In
una luce argentea, Raiden entrò nella fortezza di Kronika.
Una
fitta di dolore dilaniò il suo petto e l’ex dio
barcollò. Usare quegli incantesimi era assai faticoso per il
suo corpo, ormai mortale.
Certo,
il suo corpo era ben più resistente di quello di un comune
umano, ma era condannato ad una strada di dolore e freddo.
Si
rizzò in piedi e chiuse gli occhi. In quel luogo, così
remoto dal tempo e dallo spazio, Fujin aveva incontrato il suo
destino.
Cetrion
e Frost erano riuscite a sopraffare la sua pur forte volontà.
–
Fratello
mio… Abbiamo dato agli esseri umani la possibilità di
scrivere il loro destino… – mormorò, la voce
tremula. Grazie all’opera sapiente di Liu Kang e Kitana, il
futuro si stava scolpendo.
Gli
esseri umani compivano le loro scelte e, a fatica, cercavano la luce
della sapienza nell’ambiguità della loro natura, nella
quale era racchiusa la luce della divinità e la nerezza della
bestialità.
Certo,
gioiva di questo, ma l’assenza di suo fratello minore
trafiggeva il suo cuore.
Si
scosse dai suoi pensieri e percorse alcuni metri.
Qualche
istante dopo, una luce bianca attirò la sua attenzione.
– Sei
qui… Lo so. – mormorò l’ex dio, il cuore
tremante di amara gioia. Finalmente, avrebbe potuto dare a suo
fratello un estremo, dolce riposo.
Ma
la pena della sua morte non sarebbe svanita.
Qualche
minuto dopo, giunse in una ampia sala di forma circolare, dominata da
un ampio blocco di ghiaccio, scintillante di vivi bagliori d’iride.
Raiden
si bloccò, il cuore stretto in una morsa d’emozione. Lì,
in quella bara gelida, era rinchiuso il corpo di Fujin.
La
crudele Frost, su ordine di Cetrion, l’aveva condannato ad una
straziante eternità di solitudine.
– Ti
libererò. – promise Raiden, deciso. Certo, sarebbe stato
assai sfibrante per lui, ma doveva questo al dio del vento.
Fujin
non gli aveva mai fatto mancare il suo appoggio.
Nel
corso di quei lunghi secoli, si era rivelato un amico e un alleato
saldo.
Fece
alcuni passi e si avvicinò al masso di ghiaccio.
Le
sue mani, lente, sfiorarono la massa, quasi la carezzassero, poi si
fermarono.
Il
suo sguardo, attento, scrutò il corpo del dio del vento,
bloccato in una posizione serpentina, si posò sul viso
dell’altra divinità, distorto in una maschera di
amarezza.
– E’
finita la tua prigionia. Non preoccuparti. – sussurrò,
gli occhi liquidi di emozione.
Qualche
istante dopo, le palme delle sue mani brillarono d’una tenue
luce azzurra, che, come un mantello, si avvolse attorno al ghiaccio.
Decine
di crepe si disegnarono sull’intera struttura, poco dopo, con
un lugubre crepitio, si infranse in migliaia di frammenti diseguali.
Questi
schizzarono in ogni direzione.
Il
corpo di Fujin, privo di ogni sostegno, si accasciò, presto
stretto tra le braccia di Raiden.
L’ex
dio del tuono sussultò, stupefatto. Aveva avvertito un flebile
calore lungo le membra del suo amato fratello…
Il
ghiaccio non aveva sopraffatto la sua essenza di semidio?
Concentrò
il suo qi attorno al corpo di Fujin. Forse, era una possibilità
di salvezza per lui.
Anche
se non fosse stato possibile, avrebbe dato a suo fratello la
possibilità di rivedere il suo viso.
Gli
avrebbe dato un’estrema gioia.
Il
corpo del dio del vento, prima immobile, fu scosso da deboli fremiti
e i suoi occhi, seppur con fatica, si aprirono.
– Chi…
Chi sei? – balbettò sorpreso. Sopra di lui, scorgeva una
figura maschile alta e snella, con lunghi capelli neri e occhi
verdeazzurri…
Perché
si era inoltrato in quel luogo, dimenticato dal tempo?
