Fantasmi nell'ombra

di Skulls
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5 GLI INFALLIBILI Il mattino seguente L’aria fresca del mattino pizzicava sul viso dei due amici, c’era il sole dopo tanti giorni di nuvole e piogge. Erano su una panchina a pochi passi dalla locanda, aspettavano l’autobus che li avrebbe condotti in aeroporto. Samir lasciò la moto in custodia a Mr. Lee come di consueto, visto che tornava spesso in quel luogo, anche perché avrebbe voluto far parte della Fenice, ma gli era sempre stato negato il permesso dal vecchio monaco, diceva che egli non aveva le caratteristiche adatte (da qui nacque quel rancore verso il sig. Ming). Il viaggio era solo all’inizio, e i due amici avrebbero aspettato di stare in volo per riprendere il discorso di ieri, Matt iniziava a rammentare finalmente qualcosa, si ricordò delle avventure passate e le guerre con il suo sempre affidabile Samir. I due amici passarono la notte prima a narrare le loro gesta, parlando di come si erano conosciuti in una missione di pace in Iraq, erano agli albori della loro carriera militare. ***cinque anni prima *** Il sig. Smith era il capitano di quel raggruppamento di uomini scelti: cecchini, esperti d’armi, artificieri e paracadutisti. C’era anche spazio per Samir e Matt, che vennero notati proprio dal colonnello, ne osservò le straordinarie doti. Il gruppo con loro era ormai completato, non mancava nessuno. Erano circa trenta persone, fra i migliori nel mondo, ci vollero ben due anni per formare l’unità. Vivevano il mondo in lungo e in largo per svariate missioni, capitava che Matt per un intero anno non tornasse mai a casa sua a Los Angeles, non gli pesava molto perché era fatto per questo, gli piaceva rendersi utile ed era anche quello che sapeva fare meglio, possedeva delle doti innate. Tutto andò avanti per nove lunghi anni, senza perdere mai un uomo, centrando tutti gli obiettivi. Il colonnello Smith era un padre per loro, teneva ai suoi uomini in modo assurdo. Da quando la squadra era al completo, ogni missione era una garanzia affidarla a loro. Avevano la nomea di non sbagliare mai, li chiamavano “Gli Infallibili”. Quando si udiva il loro nome, qualche terrorista dichiarava la resa ancor prima di fare resistenza. La squadra iniziava oltremodo a dare fastidio, non era più tollerabile, così alcune forze nemiche si allearono per combatterli. In una missione di routine di recupero di alcune casse d’armi in un’isola Asiatica, il colonnello Smith perse tre dei suoi uomini ed il collasso fu inevitabile. A raccontarlo, Samir aveva ancora la pelle d’oca. Si accorsero troppo tardi dell’imboscata nemica, il gruppo che era in avanscoperta composto da tre uomini, fu catturato dai terroristi, ma uno riuscì a scappare e correre verso di loro per avvertirli del pericolo. Urlava disperatamente “ritirata!”, ma quando mancavano solo pochi passi dal capitano, venne colpito alle spalle da un proiettile. Il povero soldato cadde a terra senza vita davanti agli occhi inermi del sig. Smith, il quale si prostrò per terra in preda alla disperazione. Avevano tutti intuito che stavano per essere attaccati, ed anche se il momento era terribile, non c’era più tempo. Gli estremisti si avvicinavano ed il capitano ormai si era completamente arreso, bisognava intervenire. Matt guardando quella scena, l’amico morto, il capitano inerme ed in lacrime, e l’imminente attacco che avrebbero subito, decise di farsi forza e si prese carico dei trenta uomini presenti, e a gran voce iniziò a dare ordini: “Ok! Ascoltate, voglio due tiratori scelti dietro a quelle siepi! Sam, voglio i tuoi occhi ad un chilometro lì, su quel ripiano, con una ricetrasmittente ci avvertirai del loro arrivo, presto vai! mentre noi ci divideremo lungo i due perimetri che segnerò, intanto due artificieri piazzeranno le mine a pressione sotto la sabbia, le metteranno lungo questo percorso, così quando arriveranno, troveranno noi ad attenderli. Presto, dobbiamo sbrigarci! Abbiamo solo pochi minuti!” Samir guardava con ammirazione e con gli occhi ancora commossi per l’accaduto l’incredibile e accurata premeditazione di Matt, il quale in pochi istanti aveva creato un diversivo che avrebbe permesso al protone di svolgere una strategia difensiva, aveva dato a tutti una