La one shot qui
sotto è legata, seppur non in modo
strettissimo, alle precedenti storie “Chasing Rainbows (Or
Maybe Bears)” e
“Where A Butterfly Can Lead You”.
Il contesto sarebbe più sul generale/vago ma... solito
discorso.
Altra cosa che non
serve sapere per comprendere quel che
c’è qui sotto: cronologicamente
parlando, si colloca un paio di giorni prima rispetto alla fine della
mia long
del 2013, “The Specter Bros’ ”.
Ringrazio Neferikare per varie cose, principalmente per avermi dato una
mano a trovare la variante del nome della ex-proprietaria di
Pettinathia xD
Passo e chiudo.
A
"Day Off" To Repent (A Little)
Nella città-Stato di Pettinathia, bolgia infernale di
tossici, spacciatori, produttori di infinite varietà di
droghe dall’infinita
varietà di effetti e di pazzi da ricovero lasciati
rigorosamente a piede libero, il
leader della Decepticon Justice Division riteneva che aver trovato quel
locale
dall’apparenza perfino decente, abbastanza tranquilla e
ideale per lui e la sua
minuta accompagnatrice, fosse qualcosa di estremamente simile a un
miracolo.
«Poteva essere peggio».
«Mh».
Si trovavano in pieno centro, all’ultimo piano di
un palazzo che ne contava sei, uno dei più alti in tutto il
territorio.
Gli
edifici di Pettinathia non erano famosi per la loro altezza,
né alla
proprietaria attuale né alla precedente era mai importato
particolarmente
cercare di far costruire una bella skyline; questo complice il fatto
che il vero
cuore della città-Stato pulsasse sotto la superficie.
Per quel che Tarn era venuto a sapere, il complesso sotterraneo
di Pettinathia era una città sotto la città,
estesa cento volte tanto, forse
anche di più, tanto in larghezza quanto in
profondità. Voci non confermate
suggerivano che la principale fonte energetica fosse il nucleo stesso
del
pianeta, la cui potenza era stata imbrigliata in modi sconosciuti.
Solo il cielo sapeva cosa ci fosse di preciso là sotto ma,
più probabilmente, anche le divinità di ogni
pantheon avevano preferito
strapparsi gli occhi dopo aver dato una breve occhiata.
Dopo un altro sorso al cubo di energon che stava bevendo,
Tarn fece un breve sospiro. «Nickel, non guardarmi in quel
modo. So che
Pettinathia non ti piace, io per primo non amo troppo l’idea
di trovarmi qui,
però è diventato un luogo
“utile” per più di una
ragione».
«Non mi piace questo posto, non mi piace che gli altri siano
in giro da soli» disse Nickel «E non mi piace aver
lasciato la Peaceful Tiranny
dove l’abbiamo lasciata. Se ne approfittassero per cercare di
entrarvi?»
«Se accadesse lo saprei e Stiria avrebbe di che pentirsi.
Abbiamo
un accordo con lei in quanto padrona di questo posto ed entrambi
abbiamo
interesse a rispettarlo. Lei a dire il vero ne ha un
po’più di noi» le ricordò
il Decepticon «La DJD ha tolto dalle scene alcuni Decepticon
in grado di
distruggere da soli interi battaglioni, non c’è
granché da temere da una
ragazzina col suo grosso parco giochi. Questo patto dà
T-Cogs e un’area sicura
a noi, shanix a volontà e la garanzia di essere lasciata in
pace a lei: onesto
direi. Non temere, so quello che faccio».
“Al di là del fatto che non sembrasse
particolarmente tesa
quando ci ha incontrati, mi dà da pensare già
solo il fatto che la paghi per i T-Cogs, Tarn”
pensò Nickel, scegliendo per una volta di non esternare le
proprie
considerazioni.
«Ne sono sicura ma spero comunque di non dover tornare qui
troppo
presto».
