La Chiave di Volta

di riccardoIII
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Prima, si era detestato.

Il saluto non aveva ancora lasciato la bocca del visitatore che la bacchetta di Sirius era già puntata contro il suo petto.
-Non dovresti mostrarla da queste parti. Credo sia il lato negativo di aver scelto di vivere tra i babbani-
-Chi sei?-
Per qualche attimo l’altro parve stupito.
-Sai benissimo chi sono, per quanto provi a far finta che non sia così-
Un ringhio venne fuori dal petto di Sirius.
-Dimostrami chi sei. Ora-
Qualcosa nel tono della sua voce doveva averlo spaventato o quantomeno inquietato, perché l’altro alzò le mani in segno di pace.
-Sono Orion Arcturus Black, figlio di Arcturus e Melania. L’ultima volta che ci siamo visti ti ho messo in guardia riguardo la tua sicurezza, e a quanto vedo come al solito hai deciso di non ascoltarmi-
Per un attimo Sirius non capì a cosa si riferisse, ma poi Orion indicò il suo viso e lui si ricordò di non aver permesso a nessuno di sistemargli la tumefazione sul sopracciglio.
-Questo non è abbastanza. Cosa mi hai detto quando sono caduto dalla scopa, la prima volta che mi hai permesso di volare?-
Le mani di Orion ebbero un fremito e i suoi occhi dardeggiarono.
-Il fallimento non è accettabile, dunque risalirai sulla tua scopa e non importa quante volte cadrai. Imparerai a volare, perché è quello che ci si aspetta da te…-
-“… E tu dovrai essere in grado di fare sempre meglio di ciò che ci si aspetta”-
Il tono con cui Sirius aveva concluso la frase non era più rabbioso, ma sicuramente diffidente. Non abbassò la bacchetta.
-Mi inviteresti a entrare, come le persone civili?-
-Come hai trovato questo posto?-
Orion ghignò e a Sirius non piacque affatto.
-Ho i miei metodi. Tendi sempre a sottovalutarmi, vero?-
-Nessuno sa che abito qui. Nessuno di cui non mi fidi, comunque. Quindi devo sapere chi ho giudicato male-
-Oh, non affannarti Sirius. Non sono stati i tuoi… Amici… A parlare. Ci sono cose per cui non serve ricorrere alle minacce o alla corruzione, bastano servitori fedeli-
Per un attimo non capì; poi ebbe un’illuminazione.
-Mi hai messo Kreacher alle calcagna?!-
Il ghigno di Orion si fece più pronunciato.
-Potrei averlo fatto. Ora, apriresti questa porta?-
Sirius non si mosse.
-Non comportarti da stupido, se avessi voluto farti del male non sarei certo venuto qui da solo. Avrei potuto consegnarti e non l’ho fatto. Comportati da gentiluomo e offrimi da bere, credo di averti insegnato a farlo-
Gli ci volle solo un secondo per prendere una decisione. Era armato, e sarebbe stato in grado di difendersi. La casa era sicura e “A Trick of the Tail” era posato sul tavolino da caffè, pronto a trasportarlo a Villa Potter in meno di un secondo se fosse stato necessario.
Ma, soprattutto, doveva capire quanto Kreacher avesse scoperto sui suoi movimenti abituali; l’Ordine era in pericolo.
Aprì la porta con le chiavi senza perdere la mira su Orion; non aveva alcuna intenzione di abbassare la guardia. L’uomo non sembrò particolarmente interessato all’arredamento o ai convenevoli, ma entrò in casa con la disinvoltura di chi la frequentasse spesso e si diresse senza esitazione verso una poltrona.
-Posso sperare che tu abbia del vino?-
Sirius si sforzò di non sembrare stupito o infastidito, osservando il suo ospite accomodarsi con eleganza in soggiorno; con le sue vesti elaborate e inamidate Orion sembrava straordinariamente fuori posto in un appartamento dal gusto tanto evidentemente contemporaneo.