Un
debole sorriso sollevò le labbra dell’ex dio del tuono e
la sua mano destra si posò sulla guancia sinistra del
fratello.
– Fujin…
Non riconosci tuo fratello? – domandò, la voce tremante
di malinconia.
Il
dio del vento spalancò gli occhi, sorpreso. Suo fratello…
Il
suo estremo desiderio era stato esaudito.
Poteva
sentire il calore fraterno delle sue braccia attorno al suo corpo,
ormai tanto debole.
–
Perdonami…
– balbettò il dio del vento. Non era riuscito a
contrastare Cetrion e Frost e la sua debolezza aveva condannato
Raiden ad una ulteriore prova.
Non
si era rivelato un alleato affidabile.
Eppure,
Raiden non sembrava deluso.
Anzi,
i suoi occhi chiari erano lucidi di amarezza e rimpianto.
– Io…
Io non ti ho aiutato… Mi sono lasciato sopraffare da Cetrion e
Frost… – mormorò, dispiaciuto.
L’ex
dio del tuono, calmo, gli appoggiò il dito indice destro sulle
labbra e lo fece tacere.
– No,
Fujin… Hai combattuto con animo fermo e non hai ceduto alle
lusinghe di Cetrion. Questo a me basta. Non ti angosciare. – lo
rassicurò.
Tacque
e lo strinse ancora di più contro il suo petto.
– Quanto
a me… Per salvare il futuro, ho dovuto sacrificare la mia
divinità, ma non mi pesa questa rinuncia… Prima di
morire, desideravo liberarti da questo tormento e ci sono riuscito.
Ora, non ho più alcun rimpianto. – lo rassicurò.
Non sapeva perché, ma si sentiva libero da quella morsa di
sofferenza che gli aveva stretto la gola.
La
brama di piangere era svanita.
Si
era ricomposto il legame che, in un tempo remoto, li aveva uniti.
Le
battaglie sembravano essersi dissolte nell’immensità del
tempo.
Gli
occhi di Fujin si chiusero e le sue labbra, livide di freddo, si
sollevarono in tenue sorriso. Nessuna ombra oscurava la limpidezza di
quelle parole.
Il
tono di Raiden, pur percorso da una nota di pena, vibrava di
sincerità.
I
suoi occhi, pur lucidi, sembravano racchiudere l’infinità
del suo spirito, libero dalla tenebrosità.
– Ti
voglio bene… Grazie di tutto… – soffiò il
minore, sereno. Il suo cuore, in quel momento, si era acquietato.
Poteva
spegnersi in pace.
– No…
Non morirai da solo… – lo rassicurò Raiden. Amava
gli esseri umani, ma si sentiva estraneo al nuovo corso della loro
storia.
Inoltre,
Liu Kang e Kitana si stavano mostrando sovrani degni e giusti.
Non
avrebbero avuto bisogno di lui e della sua presenza.
Strinse
le dita della mano destra attorno all’elsa di un pugnale, che
portava alla cintura, lo sguainò e si piantò la lama
nel petto.
Come
acqua da un tubo forato, il sangue sprizzò a fiotti e l’ex
dio del tuono si accasciò accanto al fratello.
–
Raiden…
Perché? – domandò Fujin, meravigliato. Pur di
restargli accanto, aveva deciso di rinunciare alla sua esistenza da
mortale.
Dunque,
il suo affetto era tanto solido?
Le
dita dell’ex dio del tuono si posarono sulla guancia di Fujin e
il suo sguardo lo accarezzò.
– Non
ti lascerò da solo… Sei pur sempre mio fratello…
– rispose, dolce.
Qualche
istante dopo, i suoi occhi si chiusero e il suo corpo, con un breve
tonfo, si abbandonò nella quiete della morte.
Fujin
trattenne a stento un singhiozzo e, lenta, la sua mano sfiorò
i capelli del defunto. Presto lo avrebbe seguito, ne era certo, ma
tale consapevolezza non attenuava la sua angoscia.
Quei
pochi, dolorosi istanti di distacco erano per lui dilanianti.
–
Grazie…
Grazie di tutto, Raiden… – mormorò, prima di
spegnersi a sua volta.
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