L'ennesima occhiata
all'orario
mostrato sul display del cellulare fece capire ad Atsushi che era
giunto il momento di rinunciare al suo intento e tornarsene a casa.
Il freddo pungente di
dicembre congelò il suo respiro
lasciandolo evaporare fuori dalle sue labbra, a nulla servì
la
sciarpa arrotolata al collo: con una temperatura così solo
una
coperta calda e un camino avrebbero dato sollievo.
Il nuovo arrivato
dell'Agenzia indietreggiò fino a toccare
con la schiena il portone dell'appartamento dove viveva la persona che
stava aspettando per poi scivolare a terra.
Sulle ginocchia teneva
sdraiato con cura un bouquet di fiori
confezionato con artemisie e dalie, dove al centro spiccava una grande
stella di natale, adornata da camelie rosse. La carta intonata e i
fiocchi contribuivano a tenerlo saldo, soprattutto a resistere alla
troppa forza con cui il ragazzo lo teneva involontariamente tra le
mani.
Nascosto tra le foglie vi era persino un bigliettino d'auguri, unito a
una dedica destinata proprio alla persona a cui era rivolta.
Atsushi
ripensò all'imbarazzo provato nel pomeriggio quando lo fece
confezionare alla commessa del negozio di fiori.
"Sono per la tua fidanzata?"
"Ah! Ehm, no... sono per un mio
collega, il mio superiore! Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ha
fatto per me!" Rispose imbarazzato, tradendosi soltanto grazie al
rossore sulle guance sicuramente non dovuto al freddo.
"Ho capito. Allora
lascia fare a me!"
La sua intenzione era
darglielo di persona, ma farlo in ufficio alla mercé di
tutti
era decisamente fuori discussione!
La signorina Yosano, Naomi e la
signorina Haruno non avrebbero perso l'occasione di fargli delle
domande in coro, mettendolo alle strette. Per non parlare del signor
Rampo, che avrebbe capito tutto all'istante, sfruttando le sue
ultra-deduzioni, costringendolo con il ricatto a comprargli ogni tipo
di
leccornia dolce da mangiare.
Ipotetizzando tutto
questo, Atsushi sospirò formando un'altra nuvoletta: venti minuti dopo mezzanotte
e del signor Dazai ancora nessuna traccia!
"Insomma dove si
sarà cacciato?" Lamentò ad alta
voce soffiandosi sulle mani.
Ormai era davvero sul punto di
rinunciare e tornarsene verso il suo appartamento; immaginò
Kyouka preoccupata davanti a una cena già fredda, forse non
era
proprio destino che il signor Dazai ricevesse quel misero regalo dalle
sue mani.
Un bouquet di fiori,
poi! Eppure quel
consiglio inaspettato, arrivato dalla persona più
inaspettata tra tutte non gli sembrò affatto
una pessima idea all'inizio.
Ma ora che lo girava e
rigirava tra le mani, visto l'andamento
delle cose, il pensiero di ritornare a casa e cestinare via quel misero
mazzo diventava sempre più persistente.
Eppure, quella mattina
entrando in ufficio, vedendo la signorina Haruno
affacendarsi nell'impacchettare tutte quelle scatole, la
curiosità fu così tanta che Atsushi stesso
sentì
il dovere di farle qualche domanda.
Perché lo
stava facendo? A che pro? Che significato aveva regalare qualcosa a
qualcuno, perché a Natale, poi?
Lui di Natale non ne
sapeva proprio nulla, all'orfanotrofio non si
festeggiava nessuna festività, di doni non ne aveva mai
ricevuti
perciò non poteva conoscere la sensazione di
felicità
trasmessa nell'atto del ricevere un regalo.
Fortunatamente la
signorina Haruno era davvero una donna dotata d'infinita pazienza!
