No woman for me
Skyrim era una
landa gelida, terribilmente fredda. Quella in particolare era una sera
dove i pochi gradi pungono le ossa e non si sentiva nemmeno un rumore,
ad eccezione del fruscio del vento che scuoteva gli alberi, stivali di
pelle che calpestavano la neve appena caduta, e lo scoppiettio di un
fuoco di un'accampamento.
I Manto della
Tempesta avevano montato le tende per il soggiorno previsto nel feudo
dell'Hjaalmarch.
Tutti
i soldati erano abbastanza tranquilli, avevano acceso un fuoco e
avevano piazzato dei ceppi tutt'attorno per sedervisi, mentre
cucinavano il loro primo pasto da diversi giorni.
Non ci volle
molto affinché apparisse la birra e ognuno bevesse e
chiacchierasse felicemente. Anche il dovahkiin si godeva la
conversazione ed ascoltava attentamente ai racconti dei suoi compagni
quella notte. Poche ore
dopo, non appena la birra cominciò a fare effetto, la
conversazione finì su argomenti più frivoli.
Dopo un
interminabile racconto di una delle conquiste di un soldato quando era
giovane, il dovah si ritrovò a guardare con grande interesse
il fuoco di fronte a lui; Ralof, avendo notato l'atteggiamento scuro
del sangue di drago, ghignò divertito mentre un idea
esilarante gli sfiorava la mente.
"Dicci un po',
Damien," chiese, con l'intenzione di prenderlo un pochino in giro.
"Qual'è la migliore che tu hai avuto?" Decisamente
confuso a quella domanda, il ragazzo gli diede in risposta uno sguardo
perplesso. "La
migliore... cosa?"
"La
donna migliore, ovviamente! Cos'altro? Ne avrai fatte cadere molte ai
tuoi piedi." insistette Ralof.
Avendo
compreso, Damien arrossì leggermente riportando la sua
attenzione immediatamente al fuoco balbettando una risposta. "Uhm,
perché dovrei... parlare di simili cose?"
"Non
dirmi che sei vergine, eh Campione?" domandò Ralof con un
largo ghigno, ricevendo un'occhiataccia da parte del dovah. No, non era
l'essere vergine il problema. L'avrebbe detto tranquillamente, ma
maggior parte di loro stavano già ridacchiando,
però lui li ignorò. O almeno ci provò.
"Ecco, in realtà...'' si portò nervosamente una
ciocca bionda dietro l'orecchio. ''per me le donne non sono... uhm, una
grande distrazione."
Le risatine
cessarono improvvisamente, e in quel momento cadde un velo di silenzio
su di loro, interrotto solamente dal fuoco che scoppiettava, e alcuni
grilli in lontananza. "Uhm, per
favore non fraintendetemi, le donne sono... creature meravigliose,
siete fortunati... ad averle al vostro fianco" disse rivolgendosi a
tutti gli altri, lo sguardo agitato. "solo che... non fanno... per me."
Si
susseguì un altro momento di silenzio cosa che peggiorava la
sua situazione, oltre che il suo stato emotivo, facendolo arrossire
fino alle orecchie.
Fu in quel momento che Ralof prese nuovamente la parola, "Ehi Campione,
tranquillo... per quanto mi riguarda, non mi fa ne caldo ne freddo. Ti
piacciono le donne? Va bene. Gli uomini? Va benissimo-"
"Oppure
entrambi." aggiunse una delle donne ammiccando al sangue di drago prima
di sorseggiare dell'idromele. "Comunque, il
punto è che..." continuò Ralof, "non fa
differenza, almeno per me. Non so cosa ne pensate voi..." disse questa
volta rivolgendosi verso gli altri.
"Per
me può portarsi a letto chiunque, basta che sappia ammazzare
quei cani imperiali." Rispose uno di loro, la voce dura e leggermente
seccata, alcuni fecero un lieve cenno col capo come se fossero
d'accordo.
A quel punto,
Damien si tranquillizzò un po' e tentò di far
diminuire il rossore che era ancora sul suo viso.
Dopo
qualche momento, non poté fare a meno di sentire uno strano
tipo di pizzicore, un formicolio che si avverte quando ci si sente
osservati. Diede uno sguardo agli altri, che stavano discutendo di
altre cose tra di loro, poi sentì una grande mano posarsi
sulla sua spalla, facendolo balzare.