-Vuoi anche un sigaro, per caso? Mi hai scambiato per uno dei tuoi amici snob?-
Orion sogghignò di nuovo e Sirius sentì la rabbia montare.
-Cosa sei venuto a fare?-
-Parlare. Con te-
Dovette trattenere un nuovo ringhio.
-Perché mi hai fatto seguire da quel dannato elfo? Perché mi hai cercato? Sei venuto per parlare, allora parla!-
Orion chinò la testa di lato e lo studiò per qualche secondo; la bacchetta di Sirius era ancora puntata contro di lui.
-Se proprio non hai il vino berrò qualcos’altro. Aspettarti per tanto tempo in questo… Posto… Mi ha reso alquanto desideroso di ristorarmi-
Stavolta fu Sirius a ghignare; aveva capito quello che l’altro stava cercando di fare.
Era a disagio. Non sapeva come comportarsi, quindi stava cercando di mostrarsi spavaldo. Era una delle prime lezioni sull’essere un Black: fai in modo che siano gli altri a sentirsi fuori luogo, soprattutto quando ti ci senti tu.
-Dovrai accontentarti della Burrobirra, allora. Bottiglia o bicchiere?-
Evidentemente Orion decise di stare al gioco.
-Non ho mai bevuto nulla da una bottiglia in vita mia-
-Allora sarà il caso che tu faccia quest’esperienza prima di morire-
L’espressione di ilare cortesia scomparve dal volto dell’uomo, sostituita da un lampo di furia; Sirius finse di non accorgersene e Appellò due bottiglie dalla credenza prima di prendere posto sull’ultima poltrona rimasta libera e passare una Burrobirra a Orion facendola scivolare sul tavolino da caffè.
Sorrise osservando l’uomo estrarre con disappunto la bacchetta per far saltare il tappo di latta, poi sollevò la bottiglia in un ironico brindisi e prese un lungo sorso.
-Dunque, ora che ti ho servito da bere come un lord merita, cosa ci fai qui?-
Orion prese tempo osservando l’etichetta con finta attenzione prima di bere; le sue labbra si storsero in una smorfia e lui posò di nuovo la Burrobirra sul tavolo con un gesto che Sirius avrebbe potuto definire soltanto come sdegnoso. Infine, alzò lo sguardo su Sirius e congiunse le mani sul ginocchio sinistro, elegantemente accavallato sull’altro.
-Hai preso parte alla battaglia di Nottingham?-
Sirius per poco non scoppiò a ridere.
-No, mi sono procurato il livido perché trovo che mi doni-
Orion non parve gradire la battuta.
-Hai preso parte alla battaglia di Nottingham. Eri a Diagon Alley quando il Profeta è stato dato alle fiamme e sei stato gravemente ferito a Brighton la scorsa estate. Da quando hai lasciato la scuola, in ogni scontro tra Mangiamorte e forze del Ministero tu eri lì. Prima ancora sei stato individuato tra coloro che hanno combattuto a Upper Flagley, sei stato addirittura visto mentre duellavi contro il Signore Oscuro, e hai partecipato alla difesa di Hogsmeade-
La voglia di ridere era del tutto passata, ma Sirius cercò di non irrigidirsi.
-Se anche non ti avessi fatto seguire non sarebbe stato difficile capire che stai combinando qualcosa. E puoi star certo che se io sono riuscito ad avere queste informazioni e a fare il collegamento, l’avrà fatto anche qualcun altro-
-Cosa vuoi, Orion?-
La sua voce era risuonata più dura di quanto avrebbe voluto, ma non era riuscito a controllarsi. Il discorso stava prendendo una piega fin troppo pericolosa, dal suo punto di vista.
-So per certo che non lavori per il Ministero. Se anche la tua vita da scapestrato fosse una copertura, l’avrei scoperto così come ho scoperto che la tua amica Sanguesporco è un’Indicibile. Dunque, cosa stai combinando?-
Il pugno destro di Sirius si strinse attorno all’impugnatura della bacchetta.