"Oh, Atsushi! Andare in cerca di
un
regalo è la dimostrazione del tempo che hai perso per fare
felice una persona! Vedere l'emozione di chi lo riceve è un
momento magico e insostituibile. Possono esserci mille significati
dietro a un regalo, anche quello dell'esprimere qualcosa che a parole
non diresti mai! E ora, guarda! Questo è il tuo! Non
è
una sensazione bellissima riceverne uno?"
Così Atsushi si ritrovò un pacchetto color oro
tra
le mani e un sentimento di calore misto a gratitudine nel cuore.
Capì persino il comportamento di Kyouka quando il giorno
prima
rifiutò la sua compagnia nel fare acquisti per le vie del
centro
di Yokohama e il suo titubamento alla sera nello sviare le domande da
lui rivolte.
Comprese persino di
essere in ritardo rispetto agli altri, ma nulla era
perduto! Quel pomeriggio era la sua metà giornata libera ed
era
ancora in tempo per andare a cercare dei regali per tutti i membri
dell'Agenzia! Ebbe persino idee per tutti, ma Dazai... beh,
lui
era un enigma persino su questo!
Ancora dieci minuti e
poi me ne vado,
pensò il ragazzo volgendo lo sguardo al cielo. La notte era
fredda, ma con le nuvole spazzate via dal vento e un'aria molto
più secca le stelle risultavano ben visibili. Se si fosse
ammalato al punto tale da non potersi recare in ufficio avrebbe dato la
colpa a quell'inutile spreca-bende, mormorò a se stesso
socchiudendo gli occhi.
"Uh? Atsushi-kun?"
Gli occhi
eterocromatici del ragazzo si aprirono lentamente richiamati
da quella voce pari a una apparizione surreale. Ci volle qualche
secondo per mettere a fuoco la figura esile del suo superiore immobile,
sui primi gradini della tromba di scale. Se era finito ad addormentarsi
ancora non distingueva il sogno dalla realtà.
"Signor Dazai
è tardi! Dov'è stato finora?" Si
allarmò il giovane ricevendo soltanto un'occhiata
dubbiosa dal più grande.
"Ero fuori a bere,
c'è qualche problema con questo?" Rispose Dazai gesticolando
appena con una mano sollevata.
Atsushi
sollevò le spalle a disagio: effettivamente non era cosa
che gli competeva immischiarsi negli affari privati del suo mentore
dopo il lavoro, la domanda gli era semplicemente uscita spontanea senza
rifletterci; solo dopo si ricordò del bouquet di fiori
ancora
adagiato sulle sue gambe, ma come darglielo?
"Tu, piuttosto, mi hai
aspettato qui davanti fino adesso?" Gli
domandò Dazai curioso avvicinandosi di qualche passo,
infilandosi una mano in tasca alla ricerca della chiave per aprire la
porta del proprio appartamento.
Come risvegliatosi da
un sogno, Atsushi scattò in piedi come
solo lui sapeva fare; il mazzo di fiori stretto in pugno e premuto
contro il fianco.
Ora o mai
più!
"Ecco, tenga!"
Gridò a sguardo basso, spingendolo direttamente
nelle mani di Dazai, per poi chinare il busto in modo esagerato. "Mi
scusi se l'ho disturbata a un orario così tardi! Comunque,
se
non le piacciono i fiori o ne è allergico si senta libero di
buttarli via!"
Tutta l'ansia e la
trepidazione, incrementata dall'attesa di quel
momento, trovarono sfogo in quel modo, portando Atsushi a desiderare di
scappare via da lì. Anche perché non aveva alcuna
spiegazione da dare in merito al battito accelerato del suo cuore, ora
che lo aveva visto arrivare sano e salvo davanti al suo appartamento.
Peccato che uno
strattone ad altezza gomito bloccò la sua
immediata fuga, Atsushi si girò giusto in tempo per vedere
la
mano bendata di Dazai trattenerlo saldamente per un braccio.
"Aspetta." Lo
bloccò Dazai, portandolo a sussultare e desiderare
di sparire sotto terra.