«Il rifornimento di T-Cogs durerà per un pezzo e,
in ogni
caso, per un po’ le nostre prossime visite saranno
più brevi» la rassicurò lui
«Un momento libero una volta ogni tanto migliora la
performance del gruppo,
troppi momenti liberi rischiano di deconcentrarli e impigrirli. Non
è quel che
desidero. Mh. Noto che a Vos e Kaon le ore già trascorse
potrebbero essere
bastate» aggiunse, vedendo i due all’ingresso
«E noto anche che Kaon sta ridendo
come un pazzo… e quell’imprecazione di Vos mi era
sconosciuta… spero per Kaon
che non abbia deciso di prendere qualche strana sostanza nonostante gli
ordini
contrari».
«Sempre che non gliel’abbiano fatta assumere di
straforo»
borbottò Nickel, alzando gli occhi al soffitto
«Questo è il centro di
Pettinathia, se non avessimo messo i filtri prima di uscire
dall’astronave a
quest’ora saremmo stati tutti strafatti. L’aria
è satura di chissà cosa, come
si fa a vivere in un posto del genere non lo so!»
«All’estremo confine della città va
meglio, non c’è bisogno
dei filtri» disse Tarn «Ma di stare in guardia dai
pazzi, sì» aggiunse poi,
ricordando il tuffo dell’ursanokor in piscina al quale aveva
assistito almeno
un mese e mezzo prima «Vos, Kaon, già di
ritorno?»
Vos si limitò ad annuire squadrando Kaon, ancora scosso
dalle risate, in un modo tale da far pensare che presto avrebbe assunto
la sua
forma da fucile d’assalto e avrebbe chiesto a Tarn di
uccidere così il compagno
di squadra.
«Mi sono andato a infilare in un posto assurdo»
raccontò il
cybertroniano dalle orbite vuote «Un locale ricavato nel
seminterrato di una
fabbrica attiva prima del cambio di gestione…»
Prima del cambio di gestione, ossia prima che Pettinathia
iniziasse a chiamarsi con tale nome e prima che Stiria ne prendesse il
controllo.
In precedenza era stata la socia della creatrice e
reggente di quel posto, tal “Dhambrexia”, la quale
disgraziatamente era morta
di overdose.
Quella era la versione ufficiale, anche se Tarn aveva
qualche dubbio sulla veridicità della questione. Non che lo
riguardasse: sapeva
certe cose solo perché fare affari con qualcuno senza
informarsi neppure un
minimo sarebbe stato stupido, e lui non era stupido.
«Non hai
idea di
quello che ho sentito e non hai idea di quello che ho
rimediato!» esclamò Kaon,
dando una pacca a un borsone che, quando il gruppo si era diviso,
decisamente
non aveva.
«Mi sembrava di essere stato chiaro a riguardo: non si
assumono, non si comprano e non si rubano stock di droghe».
«Infatti non è droga, Tarn! Ammira!» dal
borsone tirò un
bottiglione di vetro «Una delle ultimissime rimanenze della
famosissima “colla
di valvola” del periodo pre- Stiria!»
Nel processore di Tarn e Nickel per un attimo ci fu solo
silenzio, mentre osservavano il contenuto bianco-azzurrino un
po’ luminescente
del bottiglione.
«Kaon» disse lentamente Nickel «Tu lo sai
che la valvola è… è quella che noi
femme abbiamo sotto...
oh, che domande, certo che sai cos’è la valvola, e
quella roba non può essere
stata davvero prodotta anche con i fluidi di… no, aspetta,
in effetti qui tutto
è possibile, ma se fosse così che
schifo! Toglila di torno, in nome di Prion!»
«Il suo lavoro però lo fa, i pezzi del tizio che
me l’ha
data sono rimasti appiccicati al muro che era una meravigl-»
Non riuscì a finire la frase: Tarn gli strappò di
dosso il
bottiglione e il borsone, imbracciò Vos in forma di fucile
da assalto e, con un
solo colpo, vaporizzò entrambi gli oggetti insieme a tutto
il loro contenuto.