Dei capelli
strusciarono contro il dietro del suo collo e un caldo respiro
aleggiò sulle sue orecchie. Una voce profonda eppure dolce
sussurrò quel tanto per far sì che solo lui
sentisse; "Verresti
nella mia tenda, più tardi?"
Rimase seduto
in un silenzio scioccato, mentre la pelle d'oca gli si sparse per tutta
la schiena. La voce di Ulfric Manto della Tempesta gli faceva questo
effetto ogni volta. Percepì la forte mano sulla sua spalla
lasciarlo e i passi leggeri che si allontanavano da lui.
Rabbrividì alla mancanza di quel tocco, e passò
la propria mano in quel punto mentre un sorrisino da ebete gli
dipingeva le labbra.
Quando le
fiamme del fuoco divennero residui di sole braci, tutti si sistemarono
per andare a dormire, ma Damien rimase a fissare le stelle per un poco
mentre pensava ad un certo Jarl. Aspettando che
tutti gli altri si fossero addormentati profondamente, si mosse
delicatamente e silenziosamente verso la tenda di Ulfric.
Il fruscio
della tenda mossa attirò l'attenzione dello Jarl di
Windhelm, che sedeva sul proprio giaciglio, privo della pelliccia e le
protezioni d'acciao, restando con la veste e i pantaloni. "Mio Jarl..."
fece Damien accennando un leggero inchino. Ulfric si issò in
piedi e si avvicinò al giovane. "Non devi essere formale
anche quando siamo da soli." disse
cingendogli i fianchi con le mani.
"Io... scusami, è... l'abitudine." farfugliò il
giovane. Le labbra di
Ulfric si incurvarono leggermente, prima di posarle sulla guancia
dell'altro. Poi lasciò combaciare le loro fronti mentre se
lo stringeva più a sé', ricambiato dal giovane
che sfregò il naso contro il suo. "Sei stato...
coraggioso, prima." disse Ulfric.
"Io... non lo
so, forse non dovevo..."
"Te
ne penti?"
"No,
sapevo che prima o poi sarebbe saltato fuori, ma temo che ora alcuni mi
guarderanno con un occhio diverso." ammisse il giovane timidamente. "Ho
sentito... come mi hanno chiamato alcuni di loro. Anche i tuoi servi,
al palazzo... cominciavano a sospettare di noi, li ho... sentiti
parlare."
"Che parlino,
allora." ribatté Ulfric. "Avrò molte
più ragioni per fare a meno dei loro servigi." Il giovane
ridacchiò leggermente. "Non vorrai davvero cacciarli via per
me...?"
"No,
ragazzo, non temere." mugugnò Ulfric mentre strusciava il
viso contro il suo collo. "Mi limiterò... a lamentarmi di
come non sappiano svolgere il loro servizi. Forse impareranno a
lavorare tenendo la bocca chiusa." sospirò contro la sua
pelle facendolo rabbrividire.
"Ulfric... hai
già una guerra da combattere, non voglio che ti parlino alle
spalle più di quanto non lo stiano facendo ora solo per
colpa mia. Se tutto questo ti da... fastidio, io-"
"Non mi importa
di queste sciocchezze." tagliò corto Ulfric. "Nemmeno a loro
non dovrebbero importare." disse tornando serio mentre lo guardava
nuovamente negli occhi.
"Siamo Manto
della Tempesta, siamo compagni, fratelli e sorelle che combattono
fianco a fianco, ci proteggiamo, ci aiutamo, ma dobbiamo... anche
rispettarci per quello che siamo. Ti vogliamo esattamente
così come sei, Damien." parlò Ulfric.
Abbassò per un attimo lo sguardo prima di aggiungere, con
tenerezza, "Soprattutto io." sfiorandogli poi una guancia.
"Quanta
saggezza, in queste parole..."
"Con
te sto... comprendendo che non mi devo fermare solo all'apparenza."
"Stai
migliorando." rise il giovane prima di essere interrotto piacevolmente
dalle labbra di Ulfric che si posarono sulle sue, in un bacio dapprima
delicato che prese poi un andamento passionale.
"Resteresti con
me, stanotte?" esalò Ulfric a fior di labbra. "Sei libero di
rifiutare, non è un ordine."
"No...
cioè- si! Si, io... lo desidero." sussurrò mentre
si lasciava incatenare dallo sguardo fiammeggiante di Ulfric. "Ti
voglio."
E
dopo non ci furono parole, lasciando spazio a sguardi, gesti, sorrisi
complici, gemiti e sospiri, che valevano più delle
semplici parole.
|