-Cosa vuoi, Orion?-
La posa composta dell’uomo si sfece di fronte a lui; una ruga si approfondì tra le sue sopracciglia mentre il cipiglio si faceva cupo, e quello fece più male di qualsiasi altra cosa.
-Ti sei ficcato in un gioco pericoloso, Sirius. Avevo cercato di avvisarti, ma tu non mi hai ascoltato. Non è solo Kreacher a seguirti e non sei il solo che viene tenuto sotto sorveglianza-
-Hai fatto questo discorsetto anche a Regulus, visto che si diverte ad assassinare la gente con la testa nascosta da un cappuccio? Non sono l’unico che era presente a Upper Flagley, Orion-
Un moto di stizza fece contrarre l’angolo sinistro della sua bocca.
-E ora, cosa ne farai di tutte queste interessanti informazioni che hai raccolto? Le riferirai a tuo figlio, in modo che possa servire la mia testa a Voldemort su un piatto d’argento con impresso sopra il tuo stupido stemma?-
Le dita di Orion ebbero uno spasmo.
-Kreacher ha ricevuto ordine diretto di non rivelare a nessuno, oltre a me, ciò che ha scoperto. E io non parlerò-
Stavolta Sirius rise davvero.
-E a cosa è servito allora, tutto questo? Cosa sei venuto a fare qui, Orion, a mettermi in guardia? Di nuovo? Cos’è, non ti è bastato informarmi con una stupidissima foto della morte di mia madre? Non ti è bastato ficcare tutto ciò che avevo lasciato in casa tua in una scatola e mandarmelo insieme al tuo orribile sigillo? Cosa vuoi ancora da me?!-
Il suo scatto d’ira ebbe l’effetto di far ricomporre la facciata impassibile dell’uomo che gli sedeva di fronte.
-Ti avevo detto che questa tua mania di fare l’eroe ti avrebbe condotto a una brutta fine, Sirius. Ho cercato di farti ragionare, ma sei stato troppo orgoglioso per ascoltarmi. I Mangiamorte sospettano di te e di quelli che tu chiami amici. Siete sorvegliati, siete dei bersagli-
-I Mangiamorte? Intendi tuo figlio?-
Orion prese un respiro profondo e chiuse gli occhi; Sirius non l’aveva mai visto comportarsi così, come se stesse cercando di raccogliere ogni briciolo di pazienza che ancora albergasse nel suo corpo.
-Sei in pericolo. Ma puoi ancora fuggire. C’è un modo, Sirius-
-Che cosa?!-
L’altro continuò come se non fosse stato interrotto.
-Quando e se ti renderai conto degli errori che hai commesso, quando ti renderai conto che la tua vita è in serio pericolo e avrai bisogno di un rifugio, ricordati che possiedi ancora qualcosa che ti lega ai Black-
La bocca di Sirius si spalancò.
-Usa ciò che quell’anello significa, torna in Grimmauld Place. Farò in modo di nasconderti-
Per qualche attimo Sirius ebbe la sensazione di essere finito in un universo parallelo; boccheggiò mentre il suo cervello tentava di restare al passo con tutte le informazioni che le parole di Orion avevano sottointeso. Poi la razionalità prese il sopravvento.
-Preferirei mangiare ratti che tornare in quel posto. E ora, fuori da casa mia-
Orion si alzò in piedi e Sirius lesse la supplica nei suoi lineamenti; nonostante tutta la furia che l’aveva pervaso, a quella vista per poco non gli venne un colpo.
-Non fare lo stupido, Sirius. Non puoi davvero pensare…-
-FUORI DA CASA MIA, SUBITO!-
La sua rabbia fece dardeggiare le luci di tutta la casa; Orion, apparentemente poco impressionato dalla sua involontaria esibizione, prese un secondo respiro e ricostruì la sua solita maschera.
-Se rinsavirai…-
-Vattene via prima che faccia qualcosa di cui mi possa pentire, Orion, e non tornare!-
Senza pronunciare un’altra parola, l’uomo gli voltò le spalle e raggiunse la porta. Solo quando quella si richiuse alle sue spalle Sirius vi lanciò contro la sua Burrobirra.