Chissà perché non aveva
minimamente pensato alla probabilità che potesse verificarsi
una
situazione simile, come detective ne aveva ancora di strada da fare! Ma
Dazai spostò l'attenzione da lui al bouquet, alzandolo ad
altezza occhi per studiarlo attentamente.
"Mi stai forse facendo
credere che, dopo esser rimasto tutto questo
tempo ad aspettarmi per darmi questo, ora te ne andresti via
così?" Lo riprese, canzonandolo leggermente e lasciandolo
andare. Atsushi indietreggiò di qualche passo pensando a
come
rispondergli.
"Beh..."
L'interesse di Dazai
venne catturato dal bigliettino color rosa che
spuntava tra le foglie e i petali color carminio. Lentamente lo
estrasse per poi leggerne il contenuto, il tutto sotto lo sguardo
impensierito di Atsushi, che nulla poté fare se non restare
immobile e deglutire.
Il suo corpo
trovò rilassamento solo quando vide il suo
superiore sorridere al soggetto del foglietto, e meno male che tutta
l'agitazione stava lentamente scomparendo per davvero.
"Atsushi-kun, tu non
conosci il significato dei fiori, vero?"
Il ragazzo
spalancò appena gli occhi, aspettandosi di tutto
tranne che una domanda del genere.
Come al solito il signor Dazai si rendeva una persona indecifrabile e
ancora non capiva se era un
talento naturale o cosa.
"So che ogni fiore
simboleggia qualcosa, ma da qui a dire che ne
conosco il significato..." Rivelò Atsushi a disagio, per
niente
contento dell'aver messo in mostra un'altra sua lacuna di conoscenza.
Fortunatamente Dazai annuì soddisfatto, come se quella
risposta
appena ricevuta fosse del tutto superflua, poiché ne era
già a conoscenza.
"Sai, penso che chi ha
confezionato questa composizione per te abbia
esattamente capito cosa volevi dirmi." Rispose sorridente, stringendo
con cura i fiori all'altezza del petto.
Atsushi gli
riservò uno sguardo curioso e spaesato, in trepida attesa
nel capire dove il suo superiore volesse arrivare.
"Le dalie e le
artemisie significano riconoscenza e la stella di natale
è palesemente un augurio di buona fortuna..."
Spiegò
Dazai, facendo volutamente una pausa per indurre Atsushi ad ascoltarlo
con maggiore attenzione, evitando intenzionalmente di menzionare altro.
"E le camelie?"
Domandò timidamente Atsushi, iniziando a capire
che forse era proprio lì che voleva arrivare.
In effetti il sospetto
diventò realtà quando lo vide
sorridergli maliziosamente e indicare l'appartamento dietro di loro.
"Beh, per
quelle che ne dici di entrare e di scoprirlo da solo?"
L'anno scorso scrissi una serie
di flash/oneshot a tema Natale su BSD, ma non le pubblicai mai qui su
EFP; perciò quest'anno ho pensato: perché no?
Quest'anno rimedio e le pubblico anche su questa piattaforma! E poi
trovo adorabili le storie ambientate in questo periodo dell'anno, voi
no?
Anticipazioni del prossimo chapter:
Quante
probabilità potevano esistere per due persone, facente
parte di due fazioni completamente diverse, incontrarsi nel pomeriggio
inoltrato in una delle vie più trafficate della
città?
Tra tutti chissà perché il nuovo pupillo di
Dazai, quello
per cui Akutagawa sembrava nutrire un odio smisurato e che, a vederlo
così, non dimostrava poi quale forza eppure era stato in
grado
di metterlo al tappeto. L'aspetto di Nakajima Atsushi era veramente
quello della persona più pura e innocente che potesse mai
esistere sulla faccia della Terra, persino ora che lo fissava a occhi
sbarrati, con i muscoli leggermente tesi e un'espressione mista a
meraviglia e stupore sul volto.
Chuuya allentò le spalle, schioccando di poco la lingua.
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