speranza, ma il rocambolesco piano andava attuato, in quel clima di tensione tremenda, sotto gli occhi inermi dei soldati di fronte ad uno dei membri morti, il loro amico Mike, e gli altri due catturati e forse uccisi. Restarono tutti ancora immobili, così Matt guardò le loro facce rabbrividite dinanzi al soldato che giaceva disteso al suolo, e gridò ancora una volta di disporsi come gli era stato reso noto poc’anzi, poi continuò il discorso motivando la squadra, ricordava che se tenevano a Mike e gli altri, dovevano eseguire gli ordini, così non sarebbero morti invano. “Dobbiamo difenderci!”, urlava. Samir, dopo le grida insistenti di Matt, si unì al disperato tentativo del compagno di intervenire al più presto, e carico di adrenalina a gran voce grido: “Sì signore! Eseguiamo subito”. Poi richiamò all’attenzione il gruppo degli artificieri e gli mostrò dove installare le mine, un campo in cui l’iracheno era esperto, ormai pian piano tutti iniziarono a prepararsi al contrattacco, il comandante Smith intanto si alzò e senza minimamente contraddire il diversivo di Matt, asciugandosi le lacrime, andò vicino a lui e gli disse: “Facciamoli neri sig. Parker!”. Poi si avvicinò all’unità piazzata lungo il perimetro ed iniziò ad amministrare gli ordini di Matt, predisponendoli tutti perfettamente al loro posto. Il rumore del vento disturbava la comunicazione radio di Sam, che, dalla vetta della collina e nascosto tra le siepi, trasmetteva sussurrando: “è calma piatta per ora.” Tutti i trenta soldati erano in posizione, ormai era troppo tardi per pensare ad un’eventuale ritirata, la miglior via di fuga era l’attacco. Intanto il corpo di Mike era stato nascosto in un cespuglio a pochi passi da dove era avvenuto l’agguato, e le tracce tutte cancellate, erano pur sempre i migliori. Ad un tratto, Sam, tra il sibilare del vento, interruppe la terribile tensione che si respirava nell’aria e disse: “Abbiamo compagnia gente, preparatevi! Stanno arrivando!”, il comandante gli chiese cosa vedesse, e lui continuò: “Vedo tre fuoristrada che si avvicinano, sono armati fino ai denti,capitano. Riesco ad intravedere solo le persone del primo veicolo, ci sono tre soggetti, procedono in formazione, saranno massimo una decina di soldati. Non vedo altro, mancano circa tre minuti all’obiettivo!” Così tutti i soldati che sentivano le parole di Sam si preparavano per ricevere ordini, la quiete prima della tempesta, ma l’intervento improvviso del soldato stavolta allarmava i compagni dicendo: “Aspettate! Vedo anche un blindato dietro! Oh no, questa non ci voleva! Sicuramente ci saranno un’altra ventina di uomini. Capitano, che facciamo? Seguiamo il piano?, ” chiese Sam spaventato guardando il furgone che avanzava a passo d’uomo, ma ancora nessun cenno dal sig. Smith, poi il soldato disse: “Ancora due minuti, capitano, attendo ordini!” Smith stava pensando come risolvere quella situazione. Erano pronti a tutto, ma ad un blindato super corazzato, forse no. Così il capitano guardò Matt, lo sguardo dei due fu un’intesa immediata, e quasi insieme esclamarono: “Prepariamo la Veronica!” Tra lo stupore di tutti che rimasero un attimo attoniti sentendo quelle parole qualcuno sussurrò: “Caspita! Che idea usare la Veronica.” Quasi non era mai dovuta servire, era davvero un codice rosso. Molti uomini si chiesero se il capitano fosse sicuro di voler procedere, e su questa domanda Matt rispose per lui dicendo che era l’unico attacco possibile in quel momento, era un rimedio estremo. Ma cos’era questa Veronica? Stavano parlando di un lanciarazzi potenziato portatile RPG - 21, solo la loro unità ne possedeva uno, costruito da un ingegnere sovietico che lavorava per il governo americano. Che strana situazione! Ne esisteva anche un’altra copia, ma era un prototipo. Possedeva due razzi invece di uno, guardando l’arma frontalmente poteva essere paragonata al petto di una ragazza. Da qui il nome che i soldati gli attribuirono; una struttura impressionante che pesava venticinque chili e presentava due mirini, uno era un reticolato che prevedeva il movimento anticipato del bersaglio. Servivano tre uomini per amarlo in quarantacinque secondi, i colpi erano sparati in simultanea, ogni missile aveva un peso di 2,7 chili ed avrebbe abbattuto un carrarmato