 
Quando rientrò a Villa Potter, qualche ora dopo, aveva quasi del tutto sbollito la rabbia ma non il mal di testa; trovò James e Charlus in salone, impegnati a discutere dell’attacco della sera precedente, ma entrambi smisero di parlare al suo ingresso e James gli dedicò un’occhiata furba.
-Finalmente! Cos’è, ti sei addormentato sotto la doccia?-
Sirius forzò un sorriso mentre posava una borsa piena di vestiti sul divano azzurro. Sapeva che avrebbe dovuto parlare, ma non era certo di essere pronto a farlo.
-Non proprio. Diciamo che sono stato trattenuto-
Il ghigno di James si fece più pronunciato.
-Una piacevole visita imprevista?-
Charlus, sulle labbra un sorriso che non camuffava affatto la malinconia che riempiva i suoi occhi, si sporse sulla sua poltrona con sincero interesse e un briciolo di malizia.
-Perché ho la sensazione di essermi perso qualcosa?-
Sirius, che non si sentiva in vena di giochetti, si accomodò di fronte a lui e prese un respiro.
-Credo che anche James si sia perso qualcosa, in realtà. Il mio ospite non era affatto desiderato e la nostra conversazione non ha avuto nulla di piacevole-
Immediatamente entrambi i suoi interlocutori cambiarono espressione e il tono di Charlus si fece preoccupato.
-Cos’è successo?-
-Ho trovato Orion ad aspettarmi-
Ci volle un buon quarto d’ora per raccontare tutto, un tempo che a Sirius sembrò infinitamente lungo e che i suoi ascoltatori trascorsero in completo silenzio. Quando ebbe finito una parte del peso che gli opprimeva il petto lo aveva abbandonato, anche se ora sembrava gravare su James e Charlus a giudicare dai loro volti.
-Quindi penso dovremmo avvertire Moody e Silente. C’è una falla piuttosto grossa nei nostri sistemi di sicurezza, se Kreacher è riuscito a seguirmi senza che ce ne accorgessimo. Se anche volessimo fidarci di Orion e credere che non parlerà, non è l’unico a cui potrebbe venire in mente di usare un elfo domestico per monitorare i nostri spostamenti. Senza contare che c’è qualcun altro che osserva i nostri movimenti e sta mettendo insieme i pezzi, a voler dar retta a lui-
I pugni di James erano serrati sulle sue ginocchia e i suoi occhi non avevano ancora smesso di fissarlo, tanto che Sirius stava facendo di tutto per non guardarlo di rimando; perciò poté notare benissimo il momento in cui Charlus si abbandonò contro lo schienale della sua poltrona e prese a massaggiarsi gli occhi dietro le lenti.
-Di questo ci occuperemo dopo. Mi interesserebbe di più sapere come ti senti, Sirius-
La voce dell’Auror era suonata stanca e sconfortata, molto più di quanto non lo fosse stata quando aveva ripreso conoscenza su una brandina nel salone ammuffito del cottage di York.
-Non credi che sia più urgente avvisare…-
-La cosa più urgente per me, in questo momento, è sapere come stai tu-
Gli occhi di Charlus, di nuovo aperti e fissi su di lui come quelli di James, fecero saltare tutte le barriere che Sirius si era sforzato di costruire mentre se ne stava immobile di fronte al rosso portone d’ingresso.
-Come mi… Sono incazzato! Lui non ha… Alcun diritto di fare ciò che ha fatto! Chi si crede di essere, a farmi seguire e ficcarsi con l’inganno in casa mia solo per… Cosa, proteggermi?! Come può pensare che io abbia bisogno… Che io voglia la sua protezione?! Lui non… Non ho certo bisogno che venga a pontificare su ciò che faccio della mia vita, e lui cosa fa? Pensa davvero che potrei abbandonare tutto e andare a nascondermi in quel posto orribile da cui sono scappato quando ero un ragazzo?! Crede che io sia un codardo?!-
Alla fine del suo sfogo aveva l’affanno; si ritrovò in piedi senza ricordare quando e come si fosse alzato. La gola gli bruciava per le urla.