Non sapeva se fosse il nome “colla di valvola”
fosse da
prendere alla lettera e se parte dei suoi componenti venissero davvero
da lì, probabilmente no,
ma riteneva il
solo fatto di averne avuto il dubbio una valida ragione per averla
distrutta.
«Adesso capisco il motivo per cui imprecavi, Vos»
disse
Tarn.
«Ma perché? Era roba buona! Poi se proprio non la
volevate
avremmo potuto vender-»
«No. Anche
perché
chi mai la comprerebbe?»
«Devo contraddirti, pare che a quei tempi andasse a
ruba»
disse Kaon.
Incredulo, Tarn poggiò a terra Vos, scosse la testa, si
sedette e tornò a bere dal cubo di energon. «In
giro c’è molta gente pazza».
«E non hai ancora sentito la storia della valvola senziente
e parlante diventata così per colpa di un processo chimico
andato storto! La valvola si faceva chiamare Paco» disse Kaon
«Era quella della defunta Dhambrexia. Si è
emancipata dalla proprietaria ed è scappata a Kalis insieme
a Tatiana. Tatiana
era la pancia senziente e parlante dell’ex marito di
Dhambrexia, e a quanto
pare Tatiana e Paco hanno anche avuto dei figli a forma di mini valv-
ehm, va
bene, d’accordo, ho capito» alzò le mani
in segno di resa, sperando che Tarn
puntasse altrove il suo doppio cannone a fusione «E comunque,
che sia vero o
no…»
«Direi che non lo è, in caso contrario i miei
sogni
inizieranno a essere infestati dai figli di Paco e Tatiana che vogliono
giocare
con me» borbottò Nickel.
«Che sia vero o no, certe cose ormai non capitano
più»
concluse Kaon.
«E di questo siamo tutti grati» sospirò
Tarn, desideroso
solo di poter cancellare i ricordi di quella conversazione.
«Ad ogni modo, non sono venuto qui perché mi ero
annoiato. È
difficile annoiarsi da queste parti» aggiunse, in procinto di
ricominciare a
ridere «… Tatiana e Pa-»
«Kaon».
«Ehm, sì. Sono concentrato. Allora, ho avuto
notizie
riguardo il prossimo obiettivo nella Lista: non è poi
così lontano da noi, come
vedi» porgendo a Tarn un datapad «E la rotta
più breve per raggiungere il
pianeta su cui si trova passa accanto a-»
«Al pianeta dove si trova Lord Megatron in questo
momento»
completò Tarn «Quello che chiamano "Terra". Lo
vedo, Kaon, lo vedo chiaramente. Tu riesci a vedere, Nickel?
Posso abbassare il pad se serve».
«Vedo perfettamente, ti ringrazio!»
«Bene».
Tarn pensò che era da molto tempo che la sua strada e quella
del
transformer di cui conosceva a memoria gli scritti, le imprese e i
precetti, e
che venerava quasi come una divinità non
si incrociavano.
Principalmente era colpa del fatto che la missione sacra
della Decepticon Justice Division portasse la squadra a rimbalzare come
una
palla da un punto all’altro del cosmo, perché i
traditori cercavano sempre di
scappare più lontano possibile.
Mai abbastanza, in ogni caso.
«Prima di raggiungere la nostra destinazione potremmo
chiedere il permesso di fargli visita nella Nemesis per porgere i
nostri
omaggi, il contrario sarebbe definibile come minimo scortese e la
scortesia nei
confronti di Lord Megatron sarebbe imperdonabile»
continuò il Decepticon «Al
termine del momento libero partiremo immediatamente».
«Di questo sono felice» disse Nickel.
«Sissignore» Kaon si schiarì la voce
«Resomi conto della relativa
vicinanza della Nemesis mi sono preso la libertà di
verificare alcune delle
presenze cybertroniane in essa e sul pianeta. Sai che abbiamo libero
accesso al
database del nostro esercito e, grazie a Soundwave, alla copia di
quello
avversario. Due nomi e mezzo tra quelli presenti sono nella nostra
Lista, li ho
colorati in rosso».
