflettere... Non è che il mio
legame con Mizuki sia meno importante del vostro solo perchè
non conviviamo. Inoltre devo capire se mi
hai mentito o no...
-D'accordo...
Io però Domenica parto.
La
notizia colse Haruka di sorpresa: -Come hai detto?
-Devo
tornare a New York Domenica.
-Ah...
Perfetto. Perfetto...- in quella frase tra i denti era chiaro tutta
una serie di sensazioni negative.
-Ti
sei... Perchè fai così? Lo sai che io vivo a New
York ormai!
Haruka
presa dal nervoso a quel punto si fermò: -E tu speravi che
io mi
accontentassi della tua storia, lasciassi Mizuki, ti accettassi e
venissi a vivere nel mio o nel tuo palazzo con te?? Sei davvero una
persona assurda! Pensare che poco prima avevi detto che ti era
tornata la testa a posto e che saresti stata disposta a tornare in
Giappone!!
-No,
volevo solo spiegarti quello che non avevi mai saputo. Magari ci si
può sentire al telefono, via Internet, o posta normale... Ce
ne sono
di modi per sentirsi! Inoltre ho detto che mi mancava la vita in
Giappone, ma non che mi sarei ristabilita qui. Anche perchè
comunque
non avevo programmato di restare qui. Per te poi!!
-Ma
accidenti! Tu hai finito il tour una settimana fa, ora per sei mesi
almeno sei libera, perchè hai tanta fretta di partire? La
tua amica
da quattro soldi non allena ragazze giapponesi? Cosa andate a fare a
New York?
-Primo
Elza è una grande donna; -Haruka rise di gusto -secondo non
è mia
amica; terzo non mi ero preparata a stare qua e quarto... - la
risposta tardò ad arrivare. -Quarto non lo so
perchè e comunque
i soldi non mi mancano per comprarmi degli abiti in più! -
Finalmente
aveva risposto correttamente perciò Haruka pensò
che fosse una
buona idea applaudire.
-Lo
trovi divertente?- chiese Michiru scocciata.
-No,
penso sia la risposta giusta- rispose sorridendo e finalmente la
guardò con occhi gentili. Michiru cambiò
espressione vedendo il suo
sguardo e si scambiarono un sorriso innocente come da tempo non
accadeva più. Dopodichè accadde l'impensabile
fino ad una settimana
prima: ripresero a camminare e parlare, ma stando sempre sul
generico. Per la prima volta, riuscirono a parlare senza scontrarsi,
o meglio: riuscirono a superare ogni divergenza. Perciò si
ritenevano
soddisfatte. Circa mezz'ora dopo si salutarono con l'accordo che se
Michiru fosse riuscita a convincere Elza a restare in Giappone,
allora Haruka l'avrebbe contatta per dirle cosa aveva deciso di fare
nel frattempo. L'avrebbe voluta rivedere ancora, o quell'uscita era
un episodio che non si sarebbe mai più dovuto ripetere?
-Sono
tornata!- si annunciò Haruka posando le chiavi nel
portachiavi sul
tavolino d'ingresso. Non rispose nessuno. Si diresse in salotto dove
trovò Mizuki sdraiata sul divano a leggere una rivista di
attualità.
-Ciao!- esordì nuovamente con una certa enfasi.
-Ciao...-
rispose invece Mizuki annoiata e senza sollevare lo sguardo
dall'articolo che stava leggendo.
-Qualcosa
che non va?- chiese leggermente preoccupata Haruka.
-Non
mi avevi detto che saresti tornata a casa stasera.
-Quando
torno a casa mia te lo dico sempre. Comunque avevo giusto intenzione
di dirtelo: stasera vado a casa mia. Sono passata a salutarti e
ad avvisarti.
-E
con il piede?
-Ho
chiesto al taxi che mi ha accompagnata di aspettarmi giù
cinque
minuti.
-Bene...