-Non penso che ti creda un codardo, ma ha voluto darti una via d’uscita. In qualche modo, nel suo modo sta tentando di offrirti il suo aiuto. Anche a costo della sua vita-
A quello Sirius non seppe cosa rispondere; in tutto quel bailamme di emozioni non aveva nemmeno pensato a ciò che aveva appena sottointeso Charlus.
Tacendo le informazioni che aveva raccolto su di lui, mettendolo in guardia e offrendosi di nasconderlo Orion aveva assunto una posizione precisa in quella guerra. E non era affatto quella che Sirius si aspettava.
-Tutto questo non ha alcun senso! Ha cercato di svendermi a Voldemort e ora cosa fa, si schiera contro di lui? Contro tutto ciò in cui crede? Perché?!-
Charlus produsse il sorriso più triste che Sirius gli avesse mai visto; lo stesso che sfoggiava quando ripensava a Dorea.
-Per te-
-No. No. Questo… Io non ce la faccio, ok? Non lo voglio! Non ho chiesto niente di tutto questo! Lui doveva solo sparire dalla mia vita!-
Dovette resistere all’impulso di prendere a calci il pregiato tavolino da caffè che aveva di fronte; prese un respiro profondo e tentò di calmarsi prima di rialzare la testa verso James, che continuava a scrutarlo intensamente, e Charlus.
-Questo dimostra solo una volta di più che non ha idea di chi io sia. Se crede davvero che basti questo a… Farlo rientrare nelle mie grazie…-
-Lui non vuole che tu gli voglia bene, Sirius. Vuole solo che tu sia al sicuro. Forse quando ti ha mandato quel sigillo, due anni fa, sperava ancora che un giorno saresti tornato; ma oggi… Nulla di quello che ha fatto oggi ha a che fare col tuo, o col suo, perdono. È tutto solo per salvarti-
-Be’, non ho certo bisogno che mi salvi lui. Non ho bisogno di essere salvato da nessuno. Qualunque cosa si aspetti da me, ha fatto male i suoi conti. James, dammi quel maledetto anello-
James non si mosse.
-So che ce l’hai tu, quella scatola. Dammi quell’anello, ora-
-No-
Gli occhi di Sirius si assottigliarono in maniera pericolosa.
-Cosa significa, no?-
James si alzò in piedi a fronteggiarlo, l’espressione seria e adulta scolpita sul viso.
-Conservo quella roba da anni, per il giorno in cui sarai pronto. E questo non è quel giorno. E comunque distruggere quell’anello non ti servirà a nulla-
-Che dovrebbe significare?-
-Non ricordi? Quando sei andato a Grimmauld Place con Moody. Non avevi l’anello con te, ma le protezioni ti hanno riconosciuto comunque-
Sirius rimase pietrificato.
-Non è davvero importante il sigillo. È il tuo sangue che ti lega a quel posto, a loro. Buttarlo in un tombino non cambierà il fatto che ci sarà sempre un posto in cui potrai chiedere aiuto, finché Orion vivrà. E, sinceramente, questa cosa non mi dispiace-
-Che cosa?!-
James produsse un sorriso mesto molto simile a quello di suo padre.
-Ha tradito, per te. Non lo perdonerò mai per ciò che ti ha fatto in passato, ma quell’uomo ha compiuto una scelta e la sua scelta sei tu. Sopra il sangue puro, sopra i Black, sopra la guerra ha messo te. E questo posso rispettarlo.