«Due nomi e mezzo? Ah! Comprendo» disse dopo aver
letto il
primo «Airachnid è effettivamente nella Lista ma
è praticamente in fondo, sai
che noi seguiamo un ordine preciso, e… Kaon, potrei
considerare l’ “e mezzo”
che mi hai detto quasi come un colpo basso. Purtroppo Lord Megatron ha
voluto
che rimuovessimo Starscream dalla Lista» sospirò
«Non so quali siano i motivi
che lo spingono a desiderare che la Scintilla di quella ignobile feccia
rea di molteplici tradimenti
a Lui, alla causa e a qualsiasi cosa, continui a pulsare... ma le sue
decisioni
sono incontestabili».
Lesse l’ultimo nome.
«Tecnicamente anche questo nome è posizionato in
basso nella
nostra Lista» disse, quanto più possibile atono.
“Ma da tempo, da quando ho capito chi era il colpevole del rapimento,
è molto in alto nella mia”.
«Ritiro quanto ho detto in precedenza: il momento libero
finisce adesso. Kaon, invia tutto a Helex e Tesarus, così
che possano
aggiornarsi mentre tornano alla Peaceful Tiranny. Se entro tre minuti
non
avranno visualizzato il tutto li chiamerò
personalmente».
Vos, tornato alla propria forma originaria, disse qualche
frase nel proprio linguaggio arcaico.
«La signorina compiacente che intendeva soddisfarli tutti e
due assieme a quest’ora sarà ridotta in condizioni
indicibili, stando ai rumori che
hai sentito, anche se loro
non avessero voluto farlo apposta. Spesso uno solo di loro
è già troppo per molte delle femme
comuni. Però non posso darti tutti i torti: se vedendo la
loro stazza e le loro
facce si è offerta lo stesso, forse intendeva proprio morire
oggi».
Tutti insieme attesero tre minuti.
Nessun segno di vita o visualizzazione da parte di Tesarus e
Helex.
«Magari la tipa non è morta e si stanno ancora
dando da
fare» ipotizzò Kaon.
«Improbabile».
Tarn tentò di comunicare con loro tramite comm-link: chiusi.
«Forse la femme in questione è riuscita a drogarli
o che di
simile e ora sta vendendo le loro parti corporee ai trafficanti di
organi.
Prima ne ho beccati una decina per strada, uno ha cercato di vendermi
delle
ottiche color serenity» disse Kaon
«“Otticheee! Ottiche, ottiche, ottiche! Tu
signore vuoi le ottiche per una bella fanciulla? Ottiche?
Ottiche!”. È lì che
ho usato un altro bottiglione di colla. Poi c’era anche un
altro che vendeva
dildi e vibratori di varie dimensioni, sospetto ricavati da cavi veri.
Volevo
comprartene uno» aggiunse, rivolto a Nickel.
«Te l’avrei infilato in un occhio!» fu la
risposta del
medico di bordo, ormai inquieta. «Se fossimo in qualunque
altro posto troverei
l’idea ridicola, ma qui…»
«Io e Stiria abbiamo un accordo» ribatté
Tarn, tentando di videochiamare
Helex e Tesarus tramite datapad «La sicurezza della mia
squadra doveva essere
garantita, meglio per lei che non venga a scoprire il
contrario».
Squilli a vuoto.
«Faccio un ultimo tentativo. Se non rispondono, Vos, tu ci
porterai nel posto dove li hai lasciati con quella donna. Sistemata
questa
faccenda sistemeremo anche il resto con chi di dovere».
Altri squilli.
Impegnato ad attendere una risposta, non si rese conto che
nel frattempo i file che aveva inviato erano stati visualizzati.
«Va bene, andia-»
Appena prima di terminare la videochiamata, finalmente
qualcuno rispose.
– Ehilà!
Seppur a stento, Tarn riuscì a contenere l’istinto
di
trasalire. «Chi sei?»