-Dai,
sei ancora arrabbiata per prima? Te l'ho detto, avevo bisogno di
andare nel parco a godermi un po' di natura. Sai che a me piace la
natura.- le fece un sorriso genuino, ma Mizuki con lo sguardo sempre
fisso sulla sua rivista, non la vide nemmeno.
-E
poi perchè avevi bisogno di startene da sola.
-Sì...
Anche.
-Ti
sei divertita?
-Mmm...
Non tanto, alla fine era un parco pieno di piccioni e coppiette.
Però
ho chiarito un po' di cose.
-Riguardo
cosa? - le chiese seria posando finalmente la rivista sul suo petto e
guardandola in faccia.
-Riguardo
alcune cose...
-Cose
che avevano a che fare con Michiru Kaioh?
-Perchè
dovrebbero?
-Così...
Da quando l'hai vista sei diventata di poche parole, sei scostante e
introversa.
-No,
è che... La serata con lei e Elza Grey allo stesso tavolo mi
ha
messo di malumore. Non hai idea quanto!
-Certo.-
Mizuki la guardò. Non aveva dolcezza, ne' amore in quegli
occhi
verdi. Erano seri e calmi, ma non trasmettevano
emozioni. Mizuki sentì un nodo formarsi alla gola, ma
cercò di non
badarci: -Non resti qua stasera?- domandò posando la rivista
sul
basso tavolo di vetro di fronte al divano e mettendosi seduta.
-No,
te l'ho detto. Sono passata solo per salutarti prima di andare a
casa.
Mizuki
si alzò, le andò di fronte e le disse con voce
suadente: -Magari lo
trovo un modo per convincerti a restare?- incrociò le
braccia dietro
al collo di Haruka.
-N-no...
Sono stanca...
-Ah
davvero?- provò a persuaderla baciandole il mento. In
circostanze
normali Haruka avrebbe perso completamente i contatti con la
realtà:
molte volte era la cura migliore prima di una gara importante, o dopo
una cocente sconfitta, ma in quei giorni erano accadute troppe cose
che nemmeno i lascivi baci di Mizuki potevano spazzare via. Haruka
necessitava fortemente di stare da sola e di meditare sulle assurde
circostanze nelle quali si era improvvisamente ritrovata.
Perciò
appoggiò le mani sulle spalle di Mizuki e la
allontanò dicendo:
-No, Mizuki, scusami, ma ho davvero voglia di starmene da sola.
Mizuki
sbuffò innervosita: -Appunto, cosa ho detto prima?- Si
allontanò,
riprese la sua rivista e si lasciò cadere pesantemente sul
divano
senza guardarla in faccia.
"Avrei
fatto meglio a non andarci proprio a casa sua!"
brontolò
tra sè e sè Haruka mentre scendeva con
l'ascensore al piano terra.
Uscita
dal condominio in cui viveva Mizuki salì sulla sul taxi e si
fece
portare a casa. Durante tutta la serata continuò a pensare a
Michiru
e a quello che le aveva detto, al passato e al fatto che non sapeva
che cosa fare. Avrebbe voluto essere ferma e risoluta come aveva
fatto la volta prima, eppure per qualche strana ragione, rimase ad
ascoltarla, non la cacciò via malamente e nemmeno le disse
di non
amarla più. "Per quale motivo?"
Rivederla
un'altra volta voleva dire rimettere in gioco tutto ciò che
aveva.
Era un gioco alla roulette. Scommettere tutto ciò che aveva
riconquistato con fatica, o conservare tutto gelosamente, perdendosi
la seconda e sicuramente ultima possibilità che Michiru le
offriva
di tornare a sognare quell'amore indimenticabile? "Soffrire"
fece eco una voce da qualche parte della sua testa nell'istante
stesso in cui finì di elaborare l'ultima considerazione. "In
effetti...- tornò a constatare lei - No!