con una semplicità impressionante, ma c’era un piccolo inconveniente: la gittata era inferiore ai 500 metri, per cui tre uomini avrebbero dovuto avvicinarsi senza sbagliare il colpo, in quanto non era possibile caricarla e poteva essere usata una sola volta. Mentre erano tutti impegnati a preparare il piano, il soldato chiamava il countdown: “Capitano manca un solo minuto!” esclamò Sam. Così diedero l’ordine di armare la Veronica, Matt faceva parte di uno dei tre uomini per assemblarla, aveva proprio il compito di sparare l’unico colpo a disposizione. L’esplosione si sarebbe diramata per un raggio di almeno 75 metri, ma contemporaneamente per permettere alla Veronica di colpire l’obiettivo i tiratori scelti avrebbero dovuto rallentare i veicoli in prima fila eliminando i guidatori, e a loro volta rallentando le jeep, il cargo dietro sarebbe stato un bersaglio facile. Rimanevano pochi istanti al contrattacco, momenti che avrebbero cambiato la vita di quei trenta valorosi che tanto avevano dato alla patria, senza mai essere ricambiati. “Ci siamo capitano l’obiettivo è giunto in posizione!“ disse Sam. Un silenzio tombale regnava in quei pochi attimi prima del comando, la tensione si sentiva librare nell’aria. Dito teso sul grilletto, ancora una piccola messa a fuoco ed un ultimo respiro, e poi trattenere l’aria il più possibile. I due snipers erano pronti, ed erano I primi a sparare, si attendeva solo il comando. “Falco uno, ho il bersaglio!” “Qui anche falco due, sono pronto, capitano! Aspettiamo il segnale!” “Signore, dieci secondi e la Veronica è assemblata.” Disse infine Matt. Tutti chiamarono la loro posizione, e tutti erano pronti. Il comandante Smith era predisposto per procedere, contò quei dieci secondi come fosse l’ultimo giorno dell’anno, sperando non fosse anche un game over per loro. “Ora fate fuoco!”, ordinò Smith con una voce penetrante, un comando non facile da dare. “Finalmente!”, disse Matt, che voleva solo far passare quei pochi istanti, che probabilmente sarebbero durati tutta una vita. Così in quel momento i cecchini abbatterono i guidatori rallentando il carro dietro, e poi toccava alla Veronica. Furono lanciati i missili che con una velocità di circa trecento metri al secondo che si scagliarono dritti sulla fiancata dell’autocarro che venne distrutto, ribaltandolo dapprima e poi facendolo esplodere. Il grande boato che scaturì, fece tramortire tutti i soldati, chiunque si trovava a meno di settantacinque metri ne avverti l’effetto: un gran fischio nelle orecchie che causò sordità momentanea e perdita dell’equilibrio, erano solo alcuni dei sensi persi per l’esplosione che colse alla sprovvista il gruppo di terroristi. Rimasero lì sconcertati, cercando di sparare a vista a chiunque si avvicinasse, ma ormai le truppe schierate da Matt lungo il perimetro avevano già disarmato gran parte dei bombardieri portandoli ad una resa precoce. Fu una carneficina, gli infallibili persero tre uomini tra cui Mike, mentre nella compagine estremista le anime furono bensì ventiquattro. *** Dopo diversi giorni fu reso noto che erano oltre tre armate diverse, coinvolte anche in alcuni degli attentati più spaventosi degli ultimi dieci anni, che si unirono nel disperato desiderio di abbattere gli Invincibili. Anche se gli estremisti rimasti vivi furono tutti consegnati alla giustizia, ottennero lo stesso il loro scopo. Infatti, in ogni parte del globo la stampa pagata da sempre dai governi iniziò a gettare benzina sul fuoco, manipolando il pensiero dei cittadini, gravando sulle vittime dei terroristi, ricordando al mondo che erano pur sempre uomini. La notizia fece il giro delle rassegne stampa di tutto il mondo, il popolo si divise in due, chi da una parte e chi dall’altra, ricordando quali erano i diritti di un essere umano. Da sempre l’America era considerata una minaccia, ora era il momento giusto per attaccarla dal lato civile. Una nazione non poteva fare abuso di potere, dicevano, e dopo varie riunioni dove il caso fu presentato addirittura alla Casa Bianca, ci fu una decisione unanime, e costrinsero il generale Button e il colonnello Smith a chiudere definitivamente bottega. L’esercito degli Infallibili non c’era più. To be continued.... 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