Non erano stati Helex o Tesarus a rispondere, bensì una
femme a lui sconosciuta dalle ottiche arancioni e dei
“capelli” fatti di catene
color ruggine, che lo stava salutando tranquillamente con la mano.
– Forse dovresti
dirmelo tu, siùcar, sei
tu che hai
chiamato. Ehilà tu lì dietro!
– esclamò poi la femme, apparentemente
rivolta a Vos – Non sai che ti sei
perso!
–
«Cioè… la tizia è stata con
Helex e Tesarus insieme ed è
ancora viva e vitale?!» allibì Kaon, lasciandosi
quasi sfuggire un risolino.
Tarn lo ignorò. «Io ho contattato i miei uomini.
Sono stati
visti con te l’ultima volta e ora non rispondono. Cosa gli
hai fatto?»
– Puoi ripetere?
–
«Non sono in vena di giochetti».
– Cos- non ti sto- eh?
–
Ora Tarn vedeva l’immagine muoversi a scatti. Maledicendo le
infrastrutture e il poco campo che doveva esserci nell’area
in cui si trovava
quella femme, pensò di provare a rendere più
chiare le proprie parole facendo
scattare verso l’alto la parte di maschera che normalmente
gli copriva la
bocca.
«Le persone che cercavo non rispondono, tu hai il loro
datapad. Cos’hai fatto ai miei uomini?»
– Cos’ho fatto? Ti
posso accontentare ma bada che è un racconto un
po’lungo! Allora, per prima
cosa ho tolto loro l’armatura pelvica usando la bocca,
scoprendo che erano
belli che pronti alla connessione già solo con questo, poi- –
«Non è quel che volevo sapere. Ti consiglio di
rispondere
seriamente alla mia domanda, perché mi stai facendo perdere
del tempo prezioso»
disse Tarn, abbassando gradualmente la voce «Te lo
chiederò per l’ultima volta:
cos’hai fatto ai miei uomini?»
Nickel, Vos e Kaon non potevano evitare di pensare che non
avrebbero voluto trovarsi nei panni di quella femme.
Tarn non stava prendendo bene l’idea di un accordo infranto,
della possibile perdita di due membri del gruppo -e uccidere un membro
della
DJD equivaleva spesso a un posto nella Lista - e della perdita di tempo
in sé.
– Credo che dovrai
venire a prenderli, la connessione li ha stremati. Io
gliel’avevo detto che se
avessimo continuato a oltranza non avrebbero camminato bene per una
settimana
ma non mi hanno dato retta – la femme fece
spallucce – Comunque sia sono
soddisfatti e ora sono in ricarica. Vedi? –
Sullo schermo del datapad comparvero le immagini di Helex e
Tesarus, esausti e in ricarica con un sorriso beato nonostante
l’inguine
leggermente danneggiato e sfrigolante.
«COS-» allibì Nickel
«Com’è fisicamente possibile questa
cosa?!»
– Se ci incontriamo te
lo spiego, donna che non riesco a vedere! Ehi! Puoi girare un
po’il datapad?
Almeno vedo anche la tua amica… no? Occhei. Come vuoi.
Allora, come vedi non
c’è nulla di cui preoccuparsi, quindi che cosa mi
dici, siùcar?
–
«Ti dico che quello che hai fatto causerà un
rallentamento
non indifferente ai progetti che avevo fatto, e nei progetti che avevo
fatto
non intendevo perdere neanche un minuto di tempo».
Se l’occasione fosse stata un’altra probabilmente
avrebbe
agito in modo diverso.
Se non ci fosse stata di mezzo la fretta, forse avrebbe
fatto un lungo sospiro e ammonito entrambi i suoi uomini, incredulo
all’idea
che potessero essere stati ridotti così da una femme durante
una connessione;
ma c’erano delle persone che voleva incontrare, alcune che sperava di incontrare e certe vecchie
questioni da sistemare, e
l’idea di dover spostare due mech stremati più
grossi di lui, con tutto quel
che ne conseguiva in termini pratici, lo stava facendo innervosire.