Spero che tu non debba tornare mai più in quel posto, spero che tutti sopravvivremo liberi e felici a tutto questo casino, ma la verità è che le cose stanno andando a puttane e sapere che ci sarà un posto in cui sarai al sicuro, anche nel peggiore scenario possibile, anche se rimarrai solo tu… Mi rende più sereno-
 
Erano passati due giorni dalla visita di Orion; Charlus era del tutto ristabilito, ormai, e Moody l’aveva autorizzato a rientrare in servizio quella mattina, quando era stato a Villa Potter per raccogliere le loro deposizioni su ciò che era accaduto a York. Ovviamente più che ascoltare ciò che loro avevano da riferire, il capo degli Auror li aveva informati sui progressi delle indagini: i morti erano stati quarantatré, tutti babbani; nessun Mangiamorte catturato, vivo o morto. Tutti erano scomparsi insieme a Voldemort.
Era stata una disfatta totale; nessuno di coloro che avevano saputo in anticipo della battaglia si era aspettato un attacco di quel genere. Nessuno si era aspettato che i Mangiamorte sul posto sarebbero stati tanti, o che il Signore Oscuro in persona avrebbe preso parte alla lotta. La trappola si era ritorta contro di loro.
L’unica nota positiva era la miracolosa assenza di vittime tra le loro fila; in più, ora avevano un’idea dell’identità di una delle talpe all’interno del Ministero: Moody aveva garantito loro che la persona informata sulla presenza di Auror a Nottingham era stata posta sotto stretta sorveglianza, nella speranza di capire se davvero fosse implicata nei fatti.
L’Auror li aveva salutati all’ora di pranzo, intimando a Charlus di presentarsi in ufficio il giorno successivo con la sua solita aria burbera che ormai non convinceva nessuno di loro.
-Non hai toccato cibo, Sir. Sono giorni che non mangi davvero-
L’interpellato lanciò un’occhiataccia a James da sopra il suo piatto di stufato.
-James ha ragione. C’è qualcosa che ti preoccupa, Sirius?-
Lui si sforzò di non scoppiare a ridere come il pazzo che sapeva di essere.
-Non mi sembra che voi abbiate tanto più appetito di me. Non sono giorni facili per nessuno di noi-
Per un attimo si sentì in colpa per quelle parole; sapeva di aver punto sul vivo.
-Se è per la questione di Orion, se vuoi…-
La voce di Charlus era suonata bassa e dolce, ma ebbe comunque il potere di farlo sentire tremendamente in colpa. Deglutì e abbassò gli occhi sui pezzi di manzo che emergevano dalla salsa densa e profumata.
-Io… No, non è quello. C’è una cosa che non… Che non vi ho detto, su Nottingham-
Per qualche attimo nella sala da pranzo si espanse solo il silenzio; Sirius rialzò il capo e vide lo sguardo concentrato di James. Charlus, raddrizzatosi sulla sedia, aveva la preoccupazione incisa in ogni lineamento.
-Ero in una delle stradine, avevo fermato due Mangiamorte e stavo per tornare, ma poi sono sbucati un paio di babbani che scappavano e… Un altro Mangiamorte li inseguiva. Ne ha ucciso uno davanti a me prima che potessi anche solo alzare la bacchetta-
James fece per dire qualcosa, ma Charlus sollevò la mano destra e lui si tacitò immediatamente.
-Non so… Ero… Sconvolto. Non ci ho nemmeno pensato, ho alzato la bacchetta e lui… Il Mangiamorte… È volato contro il muro. Non volevo farlo, lo giuro, non volevo…-
Sentì che la sua voce stava per rompersi e si bloccò. Non riusciva più a sostenere i loro sguardi, non sapeva se ci sarebbe mai più riuscito.
Quei giorni erano stati terribili. Aveva cercato il coraggio di parlarne, ma non l’aveva trovato. Aveva paura, il terrore che l’avrebbero guardato in modo diverso, nello stesso modo in cui si vedeva lui: come un assassino.
Una volta sbollita la rabbia, il pensiero della visita di Orion al confronto era stato solo un lieve fastidio di fondo. Sapeva che Charlus e James avevano imputato il suo essere schivo e silenzioso all’incontro con l’uomo e si era crogiolato nella sicurezza di poter continuare a nascondersi dietro a quello, ancora qualche minuto. Ancora qualche giorno.