Non le posso
permettere di distruggere tutto quello che ho ricostruito con fatica,
per poi magari vederla andarsene di nuovo dopo qualche anno o
mese...e soffrire di nuovo."
* * *
Intanto
a casa sua Michiru era appena uscita dalla doccia. Con il salviettone
ancora avvolto attorno al suo corpo si mise di fronte allo specchio e
si guardò. Il tempo era passato e tutti si stupivano di come
portasse bene i suoi quarantasei anni dimostrandone una ventina in
meno, ma era un vantaggio di avere nel sangue qualche gene della sua
vita precedente di abitante del pianeta Nettuno. "Principessa...”
specificò mentre pettinava i lunghi capelli ancora bagnati. “Si,
principessa dei miei stivali!" si disse poi da sola,
ripensando ad Haruka. Di certo con lei non era stata una gran
principessa. "Chissà cosa deciderà di
fare? Sarò riuscita
a convincerla? Chissà..." sospirò
appogiando la spazzola
nell'apposita busta e prendendo il phon per asciugarsi i capelli. Non
desiderava altro che poter avere la sua seconda possibilità
con la
donna che aveva amato più di tutte. Così tanto da
non riuscire a
dimenticarla nemmeno in diciotto anni di lontananza, in quasi
vent'anni tra le braccia di altre persone che la meritavano
più di
Haruka, ma che lei non era stata in grado di amare quanto la
guerriera dei cieli. Sì, loro la
meritavano più di Haruka,
perchè il team principal meritava senz'altro di meglio della
"classica stronza da film", come l'aveva definita lei
stessa quel giorno, quale lei sentiva in coscienza di essere stata.
Ciò nonostante, sentiva la possibilità della
realizzazione del suo
sogno più grande troppo vicina per rinunciare. Soprattutto
perchè
non credeva che Mizuki fosse veramente meglio di lei. L'aveva
conosciuta di persona solo una volta, ovvero la settimana prima, ma
non le era affatto apparsa come una persona di livello superiore a
lei o Elza. Anzi, il solo pensiero che ora Haruka forse si stava
consolando con lei, l'innervosiva parecchio. "Innervosisce?
No, questa è gelosia! Eppure è la sua donna, lei
è stata al suo
fianco quando io provavo ad andare avanti nella mia storia con Fuka.
Io però non riesco a vedere in cosa sia speciale e l'idea di
Haruka
che la tocca e si lascia baciare da lei...", ma una risposta
le arrivò dal cuore. "... Non mi farà
mai sentire come lei
quando ha saputo che ero andata a letto con Helena dall'oggi al
domani". No, conosceva l'orgoglio di Haruka, se si fosse
affidata solo a quello conosceva già la sua risposta:
non avrebbe neanche preso in considerazione l'idea di tornare con
lei. Se si fosse affidata al suo cuore, cosa difficile, ma non
impossibile, allora forse le avrebbe dato retta. Lei la conosceva
bene, le erano bastati pochi atteggiamenti e i continui cambiamenti
nel suo comportamento per capire che doveva essere ancora molto
importante per la bionda. Senza contare che la volta prima le aveva
detto chiaramente che non l'amava più, mentre ora no. "Ora
no... Perchè ora non mi ha detto che non mi ama
più?". Un dubbio terribile la colse
all'improvviso, mentre, spento
il phon, si toglieva l'asciugamano per vestirsi: "Che mi
abbia mentito la volta scorsa ed io ci sia cascata così
facilmente?
Ma no, era troppo decisa e lei non sa mentire. Semplicemente
avrà
capito ora che Mizuki non è poi questo Dio sceso in terra!"
si convinse infilandosi la canottiera pulita.