Inoltre, in quel frangente in cui era già irritato di suo,
l’impressione di non essere preso troppo sul serio non
migliorava le cose.
«Ragione per cui, avendo manifestato il desiderio di
incontrarci, non ti dispiacerà venire
accontentata».
L’aveva detto abbassando gradualmente la voce e rallentando
il ritmo delle parole in modo da paralizzarla, ma tutto quel che vide
fu il
sorriso della femme diventare un po’ più
largo.
– Immagino che tu prima, vedendo che mi muovevo a scatti,
abbia pensato che qui
da me non ci fosse molto campo. È stato carino da parte tua
scoprirti la bocca,
quel che dicevi è diventato molto più chiaro,
talmente chiaro di non aver
bisogno dell’audio per capirlo, bastava il labiale! Ihihihih!
–
Li aveva giocati.
Anzi, lo aveva giocato.
– Non so se finirò o
meno nella vostra Lista, per quel che si sa non sono il tipo di persona
che
rientra nei parametri, alla fine io e i tuoi uomini ci siamo solo
divertiti. Se
però dovessi decidere altrimenti, il nome da scrivere
è “Hallow”. Eeeeee
comunque, che io finisca o meno nella Lista, tu con quei bei cingoli
sei
decisamente nella mia! Addio, siùcar.
–
La comunicazione venne terminata così da Hallow, dopo un
occhiolino, in un
miscuglio tra flirt e un certo grado di menefreghismo che -Tarn non
poteva
saperlo- l’accompagnava nel novantacinque per cento dei fatti
in cui si trovava
coinvolta.
Il cubo di energon in mano a Tarn si incrinò con un sottile
rumore per poi finire ridotto in frammenti che andarono a conficcarsi
nelle
giunture tra un dito e l’altro.
Nickel, Vos e Kaon si scambiarono un’occhiata vagamente
allarmata.
«Credo sia tempo di andare a recuperare Helex e
Tesarus»
disse Tarn, dopo qualche secondo, con la massima calma «A
quest’ora saranno già
rimasti soli. Nonostante l’uso di certe parole non credo che
quella donna avesse
una gran voglia di incontrarci di persona».
«Pensando alle facce dei ragazzi è quasi un pec-argh!» gemette Kaon, interrotto
da un calcio
di Nickel e una gomitata di Vos arrivati contemporaneamente.
Non che avesse reale diritto di lamentarsi: era stato sempre
meglio rispetto all’esasperare ulteriormente Tarn come aveva
rischiato di fare.
«Andiamo».
***
Di cosa ci fosse dietro il nome “Stiria”, Tarn si
era fatto
un’idea già prima di incontrarla.
La parola “Stiria” era, secondo la sua modesta
opinione,
molto vicino a un sostantivo usato nella città di Praxus:
“hastiria”, che
null’altro era se non il modo in cui gli abitanti di
Praxus chiamavano l’isterìa nel loro dialetto.
«BRUTTI MONGOFLETTICI
DELLA GRAMMATICA!»
Nulla di più appropriato dal momento che gli strilli di
Stiria avevano raggiunto un livello di potenza e di acutezza tale da
far
incrinare più d’una vetrata teoricamente
infrangibile del suo palazzo -nonché
principale punto d’accesso all’infinito complesso
sotterraneo di Pettinathia- e
fatto esplodere svariate lampade nel corridoio che stava percorrendo la
DJD.
«Quella femme non è solo un pugno in un occhio,
è anche un
inferno per l’udito!» sbottò Nickel.
Tarn immaginò che il “pugno in un
occhio” fosse riferito ai
colori di Stiria: un miscuglio di azzurro, giallo e lilla, con glitter
rosa
spiaccicati a caso sulle sue ali da seeker che, altrettanto spesso,
erano decorate
anche con fili di lucine rosa intermittenti. L’insieme era
quasi peggio del
corno glitterato perennemente impiantato sulla fronte. In teoria era
per
imitare un animale mitologico non meglio conosciuto a Tarn, in pratica,
secondo
lui, Stiria lo teneva lì per cercare di infilzare le persone
durante i momenti
come quello attuale.