-Sirius…-
-Ho ucciso un ragazzo. Ho ucciso Julian Nott-
 
La conversazione che seguì le sue parole fu una delle più difficili che avesse sostenuto in vita sua, e non si poteva certo dire che non avesse vissuto momenti complicati. James rimase in silenzio per tutto il tempo in cui suo padre parlò di quanto fosse dispiaciuto che Sirius avesse dovuto vivere un’esperienza tanto traumatica; con un tono dimesso e rassegnato Charlus disse che avrebbe voluto per loro una vita diversa ma, avendo deciso di diventare dei soldati, la possibilità di togliere la vita a qualcuno andava accettata per ciò che era: una realtà.
-Non voglio dirti cosa provare, Sir, non ne avrei alcun diritto. Quello che devi ricordare sempre è che tu non avevi intenzione di farlo. È stato un incidente, stavate entrambi combattendo per la vostra vita e per quella di altre persone. Non hai alzato la bacchetta per uccidere, e questo fa tutta la differenza del mondo.
La prima volta che mi capitò di causare la morte di qualcuno ne fui distrutto, proprio come lo sei tu ora; mio padre, che non era un uomo d’azione ma di legge, mi disse che non poteva capire cosa stavo provando ma che quel dolore e quell’angoscia avrei dovuto ricordarmele ogni volta che avrei indossato l’uniforme, per il resto della mia vita, perché solo così avrei potuto comprendere la responsabilità che deriva dall’essere un soldato, dall’avere il potere di nuocere. Questo è il peso che abbiamo accettato di caricarci sulle spalle quando abbiamo deciso di combattere Voldemort, è il peso che chiunque di noi porta.
Quando sarai di nuovo in battaglia fai in modo di usare questa cosa a tuo vantaggio: fai in modo che ti renda più lucido nelle scelte che compirai. Hai un’arma potentissima tra le mani, la magia va usata con sapienza e non solo con conoscenza.
Ma, sopra ogni cosa, ricorda che non è stata colpa tua. Non sei una cattiva persona, Sirius. Ciò che hai fatto preso in astratto è sbagliato, ma tutto ciò che mi sento di poterti rimproverare è la mancanza di lucidità che hai avuto di fronte alla tua stessa rabbia. Non puoi permetterti di perdere la testa quando hai una bacchetta in mano-
Sirius, con gli occhi ancora bassi, annuì; una mano si posò sulla sua spalla destra e strinse forte.
-Non avrei mai voluto che vivessi questo giorno, Sir. È un dolore che non andrà mai via, questo, ma non puoi permettergli di schiacciarti. E questo dolore è la prova stessa del fatto che sei un uomo buono, Sirius, nonostante tutte le cose orribili che al momento stai pensando di te stesso. Trova la forza di accettare ciò che è accaduto e usala a tuo vantaggio, per non doverti mai più sentire così.
E, anche se so che in questo momento tu non hai alcuna stima di te stesso, ti assicuro che il bene e l’orgoglio che provo per te non sono diminuiti affatto-
Quelle parole, dette da suo padre, non fecero altro che ingigantire il groppo che si sentiva in gola.
 
Note:
qualcuno aveva indovinato chi fosse l'ospite inatteso, ormai mi riesce davvero difficile stupirvi.
"A Trick of the Tail" è il settimo album dei Genesis, pubblicato nel '76; ho pensato che in tempi di guerra tutti i membri dell'Ordine avessero dei sistemi di fuga sicuri e pronti all'uso, e una Passaporta-vinile in casa di Sirius mi pareva particolarmente plausibile.
L'anello con sigillo di cui parlano Orion e Sirius è quello che l'uomo invia a Sirius insieme a tutti i suoi ricordi dimenticati a Grimmauld Place nel giorno della sua maggiore età (capitolo 48) e che James prende in custodia.
Non credo ci sia altro da specificare, e spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto nonostante sia molto riflessivo.
Ci rileggiamo tra due settimane, grazie a tutti!

 




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