Il
resto della serata pensò a come convincere Elza, fuori con
degli
amici dei tempi dell'Università, a restare. Era vero che lo
faceva
in buona parte per Haruka, ma lo faceva anche per se' stessa. Parlare
con Haruka le aveva messo una sana voglia di restare di più
nella
sua terra d'origine, perciò sarebbe stata ancora
più irremovibile
nella sua decisione di restare, perchè, se anche
malauguratamente
Haruka non avesse più voluto rivederla, comunque lei aveva
tante
persone e luoghi da visitare e da riscoprire a cui non voleva
assolutamente rinunciare. "Ho già rinunciato
troppo a
lungo..." pensò malinconica mentre ripercorreva,
ancora una
volta, i motivi che la spinsero a restare per tanti anni in America.
Fino ad arrivare con la mente all'incontro con Elza. Quando
scoprì
che anche la campionessa era in America restò per qualche
tempo
indecisa se farsi viva oppure no. Non aveva mai dimenticato Elza.
Come avrebbe potuto? Era stata la sua prima cotta, forse sarebbe
anche diventata lei la sua prima ragazza, ma quando conobbe Haruka,
tutto era cambiato e lei aveva dovuto darle quell'addio forzato alla
fine delle medie per seguire il suo destino di guerriera Sailor e
trasferirsi insieme alla sua nuova compagna di battaglie a Tokyo dove
stava operando l'Esercito del Silenzio. Proprio in uno scontro contro
Eudial e uno dei suoi demoni dovette combattere per resituire il
cristallo del cuore puro ad Elza e andare via come se la ragazza
fosse stata una delle tante persone a cui lei e Haruka avevano
salvato la vita. Le loro vite sembravano non far altro che viaggiare
su due binari differenti che di tanto in tanto si incrociavano. In un
primo momento temette che Elza potesse mandarla a quel paese visto
come l'aveva salutata in modo molto cordiale, ma distaccato,
dicendole oltretutto che quell'ultimo incontro per loro era un addio.
Aveva anche aggiunto “per il momento”, conscia che
si trattava di una piccola bugia, ma quel momento era finito, sebbene
dopo essere durato per ben
ventun'anni. Inoltre doveva mettere in conto che lei non sapeva
più nulla di Elza,
magari era cambiata, oppure aveva già un'altra persona al
suo fianco. Poi
pensò però che non fosse comunque una cattiva
idea prova a
riallacciare i contatti con la donna, anche se fosse stato solo in
rapporti amichevoli. Quando scoprì in quale pista l'atleta
passava
la maggior parte del suo tempo, andò da lei lasciando Elza
letteralmente a bocca aperta. Sembrava aver appena visto un fantasma.
Tre anni dopo le loro vite sembravano aver preso finalmente la
stessa direzione e forse avrebbero viaggiato per sempre sulla stessa
strada. E forse lei non avrebbe mai avuto ripensamenti se
non fosse
caduta nella trappola ben pensata della figlia che la portò
ad un
incontro con l'unica persona che in quel momento non avrebbe voluto
vedere. Nonostante la rabbia provata fino e durante la cena, Haruka
aveva un fascino magnetico che sembrava attrarla come una calamita. I
ricordi che aveva nascosto in un cassetto della memoria e a cui
raramente pensava, improvvisamente saltarono fuori nell'arco di
quelle tre ore a tavola, ricordandole come lei si fosse sentita
completa solo
con il team principal e ricordandole che, per quanto Haruka avesse
potuto risparmiarsi certe parole, tutto quello era stata una catena
di conseguenze nata delle sue azioni. Era per questo che aveva provato
a mettere da
parte il suo orgoglio, si era armata di umiltà e pazienza e
si era preparata
all'incontro con l'ex pilota. Un incontro iniziato male, ma finito
bene. Sebbene si trattasse di un bene relativo dal momento che non
sapeva se esso avrebbe fruttato qualcosa di positivo o di negativo.
Haruka sarebbe partita giovedì per Singapore e quindi
sicuramente per quasi una settimana non l'avrebbe più
sentita. Si preparò mentalmente ad affrontare un periodo
costituito oggettivamente da pochi giorni, ma che a lei sarebbe parso
come uno dei più lunghi della sua vita.
|