«Posso provare a fonderla, Tarn?»
domandò Helex «Sarebbe per
una buona caus…»
Si interruppe notando lo sguardo poco incoraggiante.
Probabilmente era dovuto al fatto che Tarn, insieme a Vos e
Kaon -il cui contributo era quasi inesistente per ragioni di stazza-
stava
sorreggendo lui e Tesarus insieme per aiutarli a reggersi in piedi e
camminare
quasi normalmente. Essere un point one percenter e avere un corpo molto
più che
potenziato era una fortuna, quando c’era da tirar su due
mechs più alti e più
grossi di lui.
Helex riconosceva che fosse abbastanza imbarazzante ma,
quando lui e Tess avevano incontrato Hallow, tutto avevano pensato
eccetto che
li avrebbe ridotti in quel modo.
In buona parte per colpa loro che non erano stati in grado
di dire “basta” pur essendo lucidi e avendo la
bocca libera, doveva ammetterlo.
«“Igloo” si scrive con due
“o”, non con la “u” e tantomeno
con la “u” accentata! Lo sanno anche le protoforme,
porca servicebot!»
Tarn si trattenne dallo sbuffare nel sentire, dopo quelle
frasi seccate di Stiria, altri strilli che la femme rivolse ai propri
sottoposti - evidentemente un
po’sgrammaticati.
Anche lui non amava molto gli orrori grammaticali ma gli
sembrava incredibile poter fare una tale scenata per un simile motivo,
come gli
sembrava incredibile che qualcuno con un tale atteggiamento potesse
governare
senza problemi un posto come Pettinathia.
Probabilmente le droghe che saturavano l’aria aiutavano a
tenere bassa la voglia di rivolte.
«Miss Stiria, chiediamo perdono per la nostra ignoranza
grammaticale ma la preghiamo di ritrovare un po’di
calm-»
«Non ditemi…»
Non mancava molto per arrivare, ormai, e Tarn vide che i
danni ai vetri in prossimità di Stiria erano ancora
maggiori.
«Di stare…»
Non seppe dire se il presentimento che ebbe fosse dovuto a
qualcosa di più rispetto alla semplice esperienza tra guerra
e utilizzo di
abilità peculiari, perché le informazioni che
aveva raccolto non avevano
parlato di capacità potenzialmente pericolose, ma
ordinò un “Tutti a terra,
staccate gli audio!”.
«CALMA!»
Nessuno inizialmente capì cos’era successo, avendo
obbedito
all’ordine, ma quando si rialzarono a riattivarono l'audio
sentirono i rumori di molteplici allarmi, videro che i vetri non erano
più solo incrinati ma del tutto rotti e che le pareti erano
piene di crepe.
«Peggio di mia madre» fu tutto quel che
bofonchiò Tesarus.
Quando arrivarono nella stanza dove si trovava Stiria videro
che quei disgraziati dei suoi sottoposti, probabilmente avvezzi a certe
cose, si erano gettati a terra come avevano
fatto loro riuscendo a rimanere vivi, ma tutt’attorno a loro
c’era un
disastro di vetri rotti e pezzi di parete crollati a terra; in
particolare quella in
direzione opposta a Stiria, sulla quale si apriva un grosso squarcio.
Quando la giovane seeker notò che erano entrati li
indicò,
poi indicò i propri galoppini e…
«Perché sono circondata da imbecilli che non sanno
scrivere?
Perchééééé?!»
“E”, piagnucolando, andò a spiaccicare
la faccia sul petto
di Vos, il quale non seppe più che pesci pigliare.
Sensazione comune all’intera squadra, a dire il vero.
“Spero che le femme non diventino tutte così a
quest’età”
pensò Tarn, per più di un motivo.
