Il fantasma di Monaco

di Dihanabi
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Quattro Novembre: Fratello


 

 

La mattina del quattro novembre, quando si sveglia, Alphonse è già andato a lavorare.

Noa lo attende al tavolo, ma lui la saluta in fretta per recarsi all’università. Fa diverse ricerche e chiede informazioni tra gli studenti. È lì che scopre della società di Tule. Una società che intende salvare la Germania distrutta e impoverita dalla Grande Guerra e dal Trattato di Versailles sfruttando le risorse del mondo magico di un’antica profezia: Tule.

Edward inizialmente ne è scettico, ma si reca alla villa del professore che ne è a capo.

Riesce ad entrare attraverso una finestra rotta. Il vetro tagliente gli provoca una ferita alla guancia.

All’interno trova un cerchio alchemico e per un attimo esita.

Il gesso abbandonato a terra è una forte tentazione, i ricordi dell’alchimia un qualcosa che non può ignorare, e la voglia, sempre presente sotto la pelle, di tornare a casa e insopportabile.

Prende quel gesso tra le dita coperte dai guanti bianchi e traccia le linee a terra.

Ride di se stesso, quando non succede nulla. In quel mondo non c’è alchimia. Lo sa, eppure…

Si passa le mani sul viso. I guanti si sporcano del suo stesso sangue, e poi si accascia a terra.

La voce di Envy riecheggia nello spazio angusto, tra le colonne disposte circolarmente. Il portale si apre: centinaia di armature cadono dall’alto. I militari irrompono nella stanza al frastuono causato dal metallo. Puntano le armi su di Edward e lui si butta tra le armature in cerca di riparo.

 

È così che ritrova il fratello, tra quelle armature. Un anima legata, incatenata, salvata.

Scappano insieme, scappano come una volta.

Un grande alchimista e un’armatura al suo fianco.

Edward sorride così tanto che le guance fanno male.

Siedono tra l’erba, innanzi a loro il fiume Wurm è placido nella notte, impegnato a riflettere le luci delle abitazioni in morbidi contrasti di blu, nero e giallo.

L’armatura inizia a vibrare in spasmi frenetici. Al gli spiega che ha legato temporaneamente la sua anima a quel corpo rigido, che lui un corpo ora ce l’ha, ma che quel contatto sta per dissolversi. Il loro incontro finisce troppo in fretta, in un provvisorio momento dispero nella notte di Monaco.

Edward si aggrappa con tutte le sue forze al freddo metallo, vuoto. Si agita così tanto e sembra la sua intera vita gli stia fuggendo tra le mani.

Al se ne va con la promessa di riportarlo a casa. Gli occhi si spengono al di la dell’armatura, che perde la postura e cade tra i ciuffi d’erba pallidi sotto la luce della luna.

Quando nessuno può più vederlo, Edward piange, piange come si era sempre impedito di fare da quando era finito dall’altra parte del portale.

Piange perché, per quanto questo sacrificio abbia salvato la persona a lui più cara, fa comunque male non essere con lei. Ma, più di tutto, piange perché è felice. Felice che il suo prezioso fratellino sia vivo, che stia bene, e soprattutto nel suo vero corpo. Che ora possa dormire, mangiare, sentire sulla la propria pelle il vento e gli odori.



Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso.
(John Galsworthy)






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