«E comunque voi mech siete degli stronzi!»
sbottò poi Stiria,
puntando un indice contro il petto di Vos «Questo siete. Una
non può neanche
essere nervosa per fatti suoi ogni tanto che voi siete lì
pronti a farglielo
pesare invece di essere di supporto, vi dovreste solo vergognare, se
poi a noi
femme la giornata prende male non potete venire a darci la
colpa!»
«Siamo qui per la Peaceful Tiranny» disse Tarn, che
non
aveva la minima intenzione di sentire ulteriori dettagli dei drammi
amorosi
altrui, i quali sicuramente erano il vero motivo dietro
l’umore a dir poco
altalenante di quella femme entrata nell’età
adulta non da moltissimo tempo
«Dobbiamo partire subito».
Stiria strinse le ottiche azzurre in due fessure,
probabilmente contrariata perché inascoltata.
Per un attimo, Tarn prese in seria considerazione l’idea di
paralizzarla prima che ricominciasse a strillare. Non teneva
particolarmente a
fare la fine della parete.
«Parlare con voi tanto sarebbe inutile» disse
Stiria,
schioccando le dita mentre accendeva una sigaretta di energon
«Volete andare?
Andate. Tanto i T-Cog li avete avuti e a giudicare da quello che vedo
due di
voi si sono anche divertiti abbastanza» aggiunse, guardando
Helex e Tesarus.
«Tre, tre!» la corresse Kaon, salvo zittirsi subito
dopo
aver ricevuto un’occhiataccia da parte del resto del gruppo.
A pochi metri da loro il pavimento si aprì, così
come il
soffitto a volta, e la Peaceful Tiranny tornò fuori dai
meandri del mondo
sotterraneo di Pettinathia.
«Ci rivediamo un’altra volta, ciao
ciao, addio e- perché non avete ancora attivato il bagno di
energia per
riparare il palazzo, IDIOTI?!»
sbraitò
Stiria all’indirizzo dei suoi sottoposti.
“Se fa sempre così con la gente, mi chiedo come
faccia a
fare affari” pensò Nickel “A meno che
sia solo una giornataccia o deleghi più
che può!”
Esacerbato quasi quanto Stiria, Tarn decise di non perdere
ulteriore tempo e di salire nell’astronave per ripartire
assieme al resto della
squadra.
Di quella città-Stato di pazzi aveva avuto più
che
abbastanza e, dopo il decollo della Peaceful Tiranny, si
lasciò andare a un
breve sospiro di sollievo.
«Avrei bisogno di una vacanza… dalla
vacanza» fu la prima
cosa che disse Nickel.
«Possiamo prendere come tale quel che ci aspetta sulla
Terra, specie se Lord Megatron ci concederà di fargli visita
nella Nemesis»
replicò Tarn.
«A proposito… Tarn, tu sai che non
c’è la certezza di
trovare chi cerchi, vero? Al di là di Lord Megatron, al di
là dei due nomi e
mezzo della Lista».
Il Decepticon, forse perché sapeva che Nickel non aveva
tutti i torti -di rado li aveva- non le rispose. «Kaon,
imposta le coordinate:
rotta verso la Nemesis… e voi
due…»
Tesarus ed Helex si scambiarono un’occhiata vagamente
allarmata.
«Le mansioni di pulizia ora sono compito vostro e lo saranno
da questo momento fino alla morte del bersaglio di cui ci occuperemo dopo essere stati da Lord Megatron e sul
pianeta Terra. Chiaro?»
«Sissignore» borbottarono i due.
Sebbene la distanza non fosse poi così tanta, per loro due
sarebbe stato un lungo viaggio.
Nota dell'autrice -parte seconda:
Chiamatela Pink Diamond
Stiria, anche lei possiede "a voice that can crack the wall"
:'D (semicit. da Steven Universe).
Per la cronaca, Pink non mi è simpatica, ma in certe cose mi
ricorda la persona cui Stiria è ispirata :'D
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